Città Caverna dei Ladri, Settore Est, 19/06/4783, circa le 21
Lamp percorreva il corridoio in fondo a cui lo aspettava Surskit. Era inseguito da Roserade, ma era riuscito a rallentarlo lanciandogli le Reti Vischiose attaccate alle pareti che non erano state già distrutte. Arrivato in fondo si mise in cerca di Surskit.
«Surskit! Sono Lamp! Ascolta, siamo nei guai!»
Surskit emerse da dietro uno degli specchi di ghiaccio «Che succede Lamp?»
«Il nemico è troppo forte! Dobbiamo fuggire! Draak è stato sconfitto!» Disse Lamp ansimando e barcollando.
«Lamp, stai bene?» Chiese Surskit.
«Sono stato colpito di striscio da uno dei suoi attacchi. Ma non è il momento, dobbiamo…» Poi qualcosa lo colpì alla schiena, e con un gemito Lamp crollò a terra, iniziando a svanire.
Surskit fissò il nemico, circospetto. Non era riuscito a vedere il suo attacco, ma ora lo vedeva bene. Surskit lo studiò. A parte il colore diverso dal normale, non sembrava avere nulla di strano. Roserade sorrise.
«Molto piacere. Se ricordo correttamente tu sei l’ultimo della tua squadra. Io sono il capitano Roserade. Posso sapere chi sei?» Disse. Il tono lasciava intendere che non era una domanda, ma un ordine.
«Io sono Surskit.»
«Oh, ricordo. Sei uno dei due che sono sopravvissuti all’attacco di Water Port. Beh, suppongo che Samurott mi dovrà un favore. Oggi cancellerò il suo errore.» Il tono di voce era stranamente pacifico, e il sorriso di una calma disarmante.
Surskit vide l’attacco appena un attimo prima che lo colpisse. Se non fosse stato per il ghiaccio, non lo avrebbe mai schivato in tempo. Invece, riuscì a spostarsi e scagliare la Nube.
«Oh, interessante. Una strategia diversiva. Beh non ho certo il tempo di stare a cercarti. Suppongo che mi basterà distruggere tutto. Mi servirà una bella dose di potenza.» E detto ciò, Surskit la vide mutare. La maschera sdi metallizzò, le due foglie sulla schiena si allargarono come ali, e Roserade si sollevò in aria. Dopodichè, puntò le rose verso le pareti di ghiaccio e prese a scagliare attacchi.
Una dopo l’altra, le pareti iniziarono a crollare.
“Impossibile.” Pensò Surskit schivando il ghiaccio che cadeva dall’alto “Quelle pareti sono formate da venti strati di ghiaccio, neanche la carica di un Aggron potrebbe abbatterle così facilmente.”
«Avanti, vieni fuori piccolino. Se esci subito sarà indolore.»
«Che cosa diavolo sei tu?!» Gridò Surskit, continuando a evitare i blocchi di ghiaccio.
«Oh, non vedo perché non dirtelo. Mi riuslta che abbiate già incontrato uno simile a me. Spiritomb, si chiama.»
Surskit riflettè su quello che gli avevano detto gli altri. Sì, Spiritomb aveva capacità strane, ma non così strane.
«Vedi piccolino, Spiritomb e io abbiamo in comune l’appartenenza a un certo progetto. Lui è il progetto S-26, della seconda generazione del progetto S. Io, invece, sono S-50, della terza generazione del Progetto S.» Nonostante il tono calmo e il sorriso caldo, Roserade continuava a scagliare i suoi colpi per radere al suolo l’intero labirinto.
«Che diavolo è il progetto S?!»
«Oh, giusto piccolino, mi conviene spiegartelo. Vedi, il Progetto S è stato iniziato 17 anni fa dall’Organizzazione di cui faccio parte. Serve per creare soldati più forti. La prima generazione ebbe, beh, degli effetti collaterali. Rigettarono le modifiche e morirono. Un peccato, vero piccolino? La seconda generazione, invece, fu modificata con più cautela. Aggiunte di due o tre tipi, aggiunte di due o tre abilità, mosse in più e che normalmente non possono imparare, nulla di particolarmente problematico.»
“Se questo non è nulla…” Pensò Surskit. Ora era rimasto quasi allo scoperto.
«Ma con noi della terza generazione, piccolino, le cose incominciarono a farsi problematiche. Vedi, noi abbiamo ricevuto molto di più. Ci hanno modificato più in profondità. Vedi queste?» Disse indicando la maschera e le ali. «Sai piccolino, hanno fatto molte modifiche al nostro corpo. Per farti un esempio, quelli con cui sto distruggendo il tuo labirinto sono Idropulsar e Dragopulsar, mosse che normalmente non potrebbero neanche scalfire il ghiaccio. Ma noi siamo stati modificati in tre modi: Il nostro fisico, le nostre capacità e la nostra forza.»
«Forza?»
«Tu, piccolino, saprai che due pokémon non sono mai uguali. C’è chi è più veloce, chi è più bravo negli attacchi a distanza, chi nel corpo a corpo, chi è più resistente. Insomma, ognuno è speciale, non credi piccolino?» Disse, seguendo con lo sguardo Surskit che scivolava sul ghiaccio, ormai senza più protezioni.
«Ma noi del progetto S siamo ben più speciali. Sai, i nostri scienziati hanno scoperto che esiste un limite a quanto un pokémon può diventare forte, dato che ovviamente, un fisico può rafforzarsi fino a un certo punto, e che anche le tendenze innate hanno un massimo oltre il quale non passano. Ebbene, noi abbiamo superato quel limite. Se mi osservi bene, potresti capire. Per esempio, mi hanno donato il tipo, le abilità e la forza di un Aggron.» E battè la rosa sulla maschera. «O ancora le capacità di un Hydreigon.» E indicò la schiena, dove le foglie-ala battevano pigre. «Insomma, piccolino, combattere con uno di noi di terza generazione è come combattere contemporaneamente contro diversi altri pokémon. E la quarta è ancora più forte. Ma ora, piccolino, finiamola di parlare.» E puntò le rose contro Surskit. Scagliò un attacco, e quando il polverone si sollevò, non c’era più traccia di Surskit, ma solo un grosso cratere.
«Oh, povero piccolino, a quanto pare l’ho polverizzato.» E scendendo a terra, Roserade riprese il proprio aspetto «Oh, beh, un problema in meno.» E si girò verso l’uscita.
Città Caverna dei Ladri, Esterno, 19/06/4783, circa le 22
Ansimando, Surskit si guardò intorno.
“Ho visto… ho visto la morte in faccia.” All’ultimo, un secondo prima di essere colpito dall’attacco, aveva usato la Targhetta per fuggire.
“Devo sbrigarmi. Devo dire agli altri quello che…” Poi sentì un rivolo di sangue scendergli lungo la testa, ed ebbe un mancamento. Dove prima c’era l’antenna, ora c’era solo un corto moncone. La ferita perdeva parecchio sangue, e questo era un problema.
Senza riflettere, aprì la borsa, afferrò una corda e ne staccò un laccio, che legò alla meglio per chiudere la ferita. Poi, lentamente, si diresse all’uscita. Svenne proprio quando Scrafty lo vide.
«Come sta?» Chiese una voce famigliare. Surskit aprì gli occhi, ma faticava a vederci. Era in una tenda, e aveva una benda intorno alla testa.
«Non morirà, ho fermato il sangue e ricucitò la ferita. L’antenna potrebbe ricrescere, ma non ne sono del tutto sicuro, dipende da quanto è stata danneggiata dal colpo.»
«E gli altri?» Adesso le immagini erano più definite. Riconosceva Raichu e un Cacturne.
«Erano conciati parecchio male, ma siamo riusciti a curarli.»
«Bene. Vi ringrazio.»
«Il dovere di un medico ragazzo.»
Raichu si girò, ma in quel momento Surskit lo chiamò «Raichu.»
«Surskit, sei sveglio! Che è successo.»
«Ascolta. Siamo nei guai. Il nostro nemico è molto più forte del previsto.» Ed iniziò a raccontare quel che era successo.