Lord Pum ha scritto:
Ma cosa ti dà la certezza che la gente restituirà il favore in bene? Quando si ha un rapporto con una persona sconosciuta, tu non sai chi ti stai mettendo di fronte, quindi cosa ti dà la certezza che questa ti ringrazierà al termine dell'opera?
Ma cosa me ne frega, soprattutto? Lo faccio perché è piacevole e divertente, mica perché ho bisogno di qualcosa in cambio. La cosa più divertente è che in questo modo, oltre a non essere ossessionato per i debiti nei confronti delle persone, le altre persone ricambiano spontaneamente.
La questione è questa: o accetti di affrontare la realtà a viso aperto, di immergerti in essa con il rischio continuo di farti male; oppure rifiuti di averci a che fare. Ma rifiutando di soffrire - perché l'incontro con altri è sempre sofferenza, per motivi che spiego sotto - rifiuti assieme anche ogni possibilità di provare piacere.
E se non si ha la certezza, perché bisognerebbe farlo?Tu dici di non dover pretendere qualcosa in cambio, però poi vieni a dire che tutto si sistemerà [quasi magicamente] con gente che ti offrirà il proprio sostegno. Eppure questa non è altro che una mera teoria, o forse ci sono prove/verifiche attendibili?
Non c'è proprio alcuna teoria in merito, o perlomeno nessuna teoria che possa essere ipostatizzata come assoluta. Vedo solo, per la mia prassi di ogni giorno, che facendo così la gente mi apprezza più di quanto io mi ritenga apprezzabile, che gli amici mi offrono spontaneamente il loro aiuto quando ne ho bisogno, che i miei colleghi (più che altro colleghe) di lavoro restino abbastanza collaborative; e tutto questo perché dagli altri non ho il bisogno di pretendere alcunché. Il lavoro lo fai per guadagnare, ma tra le altre persone ci stai per vivere.
E comunque, ci sono deboli che riescono a diventare forti, a volte da soli. Non hai messo in conto questo.
Beh, considerando che debole è chi non riesce a vivere senza dipendere da altri, mi pare chiaro che se una persona diventa forte
è forte.
Non è molto diverso dalla legge della sopravvivenza, anche perché l'uomo rimane *comunque* un animale, nonostante la sua tanto vantata "unica intelligenza".
Sì ma le persone forti, quelle che vincono per la legge di natura, sono quelle che hanno affrontato gli altri a viso aperto, quelle che hanno saputo trasferirsi e tramutarsi negli altri. E' inevitabile rinunciare a parti di se stessi e trasformarsi quando ci si apre verso gli altri; ogni persona che hai incontrato, con cui ti sei scontrato in un dibattito, ha già modificato radicalmente il tuo mondo, ti ha scavato nella pelle un solco, ti ha spellato vivo e ridotto a brandelli la carne; anche se magari ci metterai un po' a riconoscerlo. Siamo fatti di noi stessi più o meno per uno 0,1%, un limite evanescente, una frontiera di passaggio; il restante 99,9% è fatto di altri.
Le mie idee sono frutto di elaborati ragionamenti, tutt'altro che perfetti, indubbiamente, ma ora come ora sono l'unica cosa che mi dà una certezza. E persevero nel dirtelo: non fai altro che dirmi in modo del tutto dogmatico di crescere, eppure ciò che dici fa acqua da tutte le parti. È un botta e risposta che dura già da più di 24h, e bene o male nessuno ha ancora smosso l'altro di un solo centimetro.
In realtà credo di non esser mai stato fermo su uno stesso punto nemmeno per un istante. E' abbastanza noioso stare fermi, lo faccio già almeno 4 ore al giorno più il tempo di rispondere ai topic. Per quanto ti possa sedere sulla tua poltrona nella tua stanzetta ed elaborare i ragionamenti più incontrovertibili che le tue esperienze possano immaginare, nel rapporto con la realtà verranno sempre ed irrimediabilmente ridotti in poltiglia. Le cose ferme, statiche, sono destinate a corrodersi e morire. Le più grandi costruzioni umane, compresi i ragionamenti più fini, sono anch'essi destinati ad essere spazzati via dal tempo. Solo ciò che rimane in movimento ha speranza di non affogare nel flusso: divenendo flusso esso stesso. La vita sinceramente è troppo breve per non poterla sperimentare nelle sue potenzialità.