Ipergorilla ha scritto:
Larm, la teoria che hai esposto sui sistemi fonetici influenzati dalle condizioni ambientali non l'avevo mai sentita. Posso come minimo immaginare che non sia accolta universalmente nel mondo accademico. Dove l'hai letta?
Rousseau, Saggio sull'origine delle lingue. Buona lettura.
Per il resto non hai di cui preoccuparti : lavoro e discuto regolarmente con gente del dipartimento di linguistica, non viene certo dal nulla. Del resto è talmente stupida e intuitiva che basta rifletterci due secondi per rendersi conto che è valida in qualsiasi caso.
Giusto per precisare, ho parlato di condizioni ambientali in modo molto vasto. Una nozione migliore sarebbe quella di contesto, poiché non è strettamente legato alla natura climatica (anche se inevitabilmente qualsiasi costruzione dell'uomo viene fatta in lotta continua contro la natura del luogo in cui è posta).
Ipergorilla ha scritto:
E fammi fare una domanda: come si applica questa teoria a quelle persone che sono bilingui dalla nascita, cioè che hanno una competenza nativa di due lingue (completa di due sistemi fonologici, morfologici, sintattici, semantici nettamente separati) fin da quando iniziano a parlare? Se non sbaglio tu rientri tra queste persone.
A prescindere dal fatto che dovresti sapere che non si ha mai una competenza nativa integrale in due lingue allo stesso modo, e che si dà sempre e comunque la preferenza ad una lingua piuttosto che all'altra (in genere quella che la madre parlava al figlio da piccolo) per delle ragioni economiche ; ti renderai benissimo conto da solo che la lingua che scrivo in italiano è già di per sé pesantemente influenzata dalla mia esperienza precoce con una lingua completamente diversa (il tedesco), nonché da quella con altre due lingue europee (l'inglese e il francese). Il solo fatto che la comprensione reciproca su questo topic sia così difficile dimostra ampiamente come veniamo da due culture diverse.
Per il resto, proprio perché il tedesco l'ho studiato a scuola per tantissimo tempo e non l'ho praticamente mai usato al di fuori delle ore di classe, le mie competenze in tedesco sono ancora al giorno d'oggi infinitamente inferiori a quelle in inglese o in francese, lingue che invece ho praticato sul suolo nativo. Ciò nonostante mi sono reso conto, tramite il confronto con dei Francesi che studiavano dei testi in tedesco, che mentre loro avevano una difficoltà enorme a comprendere la struttura delle frasi e si fermavano a tradurre e decifrare ogni singola parola, io non avevo nessun problema a comprendere il senso anche di frasi molto lunghe. Questo perché ho comunque sentito parlare la lingua per molti anni da parte dei docenti o tramite la televisione, e quindi ho una certa conoscenza intuitiva del modo di fraseggiare proprio della lingua.
E ancora peggio, proprio perché il tedesco è comunque integrato al mio modo di pensare e di comportarmi fin da quando ero bambino, le mie traduzioni verso l'italiano restano comunque potenzialmente peggiori di qualcuno che ha praticato la lingua in località meno decentrate di quella in cui sono nato. Forse si capirebbe comunque il senso di quello che dico, ma le mie parole non toccherebbero con la stessa forza e vivacia di un traduttore nato un po' più al sud.
Ipergorilla ha scritto:
Ok, in quella risposta avevo in mente l'inglese. Però tu parli delle capacità linguistiche come se l'unica cosa importante fosse un livello eccellente di produzione orale. NON È COSÌ. Uno può anche non essere un poeta per comprendere ragionevolemente una lingua. Non vedo che c'è di male, per esempio, se uno si volesse imparare il russo per leggersi Dostoevskij in originale piuttosto che per intrattenere conversazioni con moscoviti.
Ho parlato di pratica e non necessariamente di pratica orale. E' certo che il dialogo con un locutore reale rappresenta comunque un modello ottimale per imparare molto in fretta il funzionamento reale della lingua e integrare le regole grammaticali in modo spontaneo. In fondo i bambini imparano a parlare in modo corretto molto tempo prima d'iniziare ad andare a scuola.
Per il resto, studiando la lingua senza praticarla puoi arrivare certo ad un determinato livello di comprensione, ma resterà comunque una comprensione estremamente limitata rispetto a chi, ad esempio, quella lingua l'ha praticata attivamente per un certo numero di anni in uno o più dei luoghi dove essa è usata correntemente. Pensi che i traduttori abbiano studiato la lingua a casa loro con il corso DeAgostini in cd-rom ? In tale caso lo si vede subito, poiché le loro traduzioni risultano pessime e piene di controsensi.
Ipergorilla ha scritto:
Tutto questo per dire che la tua affermazione "Prima di poter accedere seriamente a una qualsiasi lingua straniera bisogna averla esercitata sul suolo dov'è parlata, aver condiviso la stessa cultura con i locutori nativi e aver reso quest'ultima una parte integrante di noi stessi." è piuttosto restrittiva. Non capisco la tua sfiducia nei corsi di lingua. I corsi di lingua, se fatti con professionalità (e qui vedo un potenziale commento: AHIA) accompagnati da un intresse per la lingua, sono il modo più pratico per avvicinarvisi. la letteratura, i film e la tv sono tutti strumenti validissimi per darti un'idea dell'uso che di può fare di quella lingua. Poi c'è una cosa che si chiama internèt che offre un mondo di occasioni per imparare lingue (ma penso si possa includere nel concetto di "suolo da condividere" per accedere a una lingua, no? non vedo perché no :P ).
Dici benissimo : sono tutte cose buone per
avvicinarsi alla lingua. Ma dall'avvicinarsi al
praticarla, c'è un salto vero e proprio da fare, quasi sempre piuttosto traumatico all'inizio. In compenso, la sofferenza iniziale è ripagata alla fine del processo per una conoscenza intuitiva della struttura linguistica che non avresti mai potuto ottenere neanche con 50 anni di lettura dei testi in tale lingua.
Credo in ogni caso che per destreggiarsi ad un buon livello si debbano praticare alternativamente tutti i livelli di una lingua : pratica e ascolto orale, scrittura con destinatario (lettere) o senza (saggio), lettura di testi e fruizione d'opere d'arte della cultura corrispondente, ecc. Privarsi di uno solo di questi livelli significa partire sempre e comunque mutilato rispetto a chi la lingua la pratica in modo regolare.
E onestamente, diffida anche del livello di lingua che puoi praticare attivamente su internet. L'inglese è un cattivissimo esempio, poiché quello che trovi su internet è una versione estremamente impoverita (chiamata ironicamente
globish) della lingua praticata realmente in uno dei luoghi nativi*. Voglio dire che se pensi di andare in Inghilterra con l'inglese che hai imparato a casa guardando i Griffin e sperare di destreggiarti in un battibaleno sarai subito immensamente frustrato dalla realtà dei fatti.
* l'inglese è un cattivo esempio per un altro motivo : in Italia e nel resto del mondo si è particolarmente irradiati da un tipo specifico d'inglese, l'inglese americano, che è di per sé una lingua estremamente « molle » integrante in sé l'enormità di culture differenti che hanno formato il paese tramite immigrazione. E anche in quel caso, se nella East Coast hai buone probabilità di farti capire al volo a causa della pesante immigrazione italiana di cui tale zona è stata irradiata nel passato, in California ti troveresti già ben più in difficoltà a capire quello che ti si dice.
(E poi non è colpa mia se ogni volta che parlo di lingue ci caschi come un pero, oh.)