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Larm
Sì ma beninteso, queste cose è inutile tu le ripeta a me, queste le devi spiegare al resto delle persone che non la vedono così. Per il sapere comune, se vai da un medico sei malato, se chiedi aiuto a qualcuno sei un incapace, e via dicendo. E' una società dove vige la ferrea legge dell'autoaffermazione, e dove l'idea di fare qualcosa per la collettività è considerata stupido buonismo o all'estremo un'utopia comunista; non ci puoi fare assolutamente niente, se non adattarti e ritirarti aspettando il momento proficuo per mettere in atto qualcosa di valido.[email protected] ha scritto:Non la vedrei così...
Io ogni lunedì puntualmente in 4a ora vado dalla psicologa della scuola. E' semplicmente una figura di ascolto nei momenti difficili che ti aiuta ad analizzare problemi che magari non hai voglia di condividere con altre persone. Anch io non sono sempre stato propenso allo psicologo, più che altro perchè avevo GIA' le figure di riferimento con cui parlare e perchè essendo testardo di mio, pensavo di poter risolvere tutto da me. Ci sono però situazioni che ci spaventano così tanto che, pur di non affrontarle con persone che pensiamo potremmo deludere in qualche modo, non risolviamo proprio. Tanto vale quindi confidarsi con una persona sconosciuta che però ha la capacità di darci un'analisi dettagliata del nostro problema e quindi risposte mirate.
Questo non vuol dire che si è "pazzi", e se qualcuno mi crede tale, io lo smentisco e li faccio capire che ho le mie ragioni.
Siccome vivo in Italia e sono italiano, permetterai che mi interessa di rilevare e risolvere i problemi del mio paese, sui quali posso agire più direttamente, prima che di quelli globali per i quali ci vorrebbero secoli se non millenni. Le altre culture le dobbiamo guardare, studiare e comprenderle proprio per aiutarci a migliorare noi stessi e sviluppare la nostra identità e il nostro senso comunitario; per il resto, se a livello "umano" può interessarmi che un ragazzino americano si suicidi, al fine politico-sociale dell'Italia la cosa ha rilevanza solo se si capisce come migliorare le nostre istituzioni vigenti e capire i modi per evitare o ridurre i casi di questo tipo.[iMHO]ma voi veramente credete che l'Italia sia veramente l'unico paese in cui ci siano questi problemi e in queste proporzioni?gli altri paesi potranno essere migliori di noi in svariate cose, ma è normale, come una persona normale ha i suoi problemi e in genere non è meglio di altri, così anche l'Italia, che però ad ogni minimo problema si fa venire le crisi di inferiorità...
cioè secondo voi in america non si suicida nessun ragazzo????[/iMHO]
Credo di aver già affermato in numerosi luoghi - tramite il web, perlomeno - di come l'istituzione scolastica sia il punto più debole dell'intero sistema sociale italiano, poiché è dall'educazione che ricevono i ragazzi di adesso che si deciderà il modo di agire degli adulti del futuro. I bulletti di adesso, se non vengono educati, saranno i mastini spietati di domani. Ovviamente assieme all'educazione si dovrebbe mobilitare l'intero ordine sociale; ma se da qualche parte si deve iniziare per sperare che in futuro si abbiano delle buone teste a portare avanti lo Stato, quella è solamente l'istruzione.
Riguardo agli errori di valutazione dei professori, vorrei far capire l'intrinseca contraddizione che mina il loro modo di agire: da una parte il professore dovrebbe essere giudice imparziale che dà voti in base al merito; dall'altra, il professore valuta anche in base alle capacità dei singoli studenti. Perché uno studente solitamente scarso che risponde bene a due domande prende 7, e un altro studente, che di solito studia moltissimo o comunque dimostra ampie capacità, magari prende lo stesso voto anche se ha detto molte più cose e molto meglio dell'altro? Perché uno studente scarso dev'essere favoreggiato ed eguagliato ad uno eccellente? Perché bisogna fingere di utilizzare un metro unico quando palesemente si usano due pesi e due misure?
Perlomeno negli esami universitari, essendoci un rapporto 1:1 tra docente e studente, si sa benissimo che ciascuno ha un modo diverso di prendere gli studi e di rapportarsi con il professore - oppure, nel caso degli esami scritti, essendo spesso totalmente impersonali, le risposte corrette sono quantificate in modo piuttosto preciso e secondo il metro di giudizio unico del professore che difficilmente conosce abbastanza i propri studenti da poter modificare il proprio giudizio a seconda di quanto li conoscono. Ma in un rapporto docente-classe, dove il professore ha a che fare con un gruppo di studenti che si guardano e si giudicano a vicenda, dove è tenuto a controllare la loro educazione e fa interrogazioni aperte a tutti, si è sempre immediatamente vittima dell'accidia e dell'invidia di ogni compagno/gruppo verso ogni altro compagno/gruppo.
Tutto questo devo dire che è fortemente amplificato dal contesto in cui ho osservato queste cose - Bolzano è probabilmente la città dove il dissidio tra le culture è più forte e più mascherato, ma sempre presente negli occhi delle persone che ti squadrano a vista - ma proprio per questo ho potuto vedere molto ingrandito e con chiarezza quello che in realtà è un problema proprio della cultura italiana che si manifesta in realtà praticamente ovunque nel nostro paese, dal rapporto col tuo vicino di casa alle fazioni politiche (dove la cosa assume proporzioni mastodontiche).
Il motivo per cui magari a Lukka non risulta abbastanza evidente è perché si trova in una delle poche isole fortunate. Sono ben pochi i luoghi metropolitani come Milano, dove vive talmente tanta gente diversa che a nessuno gliene frega una mazza di quello che fai; l'Italia è perlopiù una grande, mastodontica Canosa di Puglia. E rendersene conto sarebbe già un primo passo per non ignorarne i problemi.