gGiova
e-ehi.
Introduzione:
Iniziai, tempo fa, una storia Pokémon su Josh Ketchum, ragazzo alla ricerca della verità; dopo avermi dovuto fermare per un determinato tempo – causa impegni – decisi di continuare, tuttavia ebbi una brutta sorpresa: tutti i capitoli, che avevo affidato a un sito di clouding, erano spariti nel nulla. Non avevo più niente sul mio pc perché l’avevo cambiato da poco, quindi tutto il mio lavoro era perduto. Nonostante ciò ero desideroso di scrivere, quindi ho iniziato a pensare a una nuova storia. Mi accorsi però che le mie due più grandi idee erano già state sfruttate, la prima in un racconto per cui persi purtroppo attrattiva – dal mio canto lo trovavo troppo pesante e buio, genere che amo fare ma solo per racconti brevi -, la seconda in Josh Ketchum, che avevo però perso. Non avevo – e non ho, tuttora – altre idee in mente, quindi ho fatto la forse coraggiosa, forse azzardata idea di ricominciare attraverso un reebot: Ripeterò la storia dei Ketchum da zero, con comunque dovuti cambiamenti per non far annoiare nessuno. Purtroppo per le prime fasi della storia una sensazione di De ja vu sarà inevitabile, ma è qualcosa che continuerà per massimo i primi otto-nove capitoli. Detto ciò, questa volta i capitoli li troverete direttamente in discussione, nonostante lo stile “cartaceo” che garantisce Word continua a rientrare molto più nei miei gusti, non sono così stupido da fare lo stesso errore due volte.
A questo punto… Buona lettura!
Capitolo 1 – Il fratello unico
Dean aprì gli occhi e sospirò, ancora incredulo di aver accettato quel lavoro. “Ti va di guadagnare qualcosina, ragazzo?” gli aveva detto con voce carismatica Oak qualche mese prima, dopo che lui aveva iniziato a lamentarsi dell’atroce noia di Biancavilla. “Dipende da cosa dovrei fare” aveva risposto lui fermamente, ben poco invogliato a faticare; Oak lo aveva osservato molto attentamente: “Diciamo che non sentirai la noia di Biancavilla come la senti ora.”
Dean alzò un attimo la tenda parasole per guardare fuori dal finestrino; fuori si scorgevano il monte Diglett e i colorati e allegri tetti di Aranciopoli, una città che gli era sempre piaciuta: il mare, le ragazze, la montagna, la cittadina dall’aspetto e dall’anima quasi mediterranea, e il porto, con una sfilata giornaliera di splendide navi da crociera, in partenza per il Settipelago, o le isole minori, o altre regioni.
“Questo sarebbe bello, ma cosa devo fare precisamente?” aveva ribattuto Dean, sempre più interessato. Il professore aveva tirato fuori da un armadio una borsa a tracolla da universitari, particolarmente gonfia, e l’aveva appoggiata sulla scrivania. “Qui dentro c’è un grosso pacchetto da parte mia, per Sabrina di Zafferanopoli” “La capopalestra?” Aveva risposto lui, stupito. Aveva dimenticato dell’enorme prestigio che il professor Oak deteneva nel mondo dei Pokémon. “Sì, proprio lei” aveva concluso lui, sorridendogli. “Ci stai?”
Aranciopoli fu visibile per ancora qualche secondo, poi il treno fu inghiottito da un tunnel e Dean vide solo cemento. Aprì la borsa e ne osservò il contenuto: un voluminoso pacchetto sigillato da Oak in persona – “Non azzardarti ad aprirlo, se Sabrina non vede il sigillo, non lo accetta!” aveva ripetuto logorroico più e più volte il professore -, una busta chiusa – Sempre per Sabrina -, e tutto ciò che Dean si era portato da casa, oggetti per lui importantissimi anche per una “gita fuori porta” di solo due giorni, cioè una poké ball vuota e un cappello. Niente più c’era nella borsa oltre a qualche panino, il cellulare e il portafoglio erano in tasca.
Che cosa simboleggiavano quei due oggetti? Per lui poco più che niente, ma da piccolo la madre l’aveva abituato a tenerli sempre con sé, e ormai ci aveva fatto l’abitudine; erano due reliquie di Ash, suo fratello maggiore, scomparso prima della sua nascita e mai conosciuto.
Era stato visto l’ultima volta all’Altopiano blu, durante l’annuale lega Pokémon: era giunto alle semifinali, sfida cui non si presentò; dopo aver salutato i due compagni di viaggio, si era avviato per il corridoio che porta all’arena, ma non era mai uscito dall’altra parte. Per anni ci furono ricerche, che non coinvolsero soltanto Kanto, ma dapprima la confinante Johto, e in seguito tutte le regioni che Ash aveva visitato nei suoi viaggi.
Ash era un allenatore di Pokémon del miglior tipo: intrepido, sempre alla ricerca dell’avventura e sempre in cerca di modi per migliorarsi professionalmente, tuttavia rispettando i suoi pokémon. Partito da Biancavilla a dieci anni - l’età minima per essere registrati all’albo degli allenatori e quindi partecipare alla Lega – aveva viaggiato per Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh e Unima, e aveva partecipato alla lega annuale di ognuna. Dopo cinque anni era quindi tornato a casa, per partire dopo un anno di riposo, deciso a riprovare nella sua regione natia, Kanto. Aveva accumulato nuovamente tutte le medaglie – questa erano di validità annuale, e le sue erano scadute da molto tempo ormai – e si era recato all’Altopiano, dove era scomparso.
Inutile dire che sua madre ne uscì sconvolta. Ironia della sorte, Ash scomparve appena due mesi prima la nascita del secondogenito Ketchum, Dean. Lui non aveva mai conosciuto il fratello e quindi non provava nessun affetto particolare nei suoi confronti, ma la consapevolezza di non aver passato la sua infanzia con suo fratellone lo aveva afflitto.
Il cappello era quello che Ash aveva portato nei suoi primi due anni di viaggio, un berretto da baseball bianco e rosso. In seguito aveva cambiato più volte cappello, ma questi erano a casa. La poké ball aveva un significato ancor più importante: era l’unica traccia di Ash trovata tra l’entrata del corridoio per l’arena e l’arena stessa. Inoltre Oak la esaminò e grazie all’esame a impronte – che permetteva di scoprire quale pokémon era stato lì dentro con una metodologia simile a quella delle impronte digitali - che era la poké ball di Pikachu, il suo primo pokémon; questo era rimasto nella sfera per pochi secondi e poi per mai più, quindi Ash la portava con sé come portafortuna… Ed anche Dean.
Il treno rallentò; Era ancora sotto terra ma Dean non se ne stupì: sapeva da molto tempo che la rete ferroviaria di Zafferanopoli era tutta sotterranea; di sopra c’era una crescita industriale e edilizia talmente alta da non permettere lo spazio libero neanche per qualche rotaia; la strada entrava nella montagna ad Aranciopoli e scendeva di qualche metro, arrivava a Zafferanopoli e proseguiva per Lavandonia, dove tornava in superfice. Questa era la linea K, che coinvolgeva soltanto le cittadine della regione. Soltanto da Zafferanopoli partiva la linea KJ, che arrivava a Fiordoropoli, a Johto. Le altre regioni erano vere e proprie isole, quindi l’unico modo per raggiungerle era via nave.
“Prossima fermata: Zafferanopoli” disse una voce automatica, mentre Uomini d’affari, donne stanche e Pokémon si preparavano; il treno emise un leggerissimo sibilo e si fermò definitivamente. Dean chiuse tutto e uscì, ma prima che potesse farsi un’idea di dove andare, una voce femminile lo fermò: “Ketchum?”
Capitolo 2: La crisi
Capitolo 3: Zafferanopoli
Capitolo 4: La mente
Capitolo 5: Il Blitz
Capitolo 6: Il pedinatore
Capitolo 7: Il diversivo
Capitolo 8: Innesco
Iniziai, tempo fa, una storia Pokémon su Josh Ketchum, ragazzo alla ricerca della verità; dopo avermi dovuto fermare per un determinato tempo – causa impegni – decisi di continuare, tuttavia ebbi una brutta sorpresa: tutti i capitoli, che avevo affidato a un sito di clouding, erano spariti nel nulla. Non avevo più niente sul mio pc perché l’avevo cambiato da poco, quindi tutto il mio lavoro era perduto. Nonostante ciò ero desideroso di scrivere, quindi ho iniziato a pensare a una nuova storia. Mi accorsi però che le mie due più grandi idee erano già state sfruttate, la prima in un racconto per cui persi purtroppo attrattiva – dal mio canto lo trovavo troppo pesante e buio, genere che amo fare ma solo per racconti brevi -, la seconda in Josh Ketchum, che avevo però perso. Non avevo – e non ho, tuttora – altre idee in mente, quindi ho fatto la forse coraggiosa, forse azzardata idea di ricominciare attraverso un reebot: Ripeterò la storia dei Ketchum da zero, con comunque dovuti cambiamenti per non far annoiare nessuno. Purtroppo per le prime fasi della storia una sensazione di De ja vu sarà inevitabile, ma è qualcosa che continuerà per massimo i primi otto-nove capitoli. Detto ciò, questa volta i capitoli li troverete direttamente in discussione, nonostante lo stile “cartaceo” che garantisce Word continua a rientrare molto più nei miei gusti, non sono così stupido da fare lo stesso errore due volte.
A questo punto… Buona lettura!
Capitolo 1 – Il fratello unico
Dean aprì gli occhi e sospirò, ancora incredulo di aver accettato quel lavoro. “Ti va di guadagnare qualcosina, ragazzo?” gli aveva detto con voce carismatica Oak qualche mese prima, dopo che lui aveva iniziato a lamentarsi dell’atroce noia di Biancavilla. “Dipende da cosa dovrei fare” aveva risposto lui fermamente, ben poco invogliato a faticare; Oak lo aveva osservato molto attentamente: “Diciamo che non sentirai la noia di Biancavilla come la senti ora.”
Dean alzò un attimo la tenda parasole per guardare fuori dal finestrino; fuori si scorgevano il monte Diglett e i colorati e allegri tetti di Aranciopoli, una città che gli era sempre piaciuta: il mare, le ragazze, la montagna, la cittadina dall’aspetto e dall’anima quasi mediterranea, e il porto, con una sfilata giornaliera di splendide navi da crociera, in partenza per il Settipelago, o le isole minori, o altre regioni.
“Questo sarebbe bello, ma cosa devo fare precisamente?” aveva ribattuto Dean, sempre più interessato. Il professore aveva tirato fuori da un armadio una borsa a tracolla da universitari, particolarmente gonfia, e l’aveva appoggiata sulla scrivania. “Qui dentro c’è un grosso pacchetto da parte mia, per Sabrina di Zafferanopoli” “La capopalestra?” Aveva risposto lui, stupito. Aveva dimenticato dell’enorme prestigio che il professor Oak deteneva nel mondo dei Pokémon. “Sì, proprio lei” aveva concluso lui, sorridendogli. “Ci stai?”
Aranciopoli fu visibile per ancora qualche secondo, poi il treno fu inghiottito da un tunnel e Dean vide solo cemento. Aprì la borsa e ne osservò il contenuto: un voluminoso pacchetto sigillato da Oak in persona – “Non azzardarti ad aprirlo, se Sabrina non vede il sigillo, non lo accetta!” aveva ripetuto logorroico più e più volte il professore -, una busta chiusa – Sempre per Sabrina -, e tutto ciò che Dean si era portato da casa, oggetti per lui importantissimi anche per una “gita fuori porta” di solo due giorni, cioè una poké ball vuota e un cappello. Niente più c’era nella borsa oltre a qualche panino, il cellulare e il portafoglio erano in tasca.
Che cosa simboleggiavano quei due oggetti? Per lui poco più che niente, ma da piccolo la madre l’aveva abituato a tenerli sempre con sé, e ormai ci aveva fatto l’abitudine; erano due reliquie di Ash, suo fratello maggiore, scomparso prima della sua nascita e mai conosciuto.
Era stato visto l’ultima volta all’Altopiano blu, durante l’annuale lega Pokémon: era giunto alle semifinali, sfida cui non si presentò; dopo aver salutato i due compagni di viaggio, si era avviato per il corridoio che porta all’arena, ma non era mai uscito dall’altra parte. Per anni ci furono ricerche, che non coinvolsero soltanto Kanto, ma dapprima la confinante Johto, e in seguito tutte le regioni che Ash aveva visitato nei suoi viaggi.
Ash era un allenatore di Pokémon del miglior tipo: intrepido, sempre alla ricerca dell’avventura e sempre in cerca di modi per migliorarsi professionalmente, tuttavia rispettando i suoi pokémon. Partito da Biancavilla a dieci anni - l’età minima per essere registrati all’albo degli allenatori e quindi partecipare alla Lega – aveva viaggiato per Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh e Unima, e aveva partecipato alla lega annuale di ognuna. Dopo cinque anni era quindi tornato a casa, per partire dopo un anno di riposo, deciso a riprovare nella sua regione natia, Kanto. Aveva accumulato nuovamente tutte le medaglie – questa erano di validità annuale, e le sue erano scadute da molto tempo ormai – e si era recato all’Altopiano, dove era scomparso.
Inutile dire che sua madre ne uscì sconvolta. Ironia della sorte, Ash scomparve appena due mesi prima la nascita del secondogenito Ketchum, Dean. Lui non aveva mai conosciuto il fratello e quindi non provava nessun affetto particolare nei suoi confronti, ma la consapevolezza di non aver passato la sua infanzia con suo fratellone lo aveva afflitto.
Il cappello era quello che Ash aveva portato nei suoi primi due anni di viaggio, un berretto da baseball bianco e rosso. In seguito aveva cambiato più volte cappello, ma questi erano a casa. La poké ball aveva un significato ancor più importante: era l’unica traccia di Ash trovata tra l’entrata del corridoio per l’arena e l’arena stessa. Inoltre Oak la esaminò e grazie all’esame a impronte – che permetteva di scoprire quale pokémon era stato lì dentro con una metodologia simile a quella delle impronte digitali - che era la poké ball di Pikachu, il suo primo pokémon; questo era rimasto nella sfera per pochi secondi e poi per mai più, quindi Ash la portava con sé come portafortuna… Ed anche Dean.
Il treno rallentò; Era ancora sotto terra ma Dean non se ne stupì: sapeva da molto tempo che la rete ferroviaria di Zafferanopoli era tutta sotterranea; di sopra c’era una crescita industriale e edilizia talmente alta da non permettere lo spazio libero neanche per qualche rotaia; la strada entrava nella montagna ad Aranciopoli e scendeva di qualche metro, arrivava a Zafferanopoli e proseguiva per Lavandonia, dove tornava in superfice. Questa era la linea K, che coinvolgeva soltanto le cittadine della regione. Soltanto da Zafferanopoli partiva la linea KJ, che arrivava a Fiordoropoli, a Johto. Le altre regioni erano vere e proprie isole, quindi l’unico modo per raggiungerle era via nave.
“Prossima fermata: Zafferanopoli” disse una voce automatica, mentre Uomini d’affari, donne stanche e Pokémon si preparavano; il treno emise un leggerissimo sibilo e si fermò definitivamente. Dean chiuse tutto e uscì, ma prima che potesse farsi un’idea di dove andare, una voce femminile lo fermò: “Ketchum?”
Capitolo 2: La crisi
Capitolo 3: Zafferanopoli
Capitolo 4: La mente
Capitolo 5: Il Blitz
Capitolo 6: Il pedinatore
Capitolo 7: Il diversivo
Capitolo 8: Innesco
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