Nuovo capitolo!
Tra quelli che ho scritto trovo che questo sia quello più ricco d'azione, ed è quello che finora mi sono divertito di più a scrivere.
Spero che vi piaccia. ^^
[SIZE=14pt]Capitolo 15: Lotta nel tempio[/SIZE]
In piedi su un pokèmon violaceo sconosciuto l’uomo li stava fissando con un sorriso inquietante.
I presenti lo fissarono e fissarono il Pokèmon sibilante che lo accompagnava, tutto in lui dava un senso di malvagità che Drake non aveva mai visto in nessun altra creatura: la pelle squamata dai colori scuri, gli occhi totalmente rossi e i movimenti scattanti che faceva con le zampe anteriori, come se cercasse di afferrare l’aria.
Quelle zampe colpirono Drake, sembravano quasi… no, ne era sicuro, quelle erano altre due teste, non erano semplici zampe.
Un malvagio Pokèmon con tre teste, ecco cosa stava guardando il ragazzo.
“Ci si rivede, ragazzo!” disse l’uomo sulla creatura, fissando Drake.
“Sapevo che tu e il tuo amico non eravate morti alla villa come quei due incapaci dei vostri amici…”.
Le sue parole furono come un’esplosione per Drake, che colmo di rabbia fece correre la mano alla cintura e prese una Pokèball. Ma Samuel si mise davanti a lui e lo fermò. Lo guardò fisso negli occhi e gli disse: “Mi spiace Drake, ma non puoi affrontarlo”.
Il ragazzo lo guardò stupefatto e colse tutta l’ira che il professore celava dietro al suo sguardo calmo, non lo aveva mai visto così e, intimorito, abbassò la mano con la ball.
“Tu pensa a quelli” disse Samuel indicando con lo sguardo tre uomini vestiti di nero che nel frattempo erano comparsi di fianco a Nerion.
“Professore…” disse Drake, ma Samuel lo interruppe impedendogli di finire la frase.
“E’ una questione personale. Lui è mio.”
“Beh, cos’è quello sguardo minaccioso? Cosa credi di fare, vecchio?” disse sprezzante Nerion saltando giù dal suo Pokèmon.
Samuel avanzò verso di lui ed estrasse una Pokèball.
“Sono stato fortunato ad incontrarti, posso fartela pagare di persona” disse il professore.
Drake lo guardò e rabbrividì, non era l’uomo calmo e sempre sorridente che conosceva…
Decise però di non mettersi in mezzo, di lasciarlo fare. Anche lui aveva degli avversari da affrontare. I tre uomini gli si pararono davanti pronti a fronteggiarlo, come se gli scontri fossero già stati decisi.
Tre Pokèball vennero lanciate per aria davanti a Drake e tre Pokèmon fecero la loro comparsa sul campo: a sinistra una grande creatura alata violacea con il corpo peloso e con grandi e inquietanti occhi azzurri; a destra un Pokèmon viola dalla forma umanoide decisamente muscoloso; al centro comparve una creatura verde simile ad un grosso baccello, con una grande bocca nera alla sommità della testa, due grandi foglie si agitavano ai lati del corpo.
“Un Venomoth, un Machoke e un Victreebel… niente di più facile!” pensò Drake e lanciò la sua Pokeball. La sfera roteò in aria ed un luminoso fascio di luce ne uscì.
Quando si dissolse, non comparve alcun Pokèmon.
Dopo un attimo di smarrimento, i tre uomini si guardarono e si misero a ridere, e persino i loro Pokèmon sembravano sogghignare.
Drake, osservando la scena, non riuscì a trattenere un sorrisetto. Aveva capito l’incompetenza dei suoi avversari. Il suo Pokèmon era davanti a loro e non se ne erano accorti.
“Vai, usa Stordiraggio!” urlò Drake.
All’improvviso i tre uomini si ammutolirono e fissarono la scena, increduli.
Dalla ball del ragazzo non era uscito niente, ma al suo comando di attacco si accorsero che dove avrebbe dovuto esserci il Pokèmon c’era un ombra circolare sul pavimento e alzarono lo sguardo all’istante. Neanche in aria c’era nulla.
Senza un minimo rumore, l’ombra ebbe un leggero tremolio e cominciò ad uscire dal pavimento. Prima due punte aguzze, poi cominciò ad uscire il corpo del Pokèmon. Emerse una sagoma rotondeggiante, con due inquietanti occhi rossi ed un sorriso maligno. Il corpo era di un viola semi trasparente, tanto da farlo sembrare intangibile, come se fosse un ologramma.
Poi i suoi occhi si illuminarono e una piccola sfera giallastra comparve davanti alla creatura e si diresse verso il Venomoth avversario, lo raggiunse e sparì non appena lo toccò.
“Dannazione, Machoke, usa Colpo-Karate!”
“Venomoth, usa Paralizzante!”
“Victreebel, vai con Frustata!”
Il Machoke cominciò a correre verso Gengar e alzò la mano pronto a colpirlo, ma il Pokèmon spettrale non si scansò minimamente. E venne tagliato in due.
Il Venomoth non partì subito all’attacco. Osservò Gengar, poi Victreebel e infine cominciò a rilasciare una polvere giallastra. Verso il Pokèmon d’erba.
Quest’ultimo stava per partire all’attacco ma si bloccò e cadde a terra colpito dalle spore paralizzanti del suo alleato. Il suo allenatore, dapprima incredulo, si infuriò con il suo collega incolpandolo dell’accaduto.
Nel mentre, un sorriso comparve sul volto del Machoke. Aveva messo ko l’avversario.
O almeno così credeva. Il suo sorriso scomparve mentre vide il Gengar ricomporsi davanti a lui come se nulla fosse. Quando sentì l’allenatore dello spettro dire “ Usa Psichico” il Pokèmon Lotta capì di essere in pericolo. Era troppo vicino, non avrebbe potuto evitarlo. Vide Gengar sorridere, i suoi occhi si illuminarono e lui si sentì comprimere da una forza misteriosa, che gli impediva di muoversi, e quindi di reagire. Sentì la compressione sempre più forte e poi venne colpito da un forte, invisibile impatto che lo sbalzò via a grande velocità. Colpì qualcosa, e perse i sensi.
Drake osservò la scena: Victreebel a terra paralizzato, Machoke e Venomoth contro il muro esausti, due avversari che litigavano e il terzo fermo immobile, incredulo. Il suo Gengar che sghignazzava senza un graffio. La battaglia era finita, aveva vinto lui.
Nel frattempo, poco più in la, un’altra battaglia stava per iniziare. E non sarebbe stata facile come la sua. Bastava guardare i partecipanti per capirlo.
Samuel lanciò la sua Pokèball e un grosso Pokèmon verde ne uscì. Con un grande ruggito, la creatura fece tremare il campo di battaglia. Le foglie e il fiore sulla sua schiena vibrarono intensamente. Il Pokèmon di Nerion partì immediatamente all’attacco a fauci spalancate.
“Venusaur, usa Riduttore!” urlò Samuel.
“Hydreigon! Facciata!”
I due Pokèmon si scontrarono così violentemente da generare un’onda d’urto che crepò parte del muro, alzando una nuvola di polvere. La loro potenza era simile, ed ora erano entrambi faccia a faccia. Hydreigon però aveva ancora le zampe-teste libere, e le affondò nel collo dell’avversario.
Ma Venusaur era stato più veloce. Aveva fatto fuoriuscire due spesse e robuste liane dalla pianta che aveva sul dorso in modo da bloccare l’attacco del nemico.
“Venusaur, ora respingilo!” urlò Samuel.
Il Pokèmon non se lo fece ripetere due volte. Con un ruggito, fece scattare con potenza le liane
spingendo indietro Hydreigon, ma questo non lasciò la presa.
Ora la situazione era di stallo: da una parte Venusaur che voleva ritrarre le liane, dall’altra Hydreigon che le aveva afferrate con le zampe-bocche e non mollava la presa.
Le due creature, sibilando e ruggendo, tiravano con tutte le loro forze. Sembravano equivalersi.
Ma, molto lentamente, il Pokèmon d’erba cominciò a scivolare sul pavimento di pietra, trascinato dall’avversario. Samuel se ne accorse e decise di contrattaccare.
“Carica il Solarraggio!”
Venusaur ruggì, puntò con violenza le possenti zampe anteriori nella pietra, crepandola. La pianta sulla schiena cominciò a vibrare e piccolissime sfere di luce cominciarono ad essere assorbite dal fiore, che cominciava ad illuminarsi.
“Sei un illuso se credi che te lo lascerò fare!” disse Nerion.
“Hydreigon, Dragopulsar!”
Il drago sibilò e una serie di onde d’urto azzurre-violacee partirono dalle sue fauci dirette all’avversario. Ma ormai il Pokèmon d’erba aveva caricato il colpo e si piegò in avanti. Con un lampo un grande fascio di luce fuoriuscì a tutta potenza dal fiore sulla schiena della creatura e le due mosse si scontrarono a mezz’aria. L’impatto fu violentissimo, e l’esplosione che ne conseguì colpì entrambi i Pokèmon.
Drake si riparò il viso dalla polvere e dai detriti che volavano da tutte le parti.
Quando la situazione si calmò, Il sibilante Pokèmon volante era ancora in aria, e tra le zampe teneva la parte finale delle liane dell’avversario, spezzate dall’esplosione.
Dall’altra parte del campo, Venusaur si rialzò in piedi, aveva leggere bruciature sul muso e perdeva linfa dalle liane ferite. Tra i due era quello che aveva subito più danni dall’esplosione, ma non voleva arrendersi.
Nerion guardando la situazione, vide che i suoi uomini erano stati sconfitti ed ora stavano litigando tra di loro, il ragazzo osservava lo scontro in silenzio, il suo avversario non voleva mollare e i due studiosi si erano messi al riparo dietro ad un grosso blocco di pietra.
Drake, che era pronto ad intervenire, vide Nerion che, dopo essersi guardato attorno, sorrise malignamente. Poi parlò.
“Io la finisco qua, non mi serve continuare lo scontro” disse Nerion “Quello che voglio me lo posso prendere in un altro momento”.
Drake e Samuel si stupirono a sentire queste parole.
“Non penserai che ti lasciamo andare via così, vero?” gli urlò il professore.
“Non siete voi che mi lasciate andare, sono io che me ne vado. Oppure volete vedermi distruggere questo posto in meno di due minuti? Uccidendo anche tutti i presenti, ovviamente.” Gli rispose Nerion ridacchiando.
Drake stava per dire qualcosa, ma Samuel lo fermò con lo sguardo e scosse la testa. Drake capì che il nemico aveva ragione: durante il loro scontro la sala si era riempita di crepe e sarebbero bastati uno, o al massimo due attacchi diretti per distruggere il posto.
“Andiamo, incapaci!” disse l’uomo con tono sprezzante ai suoi uomini, che gli ubbidirono senza fiatare.
“E’ stato divertente, ci rivedremo presto…”
Con queste parole, Nerion e i suoi uomini si allontanarono dalla scena. Drake lo vide voltarsi, osservarli e ridere, come se avesse ottenuto quello che voleva, ma il ragazzo non riuscì a capire quale potesse essere lo scopo di quella sgradita visita.
“E’ meglio se usciamo da qui, potrebbe crollare tutto” disse Samuel dopo aver richiamato Venusaur e incamminandosi verso la spaccatura del muro.
Drake osservò la sala e si soffermò sull’incisione raffigurante Mew. Due piccole crepe scendevano dagli occhi di pietra del Pokèmon, come se piangesse per la distruzione che lo circondava.
Alexander e Selene avevano raggiunto il professore e Drake li imitò, lanciando un ultimo, triste sguardo a quel posto secolare, oramai gravemente danneggiato da un’inutile battaglia.