Mh, dando per buono il concetto di pulsione naturale, comunque torniamo al tema centrale che il capitalismo è la forma che estremizza queste pulsioni in maniera negativa. Però, come abbiamo già ampiamente documentato nei post precedenti, esse eran presenti anche in civiltà presenti 2000 anni fà. Quindi si può comunque dire che il capitalismo porta a certe conclusioni, ma anche le civiltà passate non sono da meno.
Che certe società antiche non fossero un'oasi di pace e di moralità mi pare chiaro, prima di tutto perché lo schiavismo era diffuso e accettato (anche se vi era spesso un codice piuttosto rigido per gli schiavi), in secondo luogo perché se lo fossero state non avrebbero mai avuto bisogno né di leggi, né di tribunali.
Il problema principale del capitalismo che lo rende molto diverso da quanto accadeva nelle società antiche si riassume ad un concetto : l'infinito. E' un'idea del tutto assente in tutte le grandi civiltà del passato (India, Cina, Grecia, Roma), per le quali era un principio del tutto evidente che la vita terrestre dovesse sottostare alle regole divine e ai cicli cosmici. Dal momento però in cui l'uomo della modernità ha perso ogni fede in un'autorità tradizionale e religiosa, si è aperta di fronte a lui la possibilità di una conquista totale e sfrenata del mondo materiale ; la scienza moderna è nata come descrizione infinita del mondo empirico disincantato, i progetti di conquista del mondo sensibile hanno preso vita, la ricchezza personale e il benessere materiale sono diventati lo scopo di vita perlomeno della borghesia.
Aggiungerei infine un'altra differenza fondamentale tra l'antichità e la modernità : se nella prima i rapporti di dominazione erano aperti e manifesti, nell'ultima essi tendono a diventare sempre più subdoli e impalpabili poiché li si maschera con intenti nobili o positivi. Se un re diventa un tiranno il popolo può sollevarsi ed ammazzarlo, ma se gli investitori privati provocano il fallimento di un paese con chi ce la si può prendere ?
(E comunque continuo ad essere convinto che in civiltà senza forme di estremizzazione delle pulsioni naturali c'era sempre l'individuo che ammazzava il vicino per convenienza, ma va beh)
E se ti dicessi che in certi popoli africani i due capi di tribù rivali facevano a gara l'uno contro l'altro a chi sacrificava il più gran numero dei
propri uomini e dei
propri beni per dimostrare la propria superiorità ?
Non riuscire è una parola grossa, è che mi dovrei documentare ma non ne ho il tempo. Comunque non sono casi particolari. I greci per centinaia di anni hanno combattuto fra loro per riuscire a prevalere l'uno sull'altro. E solo quando trovarono il nemico comune riuscirono a costituire un fronte unilaterale. Stessa cosa dicasi per la cina.
Perché due popoli arrivino a combattersi tra di loro, svariate condizioni sono necessarie :
- una certa similitudine tra le due popolazioni (due popoli troppo diversi s'ignorano semplicemente, motivo per cui i Baschi o gli Ungheresi hanno potuto vivere per millenni nel cuore dell'Europa malgrado le loro lingue fossero del tutto diverse da quelle europee, e per cui la Francia e la Germania si sono combattute aspramente per secoli)
- un'ineguaglianza di condizioni di vita
- la volontà di uno dei due popoli di estendersi sul territorio occupato dall'altro
Queste situazioni ad esempio non si presentavano per gli Indios delle Amazzoni che vivevano tutti in tribù isolate nella foresta e conoscevano a pena gli uomini della loro piccola comunità. Ma si potrebbe dire lo stesso dell'Europa medievale, composta da tantissimi paeselli minuscoli e sparsi sul territorio e in cui erano necessarie delle settimane intere a cavallo per spostarsi da una parte all'altra di un singolo regno.
Laddove in ogni caso si dovessero presentare tali condizioni, le soluzioni erano due : o i due gruppi si combattevano finché uno dei due non vinceva sull'altro, oppure si stabiliva una legge (implicita o esplicita) che fissasse i limiti per entrambe le popolazioni.
Ora, nella nostra società moderna :
- i mezzi di comunicazione e d'informazione permettono a chiunque di sapere in breve tempo quello che succede altrove e di confrontare con quello che succede dove si abita
- il mercato globale tende a standardizzare gli usi e i costumi delle persone, permettendole quindi di concorrere tutte in una sola ed unica categoria
- il principio dell'infinito, della dismisura o dell'illimitatezza descritto sopra ci fa entrare fin da subito nell'idea di vivere in un mondo senza limiti in cui possiamo fare quello che ci pare e piace senza che nessuno ci disturbi.
Faccio notare che quest'ultimo punto si può verificare solo in società piuttosto avanzate in cui i bambini nascono senza bisogno di lavorare per la propria sopravvivenza, vuoi perché i genitori lo hanno già fatto per loro, vuoi perché le leggi proteggono a dovere le persone. Le popolazioni che devono affrontare senza sosta una natura ingrata difficilmente svilupperanno tali idee, poiché fin da piccoli fanno esperienza continua delle difficoltà che si hanno ad esistere. E' per questo motivo del resto che, contrariamente a quanto ci viene fatto credere, i più poveri restano sempre poveri e i più ricchi restano sempre ricchi.