Arenia, Scuola delle Trecento Arti, 22/06/4783, circa le 15Dopo essere uscito dalla strada di Arceus, il Gruppo seguì un lungo sentiero sterrato diretto ad ovest, circondato solo dalla pianura, l’erba che si muoveva placida al vento. Qualche albero solitario svettava qua e là, ma la vista si estendeva per chilometri. Emolga, che volava sopra gli altri su richiesta di Eelektross, poteva guardare in ogni direzione. Dietro di loro, si vedevano chiaramente il Draak e la Strada Di Arceus. Data la dstanza, sembravano due linee, una bianca ed una azzurra, che si dirigevano verso nord. A nord, si vedevano in lontananza alcuni villaggi e, sulla linea dell’orizzonte, quella che sembrava essere una città.
Ad est, la pianura procedeva ininterrotta per chilometri, salvo qualche piccolo villaggio ed alcune case isolate. Emolga si chiese quante di quelle fossero scuole. Eelektross gli aveva spiegato che molte scuole sceglievano di posizionarsi in luoghi isolati, per evitare ospiti indesiderati e mettere alla prova gli aspiranti.
Anche a sud, la pianura era interrotta solo da case isolate, dalla Strada di Arceus e dal Draak. Scorse anche qualche bosco. E ad ovest, oltre una costruzione ormai piuttosto vicina, che Emolga suppose essere la Scuola delle Trecento Arti, si vedeva solo pianura e, appena sulla linea dell’orizzonte, quelle che sembravano essere montagne.
Quella vista diede ad Emolga una sensazione di vuoto che non aveva mai provato. Fino ad allora, ovunque fosse stato, si era sempre trovato ad osservare dall’alto qualche ostacolo naturale. Ad Elettria, ovunque fosse andato, aveva sempre visto città, villaggi, montagne o boschi. A Laghia si scorgevano sempre acqua, case e soprattutto Hydroheart. Ad Alvearia osservavi sempre mare, L’Alveare e alcune piccole zone pianeggianti. Ad Aeria, erano sempre presenti laghi, fiumi, foreste. A Velenia ci sono città, villaggi, fiumi ed il mare. A Spettria ed Oscuria era tutto troppo buio, e si vedevano parecchi boschi. Ad Espia era stato troppo poco. Questa era la prima volta che vedeva un paeseggio davvero vuoto, senza ostacoli di alcun tipo.
E si trovò a pensare che, se non fosse partito, non avrebbe mai visto niente del genere. «Anzi,» si disse «se non fossi partito non avrei mai potuto neanche fare un paragone del genere. Sarei rimasto chiuso tra le mie quattro pareti, senza sapere nulla del mondo esterno.»
Rimasi lì, sospeso in aria, lasciadosi cullare dal vento, per parecchi minuti. Poi, ad un segnale di Eelektross, scese riunendosi al resto del Gruppo. Il Gruppo proseguì per qualche minuto, e alla fine arrivò davanti alla Scuola. O meglio al grande portone.
In effetti, dall’alto, Emolga aveva notato che intorno all’edificio si ergeva un largo muro di pietra.il grande portone di legno impediva l’ingresso agli estranei.
«Come facciamo a chiedere di entrare?» Chiese Raichu.
«Oh, non serve, ci avranno percepito da più di un’ora ormai.» Rispose Eelektross.
«Acuto come sempre Eelektross. Un’ora e venti minuti, per essere pignoli.» Disse una voce dall’altra parte del portone. Si sentì il rumore di un catenaccio che veniva staccato, poi il portone si aprì.
«Lucario! Quanto tempo!» Disse Eelektross, sorridendo. I due si colpirono i palmi delle zampe, sorridendo.
«Eelektross, è un piacere rivederti. Ed è un piacere vederti in compagnia.» Disse Lucario, avvicinandosi al resto del Gruppo «Dunque…»
Senza preavviso, li toccò sulla fronte uno per uno, velocissimo. L’unico che riuscì a spostarsi in tempo fu Zangoose, che schivò il tocco.
«Non c’è male, almeno l’hanno visto tutti. Alcuni degli studenti che arrivano qui non si accorgono nemmeno che io sto provando a toccarli. E quelli non superano mai la prova.»
«Allora, che ne dici?»
«Un gruppo interessante. Contando anche te, siete due al livello maestro e tre al livello esperto. E gli altri hanno un potenziale elevato. Oserei dire che almeno cinque di loro in poco tempo sarebbero in grado di raggiungere due di quelli che ho definito esperti.»
«Perfetto, proprio quello che speravo. Adesso, ascolta…»
«Non adesso. Mio padre, il gran maestro, mi ha detto di chiamarvi nel momento in cui foste arrivati. Seguitemi.»
Eelektross annuì e fece un cenno agli altri, seguendo Lucario.
Il pokémon li guidò intorno alla costruzione. Raichu la fissò. Era alta tre piani, con ogni piano circondato da una tettoia di tegole. Nonostante la costruzione in pietra sembrasse solida, i muri erano percorsi da diverse piccole crepe, e i vetri delle finestre erano scheggiati.
«Eelektross, di che parlava?» Chiese Raichu mentre camminava, seguendo Lucario.
«La scuola delle Trecento Arti è una scuola molto particolare. Essa divide tutti coloro che appartengono alla scuola in quattro gruppi: Gran Maestri, Maestri, Esperti e Studenti. Quando Lucario vi ha toccato, ha analizzato le vostre capacità combattive ed ha determinato il vostro livello. E quando Zangoose l’ha schivato, ha potuto affermare con sicurezza che deve essere al livello di un Maestro. Maggiore è il tuo livello, più sei abile nelle Arti, ed in questa scuola l’abilità nelle Arti del combattimento è tutto.»
«Le Trecento Arti. Perché si chiama così?»
«Vedi, questa scuola esiste da più di duecento anni. In questo lasso di tempo, essa ha raccolto ogni Arte del combattimento che ha trovato, per conservarla una volta che si fosse estinta. Il numero di Arti estinte raccolte è trecento, ma quelle conosciute sono molte di più. Il Gran Maestro ne conosce, a livello teorico, oltre 1200. Ognuna di esse viene conservata in una biblioteca, sotto forma di libro, con un minuzioso elenco di ogni strategia ideata con l’uso di quest’arte.»
«E tu quante ne conosci?»
«Oh, no, io, come fanno del resto numerosi allievi di questa scuola, mi sono dedicato ad una sola Arte, quella del Pugno Sanguisuga. D’altronde, quella del maestro è una scelta che non fanno tutti i Gran Maestri. Lucario sarà il prossimo Gran Maestro, ma ha scelto di specializzarsi in poche arti.»
«Quattro, per essere precisi.» Disse Lucario.
«Esatto. Vedrete, da questa scuola si può uscire solo più forti.» Disse Eelektross.
Il Gruppo, attraversato un breve corridoio, arrivò in una grande sala circolare. Qui, a gambe incrociate, erano seduti una decina di pokémon. Davanti a loro, su una sedia, stringendo tra le zampe un bastone bianco, si ergeva un Lucario. Bastava un’occhiata per capire che era lui il Gran Maestro. Emanava un’aria estremamente intimidatoria, intransigente ma al contempo estremamente calma e tranquilla.
«Eelektross, è un piacere vederti.» Disse il Gran Maestro.
«Gran Maestro, è un onore vederla.» Rispose Eelektross, chinando il capo.
«Ed è un piacere conoscere voi.» Disse, guardando uno per uno i membri del Gruppo «Eelektross, credo tu voglia chiedermi qualcosa.»
«Sì, Gran Maestro. Vorrei che per le prossime due settimane, accettaste come studenti i mei compagni.»
Il gran maestro si grattò il mento per qualche secondo «E dimmi, i tuoi compagni accettano di sottoporsi alla prova, come, tutti gli altri allievi?»
Eelektross li fissò e fece loro cenno di annuire. Uno dopo l’altro, tutti chinarono il capo.
«Bene, in tal caso possiamo cominciare.» disse il Gran Maestro, alzandosi.
Raichu alzò la zampa «Se posso chiedere, in cosa consiste la prova esattamente?»
«Dovete fidarvi davvero molto di Eelektross, visto che avete annuito senza esitare, anche se non sapete in cosa consiste la prova. Comunque è molto semplice.» Rispose il Gran Maestro «Dovete solo sconfiggere gli altri studenti, in regolari lotte uno contro uno, per permetterci di determinare a che tipo di Arte siete più adatti.»