Larm ha scritto:
Proprio perché le metafore lasciano un ampio spazio all'interpretazione sono uno strumento di conoscenza dove chi legge è chiamato a "coprire" con la ragione lo spazio lasciato aperto dall'immagine. I grandi padri della Chiesa concepivano così i testi sacri, e per questo potevano farne filosofia.
Ti dico con franchezza che so poco o nulla dei grandi padri della Chiesa - e questo é un mio limite.
Ma ti dico anche che rendere filosofia il Cristianesimo ne avrebbe comportato la morte entro qualche secolo.
Il punto di forza di questa religione, ai tempi, era il trasmettere un messaggio PRECISO E CHIARO, nonché proveniente dal Figlio di Dio.
Se togli queste premesse, non rimane più nulla.
Larm ha scritto:
Per ragionare. Nell'Assoluto di Dio si dovrebbe potersi disperdere per poter ampliare il proprio pensiero fin oltre i limiti dell'individualità, facendosi irradiare dalla sua totalità. E' il tramite e il garante di ogni ragionamento, perlomeno secondo gli insegnamenti dei grandi pensatori del cristianesimo (tra cui pure Hegel).
Questa visione di Dio sarà anche quella dei grandi pensatori del Cristianesimo (ma chi intendi, esattamente? Dubito che tu ti riferisca a Tommaso d'Aquino, per esempio...), però cozza in maniera terribile con l'idea di Dio della Bibbia, della Chiesa, ma credo anche delle religioni monoteiste - nonché con la mia, ma questo poco importa.
Assomiglia in parte alla visione che ne aveva Aristotele, forse. Ma mi sembra, comunque, una definizione adatta più ad ambiti filosofici, più che religiosi.
Larm ha scritto:
E' la modalità normale di ciascun discorso: si parla fino a quando non si riconosce di essere reciprocamente d'accordo, e a quel punto si smette di parlare perché se ne ha esaurito la necessità. Questo può avvenire anche quando si è del tutto in disaccordo, purché entrambi riconoscano che nessuno si smuoverà dalla propria posizione. Il vantaggio nel discutere sta prevalentemente in chi sa ascoltare le parole dell'altro, poiché solo dalla capacità di sentire accuratamente le parole altrui si ottiene la possibilità di pensarci sul serio.
Hai ragione, ma non é quello di cui stavo parlando io.
Anche chi sa ascoltare l'altro può comunque incappare in errori di comprensione, facendo "deragliare" il discorso su ben altri argomenti. E molto spesso, una volta esauriti questi ultimi, si scopre che i due interlocutori la pensano allo stesso modo, e uno dei due era stato solo frainteso/si era espresso male.
Questo genere di situazioni l'ho vissuto molto, troppo spesso, sin da quando ho iniziato a frequentare i Forum, sopratutto (o solamente, a dir la verità) quando si trattavano argomenti impegnativi. Come questo.
E puntualmente alla fine la voglia di tornare a discutere del discorso originario svaniva.
Sinceramente non mi va più di perdermi in queste cose, ed é per questo che alcuni argomenti cerco di trattarli di persona, e non sul Forum. Perché solo di persona avviene ciò che tu hai descritto.
Questo perlomeno succede a me.
Larm ha scritto:
Estrarre un passo a caso dalla Bibbia senza contestualizzarlo è esattamente il modo per garantire una totale misinterpretazione del suo significato.Di fatto se si pone quella frase nel suo contesto (il giudizio di fronte al tribunale ebraico) si comprende il significato di quelle parole, dove Gesù con quella frase semplicemente accetta che gli vengano inflitte le pene dal popolo per il suo insegnamento. Quel "lo dite voi stessi" assume un tono quasi ironico, del tipo "ok, avete ragione, fatemi soffrire come vi diverte tanto farlo"; quello che si dice ai bambini per farli stare buoni.
Mi rendo peraltro incredulo dell'interpretazione data da
questo sito del passaggio: riuscire a leggere "la coscienza di essere vero Figlio di Dio" in quel passaggio significa praticamente non aver capito proprio niente di Gesù, della Bibbia e tutto il resto, nonché di voler leggere solo quello che si vuole e non quello che c'è scritto.
Hai ragione, non ho pensato a contestualizzarlo. A dirti la verità non credo nemmeno che fosse necessario, visto che il passo in questione é abbastanza famoso (difatti tu l'hai riconosciuto subito). Comunque, andiamo avanti.
Sinceramente, in quella frase, io non ho visto il senso ironico da te attribuito. E credo non lo abbia visto nessun Cristiano, nemmeno i grandi pensatori da te citati. E questo per ovvi motivi teologici: se non sei disposto a credere che Gesù sia il Messia, il Figlio di Dio ma contemporaneamente l'incarnazione di Dio in terra, allora tanto vale che tu ti dedichi ad altro.
Entrambe le interpretazioni - la tua e quella cristiana - mi sembrano ambedue valide allo stesso modo, e non sono affatto d'accordo con te quando dici che chi la pensa in quel modo dimostra di "non aver capito proprio niente di Gesù, della Bibbia e tutto il resto, nonché di voler leggere solo quello che si vuole e non quello che c'è scritto".
Dopotutto, gli Apostoli, ma anche le prime comunità cristiane, lo ritenevano tale. E qui, stavolta, la Chiesa non c'entra.
EDIT:
Questi sono passi che dimostrano la mia ultima frase, a mio parere. Sono entrambi del Vangelo di Giovanni.
Questo é tratto dal capitolo 20, successivo alla Resurrezione.
Giovanni ha scritto:
Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Questo invece é tratto dal capitolo 3, ed é Gesù a parlare.
Giovanni ha scritto:
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell`unigenito Figlio di Dio