Faceva caldo, quella mattina. Otto se l'era presa decisamente con calma, così che si ritrovò alle 7.55 ancora in mutande e con zero voglia di accelerare. Timbrare il cartellino in ritardo non lo preoccupava più di tanto, e perfino l'avvicinarsi della temutissima "Ora di Antenore", che normalmente getta nel panico tutti gli altri condòmini, non gli metteva fretta.
Antenore, un gatto siamese, era la new entry della guardiola della terribile portinaia. A sentir parlare di "gatto siamese" di solito viene in mente una bestiola snella, aggraziata, sinuosa e dalla voce soave. Antenore pesava sei chili e mezzo, aveva dei bracciali di cuoio con borchie a punta su tutte e quattro le zampe e quando miagolava (o meglio, ruggiva) vibravano tutti i vetri dello stabile. Si sussurra che con una zampata riesca a deformare la portiera di un'auto.
Ogni mattina, per un'oretta appunto, Antenore scendeva al pianterreno e faceva compagnia alla portinaia mentre questa effettuava il consueto battesimo all'Ace sulle scale, sull'atrio e su chiunque si trovasse su di esso in quel momento.
Otto si ritrovò fuori tempo massimo e quindi passò sull'atrio ancora bagnato: la portinaia cominciò a tirar giù tutti i Santi del calendario, quindi prese Antenore, glielo tirò addosso e Otto entrò in ufficio con la cartina di Bologna al posto della faccia.
Quel giorno i colleghi erano tutti con la testa tra le nuvole; Otto avvertì una vaga scia di profumo e capì tutto. "Aaah, la nuova segretaria...Ehi ragazzi, state sbavando troppo, tra un po' l'igrometro collassa!...."
"Giuliaaaanaaaaa...!!"
Un sospiro generale si levò per tutto l'ufficio.
Dissero ad Otto che la mega sfida fra tutti i colleghi era riuscire ad offrire un caffè alla segretaria. Solo un caffè, precisarono, perché per ora sembrava una tipa che se la tirava assai, e ad uscire una sera con lei non se ne parlava proprio.
Allora ciascuno cominciò ad esaltarsi, a fare discorsi tipo "io ce la farò e tu no perché non hai la Harley-Davidson", "alle belle donne piacciono i fusti abbronzati, mica te che sembri un grumo di Vallelata", ecc.ecc., perciò ben presto i mouse aziendali cominciarono a volare per tutto lo stanzone principale.
Era una delle usanze tradizionali dell'ufficio: ad ogni discussione su calcio o donne, i mouse fischiavano sulle teste degli impiegati. La battaglia dei mouse, tutti contro tutti.
L'unico che ancora non ha capito una mazza è il direttore, che continua a cambiare i mouse una volta al mese perché crede che i suoi impiegati lavorano sodo.
Gino fu il primo a tentare l'abbordaggio in segreteria ma venti minuti dopo lo videro tornare mogio mogio, con la camicia mezza fuori dei pantaloni e la cravatta piena di punti metallici passo 10.
"Che è successo?"
"M'ha tirato una scarpata in testa".
"Ora ci penso io!" disse Alex con un sorriso smagliante. Si spalmò mezzo chilo di brillantina sul riporto e scattò in segreteria. Cinque minuti dopo si sentì un botto tremendo e Otto vide per una frazione di secondo una sagoma vagamente umana volare giù da una finestra.
Tutti, nei giorni seguenti, caddero vittime della terribile segretaria. Il copione era più o meno lo stesso: un impiegato entrava in segreteria tutto baldanzoso e usciva con una compilation di ematomi sulla faccia.
Otto era l'unico che ancora non ci aveva provato. Non osava farlo: gli bastava già il buongiorno di Agenore.
I colleghi per un po' lo spronarono ma poi rinunciarono perché pareva irremovibile: Otto aveva troppa paura di lei, non le aveva ancora mai rivolto la parola; le piaceva tantissimo ma aveva paura che lei lo sgamasse dalla faccia e lo tempestasse di legnate come gli altri.
Una mattina però successe l'inevitabile: toccava a Otto annaffiare le piante della segreteria.
Non erano molte ma la cosa non era facile perché c'era da far le acrobazie in mezzo a un mucchio di scartoffie, ed era un attimo farsi scappare l'annaffiatoio e sputtanare qualche pratica.
Otto svolse la sua missione nel modo più preciso e diligente possibile. Infatti al terzo passo si trovò lungo disteso per terra con l'acqua che gli colava esattamente nel cavallo dei pantaloni.
La segretaria rise di gusto. Si avvicinò e gli porse la mano.
"Su, la aiuto a rialzarsi" disse con tono più che amichevole.
Nella stanza adiacente tutti gli impiegati armati di stetoscopi firmati ULSS 9 non si perdevano una sillaba e si rodevano di brutto perché capivano che Otto stava per fare il colpaccio.
Otto si rimise in piedi e si guardò le braghe imbarazzatissimo.
"Hehehe, ma sì, è solo acqua, vedrà che si asciugherà presto!". Il viso di Otto riacquistò un po' di colore.
"Ci vuole proprio una pausa: che ne dice di un caffè?"
Cosa? LEI che chiede un caffè ad un uomo?!! Non ci posso credere! Otto sentì le campane suonare a festa e l'umore gli schizzò alle stelle.
Già si immaginava la scena: lei che lo baciava e lui che faceva il gesto dell'ombrello a tutto il personale.
Ma sapeva che ancora non doveva cantar vittoria: c'era qualcuno, o meglio qualcosa, con cui doveva fare i conti.
Il distributore aziendale.
La macchina più bastarda e perversa mai creata da un essere umano.
Si diressero verso di esso, e il cuore di Otto batteva allo stesso ritmo di Smooth Criminal.
Otto guardò il distributore e mentalmente lo implorò: "Tipregotipregotiprego, almeno questa volta, mi basta questa volta solamente, fammi uscire un caffè normale per Giuliana! Ci tengo tantissimo! Se me lo dai ti giuro che ogni mattina ti tiro a lucido e ti metto anche il dopobarba!!"
Giuliana attese pazientemente che Otto infilasse la monetina.
Non si sentiva volare una mosca.
Il momento tanto attteso e sognato da tutto il personale era arrivato, anche se solo per Otto.
I colleghi erano tutti pigiati nello stanzino delle scope, con la porta semiaperta: non potevano accontentarsi del solo audio, questa volta.
Otto con mano tremante mise la monetina nell'apparecchio e premette il pulsante. Venne fuori un bicchiere e si sentì il rumore del liquido che sgorgava. "Grazie! Grazie! E' il momento più bello della mia vita!!" esultò Otto col pensiero.
Si chinò, prese il bicchiere e lo porse trionfante a Giuliana.
Lei lo prese, fece per bere ma vide uno Spinarak schizzare fuori dal caffè e infilarsi dritto dritto nella sua scollatura.
"UNO SHINYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!!"
Otto, fuori di sé per la felicità, si dimenticò totalmente di Giuliana e tuffò tutto l'avambraccio nella sua scollatura per acchiappare il pokémon brillante che attendeva da almeno venticinque anni.
Quello che successe nei secondi successivi è ancor oggi motivo di discussione in ufficio, ma la versione che più prevale è questa: lei cacciò un urlo disumano perché credeva che Otto fosse un maniaco e lui fuggì nel corridoio inseguito dal distributore volante (perché scagliato da lei) e volò da una finestra, quella che dava sui bidoni dell'azienda.
Alex restituì i 5 euro a Gino. "E' davvero impossibile essere più deficienti di così...Mandare all'aria un caffè con la donna più bella del mondo per un dannato Spinarak!...."
"Hehehe signor Otto, vedo che si è affezionato al nostro reparto!" disse ridendo l'infermiera di turno di Ortopedia.
I degenti della stessa stanza di Otto, quando vennero dimessi, raccontarono di non aver mai sentito un vaffanculo più grande in vita loro.
"Stasera pizza?" buttò lì Gino.
"Meglio cinese, non si sa mai °_°" rispose Alex.