Cosa faresti se perdessi un amico?

PokéLove

Una semplice Allenatrice di Vulpix.
Ecco cosa farei io:
  • Cercherei di scusarmi;
  • Mi farei del male da sola (beh, questo lo faccio di già);
  • Mi nasconderei nel buio;
  • Mi odierei per sempre;
  • Direi cose orribili su di me.
E voi gente?
 

Carmageddon

AGE IS JUST A NUMBER
Admin
Spieghiamo perché non va bene:

Se ti piangi addosso/ti lamenti/sei severa con te stessa ecc., convogli tutte le tue energie lì, e ovviamente non ti si prospetterà nessuna via di uscita, è un pantano vischioso, non ne esci fuori, la situazione non si risolve, i tuoi problemi rimangono lì. E quel che è peggio, il mondo va avanti benissimo lo stesso senza di te (tu o chiunque altro faccia così). Ciò che hai scritto in bacheca, a che serve? A te no, figuriamoci agli altri...

Se invece non ti lamenti, il tuo cervello cercherà delle vie per uscirne, perché appunto ha del vuoto da colmare. In sostanza, se ci si trova da fare (qualunque cosa che impegni corpo e mente), non rimane più spazio per il rimuginare nocivo.

Quando ero alle elementari, avevo notato che a casa di mia nonna era appeso un pannello di legno con su scritto: "Se cadi, rialzati da solo, non contare sugli altri". Già allora, sebbene mi sembrasse un po' troppo severo come messaggio, lo apprezzai comunque, perché è vero che in tanti casi ci si deve aiutare con le proprie forze, perché tutti quanti abbiamo dei problemi, e quindi non possiamo caricare i nostri sul groppone degli altri. 👍
 

CiaobyDany

あなたと見る絶望は あなた無しの希望など霞むほど輝くから
Wiki
Non so quanto sia salubre che leggendo il titolo l'avevo interpretato nel senso che fosse mortə.

Dipende da molti fattori direi. Principalmente da come avviene la "perdita". Nella maggior parte dei casi per me si è trattato semplicemente di allontanamenti graduali di entrambe le parti. Il mio migliore amico delle elementari e medie dall'inizio delle superiori l'ho sentito sempre meno, fino a vederci fondamentalmente solo per la Stramilano e ormai nemmeno più per quella. Tecnicamente immagino si possa dire che l'ho "perso", ma semplicemente abbiamo preso strade differenti senza che sia diventato un brutto rapporto.
Poi ci sono le situazioni in cui si cambia e ci si rende conto di non stare più bene insieme ad una certa persona, che si finisce sempre per litigare e quindi, anche se si possono avere dei bellissimi ricordi e quella persona può essere stata al centro della propria vita, si decide volontariamente in questo caso di "prendersi una pausa", che poi spesso è indeterminata (questo caso in realtà immagino che sia più frequente in relazioni sentimentali più importanti che solo affettive, ma a me è capitato solo nell'altro verso).
Dopodiché ci sono le rotture più traumatiche. Ma in quei casi, se l'amicizia di partenza era effettivamente vera, le colpe sono sempre un po' da entrambe le parti. Ci sarà una persona che ha fatto un torto all'altra, involontariamente o non del tutto consapevole delle conseguenze (altrimenti, ribadisco, non era una grande amicizia già da principio) a cui non segue un perdono. Chi ha fatto un torto è chiaro dove abbia sbagliato e può rimproverarsi per questo e cercare una soluzione o quantomeno di non ripeterlo. Ma anche chi non perdona sbaglia se non considera le circostanze che hanno portato all'errore e i tentativi di rimediare. Non è sempre facile, ma non si può nemmeno essere troppo intransigenti.

Dopo tutto il pippone delle premesse si può arrivare alla risposta alla domanda, che è, generalmente "nulla", perché va bene che sia andata così. Nei casi di rottura si cerca di rimediare. E se la cosa non basta si prende atto di non aver rivestito l'importanza che si riteneva di avere nell'altra persona e si va avanti.

Se ti piangi addosso/ti lamenti/sei severa con te stessa ecc., convogli tutte le tue energie lì
Oddio, mi sembra che si passi da un estremo all'altro. Non fare nemmeno un minimo di autocritica è dannoso tanto quanto farne troppa. Poi ci sta tutto l'imparare ad arrangiarsi, dipendere meno dalle altre persone, realizzare le eventuali asimmetrie relazionali... Però non diamo manco per scontato che non ci si possa fare nulla per rimediare.

Anche questa sorta di andare oltre immediatamente non la condivido. Se si tratta di una perdita traumatica, andare oltre senza elaborare l'avvenimento magari può avere un effetto positivo nel breve termine, ma nel medio/lungo rischia di essere estremamente controproducente...

Questione autolesionismo: punto di vista di ex praticante&aspirante suicida. Non va mai bene, nì, perché implica un palese disagio di fondo, ma a seconda della tipologia può essere una valvola di sfogo, non dico positiva o salubre, per carità, ma nemmeno da vedere come il male assoluto (o, quantomeno, io la pativo come ulteriore colpevolizzazione e ne avrei fatto a meno). Bisogna lavorare per eliminare il prima possibile la causa dell'autolesionismo, perché è un'altra cosa che nel medio/lungo termine fa effettivamente dei danni, ma togliere lo sfogo lasciando il disagio non risolve nulla manco quello.


Ma questa è tutta esperienza personale valida unicamente come cherry-picking. Molto probabilmente persone diverse hanno sensibilità diverse e gestiscono le situazioni in maniera diversa.
 
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