beh, direi che è una grande cavolata.
Non ha senso dire in che percentuale usiamo il cervello, in quanto il cervello di per sè è un analizzatore del mondo esterno. Il cervello analizza gli input forniti e che noi rielaboriamo tramite immagini suoni, gusto, odori, tatto; ognuno di questi viene stimolato da determinati fattori e noi stessi possiamo concentrarci con un di esercizio per sviluppare uno dei sensi o comunque poter migliorare la nostra percezione, sempre entro determinati limiti (per esempio se non abbiamo dei recettori per percepire determinate sostanze non c'è esercizio che tenga).
Il caloe non è concentrato solo nella testa, il sistema ciroclatorio, serve a raffreddare e riscaldare il sistmea corporeo oltre che a ossigenarlo, le stesse orechcie funzionano da efficienti dispersori di calore, infatto se ci si copre le orechie d'inverno si sente meno freddo nonostante la faccia e il resto della stessa rimangano comunque esposti.
Quello che dici tu della magna charta è solo una parte. La memoria di cui parli tu è di diverso tipo e viene chiamata in causa quando serve accedervi non a casaccio, a meno che non ci sia qualche fattore o associazione che possa richiamare l'informazione.
L'intelligenza è una definizione sottitle, attento anon confonderti. Lo sforzo cerebrale e l'intelligenza non vanno di pari passo, inoltre non è affatto detto che problemi maggiori siano più difficili di alcuni problemi minori...anche se qui andrebbe determinato cosa si intende per problemi minori. Alcune azioni sono abituali, ma non per questo richiedono meno sforzo, tant epr farti un esmepio, il nostro cervello attiva le aree adibite al movimento anche senza che noi lo compiamo, ci basta vedere qualcun altro compierlo; questo è inconscio e non implica che noi eseguiamo il gesto.
Apprendere un sistema risolutivo è utile, ma questo non significa che non si debba riapprenderlo, vuoi perchè la memoria a lunga distanza a volte può degradarsi, in quanto alcune informazioni perdono di utilità nel tempo e quindi non vengono preservate sul lungo periodo (qui si cala nei metodi di memorizzazione ancora in studio, quindi è piuttosto delicato da spiegare). Sicuramente è possibile apprenderlo di nuovo, sicuramente nell'arco di tempo però cambierebbe la percezione del metodo dato che le esperienze e le associazioni mentali possono cambiare.
Essere intelligenti o stupidi richeide prima la definizione del significato. Intelligentza e stupidità posono andare di pari passo. Una bella citazione è quella del film "Il pianeta delle scimmie": "l'intelligenza dell'uomo viaggia a pari passo con la sua stupidità". E soprattutto dipende dla contesto in cui qualcuno si definisce intelligente. Saper risolvere problemi non denota intelligenza di per sè, soprattutto se si parla di problemi nuovi, dato che la maggiorparte dei problemi può essere associato al combinare diverse soluzioni già conosciute in passato. La definizione di "sveglia" cerebralmente non ha alcun senso, dato che una persona volubile distratta continuamente da nuovi stimoli (cosa che è anche una malattia) sarà più attiva cerebralmente di un matematico mentre cerca la soluzione a un problema irrisolvibile dato che sfruttare una maggiore % del proprio cervello e di reazione tra i vari sensi, mentre il matematico probabilmente sarà più concentrato sulla corteccia prefrontale associata alla logica e sulla vista.
Tutto quello che hai detto mi sembra piuttosto arbitrario, non scientificamente provabile e soprattutto disinformato.