Dean Ketchum

gGiova

e-ehi.
Capitolo 8: Innesco

Arkanius Meak si era preso dieci minuti di riposo. Stava lavorando incessantemente dalle cinque del giorno prima, e la stanchezza era ormai troppa. Diciassette ore di fila dietro al monitor, a visionare in ogni particolare e al rallentatore tutti i video di sorveglianza dell’Altopiano Blu, risalenti a sei anni prima. Dopo poco si risvegliò e ricominciò a guardare.

“Sei anni fa Ash Ketchum, che fin dai suoi dieci anni aveva dato serio filo da torcere al Team Rocket, sparisce. Sei anni fa, esattamente un mese dopo, il Team Rocket rinasce dalle ceneri, nel silenzio ma non per tutti” rifletteva Meak, mentre passava al rallentatore per la decima volta i secondi in cui Ash passava per la galleria e svoltava l’angolo; dietro quell’angolo c’era un punto dove le telecamere non giungevano che durava per meno di sette metri, poi c’era un altro angolo e chi passava tornava visibile; Ma Ash no.

Dopo aver concluso che dalle telecamere non avrebbe mai ricavato nulla, Arkanius iniziò a ragionare con il materiale che aveva: “Rifletti, cosa può essere successo in quei sette metri? Non sono molti i modi in cui qualcuno può scomparire in quello spazio: la mossa teletrasporto usata e condivisa da parte di un Pokémon, o un passaggio segreto” scrisse le due ipotesi su un foglio di carta, ma scarabocchiò subito sulla prima. “No, non può essere: L’altopiano Blu è schermato con onde elettromagnetiche che impediscono il trasferimento cellulare dei Pokémon, per ragioni di sicurezza… Solo Kratos sarebbe in grado di aggirare quella protezione… Ma mi fido di lui, senza contare che in quel momento era con me al campus, davanti alla televisione a guardare le lotte”.

Kratos era il nome che il professore aveva dato al suo pupillo, Kadabra. “Un mortale con i poteri di un Dio” aveva detto, mentre lo battezzava.

“Quindi rimane solo…”

Il tempo di prendere un caffè e avvertire l’assistente che si sarebbe assentato per poco tempo, e Arkanius partì all’Altopiano Blu. L’edificio era come si poteva supporre un edificio posto in alto su una collina adiacente a Smeraldopoli e blu, ma questa non era la sua unica particolarità: Aveva la forma di uno stadio, ma era decisamente più imponente del normale; gli alloggi e i piani di servizio erano posti tutt’intorno agli spalti, questo perché non servivano solo da servizio, ma anche da pilastri portanti. Quel campo, delle dimensioni simili a un campo da Baseball e con un terreno speciale che tratteneva l’acqua senza creare paludi o fanghi, era il più prestigioso del mondo dei Pokémon e ospitava battaglie davvero epiche e distruttive. Ogni anno erano spese migliaia per riparare i danni, e gli alloggi erano costruiti attorno così da fare da “scudo”; altrimenti alla rottura di un pezzo di spalto sarebbe crollata l’intera colonna. Sopra il campo e gli spalti c’era infine un’enorme cupola di vetro, che restava lì solo in caso di pioggia o quando non c’erano battaglie in programma; nei casi contrari invece, un sistema meccanico apriva la cupola, permettendo ai Pokémon volanti di combattere al massimo della loro potenza.

Il professor Meak superò la reception mostrando il tesserino di professore ufficiale, e si avviò verso la galleria che portava agli spalti; in quel periodo dell’anno l’edificio era pieno, gremito di folla che mostrava le sue otto medaglie per entrare nella lista delle eliminatorie per il torneo annuale regionale, che si sarebbe svolto la settimana successiva. Ma ogni tanto si riconosceva anche qualche allenatore spiccato e famoso, volti noti che si avviavano a ben altro sportello; quaranta medaglie per cinque regioni nel corso dei quattro anni precedenti, per partecipare all’evento più prestigioso dell’intera nazione: Il torneo quadriennale nazionale. La gente che riusciva ad ottenere tutte le medaglie in quattro anni era talmente poca che chi s’iscriveva era automaticamente messo in lista, senza bisogno di eliminatorie. I posti massimi erano cinquanta, e nonostante mancassero ancora quattro mesi al torneo, chi poteva permetterselo correva subito a iscriversi, preoccupandosi – a vuoto – che finissero i posti.

Arkanius raggiunse la galleria che portava dall’area allenatori al campo, dove a quell’ora l’ingresso era libero, così che gli allenatori potessero allenarsi. Percorse il corridoio e raggiunse il primo angolo, si girò: Neanche sette metri e c’era l’altro angolo, e in mezzo nulla. Iniziò a tastare i muri in cerca di qualche spiraglio di speranza ma nulla. Ma allora, com’era scomparso Ash Ketchum?

Proseguì fino al campo per guardare le amichevoli, ma rimase impietrito. “Ma che…?”

Tutte le persone all’aperto, nel campo e sugli spalti, era immobile e silenziosa. Tutti gli sguardi erano tesi verso l’alto, verso… Un elicottero grosso quanto un Boeing, sospeso sopra la cupola dello stadio; sopra il cofano un enorme R rossa lasciava ben poca immaginazione a chi potesse esserci. “Allora c’è davvero un collegamento..!” pensò Arkanius.

Da un portellino del veicolo si tese un uomo, con capelli lunghi e blu scuro e una tunica completamente nera, a parte la R rossa sul petto, e iniziò a parlare con un megafono “Signore e signori…! Siamo qui per annunciare il nostro… Ritorno! Buon torneo regionale…” disse qualcosa a qualcuno dentro e rinchiuse lo sportello; al suo posto, sì aprì un vano nella parte inferiore del veicolo, e uscirono decine, se non centinaia di Koffing in volo.

“…” Arkanius ci mise qualche secondo per valutare la situazione, poi tirò fuori una sfera. “Icaro, portaci via, non abbiamo tempo per salvare la situazione!” dalla sfera uscì un luccicante Scarmory; il professore ci salì in groppa e in pochi secondi i due erano fuori dalla cupola, in volo verso casa. “Non avevo tempo sufficiente per sconfiggerli tutti prima che qualcuno di loro potesse farci saltare tutti in aria… Almeno così sopravvivo giusto il tempo di trovare un modo per far sì che resti un caso isolat…”

I suoi pensieri furono interrotti precocemente. Dietro di lui un boato assordante, e girandosi vide la straziante immagine: l’intero Altopiano Blu ridotto in mille pezzi, insieme alle decine di migliaia di persone al suo interno.

“Team Rocket, che ti succede? Giovanni, che ti succede? Hai sempre attuato i tuoi piani con calma e riflessione, cercando di impedire la perdita di vite, non sei mai stato un assassino… Questo non è tentativo di conquista di Pokémon, questo è terrorismo…” chiuse gli occhi, sentendosi improvvisamente esausto. “C’è qualcosa sotto.”
 
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Schrodinger's Cat

Amministratore di condominio
tenebroso
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anche se bello
 

BlazePower

Abbi fiducia, Shelgon, e guarda ancora il cielo
Se Arkanius non si fa prestare qualche Xatu abbastanza anziano da guardare indietro nel tempo di sei anni di qui non si esce vivi...

Ci sono certe occasioni nella vita nelle quali uno sarebbe felice di dire: "Io non c'ero"
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gGiova

e-ehi.
Sto cercando di mantenermi coerente all'anime, facendo intendere che è la prima volta che il TR agisce così violentemente.

Dopotutto serioso o meno questa storia si basa sull'anime, sarebbe assurdo storpiarlo dicendo che il TR è sempre stato violento
 

LEGO Stig

Parroco
wow... ho finito i commenti... sempre bellissimo.... mi sto chiedendo perchè ci ho messo così tanto tempo a schiacciare "segui questa duscussione"... continua così!
 
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