Qual è il vostro rapporto con il dialetto?

Monsù Pyr3s

Lucerna Juris
ThunderShock ha scritto:
Sì, ma si parlava di dialetti, mica di lingua!
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Non parlo spesso l'italiano, tanto sono circondata da gente che parla sardo. I miei genitori hanno sempre parlato in sardo con me, idem nonni e la maggior parte dei parenti.
vabè dai non fare la sborona solo perché l'UE ha riconosciuto lo status di lingua al sardo..

sappiamo bene che il senso del topic è "qualsiasi metodo di comunicazione verbale tipico di una località circoscritto e non esteso all'intera nazione"
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L

Larm

Gkx ha scritto:
in linea di massima comunque mi piacciono i dialetti/vernacoli del centro italia (romanesco e toscano in primis, forse perché più che dialetti sono variazioni dell'italiano)
E' il contrario più che altro, visto che l'italiano altro non è che il dialetto toscano un po' ripulito e imposto in quanto tale da Manzoni a tutta la penisola per conto dei Savoia. Del resto è stato Machiavelli il primo a dire che bisognava unificare l'Italia con la forza, essenzialmente al fine di difendere Firenze dalle invasioni francesi e spagnole.

Il romanesco mi sembra una via di mezzo tra il toscano e il napoletano, e se non sei abituato a sentire la differenza tra i dialetti (come uno straniero ad esempio) è più facile confonderlo con il napoletano che con il toscano.
 

Mens

Amministratore di condominio
Gkx ha scritto:
non sopporto quelli del nord (il milanese in primis)
Quindi credo di non essere l'unico a ritenere che il bergamasco, sia come lingua (lombardo orientale?) che come accento, suoni terribilmente burino (parola che il dizionario mi dà di origine romanesca e che suona dannatamente bene).Mai parlato nemmeno come accento o semplici intercalare, mai interessato impararlo anche se arrivo a intuire qualcosa sia di bergamasco che di piemontese causa famiglia.
 

MC5

n00b ante litteram
Non conosco nulla di milanese, che peraltro non sento parlare da nessuno.

Ma credo dipenda dalle mie origini (e quindi conoscenze nel mondo adulto) lucane.

Infatti conosco il dialetto roccanovese (non posso dire lucano perchè le differenze di paese in paese si sentono), anche se non sono bravo a parlarlo.

Peccato perchè (come tutti i dialetti a quanto ne so) si sta estinguendo. Lì infatti tra i giovani viene parlato comunemente, ma è gia molto italianizzato rispetto al dialetto dei miei nonni.

Il mio giudizio è sicuramente di parte, ma adoro quel dialetto. Mi piace un cifro il toscano e in alcuni casi romano e napoletano stretto.

Il milanese mi fa schifo.

Il torinese è contagioso, trovo impossibile passare più di 2-3 giorni a torino senza prendere quella cadenza. (peraltro odiosa per i miei gusti)
 

Steph

Great Teacher
Mod
io comunque mi chiedo come faccia certa gente a non conoscere l'italiano dopo più di 40 anni dalla diffusione pubblica della televisione... quelli in paese ok (no, non sto dicendo che a noi manchi la tv, semplicemente che al bar/oratorio è solito usare il dialetto come linguaggio anche tra i giovani), ma nei quartieri di città? :/
 
Iro ha scritto:
Conosco il dialetto, lo so parlare abbastanza bene e spesso e volentieri uso parecchi termini anche quando parlo italiano e mi viene perfettamente naturale.

Comunque ho un accento schifosamente marcato
Carmageddon ha scritto:
Non mi piace avere a che fare con persone che parlano solo dialetto, specialmente coi bambini, che poi crescono con lacune più o meno gravi nella lingua italiana parlata e scritta.
 

Monsù Pyr3s

Lucerna Juris
SalƎm ha scritto:
io comunque mi chiedo come faccia certa gente a non conoscere l'italiano dopo più di 40 anni dalla diffusione pubblica della televisione... quelli in paese ok (no, non sto dicendo che a noi manchi la tv, semplicemente che al bar/oratorio è solito usare il dialetto come linguaggio anche tra i giovani), ma nei quartieri di città? :/
ci sono quelli che sanno parlare l'italiano, ma lo relegano ai soli contesti formali
 

Max.

Meh.
Abito in provincia e parlo dialetto cremonese e bresciano fin da bambino. Però i nomi degli oggetti più particolari non li conosco.

Di solito parlo in italiano e quando devo scherzare o mi girano il dialetto vien fuori da solo. Conosco moltissime persone che parlano dialetto sia giovani che non, anche se io lo uso soprattutto per parlare coi miei nonni, ma se sono fuori dalla Lombardia o lontano da casa parlo solo italiano.

Comunque anche a scuola alcuni miei professori a volte lo usano e non mi pare per niente una lingua che sta morendo in quanto è cosa comune dalle mie parti, anche se in città lo sento parlare poco.
 

alex99

Come pensavo...gli umani sono divertenti
io non conosco il dialetto del piemonte

però conosco un po' il siciliano e il pugliese
 

Live MƎtal

Passante
Maphiu ha scritto:
Io abito in provincia di vicenza e si parla sia italiano che dialetto (ho 17 anni) e tutti a scuola, soprattutto alle medie lo parlano.. il dialetto (veneto) e la lingua italiana si intrecciano e non te ne accorgi neppure!
Stessa cosa per me solo che io abito in provincia di Venezia
 

Pariston

马 炎 凯
Admin
Ripesco per un giochino che va forte nella mia facoltà. Voi come la chiamate la spazzatura?

Pare sia una delle parole che varia di più da una regione all'altra, è sempre divertente presentarsi agli altri con questo espediente. :D
 

Evolvix 85

One is All, All is One
Io non parlo il dialetto,ma lo capisco mi capita qualche volta di usarlo per insultare qualcuno che mi sta sulle scatole...
 

Lord Pum

...the flavour of a life that fades away.
vabè dai non fare la sborona solo perché l'UE ha riconosciuto lo status di lingua al sardo..

sappiamo bene che il senso del topic è "qualsiasi metodo di comunicazione verbale tipico di una località circoscritto e non esteso all'intera nazione" :)
Non solo nel senso del topic: a livello istituzionale potrà anche essere riconosciuta come lingua, ma di fatto, in termini socio-statistici, il sardo è definibile come dialetto in quanto non si applica a nessun contesto lavorativo formale-nazionale [e no, non sto dunque parlando dei macellai di Tula o dei pastori del barbaricino], né divulgativo-nazionale, né è appunto considerata una lingua nazionale da nessuna parte. Sociologicamente e, in parte, linguisticamente il sardo è un dialetto.

Per il resto, come Pyres anch'io parlo quasi unicamente l'italiano, conosco a brandelli sassarese e sardo, più che altro solo per le "frastime", le imprecazioni, e le varie intercalari. Per imprecare non c'è mai niente di meglio del proprio dialetto di provenienza, imho...

...per quanto riguarda la storia dell'immondizia, passo la palla a Pyres perché non ho proprio idea di come si dica, e se lo so, ora non mi viene in mente. o_o
 
L

Lucanik-san

Ripesco per un giochino che va forte nella mia facoltà. Voi come la chiamate la spazzatura?.
U' remmàte.

Tornando IT, parlo correttamente sia italiano che dialetto barese, fatto probabilmente dovuto alla mia "doppia educazione": i miei genitori sono puristi della lingua nazionale, ma da fanciullo ho passato gran parte del tempo con la nostra donna delle pulizie / segretaria di pà / tata / cuoca / tuttofare, con noi da vent'anni, che sa dire solo "ciao" e "arrivederci" in italiano.

Sono perfettamente in grado di passare repentinamente da una lingua all'altra a seconda delle circostanze, e non c'è niente di più divertente di dire tutte le cattiverie possibili ed immaginabili a chi non è pratico di Barese e mi guarda come se stessi parlando in Portoghese.

Per il resto:

Per imprecare non c'è mai niente di meglio del proprio dialetto di provenienza, imho...
Detto ciò, odio abbastanza il mio dialetto ed il mio marcatissimo accento (chi di voi si è sollazzato con le mie telecronache non avrà potuto fare a meno di notarlo) e non so che darei per sostituirlo con uno toscano, meglio se Fiorentino, il mio preferito di gran lunga. Seguito a ruota da Torinese, Siciliano, Sardo e Napoletano.
 
L

Larm

Non solo nel senso del topic: a livello istituzionale potrà anche essere riconosciuta come lingua, ma di fatto, in termini socio-statistici, il sardo è definibile come dialetto in quanto non si applica a nessun contesto lavorativo formale-nazionale [e no, non sto dunque parlando dei macellai di Tula o dei pastori del barbaricino], né divulgativo-nazionale, né è appunto considerata una lingua nazionale da nessuna parte. Sociologicamente e, in parte, linguisticamente il sardo è un dialetto.
Il carattere nazionale o amministrativo non è per nulla ciò che distingue una lingua dal dialetto. Il bretone, l'occitano e il galiziano sono considerati come delle lingue anche se non hanno nessun statuto amministrativo (non sono delle nazioni indipendenti e hanno ottenuto un po' di riconoscimento solo di recente).

Di fatto non c'è nessuna ragione dal punto di vista strettamente linguistico di considerare il veneto, il bergamasco, il siciliano, il napoletano, il calabrese o il pugliese come dei dialetti piuttosto che come delle lingue, visto quanto sono differenti dall'italiano standard, talmente differenti da adottare spesso delle variazioni grammaticali proprie (senza parlare del lessico o della fonetica). L'unica ragione per cui ciò accade è che un manipolo di gente ha deciso un giorno che il toscano dovesse essere la lingua nazionale del paese nonostante tutto indicasse che fosse parlato solo dal 2% degli abitanti della penisola.
 
Ultima modifica:

Lord Pum

...the flavour of a life that fades away.
Il carattere nazionale o amministrativo non è per nulla ciò che distingue una lingua dal dialetto. Il bretone, l'occitano e il galiziano sono considerati come delle lingue anche se non hanno nessun statuto amministrativo (non sono delle nazioni indipendenti e hanno ottenuto un po' di riconoscimento solo di recente).

Di fatto non c'è nessuna ragione dal punto di vista strettamente linguistico di considerare il veneto, il bergamasco, il siciliano, il napoletano, il calabrese o il pugliese come dei dialetti piuttosto che come delle lingue, visto quanto sono differenti dall'italiano standard, talmente differenti da adottare spesso delle variazioni grammaticali proprie (senza parlare del lessico o della fonetica).
Infatti quello che succede nella linguistica moderna è proprio che ci si separa in due filoni di pensiero: una che guarda il lato storico, quasi scientifico, dell'evoluzione della lingua/dialetto, mentre l'altro filone guarda l'aspetto sociologico e statistico dell'applicazione di essa.

Ora, è sì vero che il sardo ha una derivazione latina, è realmente differente dall'italiano, etc., ma di fatto ciò che distingue un dialetto da una lingua è la scarsità di letteratura e la debita formazione di essa. Non è il caso del sardo, che vanta una letteratura risalente al medioevo, e fin qui ci siamo ma... non è anche questo un modo "statistico" di vedere la cosa? E allora perché, se le statistiche sono basate su una data condizione, non devo far sì che queste siano basate sulla condizione temporale, e quindi, su quella socio-statistica?

Personalmente, posso riconoscere che obiettivamente, a livello strutturale e quant'altro vi sia una formazione di tipo linguistico più che dialettale, ma non vedo perché si debba cristallizzare tali convinzioni nel tempo, in maniera quasi archeologica. Che utilità avrebbe riconoscere il sardo come lingua, in base a quella che è la sua struttura, e non come dialetto, in base a quello che è il suo reale, attuale utilizzo? Tutto qui.

Per quanto riguarda la storia del fiorentino poi ti appoggio in pieno. Gli stessi "costruttori dell'italiano" non lo parlavano ma lo scrivevano solamente, e quando si trovavano un milanese [Manzoni?] e un napoletano non riuscivano a ritenerla una lingua propria, come se non gli appartenesse [e di fatto, così era].
 
L

Larm

Infatti quello che succede nella linguistica moderna è proprio che ci si separa in due filoni di pensiero: una che guarda il lato storico, quasi scientifico, dell'evoluzione della lingua/dialetto, mentre l'altro filone guarda l'aspetto sociologico e statistico dell'applicazione di essa.

Ora, è sì vero che il sardo ha una derivazione latina, è realmente differente dall'italiano, etc., ma di fatto ciò che distingue un dialetto da una lingua è la scarsità di letteratura e la debita formazione di essa. Non è il caso del sardo, che vanta una letteratura risalente al medioevo, e fin qui ci siamo ma... non è anche questo un modo "statistico" di vedere la cosa? E allora perché, se le statistiche sono basate su una data condizione, non devo far sì che queste siano basate sulla condizione temporale, e quindi, su quella socio-statistica?

Personalmente, posso riconoscere che obiettivamente, a livello strutturale e quant'altro vi sia una formazione di tipo linguistico più che dialettale, ma non vedo perché si debba cristallizzare tali convinzioni nel tempo, in maniera quasi archeologica. Che utilità avrebbe riconoscere il sardo come lingua, in base a quella che è la sua struttura, e non come dialetto, in base a quello che è il suo reale, attuale utilizzo? Tutto qui.
Dal punto di vista puramente scientifico, una lingua è un sistema fonico, lessicale, semantico e sintattico coerente che possiede una logica interna propria. Da questo punto di vista, qualsiasi idioma ottenga una certa indipendenza per il fatto di essere parlato da una comunità di locutori può essere studiato come lingua.

Il termine "dialetto", invece, implica la dipendenza della lingua in questione rispetto ad una lingua madre o superiore a cui apporta solo qualche variazione locale.

Ora, è inesatto dire che i "dialetti" parlati in Italia (non parlerò per ora del sardo) dipendono dall'italiano o che ne sono una semplice variazione : se lo fossero non si spiegherebbe il motivo per cui, soprattutto al sud (ma anche in molte parti del nord), si fatica tanto ad imparare l'italiano. Il semplice fatto per cui i Siciliani, Napoletani, Romani o Veneti (ma anche i Toscani attuali) possono passare coscientemente da "parlare italiano" a "parlare il proprio dialetto" quando vogliono significa che per ciascuno di essi il loro dialetto e l'italiano sono due lingue perfettamente distinte.

Come già detto poi, dal punto di vista storico non si tratta di lingue dipendenti dall'italiano come zoccolo comune, poiché si tratta al contrario di un insieme di lingue romanze dalle influenze più varie (arabo e spagnolo per il sud, francese, provenzale, lingue germaniche e celtiche per il nord) che si sono formate tramite lo scambio e il commercio con i propri vicini e con l'estero. Sono certo ad esempio che se si confrontasse il napoletano con lo spagnolo o con il francese si scoprirebbe che ha molti punti in comune con queste lingue che invece lo distinguono dall'italiano.

Il criterio della presenza di una letteratura per distinguere una lingua da un dialetto è poi obsoleto, poiché si sa benissimo che la maggior parte delle lingue sono orali. Anche in questo caso comunque tutti gli idiomi italici dal sardo al veneto risponderebbero al criterio grazie semplicemente alle numerose canzoni ormai registrate in tali lingue.

In conclusione, il termine "dialetto" ha un valore esclusivamente storico-sociologico per esprimere i rapporti di una cultura conquistatrice ad altre culture sottomesse alla sua dominazione, soprattutto quando ispirata da certe idee nazionaliste. Esistono dialetti solo in Italia e in Germania semplicemente perché solo lì vi è stata la volontà dalla parte rispettivamente del Regno di Sardegna e della Prussia di unificare militarmente il territorio imponendo una lingua comune a tutti i suoi abitanti. Bisognerebbe penso abbandonare del tutto tale concetto gerarchico se si vuole rendere conto della realtà linguistica parlata dai locutori.
 

Maze

TypoMzn
Wiki
Qui da noi la spazzatura è "Ir sudicio" (da notare "ir", vado fiero di non essere fiorentino). Ma con la differenziata porta a porta sta diventando "ir grigio" (dal colore del cestino asd).

Da queste parti (tra Firenze e Pisa) il dialetto è usato quotidianamente da tutti, complici le minime differenze tra toscano e italiano, specie tra i miei coetanei. Spesso i professori, o anche gli avvocati sentiti sulle tv locali, fanno discorsi in italiano di un certo livello e ci infilano le "c" aspirate, cosa che mi dà parecchio sui nervi. Per quel che riguarda me uso il dialetto solo quando voglio suonare particolarmente grezzo (e con il mio semi-pisano ci riesco particolarmente bene) o talvolta per conversazioni su argomenti molto bassi con gli amici, anche se spesso uso l'italiano anche in questi casi. In ogni caso alcuni amici dicono che il mo dialetto assomiglia molto all'italiano.
 
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