Siccome è un costume sociale presente da sempre nell'uomo e su di esso non potrà essere mai scritto niente di assoluto, perché il costume cambia con il passare del tempo, mi limiterò a dare qualche delucidazione storica e ad esprimere il mio parere sull'esistenza della pornografia.
Intanto tentiamo di dare una definizione adeguata di quanto essa sia. La pornografia tratta di un atto naturale per la conservazione della specie quale l'accoppiamento, ma non è l'atto stesso: ne è solo una riproduzione da occhio esterno, come quello di un regista pornografico o di un fotografo e ovviamente del ragazzino che compra il giornaletto di straforo. Il suo punto di deviazione sta proprio nel visualizzare il rapporto sessuale che c'è tra altre persone, ovvero entrare nella privacy degli altri senza che questi lo sappiano, perché è appunto costume sociale coprirsi gli organi genitali.
Come è nato questo costume? Da quando l'uomo ha avuto la possibilità di proteggersi con le pellicce di altri animali è stato istinto principale, per la conservazione, concentrarsi in particolare sulle parti delicate che permettono di far proseguire la specie. A pari passo l'uomo è diventato fisicamente più debole di altre specie e psichicamente più forte, a tal punto che ha sviluppato il linguaggio per poter vivere in comunità e poter imparare a difendersi utilizzando ciò che la natura ha dato alle altre specie piuttosto che con il suo organismo. Il costume di coprirsi è dunque una naturale evoluzione del suo istinto di conservazione.
L'uomo ha poi sviluppato la capacità, sempre più affinata, di trasferire su un supporto raggiungibile agli altri esseri umani la visualizzazione di quest'atto sessuale, infrangendo il suo stesso costume. Per questo la pornografia è un tabù sociale in qualsiasi sua forma, da una semplice immagine osé ai video più estremi di bondage.
Una metafora adatta a capire il problema potrebbe venire dalla "Dialettica dell'illuminismo" di Horkheimer-Adorno (giusto perché sappiate che mentre non leggo il forum effettivamente faccio qualcosa..): Ulisse o Odisseo, il protagonista di una delle opere a fondamento della nostra cultura, per non essere attratto dal canto delle sirene si lega al palo della nave e lascia le orecchie libere. In questo modo Ulisse può soddisfare il suo desiderio di conoscenza dell'ignoto e, al contempo, rimanere saldo al suo istinto di autoconservazione. La tendenza a porsi questo limite avviene perché, conscio del suo essere una creatura limitata dalla stessa vita, l'uomo si pone naturalmente degli ostacoli e superandoli si può illudere di essere obliato nell'illimitato.
Allo stesso modo, con il "vietato ai minori di.." si insegna ai giovani il rischio di gettarsi nell'ignoto e li si responsabilizza nella scelta di superare il tabù intrinseco. Se ad un infante non venisse insegnato il senso del divieto lo imparerà in ogni caso da solo quando entrerà nella società. Non è un caso che vi sia uno scarto di ben 4 anni tra il momento di risveglio sessuale (pubertà) e il termine del divieto: in questo tempo un ragazzo qualsiasi ha il tempo di comprendere come poter sviluppare le sue pulsioni istintive di procreazione all'interno del mondo.
Nessun umano può evitare di sentire la pornografia come una deviazione: proprio per questo ne continuerà a fruire.
Lascio un'ultima nota di spunto per l'analisi: nella società moderna i mass media hanno permesso una diffusione sempre più capillare della pornografia, la quale ora può essere raggiunta semplicemente accendendo la televisione al momento giusto o scaricandola in modo gratuito dal web, che di questa materia è sempre generoso. Questa diffusione, a mio parere, ha attenuato fortemente il carattere proibitivo ed è una semplice spiegazione per cui oggi, come dice liuton2005, si considera il sesso principalmente un gioco. E' come se il senso dell'amore platonico* si sia svuotato del contenuto e sia diventato qualcosa di obsoleto, concepibile da una ristretta elite di persone, assolutamente marginale al confronto della società del profitto.
* non mi dilungo sulla concezione dell'Amore di Platone ma faccio un'annotazione: lui non parlava certo di una forma di amore che escludesse il sesso, ma anzi lo pone come uno dei punti principali. Forse la stessa deformazione che viene data nella società moderna all'amore platonico come un "amore privo di sesso" è un buon esempio di come nel tempo si sia perso il carattere primario delle relazioni sentimentali..
p.s. la frase sulla bisessualità merita un posto negli annali del forum. Grazie di esistere, Ajikozau.