Zaffira
Avicoltrice
Da ieri ho iniziato a studiare per la patente B. Mentre leggevo il libro mi è venuto in mente di come fosse il risparmio vivere su un camper e così ho fatto delle ricerche su internet (copiato e incollato qui).
Perchè vorrei vivere in un camper?
- Per non ammazzarsi di lavoro per cercare di pagare affitto, bollette, mutui ecc e non arrivare a fine mese
- Non avere un grande spazio mi comporta automaticamente a risparmiare sul fatto di comprare cose ingombranti (troppi libri, videogiochi, oggetti)
- Viaggiare e avere possibilità di trovare lavoro con più libertà, anche fuori Italia
- Niente vicini che fanno casino o parenti che vengono a trovarti
- Solitudine e pace
Residenza per chi vive in camper: cosa prevede la legge? (Articolo online del 2011)
Si può davvero vivere in un camper? (Articolo online del 2012)
Non trovo molte info sugli anni precedenti e so che che dovrei fare i conti per bene e parlare con persone che vivono questa vita. Intanto mi sono informata un pò giusto per curiosità.
Voi cosa ne pensate?
Perchè vorrei vivere in un camper?
- Per non ammazzarsi di lavoro per cercare di pagare affitto, bollette, mutui ecc e non arrivare a fine mese
- Non avere un grande spazio mi comporta automaticamente a risparmiare sul fatto di comprare cose ingombranti (troppi libri, videogiochi, oggetti)
- Viaggiare e avere possibilità di trovare lavoro con più libertà, anche fuori Italia
- Niente vicini che fanno casino o parenti che vengono a trovarti
- Solitudine e pace
Residenza per chi vive in camper: cosa prevede la legge? (Articolo online del 2011)
La legge ha da sempre riconosciuto il diritto delle persone senza fissa dimora all'iscrizione anagrafica. Attualmente, la prassi prevede che tali persone si rivolgano al Comune di nascita, o altro Comune che possa essere ritenuto centro di interessi affettivi o personali, e il Comune provvederà all'iscrizione del richiedente, che spesso avviene in una via inesistente, appositamente inventata dal Comune stesso. Verrà quindi rilasciato al soggetto un documento d'indentità, sul quale è riportato l'indirizzo di residenza assegnato dal Comune. Saranno in tal modo preservati tutti i diritti anagrafici, considerando la reperibilità presso il Comune stesso, oppure presso altro soggetto (amici, parenti) dove si potrà eleggere il proprio domicilio o recapito.
Questa è la teoria. Nella pratica, si è rilevato in molti caso uno scorretto comportamento da parte delle amministrazioni comunali, che hanno negato ai soggetti senza fissa dimora il diritto all'iscrizione anagrafica. Tale condotta risulta del tutto illeggittima. Gli ufficiali dell'anagrafe dovrebbero infatti essere al corrente di una serie di disposizioni legislative in merito. Vediamone alcune.
Circolare del Ministero dell’Interno del 29 maggio 1995, n. 8
“La richiesta di iscrizione anagrafica, che costituisce un diritto soggettivo del cittadino, non appare vincolata ad alcuna condizione, né potrebbe essere il contrario, in quanto in tal modo si verrebbe a limitare la libertà di spostamento e di stabilimento dei cittadini sul territorio nazionale in palese violazione dell’art. 16 della Carta costituzionale”.
Sentenza n. 10257 del 2.6.2003 del Tribunale di Milano.
“Deve innanzi tutto ritenersi che nel caso di autorizzazione all’iscrizione all’anagrafe si è in presenza di un’attività vincolata ab origine, priva di alcun potere discrezionale attribuito all’amministrazione, se non di carattere meramente interpretativo. Il Comune, quale ufficiale del Governo, è tenuto esclusivamente a dare applicazione alle norme regolanti la materia, sicchè in capo al cittadino richiedente che ha eletto esclusivamente il domicilio, sorge un diritto soggettivo all'iscrizione anagrafica quale persona senza fissa dimora. Il rigetto della domanda di iscrizione all’anagrafe deve nel caso di specie considerarsi non scusabile, vista la sussistenza dei presupposti per l’accoglimento, a facile accertabilità degli stessi e la mancanza di discrezionalità nell’ambito del potere puramente certativo della PA”.
Gli ufficiali d'anagrafe, oppongono che talvolta alcune persone coinvolte in problemi di debiti o con la giustizia, vogliano far credere di non avere alcuna dimora abituale per poter ottenere l'iscrizione anagrafica in una via inesistente e quindi essere difficilmente rintracciabili. Questa situazione merita ovviamente attenzione da parte del legislatore, ma non legittima certo l'ufficiale d'anagrafe ad assumete comportamenti scorretti nei confronti di cittadini titolari di diritti inviolabili, quale il diritto all'iscrizione anagrafica.
In alcuni casi gli stessi ufficiali d'angrafe consigliano a chi è senza fissa dimora di eleggere la propria residenza presso un amico o parente, atteggiamento sul quale preferisco non pronunciarmi.
Cosa diversa è eleggere il semplice domicilio presso l'abitazione di un amico o parente, in modo da ricevervi la corrispondenza.
In definitiva, in caso di rifiuto da parte dell'Anagrafe, l'unico rimedio è rivolgersi ad un avvocato e inoltrare ricorso al Tribunale competente, che obbligherà il Comune all'iscrizione anagrafica del soggetto senza fissa dimora e condannerà l'amministrazione a risarcire il danno cagionato.
Purtroppo sulla questione della residenza non c'è da scherzare. I diritti che ne derivano sono fondamentali ed irrinunciabili: bisogna dunque difendersi con tenacia contro eventuali soprusi dovuti spesso a superficialità ed ignoranza da parte delle amministrazioni.
Questa è la teoria. Nella pratica, si è rilevato in molti caso uno scorretto comportamento da parte delle amministrazioni comunali, che hanno negato ai soggetti senza fissa dimora il diritto all'iscrizione anagrafica. Tale condotta risulta del tutto illeggittima. Gli ufficiali dell'anagrafe dovrebbero infatti essere al corrente di una serie di disposizioni legislative in merito. Vediamone alcune.
Circolare del Ministero dell’Interno del 29 maggio 1995, n. 8
“La richiesta di iscrizione anagrafica, che costituisce un diritto soggettivo del cittadino, non appare vincolata ad alcuna condizione, né potrebbe essere il contrario, in quanto in tal modo si verrebbe a limitare la libertà di spostamento e di stabilimento dei cittadini sul territorio nazionale in palese violazione dell’art. 16 della Carta costituzionale”.
Sentenza n. 10257 del 2.6.2003 del Tribunale di Milano.
“Deve innanzi tutto ritenersi che nel caso di autorizzazione all’iscrizione all’anagrafe si è in presenza di un’attività vincolata ab origine, priva di alcun potere discrezionale attribuito all’amministrazione, se non di carattere meramente interpretativo. Il Comune, quale ufficiale del Governo, è tenuto esclusivamente a dare applicazione alle norme regolanti la materia, sicchè in capo al cittadino richiedente che ha eletto esclusivamente il domicilio, sorge un diritto soggettivo all'iscrizione anagrafica quale persona senza fissa dimora. Il rigetto della domanda di iscrizione all’anagrafe deve nel caso di specie considerarsi non scusabile, vista la sussistenza dei presupposti per l’accoglimento, a facile accertabilità degli stessi e la mancanza di discrezionalità nell’ambito del potere puramente certativo della PA”.
Gli ufficiali d'anagrafe, oppongono che talvolta alcune persone coinvolte in problemi di debiti o con la giustizia, vogliano far credere di non avere alcuna dimora abituale per poter ottenere l'iscrizione anagrafica in una via inesistente e quindi essere difficilmente rintracciabili. Questa situazione merita ovviamente attenzione da parte del legislatore, ma non legittima certo l'ufficiale d'anagrafe ad assumete comportamenti scorretti nei confronti di cittadini titolari di diritti inviolabili, quale il diritto all'iscrizione anagrafica.
In alcuni casi gli stessi ufficiali d'angrafe consigliano a chi è senza fissa dimora di eleggere la propria residenza presso un amico o parente, atteggiamento sul quale preferisco non pronunciarmi.
Cosa diversa è eleggere il semplice domicilio presso l'abitazione di un amico o parente, in modo da ricevervi la corrispondenza.
In definitiva, in caso di rifiuto da parte dell'Anagrafe, l'unico rimedio è rivolgersi ad un avvocato e inoltrare ricorso al Tribunale competente, che obbligherà il Comune all'iscrizione anagrafica del soggetto senza fissa dimora e condannerà l'amministrazione a risarcire il danno cagionato.
Purtroppo sulla questione della residenza non c'è da scherzare. I diritti che ne derivano sono fondamentali ed irrinunciabili: bisogna dunque difendersi con tenacia contro eventuali soprusi dovuti spesso a superficialità ed ignoranza da parte delle amministrazioni.
Si può davvero vivere in un camper? (Articolo online del 2012)
...
un immobile è diventato un lusso per pochi, soprattutto in paesi allo sbando come l'Italia, dove a fronte di una tassazione spietata e spesso ingiustificata, vige una disocuppazione da primato, una distribuzione del reddito a dir poco pessima e inadeguata, un'evasione fiscale alle stelle, e chi più ne ha più ne metta. Dunque, si può davvero incrementare il proprio potere d'acquisto e rimpinguare i propri risparmi vivendo in camper?
Come ho già suggerito spesso, la risposta è quanto mai complessa e soggettiva. Vediamo di fare un breve riassunto, a cominciare dagli aspetti economici, di certo i primi ad attirare molti verso questo tipo di scelta, in quanto si pensa che la vita in camper debba necessariamente comportare un risparmio rispetto al dover pagare un affitto o le rate di un mutuo. Purtroppo non è sempre così. Per rendersene conto - mi duole ammetterlo - si rivela spesso necessaria una base di cultura finanziaria: solo in tal modo ci si potrà rendere conto del reale risparmio, o del reale aggravio di spesa che (soprattutto nel lungo periodo) può comportare la scelta di vivere in camper.
Vediamo un esempio pratico: giovane disoccupato in cerca di casa e lavoro. Esempio tipico, classico, specie in un paese dove 1/3 dei giovani (molti dei quali laureati) sono a spasso in cerca di occupazioni tavolta umili e precarie. La scelta del camper, specie per periodi transitori, può rivelarsi in questi casi vincente. Acquistando un mezzo senza pretese (spesso si riesce a prenderlo con meno di 10mila euro), si può evitare di spendere cifre esorbitanti per affitti, che comportano anche spese di registrazione contratto, condominio, ordinaria manutenzione dell'immobile, bollette.
L'ideale sarebbe vivere in una città di medie dimensioni, dove è sempre presente almeno un'area di sosta camper, o comunque altre aree tranquille dove posteggiare.
Si eviterà così di pagare l'acqua (sempre disponibile in aree di sosta o semplici fontane), si potrà produrre energia elettrica con pannelli solari, generatori o pile a combustibili o altri sistemi di cui parlo nel blog. Il gas per cucinare, scaldarsi, produrre acqua calda, e far funzionare il frigo trivalente, verrà da normali bombole gpl reperibili ovunque.
Per spostarsi in città, si può a questo punto utilizzare una bici, o un semplice scooter, lasciando il camper fermo.
Tutto semplice insomma: niente affitto, spesa per le utenze poco o nulla, niente automobile (il camper diverrebbe la vostra auto per i grandi spostamenti, mentre usereste motorino o bici per la città).
E in quanto al comfort? Anche da questo punto di vista, alcuni camper non hanno molto da invidiare ai moderni monolocali. Avete mai sentito parlare dei nuovi minimonolocali di 8-10mq, venduti alle modiche cifre di 100.000 euro nelle grandi città? Bene,il camper vi offre la stessa metratura e la stessa comodità/scomodità.
Un sogno dunque? Non proprio. Il camper soffre di alcuni, pesanti limiti, alcuni dei quali di ordine prettamente economico.
Prendiamo ad esempio gli appartamenti di 10mq di cui sopra: è vero che non offrono nulla di più rispetto a un camper, ma hanno il vantaggio di essere comunque beni immobili, che al netto di pesanti, temporanne oscillazioni di mercato, tendono comunque a rivalutarsi. Ciò non capita con un camper, che nella migliore delle ipotesi si svaluterà di quei 1000 euro all'anno.
Altro pesante limite del camper è la coibentazione termica: d'estate si raggiungono nella cellula abitativa temperature insostenibili, specie se abitate in zone di mare, e la soluzione del condizionatore non è certo semplice come si potrebbe pensare. E d'inverno? Forse la situazione migliora, poiché il camper è facilmente riscaldabile, ma il costo non sarà certo trascurabile, e in molti casi sfiorerà quello richiesto per scaldare un normale monolocale, che grazie alle murature gode di ben altro isolamento termico.
Un capitolo a parte merita la manutenzione, che può rivelarsi molto onerosa tanto in un camper, tanto in un'abitazione (specie se di proprietà).
La panoramica di cui sopra è senza dubbio imprecisa e largamente incompleta. Ogni rigo scritto meriterebbe un approfondimento di almeno dieci pagine. Gli aspetti da considerare infatti non sono certo solo economici, ma anche pratici (c'è chi vive in grandi città, dove la soluzione del camper diventa difficile...c'è chi ha figli...chi ha problemi di salute...).
Qual è dunque il tipo di persona più adatto a vivere in camper?
E' possibile individuare alcune situazioni ideali:
1) Persona giovane, o giovane coppia, con capacità di adattamento, in buono stato di salute
2) Persona senza posto fisso o con lavoro precario, che non può permettersi di sottoscrivere contratti di affitto a lungo termine, né tanto meno mutui
3) Persona che abita in città di media grandezza, con basso tasso di criminalità, possibilmente non troppo calde né troppo fredde (sono ideali le città dell'entroterra poste a 400-500 metri di quota).
4) Persona con un lavoro online. Forse il caso più interessante: si può usufruire della più grande qualità del camper, ovvero la possibilità di poter vivere ovunque e scoprire luoghi meravigliosi, lavorando sul camper stesso con una semplica chiavetta internet, anche all'estero.
5) Proprietario di immobile, che può sfruttare la rendita dell'immobile stesso mantenendo il capitale. Un ultimo consiglio: non date retta a chi vi racconta che una persona che vive in camper sfruttando l'affitto della propria casa è un 'parassita della società', o altre fesserie del genere: non hanno la benché minima cognizione di ciò che stanno dicendo. Vivendo in camper si può investire il proprio tempo in modi ben più produttivi e utili alla società (e a se stessi) di quanto si pensi.
un immobile è diventato un lusso per pochi, soprattutto in paesi allo sbando come l'Italia, dove a fronte di una tassazione spietata e spesso ingiustificata, vige una disocuppazione da primato, una distribuzione del reddito a dir poco pessima e inadeguata, un'evasione fiscale alle stelle, e chi più ne ha più ne metta. Dunque, si può davvero incrementare il proprio potere d'acquisto e rimpinguare i propri risparmi vivendo in camper?
Come ho già suggerito spesso, la risposta è quanto mai complessa e soggettiva. Vediamo di fare un breve riassunto, a cominciare dagli aspetti economici, di certo i primi ad attirare molti verso questo tipo di scelta, in quanto si pensa che la vita in camper debba necessariamente comportare un risparmio rispetto al dover pagare un affitto o le rate di un mutuo. Purtroppo non è sempre così. Per rendersene conto - mi duole ammetterlo - si rivela spesso necessaria una base di cultura finanziaria: solo in tal modo ci si potrà rendere conto del reale risparmio, o del reale aggravio di spesa che (soprattutto nel lungo periodo) può comportare la scelta di vivere in camper.
Vediamo un esempio pratico: giovane disoccupato in cerca di casa e lavoro. Esempio tipico, classico, specie in un paese dove 1/3 dei giovani (molti dei quali laureati) sono a spasso in cerca di occupazioni tavolta umili e precarie. La scelta del camper, specie per periodi transitori, può rivelarsi in questi casi vincente. Acquistando un mezzo senza pretese (spesso si riesce a prenderlo con meno di 10mila euro), si può evitare di spendere cifre esorbitanti per affitti, che comportano anche spese di registrazione contratto, condominio, ordinaria manutenzione dell'immobile, bollette.
L'ideale sarebbe vivere in una città di medie dimensioni, dove è sempre presente almeno un'area di sosta camper, o comunque altre aree tranquille dove posteggiare.
Si eviterà così di pagare l'acqua (sempre disponibile in aree di sosta o semplici fontane), si potrà produrre energia elettrica con pannelli solari, generatori o pile a combustibili o altri sistemi di cui parlo nel blog. Il gas per cucinare, scaldarsi, produrre acqua calda, e far funzionare il frigo trivalente, verrà da normali bombole gpl reperibili ovunque.
Per spostarsi in città, si può a questo punto utilizzare una bici, o un semplice scooter, lasciando il camper fermo.
Tutto semplice insomma: niente affitto, spesa per le utenze poco o nulla, niente automobile (il camper diverrebbe la vostra auto per i grandi spostamenti, mentre usereste motorino o bici per la città).
E in quanto al comfort? Anche da questo punto di vista, alcuni camper non hanno molto da invidiare ai moderni monolocali. Avete mai sentito parlare dei nuovi minimonolocali di 8-10mq, venduti alle modiche cifre di 100.000 euro nelle grandi città? Bene,il camper vi offre la stessa metratura e la stessa comodità/scomodità.
Un sogno dunque? Non proprio. Il camper soffre di alcuni, pesanti limiti, alcuni dei quali di ordine prettamente economico.
Prendiamo ad esempio gli appartamenti di 10mq di cui sopra: è vero che non offrono nulla di più rispetto a un camper, ma hanno il vantaggio di essere comunque beni immobili, che al netto di pesanti, temporanne oscillazioni di mercato, tendono comunque a rivalutarsi. Ciò non capita con un camper, che nella migliore delle ipotesi si svaluterà di quei 1000 euro all'anno.
Altro pesante limite del camper è la coibentazione termica: d'estate si raggiungono nella cellula abitativa temperature insostenibili, specie se abitate in zone di mare, e la soluzione del condizionatore non è certo semplice come si potrebbe pensare. E d'inverno? Forse la situazione migliora, poiché il camper è facilmente riscaldabile, ma il costo non sarà certo trascurabile, e in molti casi sfiorerà quello richiesto per scaldare un normale monolocale, che grazie alle murature gode di ben altro isolamento termico.
Un capitolo a parte merita la manutenzione, che può rivelarsi molto onerosa tanto in un camper, tanto in un'abitazione (specie se di proprietà).
La panoramica di cui sopra è senza dubbio imprecisa e largamente incompleta. Ogni rigo scritto meriterebbe un approfondimento di almeno dieci pagine. Gli aspetti da considerare infatti non sono certo solo economici, ma anche pratici (c'è chi vive in grandi città, dove la soluzione del camper diventa difficile...c'è chi ha figli...chi ha problemi di salute...).
Qual è dunque il tipo di persona più adatto a vivere in camper?
E' possibile individuare alcune situazioni ideali:
1) Persona giovane, o giovane coppia, con capacità di adattamento, in buono stato di salute
2) Persona senza posto fisso o con lavoro precario, che non può permettersi di sottoscrivere contratti di affitto a lungo termine, né tanto meno mutui
3) Persona che abita in città di media grandezza, con basso tasso di criminalità, possibilmente non troppo calde né troppo fredde (sono ideali le città dell'entroterra poste a 400-500 metri di quota).
4) Persona con un lavoro online. Forse il caso più interessante: si può usufruire della più grande qualità del camper, ovvero la possibilità di poter vivere ovunque e scoprire luoghi meravigliosi, lavorando sul camper stesso con una semplica chiavetta internet, anche all'estero.
5) Proprietario di immobile, che può sfruttare la rendita dell'immobile stesso mantenendo il capitale. Un ultimo consiglio: non date retta a chi vi racconta che una persona che vive in camper sfruttando l'affitto della propria casa è un 'parassita della società', o altre fesserie del genere: non hanno la benché minima cognizione di ciò che stanno dicendo. Vivendo in camper si può investire il proprio tempo in modi ben più produttivi e utili alla società (e a se stessi) di quanto si pensi.
Non trovo molte info sugli anni precedenti e so che che dovrei fare i conti per bene e parlare con persone che vivono questa vita. Intanto mi sono informata un pò giusto per curiosità.
Voi cosa ne pensate?