Capitolo 6: Il pedinatore
Dean e Kate corsero per l’ultimo corridoio che li separava dall’esterno; dietro di loro si sentivano sirene di polizia, dovevano muoversi o avrebbero avuto complicazioni. Il ragazzo cercò di aprire la porta, ma sembrava chiusa. “Fatti da parte” disse Kate, e lui si accorse solo ora che accanto a loro c’era un Meditite.
“Vai, Palmoforza!” ordinò la ragazza; il Pokémon si lanciò contro la porta e la colpì con un veloce attacco di palmo. Prima che Dean potesse chiedersi come avrebbe fatto una creatura così piccola a risolvere qualcosa, la porta volò in avanti, completamente sradicata. “Non male eh?” stuzzicò lei. Uscirono e dopo essersi guardati bene attorno, corsero verso le strade periferiche, cercando di stare il più lontano possibile dalla palestra.
Quando erano ormai arrivati a una stradina poco trafficata a nord-ovest dell’edificio, Dean sussultò: avrebbe giurato di aver visto un paio di occhi piccoli e luminosi, tra le casse pochi metri lì vicino. Si fermò a guardare, ma Kate lo afferrò per un braccio: “Andiamo!” disse, tirandolo.
Il resto del tragitto fu abbastanza tranquillo; decisero anche di osare e passare per la piazza di prima, che tanto era ormai gremita di folla, c’era di tutto e di più: chi chiedeva ovunque informazioni sulla capopalestra perché preoccupato, ragazzi che imprecavano perché erano giunti fin lì per cercare di ottenere la medaglia della città, semplici curiosi. Dean poteva proseguire senza problemi ma Kate cercò di guardare la gente in faccia il meno possibile: era molto celebre, e anche chi non la conosceva non avrebbe avuto grandi difficoltà a notare la sua enorme somiglianza con la capopalestra.
“Cerchiamo di non dare nell’occhio” disse ansiosa, andando a passo moderato ma con una certa fretta nervosa palpabile; se veniva individuata la catasta di domande era l’ipotesi meno problematica: tanto per cominciare, sarebbero rimasti bloccati nella città per settimane, al fine di rispondere a tutte le domande; avevano la sensazione che gli agenti non avrebbero trovato nessuna creatura pelosa e baffuta attenderli pazientemente all’interno, né alcuna donna in completo viola. Ed ecco che li rivide: occhi scintillanti, dietro un gruppetto di persone intente a discutere sull’accaduto. “Kate, ho paura che qualcuno… che qualcosa ci stia seguendo” disse, mentre la ragazza era intenta a girare lo sguardo da qualsiasi persona nei dintorni, risultando solo goffa e sospettabile. “Cosa hai dett… Oh no, non lui!” prima che Dean potesse dire niente, la ragazza lo prese per il colletto e lo trascinò a passo svelto verso una via periferica, giusto in tempo per non essere visti da un ragazzo biondo. “Ma cosa ti salta per la mente?” disse Dean, tenendosi il collo, che gli faceva molto male. Kate l’aveva stretto davvero tanto, come se l’avesse usato come scarico di tensione. “Scusa, scusa!” disse lei, allontanandosi e facendogli segno di seguirla. “è che stavo per camminare dritta davanti al mio ex ragazzo, sarebbe stato un po’ difficile non farsi vedere… Oddio, abbiamo sbagliato a passare per la piazza”.
Al suono di “Ex ragazzo”, Dean ebbe lo strano impulso di tornare indietro per guardare meglio il biondo. Ma lo ignorò e seguì la ragazza, avvertendola. “Meglio muoversi, la stazione è ancora lontana”
“Guarda che lo so, ci vivo qui”.
Dopo mezzora arrivarono alla stazione, esausti. Kate si appoggiò al ragazzo, ansimando. “Prendiamo sto maledetto treno, ho bisogno di riposarmi”
Solo Dean si recò alla biglietteria: non potevano rischiare un riconoscimento della giovane figlia della capopalestra probabilmente appena esplosa nella sua palestra, e lui almeno era anonimo. Comprò due biglietti e tornò da lei, infine si avviarono verso la stazione vera e propria. Ma Dean si bloccò, per la terza volta: di nuovo gli occhi, tra una colonna, una panchina e un cestino. “Ora basta” disse Dean spazientito. “Kate, guarda!”. La ragazza si girò di scatto e ci dovette mettere qualche secondo per capire cosa indicava l’amico. “Oddio, cos’è?”
“Non lo so” disse Dean, grave. “L’avrei già attaccato, ma ovviamente non posso. Potresti pensarci tu?...”
Lei non se lo fece ripetere due volte, e tirò fuori una poké ball, da cui uscì nuovamente Meditite. “Veloce, usa calcinvolo prima che scappi!” Il Pokémon corse con una velocità sorprendente verso gli occhi, e si lanciò contro il nemico. Uno scatto, un lampo fulmineo e la panchina esplose, facendo volare di impatto il cestino. I due ragazzi ci misero un po’ a capire cosa stesse accadendo. Ora, Meditite e un Pikachu si stavano affrontando. Il primo lanciava fulminei e ripetuti attacchi Palmoforza, il secondo li schivava tutti. Molta gente scappò, in preda al panico. “Calciobasso!” urlò la ragazza, e il Pokémon eseguì; ma Pikachu fu veloce, e lo colpì con un attacco frontale decisamente rapido. Approfittò di un attimo di confusione dell’avversario, e lo colpì con la coda una, due, tre volte. Prima che Kate o Meditite potessero reagire, la sua coda diventò argentata e la sbatté pesantemente verso l’avversario, che cadde a terra.
La ragazza tirò fuori un'altra sfera, ma mentre cercava il bottone si trovò il Pokémon nemico in faccia. Urlò, mentre Pikachu la faceva cadere all’indietro, Kate sbatté la testa contro il pavimento e urlò ancora più forte. Dean non sapeva cosa fare; nella paura del momento corse contro il Pokémon e lo staccò dalla faccia dell’amica, che appariva decisamente spaventata. “Dean approfittò della sorpresa del topo elettrico, e lo scaraventò senza troppo riguardo contro la cosa più dura che aveva visto in quell’istante, una colonna”.
Pikachu si alzò quasi subito, e nel suo sguardo c’era una vena di grande rabbia, “Pi….” L’aria si fece magnetica, panchine e cestini iniziavano ad attrarsi fra loro. “Pi…” in un istante violente scintille devastarono tutte le mura, e i lampadari al neon sopra di loro si bruciarono. “Che cazzo sta facendo?!” urlò Kate, cercando di mantenersi il più vicino al ragazzo, e decisamente spaventata. Il topo elettrico emise sempre più scintille, e ovunque piastrelle si spaccavano. Qualche secondo, e si staccarono addirittura dai muri di cemento; Dean ne toccò per sbaglio uno, e urlò: una violenta scossa l’aveva colpito. Il Pokémon urlò. “Pika!!” e tutto esplose. Le colonne furono spaccate dalla corrente, e i due ragazzi furono scaraventati all’indietro, verso le rotaie.
Dean si schiantò nella ghiaia, e sputò sangue. Guardò sopra di se e vide la vetrata a cupola che faceva riconoscere la metropolitana dall’esterno esplodere in mille pezzi, mentre ovunque si sentivano urla disperate. Davanti a lui si avvicinava Pikachu con aria furiosa. Si girò, e vide vicino a lei Kate, schiantatesi direttamente sul ferro di un binario e svenuta, oltre che particolarmente malconcia; Oltre lei, la dicitura “Diretto Lavandonia” di un treno automatico in piena corsa.