Dunque, visto che sono una che sta vivendo il "sogno americano" (no, in realtà vivo in UK :D ) mi sento tenuta a rispondere.
Secondo me in realtà ci sono due livelli di pensiero per questa cosa:
1) E' normale essere un po' innamorati dell'idea di vivere in qualche stato straniero (uno in particolare, o l'estero in generale), penso che ci passino quasi tutti, e e molte persone pensano (più o meno seriamente) di fare questo passo nella vita.
A livello di "sogno" IMHO è normale avere un'idea idealizzata (scusate) di quel paese; così come tantissimi stranieri pensano che vivere in Italia consista nel mangiare pizza in Gondola mentre in sottofondo si ode "O sole mio".
Chiaramente, se uno crede sul serio che trasferendosi in America avrà una vita da telefilm, o che vivendo ad Amsterdam non farà altro che farsi le canne e girare in bicicletta fra i canali; e magari lascia veramente l'Italia con questi presupposti, è un povero sprovveduto.
2) La vita all'estero è piena di difficoltà nella vita di tutti i giorni, per una serie di motivi.
Alcuni sono prettamente geografici: io abito in Irlanda... Fino ad adesso pensavo che tutte le battute sul fatto che in Irlanda piova di continuo fossero esagerazioni, invece purtroppo è vero. Rimpiango molto alcune cose dell'Italia, naturalmente non solo il clima, ma anche il cibo a cui sono abituata. Le verdure fanno veramente schifo (perché naturalmente qui non cresce niente ed è tutto importato dall'Asia), io ero abituata a mangiare i pomodori dell'orto di mio nonno, confesso che non è facile abituarsi ad uno stile alimentare diverso e rinunciare a tutte queste cose.
Quelle di prima sono comunque cose marginali. Il problema più grosso è il più banale: che sei solo. Ci sono gli amici, ovviamente, ma loro come te hanno da fare con le loro vite: lavoro, partner, figli (eventualmente)... Trovare qualcuno con cui uscire a bere una birra il fine settimana è facile, ma a me quello che spaventa è non avere nessuno su cui fare affidamento in caso di imprevisto. Giorni fa ho visto su Facebook che una mia amica (che vive a Milano) ha traslocato in un'altra città, e i suoi genitori, i suoi fratelli e il suo fidanzato sono andata ad aiutarla. Io due mesi fa ho traslocato, facendo ovviamente tutto da sola e pagando una persona per il trasporto delle cose. Se un giorno mi succedesse qualcosa (facciamo le corna!) e ad esempio dovessi operarmi, francamente non so proprio come caspita farei.
In Italia avevo (come tutti) una fitta rete sociale che potesse sostenermi, qui no, quindi mi attacco.
3) Nonostante i punti di cui prima, posso capire perfettamente le persone che lo fanno :) del resto ci sarà qualche motivo se sono ancora qui.
L'UK, con tutti i suoi problemi, la sua pioggia e i suoi pomodori insipidi, è il Paese che mi ha dato un'opportunità. Mi sono laureata e ho provato a cercare un lavoro in Italia... Non ho trovato nemmeno un lavoro da cameriera (tranne sporadiche occasioni di tanto in tanto). Ho fatto diverse cose nei mesi in cui sono stata disoccupata, ma penso che capirete che soprattutto dopo aver speso tempo e denaro per un titolo di studio, ci resti male se ti dicono che non puoi fare nemmeno la commessa in un negozio.
Tutte le persone (anche gli italiani) che conosco qui lavorano L'UK non è il paese della cuccagna, infatti non tutti lavorano nel settore per il quale hanno studiato, o al "livello" dei loro studi (ad es. persone laureate fanno lavori per cui non serve la laurea), ma la maggior parte lavorano con stipendi e condizioni di lavoro dignitose.
A 24 anni (che per la situazione attuale dell'Italia non sono neanche tanti), sinceramente mi ero abbastanza stancata di vivere in casa dei miei e dipendere economicamente da loro.
Io faccio un "lavoro" qualificato, comunque non me la sentirei di chiamare stupidi neanche quelli che vengono qui a fare i camerieri: molto spesso viene considerata un'esperienza a tempo determinato per imparare la lingua o comunque, se c'è l'intenzione di rimanere qui, uno lavoro temporaneo che permette di mantenersi mentre si cerca altro. Certo, si può fare il cameriere anche in Italia (...in realtà, come detto prima, quest'affermazione è discutibile), ma è innegabile che andando fuori si imparano un po' più cose, fosse anche solo la lingua.