Fic Challenge 2016: Furor di Popolo e Commenti

Qual è il tuo racconto preferito?


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Snorlite

Fetta di torta
Wiki
Oltre alla giuria che sta valutando i racconti in gara, c'è anche il premio Furor di Popolo.

Ognuno di voi è libero di votare il suo racconto preferito, anche il proprio se si ritiene opportuno!

Il racconto che riceverà più voti vincerà un bannerino da mettere in firma.

A voi!
 
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Dxs

Mod
Io utilizzo questo post per commentare le fic in gara. Partirò dalla mia, semplicemente spiegandone l'intento. Lascio sotto spoiler così i giudici possono leggersi la spiegazione magari dopo aver votato, per non essere eventualmente influenzati.

Var - Dxs

Il mio intento era abbastanza semplice: ho scelto una nazione che amo e ho inscenato un dialogo fra due personaggi, riempiendolo con citazioni letterarie che mi sono appartenute in questi ultimi anni, sensazioni, tematiche... Insomma, penso di aver offerto, nel bene o nel male, un dialogo contenutisticamente ricco e due personaggi, perlomeno, non anonimi. Forse il punto centrale che volevo far emergere è lo stacco fra una società prevaricante e la vita in quello che Rousseau, Locke, Hobbes e tanti altri avrebbero definito lo stato di natura. Quindi non c'entra molto il diritto, è più una connotazione a livello esistenziale, ma comunque sia, l'idea era quella. In più, volevo far capire che, in fondo, Ragnar ad Olof ci tiene. Spero che la scena sia emersa, volevo dare un finale abbastanza chiaro, senza particolari interpretazioni di fondo. Se mi viene in mente altro lo aggiungo.
White Ocean, Black Pearl - Morbuen

Storia che mi è piaciuta molto. Se dovessi contestare qualcosa direi che, in alcuni punti, lo stile non è impeccabile, nel senso che io, personalmente, non ho capito l'uso di certe virgole. Per il resto scorre bene e si legge altrettanto bene: non ci sono svolazzi o altre robe strane in cui io potrei essere incappato nel mio racconto. La storia fra i due ragazzi è tragica, e al suo interno si inserisce una terza figura. C'è un background pieno, che lascia aperte diverse interpretazioni per il lettore. L'ambientazione è lodevole e anche la caratterizzazione di Jorgen emerge bene nel finale. Morbuen mi ha spiegato, alla fine, tutto quello che c'è dietro... Un po' lo avevo intuito, ma comunque, nel suo computo complessivo, la trama si regge eccome ed è un racconto godibilissimo. Ispirata ad una canzone dei Sonata Arctica, direi anche.
Un eremita e la sua mucca - Biaf

Poco da eccepire. Si capisce perché hai vinto due edizioni e probabilmente rischi di vincere anche la terza. Storia "tarantiniana", se mi concedi il termine. Tantissimo sangue, violenza, un protagonista importante e sadico. Ecco, forse l'unica pecca della storia sta nei due protagonisti, non nel senso che non siano ben fatti, per carità, ma a mio avviso con i dialoghi si poteva lavorare ancora meglio per caricarli ulteriormente. Brandon e Jason, intendo. Anche i nomi, sbaglio o non è la prima volta che li utilizzi? Ricordo di altri Jason in altri tuoi scritti. Ma comunque sono critiche molto blande, davvero. Tra l'altro, il protagonista a tratti, nell'inseguimento nella foresta, mi ha ricordato le vicissitudini di Jefferson Hope in Uno studio in rosso di Conan Doyle. Non so se hai letto il romanzo, gli scopi di Hope e di Brandon non c'entrano nulla fra loro, però la situazione me lo ha ricordato. Quanto allo stile, è pulito e spedito, la storia è magnetica e dopo un paragrafo ti ha già catturato, gli avvenimenti sono coerenti e davvero, non si fermano mai. Si legge tutta d'un fiato, non ci sono pause, non c'è possibilità di fermarsi. Non so cos'altro aggiungere, un lavoro davvero ottimo. Bravissimo, Biaf!
Maya - Gattina Pazza

Storia dai contenuti interessanti. Prende il titolo dall'amica a cui viene narrato il racconto, ed effettivamente il suo nome riecheggia su tutto l'asse del racconto stesso. Storia sul suicidio con dei contenuti piuttosto profondi: chi siamo? Questo affannarci nel mondo per giungere al successo è qualcosa di più che ottusa volontà? La protagonista sembra accorgersene e si toglie la vita. La scelta è incredibile, anche sensata se vogliamo. Così, pensa, tutti se ne ricorderanno bene. Ora, se penso alla realisticità di un gesto del genere in relazione alla vita che la protagonista conduceva mi viene in mente che è giustificabile solo se c'è un dolore radicato e che viene da lontano. Dopotutto, hai descritto una serie di elementi, in lei, che la rendono davvero una persona felice. Ma solo all'apparenza, perché ha la lucidità e la sensibilità di suicidarsi. Comunque sia, anche questo racconto è scritto benissimo. Avrei, forse, qualcosa da ridire sul finale. Immagino che volessi dargli un taglio inaspettato, perché si sarebbe benissimo potuto chiudere come tutti ci aspettavamo, ovvero con il corpo spappolato e fine. Ma Maya arriva dalla sua amica e intuisce tutto. E la suicida non ottiene ciò che vuole. Finale strano, lì per lì non ho saputo cosa pensare. Un ottimo lavoro anche questo, ad ogni modo.
 
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Novecento

Quark charm
Più avanti leggerò e commenterò ogni storia. Volevo solo far velocemente presente che il titolo del mio racconto è Through a glass, darkly, anziché Through a glass, dark! come riportato. Credo sia stato letto male, perché è un'imprecisione presente sia nel sondaggio che nel topic sui racconti.
 
Oh, ehi, si inizia. Premetto che commenterò prevalentemente lo stile di scrittura, relegando verosimilmente alla trama in sé un piccolo trafiletto. Del resto quando un critico d'arte commenta un quadro parla molto più della tecnica realizzativa che del soggetto.
Ah, e non spiegherò la mia storia. Seriamente, perché dovrei farlo, lel.

Dxs - Var

Ci ho pensato un po' a cosa dire, e alla fine mi sono incentrato su due punti chiave: economia di parole e show don't tell.
Prima parte: economia di parole. Molto banalmente, nella scrittura l'obiettivo è che ogni parola conti. La parola economia è per dire che, per un'analogia, dovresti scrivere come se pagassi ogni parola che inserisci. Prendi per esempio una delle prime espressioni che il lettore si trova davanti: "una melanconia dolce come la voce di un violino". Questa è una similitudine, ovvero il suo obiettivo (vale la pena ricordarlo) è chiarire un concetto. Cosa stai dicendo con questa frase? In che modo sapere che è "come la voce di un violino" migliora la comprensione del lettore della melanconia del luogo? Non aiuta nulla, anzi rende l'idea meno comprensibile e interrompe il flusso narrativo (nel bel mezzo dell'Islanda ecco che spunta fuori un violino). Quelle parole sono inchiostro sprecato, perché il lettore se le scorda come spariscono dal suo campo visivo.
 
Punto secondo: show don't tell. La frase che mi è rimasta impressa è il "fortissimo riverbero etereo" delle cascate. "Fortissimo" come? Un rumore non è "forte" e basta, è "forte" in relazione a qualcosa. Nella foresta un rumore può essere forte, sul campo di battaglia della Seconda Guerra Mondiale nemmeno lo senti. E se è fortissimo in relazione all'ambiente circostante, di quanto? Fa male alle orecchie? Fa vibrare il suolo? Rende impossibile comunicare? Stai lasciando tutte queste domande al lettore. (Etereo è un altro caso di mancata economia di parole perché, di nuovo, non migliora l'immagine al lettore.) "Lasciarono che le esche attaccate agli ami infrangessero delicatamente il pelo dell’acqua". "Delicatamente"? In che modo? Nel senso che non sollevano acqua? Che non fanno rumore? (Se anche non lo facessero, lo si sentirebbe con le cascate di sottofondo?).

Ho fatto un paio di esempi per illustrare il problema: racconti molto, ma mostri poco. Nella scrittura non puoi limitarti a dire che qualcosa cade "delicatamente", perché quello che stai facendo è dire al lettore di cercarsi lui nella sua memoria il ricordo di qualcosa che cade delicatamente e applicarlo alla scena. Devi essere tu, in quanto scrittore, a ricercare quell'immagine e comunicarla al lettore. Qui entrano in gioco le similitudini, non per spiegare la dolce melanconia.
 
Un problema meno importante, ma lo menziono perché ogni volta che lo vedo in un racconto mi dà un fastidio immenso, è l'uso del gerundio per indicare eventi non simultanei, specie in concomitanza con i dialogue tag. L'esempio ovvio è "« Su, sbrighiamoci » proseguì Ragnar, schiarendosi la voce". Come fa a parlare e schiarirsi la voce in contemporanea? Non può. E non può stare a intendere che sono eventi "vicini", perché la scrittura richiede precisione. Se un evento segue l'altro, abbiamo tempi verbali che servono esattamente a dire ciò.

Giusto due parole sulla storia in sé: cosa volevi raccontare? Non parlo del tema che hai dettagliato nella tua spiegazione, parlo dell'intreccio. Perché mi è sembrato davvero più un esercizio di stile e un trattato di filosofia che una storia. Se vuoi incentrare un racconto su un dialogo devi fare molta attenzione a quale dialogo scegli, e alla base di tutti i dialoghi c'è un conflitto più o meno importante. Nello specifico, mi sembra che tu non sia nemmeno sicuro su quale fosse questo conflitto. Olof che vuole viaggiare e Ragnar che vuole che resti lì? No, perché Ragnar mette in chiaro alla fine che lui non impone nulla. Olof che ce l'ha col pessimismo cosmico di Ragnar? Forse, ma Olof mostra di condividere le idee di Ragnar almeno in parte. Olof che si sente trascurato dal padre? Sembrerebbe, ma è un conflitto che viene introdotto tardissimo. Più probabilmente è una combinazione dei tre, ma non puoi scrivere dialoghi del genere in uno spazio così ristretto. Una storia breve non può essere un capitolo di un romanzo, deve essere una storia breve. Parlavi di finale aperto, ma la domanda che dovresti chiederti è: finale di cosa?

Però non voglio fare solo lo stronzo, quindi dirò una delle poche cose che ho apprezzato seriamente: il livello di documentazione. Nonostante tu sia spesso poco preciso nei confronti dell'ambientazione, il dettaglio su usi e costumi islandesi è ottimo. Si vede che c'è un lavoro dietro.
Steph - "Like me", L'urlo nello specchio

Ci sono alcuni aspetti interessanti in questo racconto. Prima di tutto, per quanto il tema non sia dei più innovativi, ho apprezzato la sovversione dei gender roles. Sarebbe stato facilissimo inserire una ragazza svampita come protagonista, invece tu hai optato per un uomo, per di più ingegnere. Non tutti osano in questa direzione, il che è paradossale vista l'epoca in cui viviamo. Inoltre l'idea di base è valida: un uomo che, spinto dal narcisismo, si deforma fino a diventare una maschera di ciò che era.

Ho detto "alcuni aspetti", perché purtroppo il racconto non è quello che sarebbe potuto essere. Un primo, grosso ostacolo, è lo stile. Se per Dxs ho insistito sullo show don't tell, qui credo che la sua mancanza sia ancora più grave perché parliamo di un uomo deformato! Ci sarebbero state miriadi di occasioni per toccare con mano questa deformità, per descrivere i pezzi di carne staccati, il viso escoriato, la pelle in cancrena che si infila sotto le unghie. Immagina quanto sarebbe stata potente un'immagine simile. Il problema è che, per dirla artisticamente, non ti sei sporcato le mani. Rimani sempre sul vago. Il settimo paragrafo è il turning point, la chiave di volta del racconto, e tu lo liquidi in poche righe, parlando solo di "un enorme crosta di carne e cartilagine esposte". Quanto enorme? Che aspetto ha la crosta? A cosa somiglia? Che sensazione provoca in Jamal? Dici che "si passava le mani sul volto, sperando, ingenuamente, di riuscire a rimodellarsi e riparare al danno". Ma come le passava queste mani? Cosa prova Jamal mentre tocca la sua pelle? Fammi vedere che trema e ha conati di vomito! Fammi vedere il sangue che imbratta la mano! Fammi vedere le dita che cercano di rimettere a posto un lembo di carne che si stacca e gli rimane sul palmo! Mostrami l'orrore, non raccontarmelo!

Questa vaghezza permane anche nel resto del racconto, e in ambiti diversissimi. Parli di "sussurri che lui interpretava come critiche nei suoi confronti", ma che cosa dicevano? Dici che Jamal inizia con la cocaina per "quel timore pregresso d’esser giudicato o tagliato fuori dagli altri", ma esattamente qual è il passaggio logico che ha seguito? Menzioni "un lungo percorso di lavoro sull’autostima", ma cos'ha fatto Jamal per migliorare? Parli di "ultime tecnologie, sperimentali, esclusivamente per quest’operazione", ma quali? Forse il più grande errore commesso è quando adduci l'esplosione che causa la morte di Jamal all'errato utilizzo di "alcune attrezzature speciali", senza dirci né quali fossero né come abbiano malfunzionato. Se anche non sei uno scienziato, avresti almeno potuto descrivere cosa Jamal stesse facendo quando è esploso tutto. Se vuoi andare fiero tu per primo dei tuoi racconti, temo tu debba accettare che il processo di documentazione preliminare è necessario. La scrittura è precisione.

Quando esci un po' dalla vaghezza, commetti l'errore abbastanza comune di "raccontare, poi mostrare". Un esempio è: "Il lavoro importante era adeguatamente retribuito e gli consentiva comunque di mantenere il suo stile di vita molto costoso: non poteva mancare di farsi vedere al locale più in del momento nei fine settimana, né di ordinare la bottiglia di vino più pregiato". Perché dire che è costoso e poi farlo vedere? Se qualcuno pensa che lo stile che descrivi è costoso, l'aggettivo è ridondante; se qualcuno pensa "lol, e questo sarebbe uno stile costoso?" (tipo, che ne so, Silvio Berlusconi), ottieni l'effetto opposto a quello che volevi, e fai uscire il lettore dalla storia! Limitati a elencare ciò che Jamal fa: il lettore capirà da solo che è uno stile di vita costoso.

Infine, credo che una componente non indifferente venga dal tipo di narratore usato. Questo è un dramma personale: perché usare la terza persona onnisciente? Pensa a quanto maggiore sarebbe stato l'impatto se avessi raccontato il narcisismo e la discesa nella follia di Jamal dal suo punto di vista. Del resto, quello che a mio parere è il miglior passaggio del racconto è quando tutte le mie critiche vengono meno: quando Jamal si sveglia nel letto operatorio e sente l'infermiera parlare delle complicazioni. Vediamo la storia dalla sua prospettiva, in diretta, senza sapere cosa sta per succedere, e proviamo il suo senso di terrore. Se fosse stato tutto così, starei parlando di ben altro racconto.
Gattina Pazza - Maya

Direi che qui come stile ci siamo. La prima persona comporta una serie di vantaggi e svantaggi, ma trovo che ai medi livelli sia particolarmente consigliabile perché, per quanto il narratore onnisciente sia il sistema a cui più siamo esposti specie nelle scuola dell'obbligo, è anche uno dei più difficili da controllare. In particolare, il tuo uso della prima persona rende praticamente inesistente il "brutto" raccontato (descrizioni and the like), validando al contempo le poche volte che ti sfugge; contemporaneamente, il raccontato "necessario" (la backstory) risulta molto meno forzato rispetto a un'esposizione esterna, specie per il contesto di "pensieri prima del suicidio". Non è uno stile impeccabile (più di una volta inciampi nella retorica, a mio parere), ma compensi efficacemente le tue debolezze rendendole elementi credibili. Quando non si è un genio assoluto della scrittura, spesso è il massimo a cui si possa aspirare.

Ho trovato un calo nel finale, non per il cambio di stile (che non è un problema) o per le ore in numeri (perfettamente lecito, anche se sono vagamente disturbato dal fatto che i secondi siano tenuti in lettere), quanto perché appunto, venendo meno la prima persona, i problemi stilistici vengono evidenziati. Maya "crolla a terra lentamente": come? Si inginocchia? Cade sul sedere? Si aggomitola in posizione fetale? Così com'è, costringi il lettore a mettere in pausa la narrazione per cercare la sua immagine di "crollare a terra lentamente". Ma come, la sua? La scrittrice sei tu! Devi essere tu a fornirgliela! L'altro neo è l'evergeen "uno strano presentimento s’impadronisce di lei", pericolosamente simile al famigerato engulf americano che garantisce cestino automatico in molte case editrici. In breve, una frase così non significa nulla, perché il lettore non può "vedere" un sentimento che si "impadronisce" di una persona, men che meno uno "strano" sentimento (non sa nemmeno che sentimento sia!). Che sentimento è? Come si manifesta? Quali sono gli effetti visibili (o avvertibili) che sortisce su Maya? Devi mostrarlo! Si tratta, in ogni caso, di problemi che possono essere risolti con applicazione.

Ho qualche riserva in più sul tema; o, per meglio dire, sul connubio tema-tecnica narrativa. I monologhi sono sempre rischiosi, ma ancor di più in un suicida, perché è molto, molto raro che un suicida abbia la mente lucida. Per toglierti la vita devi essere vittima di una disperazione tale che analizzare le tue ragioni è praticamente impossibile. Sono disposto a sospendere l'incredulità, ma mi chiedo: non avrebbe funzionato molto meglio come dialogo? Se ci fai caso, Maya molto spesso è costretta a ricoprire nel suo soliloquio anche il ruolo di "accusatrice", usando spesso espressioni come "so bene che", "ti conosco", "immagino che" riferite a Maya, per controbattere poi le sue probabili obiezioni. Perché non dare direttamente parola a Maya, anziché relegare a quest'ultima solo una piccola battuta in fondo? L'idea di un "suicidio per lasciare all'apice" è molto interessante, ma è quasi sprecata se a parlarne è solo quella che è convinta sia una buona idea. Sarebbe stato davvero bello assistere all'intensità del conflitto tra Maya e la sua innominata amica, il contrasto tra le parole calme di una e quelle nervose dell'altra, e la possibilità di vedere la loro amicizia proprio nel momento più tragico anziché saperla solo per racconto.

Certo, va detto che è dura. Scrivere credibilmente le parole di un suicida e non farle sembrare stereotipate è difficilissimo. Ma ehi, chi ha mai detto che scrivere è facile?

Ah, comunque "calligrafia perfetta" non è un errore.
Jenny - Scusa, papà

Questo racconto sarà sottovalutato da tutti. Posso già dirlo con assoluta certezza. Perché lo stile è povero, il vocabolario ristretto e non è per nulla un modo di scrivere scolastico. E tutto ciò è vero. Ma questo è un racconto onesto. E da un'autrice che non credo sia delle più esperte (e, vista l'età, cavolo se ci sta), questo è il miglior punto di partenza. Tutti con applicazione possono imparare a scrivere, ma imparare a non seguire pedissequamente ciò che è considerato "la norma", quella è la parte più difficile in assoluto.

Ciò che ho davvero apprezzato del tuo modo di scrivere è la totale assenza di autocensura. Specie negli scrittori un po' più esperti della media, spesso si commette l'errore di riferirsi ai Classici, libri letti a scuola che usano, come tali, un vocabolario del loro tempo e uno stile del loro tempo. Questo è, senza alcuna ombra di dubbio, un racconto di questo tempo. Il protagonista non dice solo "odio mio padre", dice cosa odi di lui, lo insulta nella mente, assistiamo in prima persona a questo odio. Questo è show don't tell di base, eppure sono innumerevoli gli scrittori che non riescono a coglierlo, ancor di più tra coloro che sono, se non alle prime armi, quantomeno poco ferrati come mi pare di inquadrarti. Nessuno pensa "quel farabutto", tutti pensano "vaffanculo". Per tutte le critiche spesso ricevute dalle fan fiction di bassa lega, generalmente questo tendono a farlo molto meglio di tanti libri regolarmente pubblicati in libreria. Più avanti, quando sarai più esperta, imparerai che anziché usare "vaffanculo" potrai rendere l'odio in altri modi ancora più diretti. Potrai, per esempio, far dire al protagonista che vorrebbe spezzare le gambe al padre con una mazza da baseball. Ma questo passaggio finale è impossibile da raggiungere se prima non si impara a rappresentare l'odio in maniera concreta, e tu qui già ci sei.

Altro punto di forza che altri scrittori non hanno è che sai cogliere benissimo la distinzione tra protagonista in prima persona e autore. Molti, quando scrivono in prima persona, tendono a proiettarvisi più o meno consciamente, e di conseguenza a dipingersi in una luce accettabile anche quando, come in questo caso, il protagonista deve per esigenze narrative essere uno stronzo. Anche qui il risultato è ottimo: le opinioni del tuo protagonista non sono mai edulcorate anche quando sono palesemente sbagliate (se non nell'ultima parte, ma ci torno dopo). Sarebbe stato facile scrivere in terza persona per "non vergognarsi", ma non l'hai fatto. Altrettanto attraente sarebbe stata l'idea di rendere il protagonista uno che sbaglia su tutto, rendendo il padre un modello perfetto e lui un coglione che non se ne rende conto. Invece dipingi correttamente tutto in scale di grigi: il padre ha delle colpe, il figlio ha delle colpe, e nessuno dei due fa molto per capire l'altro. Nessuno è in bianco e nero.

Tutto ciò va bene. Cosa non va, dunque? Beh, in primo luogo sono abbastanza evidenti alcuni problemi di natura convenzionale: i pensieri diretti, quando accompagnati da penso ("oddio penso si è bevuto la bugia!") vanno introdotti da virgolette (diverse dai dialoghi, mi raccomando) o, preferenza personale, in corsivo. Le è maiuscole non possono essere sostituite da E con l'apostrofo, devi usare la combinazione adatta di tasti (su Windows Alt+0200 per È, Alt+0201 per É, anche se quest'ultima non la userai praticamente mai). Generalmente scrivere in maiuscolo per indicare l'urlo è sconsigliabile (ma non vietato), sarebbe meglio indicare che il personaggio urla o lasciarlo intendere dal contesto. Grafie come "ADAAAAAAAAAAAM" sono assolutamente una no-go zone.

C'è poi lo stile, che è parecchio acerbo (comprensibilmente, vista la tua giovane età). Spesso usi più virgole del dovuto: "L’unica cosa che mi fa stare un pochino meglio, è che gli sforzi fatti da mio padre e da mia madre, non sono stati vani". In questa frase nessuna delle due virgole è necessaria. Non serve metterle ogni volta che c'è una pausa nella lettura, il lettore si occuperà personalmente di scandire il ritmo.

Se lo show don't tell l'hai preso in pieno dal punto di vista narrativo, sullo stile spesso sei fin troppo vaga. "Sento un clacson suonare fortissimo": quanto forte? Lo fa sobbalzare? Gli toglie temporaneamente l'udito? Mostralo! "Piango disperato": disperato come? Si strappa i capelli? Tira pugni all'asfalto? Si graffia la faccia? Mostralo! "E’ una lettera, destinata a te – mi dice dolcemente". Dolcemente come? Lo accarezza? Sorride mentre lo dice? Mostralo!

Infine abbiamo gli stereotipi. Ho detto prima che sei stata brava a non dipingere in bianco e nero i personaggi e non ritiro la mia affermazione. Vi sono però alcuni cliché a livello di trama, specie nell'ultima parte cui ho accennato prima: la lettera dal padre morto, il repentino cambio di comportamento del figlio dopo il decesso del famigliare, "Io sono una persona orribile, lui era fantastico" (ma come? Ha tradito sua moglie! Va bene che aveva compreso il suo errore, ma perché rovinare quell'aura di naturalezza data dal fatto che nessuno dei due aveva ragione?), il fatto che il figlio facesse il ribelle "per non assomigliare al padre" e via così.

Come rimediare a queste lacune? Sei giovane, quindi molto verrà dalla tua maturazione nel corso del tempo. Se mantieni in allenamento la tua scrittura, molti dei problemi che ho elencato (specie nello stile) spariranno man mano che acquisti padronanza con la lingua italiana. Per tutto il resto c'è una sola soluzione: leggere, leggere, leggere. E non intendo le storielle che pubblichiamo qui, intendo gente che sa scrivere per davvero. La scuola ti darà alcuni libri, ma il grosso del lavoro sarà in mano a te. Chiedi consiglio alla professoressa di italiano se non sai da dove iniziare per espandere i tuoi orizzonti. Non prendere però mai gli altri autori a "modello", specie i Classici che sono figli del loro tempo (Tolstoj era un maestro nell'Ottocento, oggi sarebbe impubblicabile). Usa ciò che troverai nei loro libri per capire cosa puoi fare meglio, non cosa puoi imitare. Tutti siamo stati inesperti e tutti abbiamo scritto male. Hai una sensibilità narrativa che molti non hanno, prova a vedere cosa succede se la metti a frutto. Buona fortuna.
Biaf - Un eremita e la sua mucca

Qui ci sono andato coi piedi di piombo. Perché gente del cui giudizio mi fido mi ha detto che sei un bravo scrittore, perché hai vinto due Fic Contest in precedenza. L'overhype è uno degli elementi più rischiosi quando ci si approccia a un'opera di qualsiasi tipo, quindi ho fatto il possibile per "azzerare le aspettative", se vogliamo.

Prima frase: "Guardavo l'orizzonte seduto sul prato, all'ombra del grosso albero alla destra della mia capanna". Ma come? Grosso quanto? Due metri, sei metri, dieci? Nulla è "grosso" da sé, si è grossi in relazione a qualcosa. Ma soprattutto, che albero? Nessuno si siede sotto un albero, ci si siede sotto un baobab, un faggio, un salice. Se dici "grosso albero", tutto ciò che stai dicendo è che c'è un tronco e (forse) delle foglie, e che questo tronco è più alto del protagonista. Non è un'immagine visualizzabile.

Durante tutto l'arco del racconto, in qualsiasi contesto (azioni, descrizioni, riflessioni, dialoghi), sono pochissime le volte in cui non rimani sul vago. Non si entra "silenziosamente" in casa, si entra in punta di piedi, evitando le assi del pavimento che scricchiolano. Non si muove "freneticamente ed energicamente" le braccia, si sgomita, le si agita su e giù. Non "dà sui nervi" che ti stiano perquisendo la casa, fa provare il desiderio di segare via le braccia ai due cinesi. Un tappeto non è "rovinato", ha i lembi sfilacciati, la tinta scolorita. Nessuno "si guarda intorno nervoso", getta occhiate rapide a destra e a sinistra, si mordicchia la guancia o il labbro. Ogni volta che usi un aggettivo (o un avverbio) astratto, il lettore deve costruire da sé le parti concrete. Ma il lettore è il lettore, mica lo scrittore. È compito tuo descrivere la realtà in termini di ciò che accade anziché a concetti. Ho letto diverse persone, anche le famose fidate, che reputano il questo stile "diretto". È l'esatto opposto. "Rovinato" non è diretto, è solo più veloce da leggere di "lembi sfilacciati e tinta scolorita".

Il raccontato raggiunge il suo nadir nei dialoghi, o per meglio dire nei dialogue tags. Questo racconto è zeppo di gente che "dice tranquillamente", "risponde furiosamente", "dice irritata", "risponde nervosa", "sibila furiosa", "debutta sfacciatamente", "risponde annoiata" e via discorrendo. Non funziona. Se vuoi far capire il modo in cui una frase viene pronunciata hai due possibilità. La prima è renderlo nel modo di parlare: "'Smettila!', dico rabbioso" diventa "'La vuoi smettere, porca puttana?'"; ci sono dubbi che sia detto in modo rabbioso? La seconda è renderlo nelle azioni: la stessa frase di prima diventa "Gli tiro un pugno sui denti. 'Smettila!'"; di nuovo, dubbi sul fatto che sia detto in modo rabbioso? Entrambe le scene vengono colte dal lettore molto meglio di un asettico "rabbioso", che non ha nessun pathos e si limita a raccontare la rabbia senza mostrarla. Del resto, quando guardi un film e uno dei personaggi è rabbioso non hai la didascalia "Marco è rabbioso", hai l'attore che sbraita, insulta e tira pugni. La scrittura non è diversa.

Tutto ciò è aggravato dal fatto che l'idea credo fosse la migliore tra quelle che ho letto finora. Un uomo comune che diviene eremita e non ha idea di cosa sia successo nel mondo mentre era via, e per il quale il contatto con gli esseri umani mette in luce la follia e la sete di sangue. È materiale ottimo. Il fatto che lo stile di scrittura non gli renda minimamente giustizia è un gran peccato.
Mr Ponty - Una storia d'amore ai tempi delle funzioni

Oh, le metafore, quanto mi piacciono. Sono l'antitesi delle regole. In effetti, credo che questo sia l'unico caso in cui raccontare anziché mostrare non solo è corretto, è inevitabile. Stiamo esaminando un mondo fatto di linee che non ci è familiare, di conseguenza non c'è modo di mostrare che una funzione è irritata, va semplicemente detto. Il tuo stile non è perfetto (vi sono tavolta ripetizioni di parole nella stessa frase, tra cui cito due "alto" all'inizio del secondo blocco di testo e due "continua/continuo" verso la fine), ma il tema scelto lascia uno spazio di manovra molto più ampio di quello di tutti gli altri partecipanti. Come ho detto in un'altra recensione, la scrittura è spesso compensare le proprie debolezze anziché eliminarle.

Ciò che mi piace meno di questo racconto è il contenuto. Premettiamo subito una cosa: l'idea di rappresentare gli oggetti matematici come senzienti straccia l'idea presentata da Biaf, che avevo precedentemente reputato come la migliore del contest. La metafora mi è piaciuta davvero tanto e, anche se la scelta dell'amore è "semplice", la quantità di osservazioni possibili grazie all'ampiezza del panorama matematico era tale da poter garantire una sua disamina innovativa (ho particolarmente apprezzato l'idea che i segni su carta o sul computer sognino il piano cartesiano infinito). Seconda premessa: io studio Fisica all'università, quindi conosco bene gli elementi di cui stai parlando. Non si tratta, in altre parole, di un "che schifo, non capisco nulla di matematica dunque non ha senso". E, dal lato opposto, non è nemmeno un "lol, questa non è matematica, è poco più di aritmetica, non parli nemmeno di divergenza e rotore", perché mi rendo benissimo conto che, se vuoi scrivere qualcosa che sia comprensibile alla maggior parte della gente, oltre il programma del liceo non puoi andare o alieni il lettore.

Il mio primo problema è che, stante la vastità del bestiario matematico citato prima, anche ristretto al pre-università, ciò che usi nella storia è molto ridotto. Fondamentalmente gli unici concetti impiegati sono quelli di funzione e limite, usati come metafora dell'amore; a tutto il resto viene riservata giusto qualche menzione (nel migliore dei casi). Ma ci sarebbero stati tanti di quegli aspetti da sviscerare! Posto quel termine di paragone, cosa sono le funzioni con limite infinito? E le funzioni oscillanti come seno e coseno? Come sono viste le funzioni discontinue? Sono tutti concetti che, se anche non fossero noti a tutti, possono essere spiegati in poche parole (decisamente più semplici del concetto di limite, che è centrale alla storia). Perché limitarsi solo a una funzione generica con un limite generico?

Ma credo, in realtà, che ciò che mi turba sia il secondo punto, ovvero la tenuta della metafora. Quando incentri un racconto (o un libro, o un film, o una canzone) su una metafora, è vitale che la metafora sia mantenuta. Che gli elementi matematici amino e sognino mi va benissimo, perchè fa parte dell'umanizzazione e sono entrambi fenomeni astratti, che hanno luogo nella mente (non sono, quindi, vietati dalla metafora). Già il concetto di "notte" è ambiguo (ne parlerò più avanti), ma l'idea che esista la morte è davvero troppo accennata per poter ricoprire un tema centrale. Nel momento in cui menzioni la morte il lettore viene tirato fuori dalla storia perché, in breve, non viene detto come degli elementi matematici possano morire.

Mi spiego meglio. Prendi i film Pixar, ovvero l'esempio per eccellenza delle metafore moderne. I giocattoli di Toy Story non muoiono per invecchiamento, muoiono solo se sono distrutti. In Inside Out non c'è la morte, esiste il Baratro della Memoria. Se io scrivessi un racconto su un gruppo di bottigliette di plastica non potrei di punto in bianco farle meditare sulla morte o farle sperare nella reincarnazione, perché le bottiglie di plastica non muoiono e non si reincarnano. Parlerei invece del loro timore della Discarica e del loro credo religioso verso il Riciclo. Mi segui?

Quindi, tornando al racconto in questione, cosa significa morire per una funzione? Il lettore non lo sa (non conosce regole) e tu non lo dici. Significa essere cancellati dal foglio? Diventare una funzione identicamente nulla? Diventare immaginaria o degenere? Come può il lettore avere un investimento emozionale verso qualcosa che non capisce?

Ciò si ricollega al terzo e ultimo punto, ovvero che il racconto, così com'è, è confusionario. La discussione sulla morte viene letteralmente introdotta con un non sequitur (un attimo prima Limmy e Funz stanno parlando del sogno del piano cartesiano). La metafora stessa è poco esaminata in alcuni aspetti chiave: quando arriva la notte per una funzione? Contemporaneamente agli umani? Ma se una funzione è sul computer, esiste anche quando è spento? Secondo quali regole i vari elementi comunicano tra di loro? Devono essere sullo stesso foglio? Devono essere stati scritti dalla stessa persona? Come può una funzione scegliere di morire? Per quanto mi riguarda, avresti dovuto spendere un po' di righe in più a stabilire il mondo in cui vivono prima di lanciarti nel dialogo tra Limmy e Funz. Così com'è, ci viene chiesto di sviluppare un legame emozionale con i personaggi prima ancora di conoscere l'universo nel quale si muovono.

Questo è ottimo materiale. Ma è materiale per almeno una decina di pagine, non per tre.
(No, Morbuen, non ti sto ignorando, è che mi hanno anticipato l'orale di Analisi 3. Ti è toccato il bastoncino corto, mi spiace.)
 
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Spiego un attimo cosa c'è dietro alla mia fiction, l'idea che io avevo in mente, che però è volontariamente lasciata alla libera interpretazione dei lettori.

Sì, come ha detto Dxs (e a Carmageddon, quando l'ho mandata), White Pearl, Black Ocean è una canzone dei Sonata Arctica che ho amato e sulla quale ho sempre - almeno negli ultimi sette o otto anni - immaginato di romanzare una storia. Quest'anno ho deciso che sarebbe stato l'anno giusto.

In questo racconto ci sono due costanti, il "correre" del protagonista e le virgole. Sono entrambe scelte fatte per stabilire e scandire un ritmo. Uno va a instillare un senso di ansia, movimento e alternanza di momenti felici/suspance; le virgole in contrapposizione - anche quelle che sembrano messe a caso (ad esempio prima di "e" congiunzione) - servono a rallentare il racconto o più in generale come pausa per dare un maggior stress alle frasi che vengono dopo.

L'idea è quella di raccontare esclusivamente il punto di vista del protagonista: ho cercato di minimizzare i discorsi per concentrarmi più sulla trama, sulle emozioni e sui pensieri del protagonista.

Cioè che succede o è successo agli altri personaggi invece passa in secondo piano e può essere seguito solo indirettamente da piccoli indizi che ho sparso nel racconto. Molto altro è infine lasciato alla piena interpretazione del lettore, come ho detto.

Qui di seguito quello che ho pensato, ma non deve essere necessariamente vero per la voi:


Lei si è trasferita da un mese, nuova sposa, moglie di Bjorn. Il nome sulla porta di casa ne è testimone. Sogna una vita libera, quindi forse si sente incatenata nella sua vita con Bjorn. Scopre di essere incinta, magari lo dice a Bjorn e litigano. Lui se ne va e la lascia che piange nel vico.

[...]

Åse si risveglia con un senso di colpa immenso, è stata a letto con uno sconosciuto nella casa del marito. Deve sentirsi davvero male, forse non ha nemmeno dormito. E sa di essere incinta e quindi si sente in colpa anche nei confronti di questo nuovo uomo. Arriva a mentirgli, dicendogli che è triste perché deve lasciarlo, ma d'altra parte lui non è nessuno per lei. Poi però inizia a pensare alla nuova vita libera che le si prospetta e lentamente inizia di nuovo a pensare positivo. Arrivata alla sera in lei se n'è andata anche l'ansia di essere scoperta e arriva addirittura a baciare Jørgen in un luogo isolato, ma decisamente pubblico.

Bjorn però in realtà non se n'era mai andato, e poco dopo il litigio scopre che Åse sta passando del tempo con un altro uomo. Magari è un suo amico, osserva soltanto. Da qui nasce la sensazione di disagio che provano gli altri due: qualcuno li sta effettivamente osservando. Li segue anche il giorno dopo, finché li vede baciarsi e colpisce Jørgen in un raptus di rabbia.


Domani commenterò anche le altre. Per ora ne ho lette 4 su 8, ma voglio un quadro completo prima di dire qualcosa.
 

The_Biaf

Fight Biaf Fight
Io utilizzo questo post per commentare le fic in gara. Partirò dalla mia, semplicemente spiegandone l'intento. Lascio sotto spoiler così i giudici possono leggersi la spiegazione magari dopo aver votato, per non essere eventualmente influenzati.

Var - Dxs

Il mio intento era abbastanza semplice: ho scelto una nazione che amo e ho inscenato un dialogo fra due personaggi, riempiendolo con citazioni letterarie che mi sono appartenute in questi ultimi anni, sensazioni, tematiche... Insomma, penso di aver offerto, nel bene o nel male, un dialogo contenutisticamente ricco e due personaggi, perlomeno, non anonimi. Forse il punto centrale che volevo far emergere è lo stacco fra una società prevaricante e la vita in quello che Rousseau, Locke, Hobbes e tanti altri avrebbero definito lo stato di natura. Quindi non c'entra molto il diritto, è più una connotazione a livello esistenziale, ma comunque sia, l'idea era quella. In più, volevo far capire che, in fondo, Ragnar ad Olof ci tiene. Spero che la scena sia emersa, volevo dare un finale abbastanza chiaro, senza particolari interpretazioni di fondo. Se mi viene in mente altro lo aggiungo.
White Ocean, Black Pearl - Morbuen

Storia che mi è piaciuta molto. Se dovessi contestare qualcosa direi che, in alcuni punti, lo stile non è impeccabile, nel senso che io, personalmente, non ho capito l'uso di certe virgole. Per il resto scorre bene e si legge altrettanto bene: non ci sono svolazzi o altre robe strane in cui io potrei essere incappato nel mio racconto. La storia fra i due ragazzi è tragica, e al suo interno si inserisce una terza figura. C'è un background pieno, che lascia aperte diverse interpretazioni per il lettore. L'ambientazione è lodevole e anche la caratterizzazione di Jorgen emerge bene nel finale. Morbuen mi ha spiegato, alla fine, tutto quello che c'è dietro... Un po' lo avevo intuito, ma comunque, nel suo computo complessivo, la trama si regge eccome ed è un racconto godibilissimo. Ispirata ad una canzone dei Sonata Arctica, direi anche.
Un eremita e la sua mucca - Biaf

Poco da eccepire. Si capisce perché hai vinto due edizioni e probabilmente rischi di vincere anche la terza. Storia "tarantiniana", se mi concedi il termine. Tantissimo sangue, violenza, un protagonista importante e sadico. Ecco, forse l'unica pecca della storia sta nei due protagonisti, non nel senso che non siano ben fatti, per carità, ma a mio avviso con i dialoghi si poteva lavorare ancora meglio per caricarli ulteriormente. Brandon e Jason, intendo. Anche i nomi, sbaglio o non è la prima volta che li utilizzi? Ricordo di altri Jason in altri tuoi scritti. Ma comunque sono critiche molto blande, davvero. Tra l'altro, il protagonista a tratti, nell'inseguimento nella foresta, mi ha ricordato le vicissitudini di Jefferson Hope in Uno studio in rosso di Conan Doyle. Non so se hai letto il romanzo, gli scopi di Hope e di Brandon non c'entrano nulla fra loro, però la situazione me lo ha ricordato. Quanto allo stile, è pulito e spedito, la storia è magnetica e dopo un paragrafo ti ha già catturato, gli avvenimenti sono coerenti e davvero, non si fermano mai. Si legge tutta d'un fiato, non ci sono pause, non c'è possibilità di fermarsi. Non so cos'altro aggiungere, un lavoro davvero ottimo. Bravissimo, Biaf!
Ti ringrazio per i complimenti e ti rispondo per il resto. Quanto ai nomi dei personaggi, Brandon è la prima volta che lo uso in queste fic, mentre Jason era il protagonista dell'anno scorso. Ho voluto, diciamo, riciclare lo stesso nome per una sorta di dedica a quel personaggio che mi sembra tanto lontano, dato che dal fantasy sono passato al realistico per questa Challenge, ho voluto ricordare almeno le radici del successo dell'anno scorso, come se volessi iniziare una sorta di tradizione (nella mia prima Challenge il protagonista era Gordon, l'anno scorso Erick Ramsey era l'antagonista, non è un caso se insieme possono formare Gordon Ramsey... LoL).

Quanto al caricare i personaggi, ti do assoluta ragione. Come avevo scritto nell'altro topic, quest'anno ero in crisi nera, ti dico la verità, fino a 7 giorni fa non sapevo nemmeno cosa scrivere, se non di un tizio che si isola dal mondo. E da qui mi collego alla tua visione tarantiniana della cosa, perché vedendo un promo di The Hateful Eight, mi è venuto lo stimolo di fare qualcosa di più crudo, di portare il sangue nella mia storia e non necessariamente con validi motivi. Voglio dire, nessuno sano di mente farebbe una strage per una mucca, ma forse qualcuno potrebbe impazzire stando in solitudine per 15 anni e perdere il senso della misura. Uccidendo difatti si rende conto di quanto aveva bisogno di uno sfogo del genere, senza capire quanto fosse sbagliato. Spero di essere riuscito nel mio intento di voler raccontare una plausibile evoluzione negativa di un uomo sottoposto ad una tremenda solitudine, che sia per scelta o no.

Leggerò domani pomeriggio tutte le vostre fic e vedrò di dare anche io il mio parere, non ho potuto notare la pubblicazione delle fic durante la serata, quindi per ora mi limito ad andare a letto! LoL
 

Dxs

Mod
Sì, il fatto dell'eccesso del protagonista è strepitoso. Davvero molto ben ruscito. Buonanotte, vado anche io.
 

The_Biaf

Fight Biaf Fight
Ho cominciato a leggere le fic in gara, pian piano me le gusto e le commento. Userò questo post per pubblicare le mie considerazioni.

 Var - Dxs



Racconto ricco di dettagli, atmosfera e significato. Ricordo che quando iniziasti Edwin Brown, quando avevo tempo di seguirlo, il tuo stile era molto simile a quello della Rowling. Ma qui c'è qualcosa di più. Sembra quasi che tu abbia unito quello stile, che ricordavo, ad una sorta di classicismo che si adatta alla perfezione a ciò che intendevi fare. Lodevole il tuo utilizzo del vocabolario, come lodevole è stata la disposizione dei dialoghi e delle parti narrate. Solitamente un dialogo alleggerisce il complesso, qui invece mi è sembrato il contrario. I dialoghi erano lenti, impegnativi e profondi, ogni frase aveva un significato, che sia visibile o non a primo impatto. Alla fine di ognuno di questi, una parte narrata faceva da pausa, mantenendo comunque le sue funzionalità e portando avanti la storia.

Ci troviamo davanti ad un confronto fra due uomini, cresciuti insieme ma con diverse idee sulla vita e su ciò che il mondo può offrire. Non è un racconto per tutti, o almeno, non è per chi cerca qualcosa di leggero. Mi ha trasmesso un leggero senso di nostalgia, in quanto mi ha ricordato le ore pomeridiane di scuola, con la pioggia fuori dalla finestra, mentre la professoressa di italiano ci faceva leggere racconti dall'antologia. Ecco, l'atmosfera che hai saputo creare, descrivendo magnificamente uno scorcio di Islanda, mi ha catapultato in aula dopo tanti anni, facendomi pensare che questo sia un racconto da antologia. E per me è questo. Per me “Var” è un racconto degno di entrare nelle antologie scolastiche. In una competizione come questa, questo genere di racconti è una scommessa, ma una di quelle che vale la pena provare. Hai scommesso bene.

Ti tengo d'occhio DXS, voglio vedere il tuo nome in libreria.

"Like me" L'urlo nello specchio Steph

Sinceramente ci ho messo un po di tempo per decidere come commentare questo lavoro. Non perché fosse un elaborato difficile, anzi, ma perché affronta tematiche importanti e molto presenti nel mondo odierno in una maniera forse troppo semplicistica. Non sto dicendo che sia uno scritto malvagio, non fraintendermi. Sto dicendo che lo stile adottato non mi piace, o meglio, non mi porta dentro la vicenda. La storia racconta una vicenda abbastanza intensa e, direi, tragica. Per questo penso che meritasse un altro apporto visivo, senza una suddivisione dei paragrafi così espansa. Ad esempio, non voglio fare paragoni sia chiaro, io la uso per i momenti di pausa o per i balzi temporali. Qui mi sembra più di stare davanti ad un diario. Poi mi sarebbe piaciuto vedere un po più di introspezione del personaggio. Ok, si capisce benissimo che tipo di persona sia, ma trovo il lato tragico della cosa poco profondo. Mi è risultato poco coinvolgente, parlando solo ed esclusivamente per i miei gusti. Per questi aspetti mi ha lasciato un pochino l'amaro in bocca, ma ripeto, è un buon lavoro, solo che sarebbe potuto essere trattato in un altro modo.  


Maya - Gattina Pazza 



Lavoro interessante e scritto con uno stile che mi piace: veloce e spedito, regala un'ottima chance di conoscere a fondo il personaggio, nel suo viaggio interiore, senza appesantire ulteriormente la vicenda che è già tosta di suo. Ma laddove c'è del positivo, c'è anche del negativo. A tratti la cosa mi è sembrata fin troppo leggera, ma raramente, nulla di ché.

Colgo la palla al balzo su ciò che ha detto anche Dxs: “Ora, se penso alla realisticità di un gesto del genere in relazione alla vita che la protagonista conduceva mi viene in mente che è giustificabile solo se c'è un dolore radicato e che viene da lontano”.

A questo punto, considerando il fatto che la protagonista vive una vita felice, il lettore si chiede “Perché suicidarsi?”. Ok, ci hai fatto capire che ha paura che in futuro la sua vita prenda una piega diversa, abbandonando la perfezione in cui si ritrova, ma non mi sembra un motivo valido per buttarmi da un palazzo o sotto ad un treno. Ci sarà qualcos'altro dietro immagino, che solo Maya sa. Non so, forse mi è sfuggito e non ci sono arrivato io, ma mi aspettavo una risposta più o meno esplicita sul finale, magari da un pensiero di Maya stessa. E parlando del finale, non mi è piaciuto questo repentino cambio stilistico, con una cronologia degli eventi al posto della narrazione fluida e incessante a cui ci avevi, mi avevi, abituato.

Non mi è piaciuto il fatto che hai messo i numeri per segnalare l'orario, in scrittura non si mettono i numeri, a meno di una citazione diretta (ad esempio se si vuole riportare una lettera scritta).

A parte questo, ho notato qualche piccolo errore ortografico, ma va beh, anche io in passato ho presentato fic con questo problema e probabilmente anche stavolta!

L'unico che mi va di farti notare è “calligrafia perfetta”, forse lo sanno troppe poche persone (perché troppe persone ho notato che commettono questo errore), a me sinceramente lo insegnò la professoressa di italiano alle medie e non l'ho mai scordato, ma la parola “calligrafia”, di per sé, significa “bella scrittura”, dunque tu hai scritto “bella scrittura perfetta”.

[SIZE=12pt]Nient'altro, il lavoro per me rimane valido e ben scritto, peccato per come hai trattato il finale![/SIZE]



Scusa, papà - Jenny

Qui ci troviamo di fronte ai classici problemi familiari dei giorni nostri, quali tradimenti e divorzi che, come ben sappiamo, portano sempre delle conseguenze sulla vita degli adolescenti che rimarranno sempre vittima di tali questioni. In questo caso leggiamo di un ragazzo che è costretto a vivere col padre e fa di tutto per non somigliargli, dato l'errore che ha fatto in passato. Alla fine però, l'amore padre-figlio rimane, nonostante tutte le vicessitudini, così come accade nella realtà. Non troveremo mai un figlio che non pianga la morte del padre, o della madre, qualsiasi rancore ci sia fra loro. Dunque, concettualmente parlando, lo scritto ha un suo senso logico, anche se non riesce a sorprendere più di tanto. Alcune cose sono un po scontate, se non stereotipate. Ma sul finale, parlando dell'ultimo esame di coscienza del ragazzo, sei riuscita a farmi bagnare gli occhi, e non è poco considerando la persona che sono. Dunque sì, una storia un po scontata, ma trattata bene e raggiunge il suo apice nel finale, che mi è piaciuto.

Stilisticamente parlando, il racconto mi sembra poco omogeneo e i dialoghi non rendono giustizia a ciò che è la situazione. Risultano troppo piatti, per certi versi e talvolta confusi e piazzati sulla stessa riga.

Nel complesso, non lo trovo male, ma nemmeno troppo bene per quanto mi riguarda. Ricordo che hai partecipato anche lo scorso anno e, devo dire, ho notato un leggero calo. Peccato!

Una storia d'amore ai tempi delle funzioni - Mr Ponty

Questo si è rivelato essere uno dei lavori migliori nella competizione, per quanto mi riguarda. È geniale come hai fatto sposare i concetti di amore e matematica, creando un racconto particolare e suggestivo, per quello che cerca di raccontare. Ho poco da dire, in realtà, mi è piaciuto molto e si vede che c'è stato un ottimo lavoro dietro, che si spande in maniera ordinata sulle tue pagine. Stilisticamente parlando, risulta pulito e leggiadro nella lettura, senza troppe complicazioni, nonostante il tema sia sviluppato in maniera molto approfondita e descrittiva. Ben fatto, ottimo lavoro!


White Pearl, Black Ocean - Morbuen



Leggiadro e versatile. Volutamente lento e al contempo semplice da leggere. Che poi, mi correggo, è sbagliato dire “lento”, trovo più che sia tutto soggetto ad un senso di rilassatezza, nel primo segmento. Come hai detto nel tuo post, l'uso delle virgole rallenta il discorso, ed io trovo questa scelta azzeccata nel contesto. Con poche parole hai saputo raccontare un amore, seppur occasionale, senza tralasciare nulla che fosse importante e tenendo sempre vivo l'interesse. Hai descritto bene l'ambiente e tutto ciò che circonda il protagonista, tant'è che immaginavo di essere lì. La storia, in sé, è affascinante e tragica, non esce fuori dai binari del realismo e ci presenta una situazione veritiera, con nemmeno troppe parole hai saputo raccontare qualcosa che in un qualsiasi film si sarebbe evoluto in due ore.

Stilisticamente mi piace, essendo ricca di dettagli ma evita di fermarsi inutilmente su molte cose. Si legge alla svelta e ti lascia delle belle sensazioni. Anche se devo dire che nel secondo segmento, non mi è piaciuto il raccontare la situazione in tribunale con frasi non collegate fra loro. Per carità, rende bene l'idea, ma sono un fan della narrazione fluida e continua (seppur piena di dialoghi), è dovuto solo a questo!

Mi sono trovato ancora più coinvolto da questo lavoro, per via del protagonista misantropo. Sembra quasi che abbiamo presentato la stessa persona, per certi versi, e abbiamo posto un bivio nel quale si mostra, nella tua direzione, la voglia di tornare ad avere contatti con qualcuno e la conseguente nascita dell'amore, nella mia direzione, invece, la totale voglia di evitare gli altri e la conseguente pazzia e l'odio nati dalla sua scelta solitaria.

Ottimo lavoro, davvero. Sicuramente una delle mie favorite!


Through a glass, darkly - Novecento



Ok, sarò franco: non ho avuto voglia di leggerla per intero, perdonami, ma leggere 14 pagine filate sullo schermo del pc è abbastanza faticoso, almeno per me. Soprattutto su racconti di questo tipo, dove si misura tutto nel dettaglio e si cerca di spiegare qualsiasi cosa. L'ho letto a spezzoni, saltando ciò che per me poteva essere superfluo, perché sì, una volta visto lo stile di scrittura, mi interessava solo la trama pura e cruda. Dunque mi sono trovato ad eliminare gran parte del racconto, perché detto sinceramente ad una certa mi stavo anche annoiando, non perché fosse brutto, per carità è bellissimo, ma semplicemente perché non ero qui per leggere un romanzo, per quelli preferisco il cartaceo, come lo avrei preferito per quest'opera. La trama in se è interessante e, seppur lentamente, porta ad uno sviluppo affascinante e intelligente. Si vede che c'è stato un enorme lavoro dietro e te ne do atto, sei stato bravissimo. Non ho gradito sul finire il modo in cui si accorge che nella casa non c'erano oggetti riflettenti prima del loro arrivo. Hai optato per "Il cervello umano sa lavorare a velocità inimmaginabili quando si trova in una situazione di pericolo". Scusami, ma mi è sembrato troppo forzato, mi è sembrata la via più semplice, seppur sensata.

Stilisticamente è perfetto, nulla da dire, la scrittura è nel tuo DNA e si vede che hai studiato, anche su manuali dedicati, come dicevi. Bel lavoro!
 
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Dxs

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 Var - Dxs



Racconto ricco di dettagli, atmosfera e significato. Ricordo che quando iniziasti Edwin Brown, quando avevo tempo di seguirlo, il tuo stile era molto simile a quello della Rowling. Ma qui c'è qualcosa di più. Sembra quasi che tu abbia unito quello stile, che ricordavo, ad una sorta di classicismo che si adatta alla perfezione a ciò che intendevi fare. Lodevole il tuo utilizzo del vocabolario, come lodevole è stata la disposizione dei dialoghi e delle parti narrate. Solitamente un dialogo alleggerisce il complesso, qui invece mi è sembrato il contrario. I dialoghi erano lenti, impegnativi e profondi, ogni frase aveva un significato, che sia visibile o non a primo impatto. Alla fine di ognuno di questi, una parte narrata faceva da pausa, mantenendo comunque le sue funzionalità e portando avanti la storia.

Ci troviamo davanti ad un confronto fra due uomini, cresciuti insieme ma con diverse idee sulla vita e su ciò che il mondo può offrire. Non è un racconto per tutti, o almeno, non è per chi cerca qualcosa di leggero. Mi ha trasmesso un leggero senso di nostalgia, in quanto mi ha ricordato le ore pomeridiane di scuola, con la pioggia fuori dalla finestra, mentre la professoressa di italiano ci faceva leggere racconti dall'antologia. Ecco, l'atmosfera che hai saputo creare, descrivendo magnificamente uno scorcio di Islanda, mi ha catapultato in aula dopo tanti anni, facendomi pensare che questo sia un racconto da antologia. E per me è questo. Per me “Var” è un racconto degno di entrare nelle antologie scolastiche. In una competizione come questa, questo genere di racconti è una scommessa, ma una di quelle che vale la pena provare. Hai scommesso bene.

Ti tengo d'occhio DXS, voglio vedere il tuo nome in libreria.
Hola, grazie delle belle parole. Parto dal fondo: di sicuro Var è una scommessa. In islandese significa "rifugio". Ha un significato ambivalente. Per Ragnar il suo rifugio è l'Islanda. La natura. Si sente nel suo mondo e ringrazia Dio per averlo fatto vivere lì: è stato così fortunato che non può non credere all'esistenza di una divinità che lo ha protetto. Per Olof, invece, il rifugio è anche Ragnar. Olof è frustrato, spaventato dal fatto che Ragnar tenga più all'Islanda che a lui. Il lettore sa che non è così, perché Ragnar ha il regalo di Olof. Quindi sì, Var contenutisticamente è una scommessa. Non è per tutti, non so come andrà, ho cercato un'introspezione nuova per me, ho tratto anche da filosofi che ho di recente avuto la fortuna di leggere, perciò... Ma veniamo al vocabolario: la seconda parte della scommessa, direi. Da quello stile che mi hai citato io non mi sono mai discostato più di tanto. Se mai dovessi tornare a (ri)leggere Edwin, scoprirai che forse l'ho limato, ma è sempre quello. Cerco di evitare gli eccessi e di essere pulito. Qui... Sì, ho voluto fare un esperimento. Nulla di eccessivo, ritengo, ma che ritenevo adattarsi meglio al racconto impegnato che volevo scrivere. Non so quanto Var fosse il mio campo, perché io, di base, avrei portato una storia molto simile alla tua. È quello il campo in cui mi muovo meglio: azione, avventura, violenza. Però ho voluto tentare, staremo a vedere!

Per le librerie ahah grazie, spero che intanto mi precederai tu. Poi vediamo.

Grande Biaf.

;)

Dxs - Var

Ci ho pensato un po' a cosa dire, e alla fine mi sono incentrato su due punti chiave: economia di parole e show don't tell.

Prima parte: economia di parole. Molto banalmente, nella scrittura l'obiettivo è che ogni parola conti. La parola economia è per dire che, per un'analogia, dovresti scrivere come se pagassi ogni parola che inserisci. Prendi per esempio una delle prime espressioni che il lettore si trova davanti: "una melanconia dolce come la voce di un violino". Questa è una similitudine, ovvero il suo obiettivo (vale la pena ricordarlo) è chiarire un concetto. Cosa stai dicendo con questa frase? In che modo sapere che è "come la voce di un violino" migliora la comprensione del lettore della melanconia del luogo? Non aiuta nulla, anzi rende l'idea meno comprensibile e interrompe il flusso narrativo (nel bel mezzo dell'Islanda ecco che spunta fuori un violino). Quelle parole sono inchiostro sprecato, perché il lettore se le scorda come spariscono dal suo campo visivo.

Punto secondo: show don't tell. La frase che mi è rimasta impressa è il "fortissimo riverbero etereo" delle cascate. "Fortissimo" come? Un rumore non è "forte" e basta, è "forte" in relazione a qualcosa. Nella foresta un rumore può essere forte, sul campo di battaglia della Seconda Guerra Mondiale nemmeno lo senti. E se è fortissimo in relazione all'ambiente circostante, di quanto? Fa male alle orecchie? Fa vibrare il suolo? Rende impossibile comunicare? Stai lasciando tutte queste domande al lettore. (Etereo è un altro caso di mancata economia di parole perché, di nuovo, non migliora l'immagine al lettore.) "Lasciarono che le esche attaccate agli ami infrangessero delicatamente il pelo dell’acqua". "Delicatamente"? In che modo? Nel senso che non sollevano acqua? Che non fanno rumore? (Se anche non lo facessero, lo si sentirebbe con le cascate di sottofondo?).

Ho fatto un paio di esempi per illustrare il problema: racconti molto, ma mostri poco. Nella scrittura non puoi limitarti a dire che qualcosa cade "delicatamente", perché quello che stai facendo è dire al lettore di cercarsi lui nella sua memoria il ricordo di qualcosa che cade delicatamente e applicarlo alla scena. Devi essere tu, in quanto scrittore, a ricercare quell'immagine e comunicarla al lettore. Qui entrano in gioco le similitudini, non per spiegare la dolce melanconia.

Un problema meno importante, ma lo menziono perché ogni volta che lo vedo in un racconto mi dà un fastidio immenso, è l'uso del gerundio per indicare eventi non simultanei, specie in concomitanza con i dialogue tag. L'esempio ovvio è "« Su, sbrighiamoci » proseguì Ragnar, schiarendosi la voce". Come fa a parlare e schiarirsi la voce in contemporanea? Non può. E non può stare a intendere che sono eventi "vicini", perché la scrittura richiede precisione. Se un evento segue l'altro, abbiamo tempi verbali che servono esattamente a dire ciò.

Giusto due parole sulla storia in sé: cosa volevi raccontare? Non parlo del tema che hai dettagliato nella tua spiegazione, parlo dell'intreccio. Perché mi è sembrato davvero più un esercizio di stile e un trattato di filosofia che una storia. Se vuoi incentrare un racconto su un dialogo devi fare molta attenzione a quale dialogo scegli, e alla base di tutti i dialoghi c'è un conflitto più o meno importante. Nello specifico, mi sembra che tu non sia nemmeno sicuro su quale fosse questo conflitto. Olof che vuole viaggiare e Ragnar che vuole che resti lì? No, perché Ragnar mette in chiaro alla fine che lui non impone nulla. Olof che ce l'ha col pessimismo cosmico di Ragnar? Forse, ma Olof mostra di condividere le idee di Ragnar almeno in parte. Olof che si sente trascurato dal padre? Sembrerebbe, ma è un conflitto che viene introdotto tardissimo. Più probabilmente è una combinazione dei tre, ma non puoi scrivere dialoghi del genere in uno spazio così ristretto. Una storia breve non può essere un capitolo di un romanzo, deve essere una storia breve. Parlavi di finale aperto, ma la domanda che dovresti chiederti è: finale di cosa?

Però non voglio fare solo lo stronzo, quindi dirò una delle poche cose che ho apprezzato seriamente: il livello di documentazione. Nonostante tu sia spesso poco preciso nei confronti dell'ambientazione, il dettaglio su usi e costumi islandesi è ottimo. Si vede che c'è un lavoro dietro.
Ciao, le critiche mi fanno molto piacere perciò ti rispondo con altrettanto piacere.

Sulla melanconia il violino bla bla bla son d'accordo con te. Non sei il primo che me lo ha fatto notare. Probabilmente è stata una mia esagerazione, un'immagine troppo poetica e fine a se stessa. In futuro eviterò, ma hai fatto benissimo a segnalarmelo.

Sul resto l'idea che mi son fatto è che boh, tu della storia ci abbia o ci voglia capire poco. Le sottigliezze sul fortissimo riverbero etereo, sul delicatamente davvero, quanto ci hai messo a cercartele? Mi sa tanto di accanimento. Probabilmente sei in buona fede ma sì, mi sei sembrato solo uno stronzo che voleva cercarsi il pelo nell'uovo. Ma ci sta, per carità. Però passo avanti e vado al succo della storia:

Ah, e non spiegherò la mia storia. Seriamente, perché dovrei farlo, lel.
Scusami, ho un'idea fellonia dell'arte. O era felliniana?

La precisione delle ambientazioni: non concordo nemmeno con il poco preciso. Sarò stato pieno di svolazzi in alcuni punti, non c'è dubbio. Ma penso di aver reso gli scenari in modo piuttosto vivido e senza esagerare. Questa è la mia impressione sul mio lavoro. Venendo alla documentazione, boh, grazie, ma mi son letto due pagine di Wikipedia. Inoltre, ho anche sbagliato a nominare i merluzzi nel fiume, dato che i merluzzi nei fiumi islandesi non ci sono. Forse nemmeno nei fiumi in generale.

Detto ciò, ti ringrazio per la recensione. Per quanto riguarda la mia sulla tua storia, stai pur tranquillo che non verrà viziata da nessun commento che nessuna persona mi ha fatto su di te.

A presto.

:)
 
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Novecento

Quark charm
Le sottigliezze sul fortissimo riverbero etereo, sul delicatamente davvero, quanto ci hai messo a cercartele?
Nulla. Non capisco da dove venga l'idea che io dovrei accanirmi su di te dal momento che nemmeno ti conosco, ma se anche ti conoscerei, di certo non partirei con preconcetti.

Come? Il condizionale al posto del congiuntivo nella frase qui sopra? Ma come, davvero, quanto ci hai messo a cercarlo?

Nulla, vero? È una nozione base, te ne accorgi subito appena la vedi perché, essendo abituato ad evitarla, salta all'occhio. Ecco, il "delicatamente" è esattamente la stessa cosa. Appena apri un manuale di scrittura, il secondo o il terzo capitolo sullo stile è sempre "show don't tell". Quando inizi a prenderci la mano e a evitare di proposito avverbi che raccontano anziché mostrare, sviluppi al contempo un istinto a notare tutte le volte che altri scrittori prendono, volontariamente o meno, tali scorciatoie. Ti dirò, non è nemmeno un gran divertimento perché mi tira sempre fuori dalla storia, ma tant'è.

Peraltro, la situazione è anche più interessante del congiuntivo, perché "delicatamente" richiede una pausa nella lettura. Se voglio immaginare ciò che sto leggendo, devo fermarmi e pensare a cosa "delicatamente" implichi nel contesto, e inevitabilmente mi rimane in mente l'interruzione. È proprio il motivo per cui gli avverbi vanno centellinati.
 
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Dxs

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Nulla. Non capisco da dove venga l'idea che io dovrei accanirmi su di te dal momento che nemmeno ti conosco, ma se anche ti conoscerei, di certo non partirei con preconcetti.

Come? Il condizionale al posto del congiuntivo nella frase qui sopra? Ma come, davvero, quanto ci hai messo a cercarlo?

Nulla, vero? È una nozione base, te ne accorgi subito appena la vedi perché, essendo abituato ad evitarla, salta all'occhio. Ecco, il "delicatamente" è esattamente la stessa cosa.Appena apri un manuale di scrittura, il secondo il terzo capitolo sullo stile è sempre "show don't tell".Quando inizi a prenderci la mano e a evitare di proposito avverbi che raccontano anziché mostrare, sviluppi al contempo un istinto a notare tutte le volte che altri scrittori prendono, volontariamente o meno, tali scorciatoie. Ti dirò, non è nemmeno un gran divertimento perché mi tira sempre fuori dalla storia, ma tant'è.

Peraltro, la situazione è anche più interessante del congiuntivo, perché "delicatamente" richiede una pausa nella lettura. Se voglio immaginare ciò che sto leggendo, devo fermarmi e pensare a cosa "delicatamente" implichi nel contesto, e inevitabilmente mi rimane in mente l'interruzione. È proprio il motivo per cui gli avverbi vanno centellinati.
Non ho mai studiato da un manuale di scrittura in vita mia mentre tu, probabilmente, sì. Sicuramente ne sai di più. Da oggi comincerò a studiare anche io, grazie di tutto.

Per quanto riguarda i preconcetti, scava nella tua coscienza e domandati se la tua recensione non sia stata inficiata in qualunque modo da ciò che hai sentito in precedenza su di me. Non sono stupido. Ma non voglio nemmeno una risposta o una giustificazione. Se la risposta è che hai aperto Var di Dxs e l'hai letta in maniera completamente oggettiva, trovandola un pessimo lavoro, allora io non ho nulla da dirti. Apprezzo, accolgo, faccio tesoro. Come sempre. Buona giornata!

P.S.:

Appena apri un manuale di scrittura, il secondo il terzo capitolo sullo stile è sempre "show don't tell".
Ti chiedo di più: quale mi consiglieresti?
 
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Novecento

Quark charm
Ti chiedo di più: quale mi consiglieresti?
Il mio preferito è Monkeys With Typewriters, di Scarlett Thomas. Ha purtroppo una grossa fetta dedicata alle tipologie di trama che è alquanto pallosa, ma quando inizia a parlare dello stile di scrittura è illuminante. Se vuoi andare più sul classico, The Craft Of Fiction di Percy Lubbock è praticamente la Bibbia dei manuali per quanto mi riguarda. On Writing di Stephen King è meno un manuale degli altri due, ma vale comunque la pena leggerlo ed è uno dei pochi buoni in italiano (anche se preferisco sempre leggerli in originale perché tradurre i manuali è un compito delicatissimo e leggerli localizzati può essere rischioso).
 

Mr Ponty

漱石
Il gerundio è un modo indefinito (o forma nominale del verbo) della lingua italiana utilizzato per indicare un processo considerato nei suoi riferimenti ad un secondo avvenimento:
Preso direttamente da wikipedia. Penso che la tua osservazione sul gerundio, 900, sia un filo troppo esagerata. Proprio per una questione di economia di parole, utilizzando il gerundio evito tranquillamente di allungare la frase rendendola più complessa o prolissa. Tra l'altro, è possibilissimo utilizzarlo per segnalare un'azione che si svolge poco dopo nel tempo, quindi non capisco il motivo della critica sinceramente.
 

Novecento

Quark charm
Preso direttamente da wikipedia.

Penso che la tua osservazione sul gerundio, 900, sia un filo troppo esagerata. Proprio per una questione di economia di parole, utilizzando il gerundio evito tranquillamente di allungare la frase rendendola più complessa o prolissa. Tra l'altro, è possibilissimo utilizzarlo per segnalare un'azione che si svolge poco dopo nel tempo, quindi non capisco il motivo della critica sinceramente.
Se devi citare Wikipedia, devi farlo correttamente. La ragione per cui il primo paragrafo della pagina recita in tal modo è perché il gerundio viene utilizzato anche in contesti diversi dalla simultaneità in una subordinata temporale. Tali contesti sono tutti elencati proprio a un paragrafo successivo di quella stessa pagina (https://it.wikipedia.org/wiki/Gerundio#Usi_del_gerundio_nella_frase_secondaria), tra i quali per l'appunto non è menzionato che il gerundio possa essere usato per un'azione svoltasi "poco tempo dopo" nell'ambito di una subordinata temporale, che è l'utilizzo fatto nei dialogue tags.

L'economia di parole è danneggiata dall'uso del gerundio. Confronta:

« Su, sbrighiamoci » proseguì Ragnar, schiarendosi la voce.

con

« Su, sbrighiamoci ». Ragnar si schiarì la voce.

Una è diretta e rapida, l'altra è molto più macchinosa. Entrambe dicono esattamente la stessa cosa, con la differenza che non c'è alcuno stiracchiamento di utilizzo di un tempo verbale nella seconda.
 

Mr Ponty

漱石
La seconda allo stesso tempo impoverisce la frase. Non penso si possa parlare di appesantimento quanto di un aggiunta di informazioni.

Detto ció, non ritrovo sbagliato utilizzare il gerundio anche in questo caso, credo vada in base alle preferenze dello scrittore.
 

Novecento

Quark charm
La seconda allo stesso tempo impoverisce la frase. Non penso si possa parlare di appesantimento quanto di un aggiunta di informazioni.

Detto ció, non ritrovo sbagliato utilizzare il gerundio anche in questo caso, credo vada in base alle preferenze dello scrittore.
Non c'è alcuna informazione aggiunta. In entrambi i casi sappiamo che Ragnar parla e poi si schiarisce la voce. Il fatto che "prosegua" è assolutamente trascurabile in quanto implicito, come del resto un buon 80% dei dialogue tags usati in qualsiasi ambito. Il gerundio in compenso rallenta mostruosamente l'azione.

D'altronde posso immaginare cosa intendi: è molto più figo leggere la prima frase. Dà molto di più l'idea di scrittore elegante. Ma la scrittura non è usare lo stile più elegante, è usare lo stile con il minor dispendio di parole inutili e con il maggior mostrato possibile. "proseguì" è una parola inutile perché non fornisce nessuna informazione extra (sappiamo già che sta parlando e che stava parlando prima), di conseguenza se si può trovare un modo per eliminarlo è dovere di uno scrittore farlo.

E la precisione di usare il gerundio è fondamentale, perché ci sono azioni che si svolgono effettivamente in contemporanea con la parlata. Anche se, francamente, il gerundio nei dialogue tags è quasi sempre eliminabile e toglierlo rende spesso le frasi molto più scorrevoli, quindi bisognerebbe trovarsi in una situazione davvero rara perché usarlo fosse l'opzione migliore.
 
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The_Biaf

Fight Biaf Fight
Signori, ho appena finito di leggere e commentare tutte le fic in gara. Ho passato tutto il giorno qui davanti solo per voi, mi merito un bacino da ognuno di voi! LoL

Comunque sia, questa edizione è stata davvero bella ed i lavori in gara sono molto diversi fra loro e divertenti. Siete stati tutti agguerriti e per questo vi ringrazio, perché si prospetta una bella sfida! 

Buona fortuna a tutti! 

Ah! Ho votato il lavoro di Dxs, stilisticamente è quello che mi è piaciuto di più e che più mi ha trascinato nel suo mondo! 
 
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Carmageddon

AGE IS JUST A NUMBER
Admin
È stato un bel lavoraccio, ma sono soddisfatta: ho immesso i miei giudizi nel PM-topic apposito.

A tutti i partecipanti: BRAVI.

Avete chiaramente dimostrato molto impegno e dedizione in questo contest, e mi dispiace che dei freddi numeri faranno apparire alcune fic "migliori" di altre, ma sappiate che almeno per quanto riguarda la mia opinione, sono state tutte molto belle.

Ho espresso la mia preferenza alla fic di Ponty, che inizialmente mi aveva parecchio spiazzata (sempre odiata la matematica, e figuriamoci se so cosa sia un limite o una funzione), ma la parte finale ha messo tutto bene in chiaro, spazzando via ogni mio dubbio.

Congratulazioni a te e naturalmente anche a tutti gli altri concorrenti!
 
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Mr Ponty

漱石
Grazie per la recensione 900!

Capisco la tua critica riguardante l'inserimento di altri elementi matematici nel racconto, ma ho preferito di utilizzarne solo due per renderla il più accessibile e non appesantirla. Inserire altri personaggi avrebbe richiesto una modifica sostanziale della storia, volevo che fosse una relazione tra loro due e basta, per questo partendo dal concetto di limite di una funzione ho sviluppato una storia di amore solitaria. Nell'eventualità in cui io decidessi di espandere il racconto, probabilmente creerei un mondo più vasto con altri elementi, per permettermi di parlare attraverso vari elementi.

Per quanto riguarda il secondo punto, è stata più una scelta stilistica. Non adoro particolarmente lasciare al lettore la completa interpretazione dei concetti, perchè potrebbe denotare mancanza di inventiva da parte dello scrittore, ma in questo caso la morte era semplicemente un vettore ( :P ) completamente ignoto. Neanche i personaggi del racconto sanno cosa sia, eppure arrivano a sperare la terminazione della loro esistenza. Avrei potuto spendere qualche altra parola per chiarire meglio il concetto. Ma in sostanza, la morte anelata da Limmy è inottenibile proprio perchè neanche lei è a conoscenza di un modo per mettere fine a tutto questo, l'unica cosa è la speranza irrazionale che ciò possa terminare.

Terzo punto: Lo stacco del racconto l'ho fatto, introducendo il tema della morte all'improvviso cercando di spaesare il lettore. Potrebbe risultare una transizione un po' brusca, ma l'ho ritenuta sensata e quindi ho deciso di introdurre in questo modo l'argomento. Tutta la roba sulla vita della funzione, la notte ecc. l'ho semplicemente ritenuta non funzionale alla storia che dovevo narrare, non penso ci sia bisogno di spiegarlo nel dettaglio per comprendere il senso del racconto, quindi ho deciso semplicemente di accennarlo.

Sulla lunghezza forse hai ragione, avrei potuto scrivere ben di più, espandendo i concetti lasciati in sospeso ed introducendo qualche altro personaggio, considera questa storia come un one-shot comunque, da cui potrei far derivare una storia ben più lunga di 10 pagine. E' una protostoria da cui potrei partire per svilupparne una ben più ampia.

Per quanto riguarda l'introduzione di elementi matematici nel racconto...per quanto le mie conoscenze di matematica siano relativamente poche (faccio il quinto liceo scientifico) avevo intenzione di creare una storia d'amore non convenzionale cercando di "condirla" con alcuni pensieri sparsi. L'utilizzo della matematica e della fisica mi è sempre interessato, visto che sono un amante delle storie non-convenzionali. Il mio stile di scrittura è basato sostanzialmente sullo sfondamento della quarta parete (non esagerandolo altrimenti si degenera) e su metodi narrativi poco ortodossi per raccontare delle storie ancora meno ortodosse. Una roba bizzarra, per dirla in parole povere, che cerca di spingere al confine i canoni della narrazione.

Se ti interessa, sto lavorando per esteso ad una storia ben più grossa, che mi sta un po' sfuggendo dalle mani visto che ho gettato le basi ad un universo completamente assurdo, ma un giorno mi piacerebbe leggere il tuo parere a riguardo, se ti interessa.

Ah, visto che mi sembri abbastanza informato in generale sulla scrittura e sui canoni narrativi, sapresti consigliarmi qualche opera che lavori su sfondamenti della quarta parete e/o superamento dei limiti dei canoni stessi? Mi tornerebbe utile, o più che altro, sono le opere che più mi intrigano in generale.

@Carma: scusa se non ho risposto subito ma ero in gita a praga :P Grazie mille per il complimento! Mi fa piacere che sia la tua preferita, e che non ti sia ritrovata spaesata ^^
 

Novecento

Quark charm
Grazie per la recensione 900!

Capisco la tua critica riguardante l'inserimento di altri elementi matematici nel racconto, ma ho preferito di utilizzarne solo due per renderla il più accessibile e non appesantirla. Inserire altri personaggi avrebbe richiesto una modifica sostanziale della storia, volevo che fosse una relazione tra loro due e basta, per questo partendo dal concetto di limite di una funzione ho sviluppato una storia di amore solitaria. Nell'eventualità in cui io decidessi di espandere il racconto, probabilmente creerei un mondo più vasto con altri elementi, per permettermi di parlare attraverso vari elementi.

Per quanto riguarda il secondo punto, è stata più una scelta stilistica. Non adoro particolarmente lasciare al lettore la completa interpretazione dei concetti, perchè potrebbe denotare mancanza di inventiva da parte dello scrittore, ma in questo caso la morte era semplicemente un vettore ( :P ) completamente ignoto. Neanche i personaggi del racconto sanno cosa sia, eppure arrivano a sperare la terminazione della loro esistenza. Avrei potuto spendere qualche altra parola per chiarire meglio il concetto. Ma in sostanza, la morte anelata da Limmy è inottenibile proprio perchè neanche lei è a conoscenza di un modo per mettere fine a tutto questo, l'unica cosa è la speranza irrazionale che ciò possa terminare.

Terzo punto: Lo stacco del racconto l'ho fatto, introducendo il tema della morte all'improvviso cercando di spaesare il lettore. Potrebbe risultare una transizione un po' brusca, ma l'ho ritenuta sensata e quindi ho deciso di introdurre in questo modo l'argomento. Tutta la roba sulla vita della funzione, la notte ecc. l'ho semplicemente ritenuta non funzionale alla storia che dovevo narrare, non penso ci sia bisogno di spiegarlo nel dettaglio per comprendere il senso del racconto, quindi ho deciso semplicemente di accennarlo.

Sulla lunghezza forse hai ragione, avrei potuto scrivere ben di più, espandendo i concetti lasciati in sospeso ed introducendo qualche altro personaggio, considera questa storia come un one-shot comunque, da cui potrei far derivare una storia ben più lunga di 10 pagine. E' una protostoria da cui potrei partire per svilupparne una ben più ampia.

Per quanto riguarda l'introduzione di elementi matematici nel racconto...per quanto le mie conoscenze di matematica siano relativamente poche (faccio il quinto liceo scientifico) avevo intenzione di creare una storia d'amore non convenzionale cercando di "condirla" con alcuni pensieri sparsi. L'utilizzo della matematica e della fisica mi è sempre interessato, visto che sono un amante delle storie non-convenzionali. Il mio stile di scrittura è basato sostanzialmente sullo sfondamento della quarta parete (non esagerandolo altrimenti si degenera) e su metodi narrativi poco ortodossi per raccontare delle storie ancora meno ortodosse. Una roba bizzarra, per dirla in parole povere, che cerca di spingere al confine i canoni della narrazione.

Se ti interessa, sto lavorando per esteso ad una storia ben più grossa, che mi sta un po' sfuggendo dalle mani visto che ho gettato le basi ad un universo completamente assurdo, ma un giorno mi piacerebbe leggere il tuo parere a riguardo, se ti interessa.

Ah, visto che mi sembri abbastanza informato in generale sulla scrittura e sui canoni narrativi, sapresti consigliarmi qualche opera che lavori su sfondamenti della quarta parete e/o superamento dei limiti dei canoni stessi? Mi tornerebbe utile, o più che altro, sono le opere che più mi intrigano in generale.

@Carma: scusa se non ho risposto subito ma ero in gita a praga :P Grazie mille per il complimento! Mi fa piacere che sia la tua preferita, e che non ti sia ritrovata spaesata ^^
Sulla questione della morte, ora che conosco l'intenzione originale ha effettivamente più senso il modo in cui è trattata. Credo però che il problema sorga dal fatto che nel mondo umano il termine morte ha una connotazione ben precisa che non si applica alle funzioni (cessazione delle funzioni vitali). Se il tuo intento era lasciare il lettore all'oscuro, avrei piuttosto utilizzato un'altra parola che richiamasse la morte senza però portarsene dietro il carico culturale (che ne so, la Sparizione, o l'Annullamento, qui lo scrittore sei tu).

Per quanto concerne lo spiegare il funzionamento, hai in parte ragione: sapere che cos'è la "notte" per una funzione non serve per capire il racconto. Tuttavia, e qui ritorna la questione del tuo "dialogo tra due elementi", se scrivi una metafora c'è un limite di straniamento che il lettore può sopportare prima di uscire dalla storia e chiedere "come cavolo funziona tutto ciò?". Questo limite è influenzato da vari fattori: quanto coinvolge la storia, quanto il racconto procede linearmente e quanto del nuovo mondo introdotto viene spiegato. Nel tuo caso la storia è un dialogo proprio su come funziona il mondo! Gli argomenti sono i loro sogni, l'avvicinamento perpetuo della funzione al limite e la morte. Se non c'è un'avventura di fondo che crea punti di contatto con il lettore, questi si rivolgerà inevitabilmente alla metafora in sé, e se non la spieghi a sufficienza rimane spaesato. Prendiamo di nuovo Toy Story: la Pixar non risponde a tantissime domande su come funzioni la questione "i giocattoli sono vivi" (non le elenco perché su Internet è pieno di gente che le chiede). Ma la storia non solo parla di emozioni umanissime (la gelosia, la paura di essere dimenticati e via discorrendo), ma lo fa in un modo coinvolgente e ritmato. Se il film fosse stato un corto in cui Woody e Bo Beep parlano della loro vita da giocattoli, la Pixar avrebbe dovuto fare gli straordinari per evitare che la gente iniziasse a chiedersi quelle stesse domande che al momento sono viste come poco più che nitpick.

In generale, in un racconto metaforico (specie uno fondamentalmente statico come questo, che si configura quale meditazione sull'universo) vale l'opposto che nella prosa normale: più dici, meglio è. Se anche ciò che spieghi è minore o non ha riscontro immediato, il lettore non se ne curerà, perché sta imparando qualcosa sul mondo. Del resto anche in matematica è così: prima di fare gli esercizi devi aver capito la teoria.

Devo essere sincero, non sono esperto di opere sullo sfondamento della quarta parete (anche se personalmente nel tuo racconto non ho visto casi eclatanti, quindi forse non ho ben capito a cosa ti riferisci). In generale a differenza dello stile di scrittura la narrativa non si può "imparare dai manuali" a parte le basi, quindi ti direi di cercare opere note per aver rotto canoni narrativi e provare a carpire il ragionamento dei rispettivi autori. Il problema è che è molto difficile tenere una rottura simile per un intero libro, ragion per cui ciò avviene principalmente nelle short stories, delle quali io sono praticamente digiuno. Così su due piedi ti consiglierei Flatlandia di Abbott, sempre che tu non l'abbia già letto, che è pure a tema matematico.

Circa la tua "storia ben più grossa", l'ostacolo più verosimile è il mio tempo libero, perché già ne trovo poco per commentare le storie di questo contest (e sono pure in un periodo leggero dell'anno, avendo appena finito la sessione invernale degli esami). Però se non tieni particolarmente a una risposta veloce invia pure qualcosa, il peggio che possa capitare è che come mio solito me ne scordi. (Chiedi a Dream, ci misi nove mesi a leggere Lost & Found).
 
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Jambojet.

Bad to the bone
Finalmente anch'io ho consegnato i miei giudizi.

Sembrerò scontato, ma devo dirlo: bravi, bravi, bravi. Alcuni racconti mi sono piaciuti più di altri, com'è giusto che sia. Ma la cosa bella è che in ognuno di essi ho trovato degli spunti veramente brillanti, che denotano ogni volta un fervido intelletto, non scherzo. C'è chi è più portato di altri, ma avete avuto tutti delle splendide idee, ancora complimenti!

Nel sondaggio penso che voterò il racconto di Jenny. Il tema è bellissimo, mi ha colpito profondamente. è però un voto in via ufficiosa, diciamo, come giudice ho... eh eh, lo saprete a tempo debito. 

E niente, aspetto con ansia il vincitore, proprio come voi, penso. Per finire con un'altra banalità, che vinca il migliore.

PS: mi dispiace che Rust non abbia partecipato, la storia su NIcolas Cage dell'anno scorso mi è piaciuta un sacco.

Si, mi sono letto i racconti degli ultimi anni, giusto per farmi un'idea.  
 

Snorlite

Fetta di torta
Wiki
Anch'io io ho consegnato i miei giudizi, mi sono divertito 
default_snorlite.gif
 Non anticipo niente, ma in generale la qualità dei racconti è molto buona.

...ma vi siete messi d'accordo per il tema delle fic? Tutte hanno come protagonista/i eremiti o depressi  :D
 
D

Dream

Ho terminato ora la lettura dell'ultima storia e la stesura dell'ultima recensione. Le rileggerò e poi le consegnerò chi di dovere. Ho dato voti molto bassi e voti molto alti e ho scritto alcune recensioni che sono tra le più lunghe che io abbia mai messo giù.

Non voterò al furor di popolo perché alla fine quella che più mi è piaciuta viene comunque premiata da un voto alto all'interno del giudizio del contest.

Quella di Novecento è "Il peggior episodio di Doctor Who mai visto."
P.S. Visto che gli altri giudici votano, voterò anche io alla pubblicazione degli esiti.
 
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DDX

Great!
Mod
Ho postato anche le mie valutazioni.

Prima cosa: bravissimi per l'impegno!

Secondo: Il mio voto in questo topic lo metterò quando verranno postati i risultati, già da quelli si capisce qual è la storia che mi è piaciuta di più.
 

CiaobyDany

あなたと見る絶望は あなた無しの希望など霞むほど輝くから
Wiki
Ho finalmente recuperato tutto quello che avete scritto nell'ultimo mese, e ora giungo finalmente a dare giudizi sulle fic. Innanzitutto una parola che riassume il sentimento generale:

mike_allegria_o.jpg


Seriously guys, su 8 fic abbiamo un tizio che viene sfigurato e poi brucia vivo, una tizia che si suicida, un tizio che fa schiantare un vascello causando un macello di vittime e poi si suicida, un tizio che fa ammazzare il padre perché è coglione, un tizio che fa una carneficina perché gli hanno rubato la mucca e un ultimo tizio che viene ucciso da esseri demoniaci. Sono giunto alla conclusione che in questo febbraio girava il virus della depressivite che ha colpito tutti gli scrittori non nati a Melpignano, questione chiusa.

Tornando seri, devo veramente fare i complimenti a tutti voi perché siete stati tutti bravi. Le mie preferenze sono dovute a gusti soggettivi, per fortuna non ho fatto il giudice nemmeno quest'anno, perché avrei avuto difficoltà a decretare un "migliore" in maniera oggettiva, ma ancor di più a decretare un "peggiore", perché in questo caso si tratta al massimo di un "meno bello", non di un brutto. Pertanto ecco le mie valutazioni.

NB: non sono un critico letterario, né aspiro a diventarlo, voglio solo esprimere ciò che mi hanno fatto pensare le fic, dall'alto della mia ignoranza.

Var

La fic che ho trovato più pesante tra le altre. Come ti ho già scritto, mi hai ricordato molto Tolkien: descrizioni sublimi, ma poco scorrevoli. Un bel mattone filosofico/psicologico che è tra le code più lontane esistenti dai miei gusti personali, lol. Ho apprezzato molto il finale in cui si capisce che Ragnar in realtà tiene ad Olaf più di quanto possa pensare il ragazzo. Dislike: titolo in islandese. Finché non ho letto il tuo commento non avevo la più pallida idea di cosa volesse dire, magari la prossima volta specificalo da qualche parte :) grande plauso per aver osato proporre una fic di questo genere, è stato sicuramente un azzardo, ma penso che anche solo come esperienza ti abbia dato tanto.
Like me

Breve, efficace, scorrevole. Decisamente non è stata la fic più originale della challenge, ma sei riuscito a trasmettere bene il messaggio con tutta la parabola dell'esistenza dell'uomo.
Maya

Senza dubbio la mia fic preferita di quest'edizione. Sono riuscito ad impersonarmi totalmente nel personaggio, praticamente ho iniziato a piangere dalla seconda riga e ho smesso alla fine, lol (sì, sono un tipo molto emotivo). Bellissima la scena dell'angelo che cade, interessante il cambio totale di narrazione, quasi telegrafica sul finale, che però ho visto di non essere stato l'unico a non essere stato totalmente convinto.
White Pearl, Black Ocean

Molto bello e scorrevole, ricordo che l'anno scorso la tua fic non mi aveva entusiasmato e sono partito con un po' di riserve, lo ammetto. Invece mi hai piacevolmente stupito, la psicologia del personaggio l'hai resa benissimo, per quanto tendenzialmente poco sopporti flashback e anticipazioni, nel tuo caso sono stati resi molto bene. Personalmente non avevo capito fosse stato il marito a picchiare il protagonista, in effetti ora sembra logico ed evidente, ma ammetto che non mi ci ero nemmeno molto soffermato a pensarci.
Scusa papà

Nel topic era presente subito dopo Maya. In pratica ho pianto pure su questa, e poi ho deciso che per quel giorno era abbastanza, perché non potevo passare le ore a piangere :D molto bella e molto toccante, soprattutto considerando la tua giovane età. Considerando che hai scritto in prima persona e che fai ammazzare tuo padre già mi immagino Ombra che si tocca mentre la giudica, ma passiamo oltre lol. Ho apprezzato molto la naturalezza dei tuoi personaggi, i loro comportamenti sono tutti molto verosimili. Tu lo sai dall'inizio che il protagonista è una testa di cazzo, ed è difficile scrivere in prima persona un personaggio idiota senza cercare di affievolire le sue cattive azioni. Il finale mi ha ricordato vagamente una barca nel bosco della Mastrocola, per quanto di similitudini ce ne siano poche (escludendo il fatto che ho pianto in entrambi i casi :P )
Un eremita e la sua mucca

Con Biaf sapevo di andare sul sicuro, e anche in questo caso è andata così. La cosa bella di questa fic è che si può seriamente riassumere in una frase "un tizio fa una carneficina perché gli hanno rubato la mucca." Questo è il tipico caso in cui si può parlare di folle lucidità del protagonista. Perché è un pazzo furioso, ovviamente, ma segue un processo logico inattaccabile, la sua rigorosità nell'uccidere i cinesi di fatto gli permette di raggiungere il suo obiettivo nonostante non abbia fatto un addestramento militare e sia in netta inferiorità numerica. L'uccisione finale ti lascia totalmente spiazzato: prima cattura l'americano, poi lo aiuta a non essere catturato dai cinesi, poi lo sfrutta per ottenere il suo scopo, infine lo elimina per non avere grane.
Through a glass, darkly

Se la fic di Dxs mi ha ricordato Tolkien, questa mi ha ricordato Poe. E a me Poe fa schifo perché odio le cose inquietanti. Ciò detto, una One shot di 14 pagine su una fic challenge in cui la lunghezza media è di 2/3 può essere un azzardo. Devo ammettere che nonostante questo il racconto è stato molto più scorrevole di quanto imaginassi, e la lettura meno impegnativa del previsto. Nel suo genere penso sia fatta bene, ma, appunto, non è per nulla il mio genere.
Storia d'amore ai tempi delle funzioni

Probabilmente la più interessante dell'edizione. Anche tu come Dxs hai osato, non sei andato sul sicuro, impegolandoti su una serie di metafore matematiche. L'idea era ottima, però non mi ha convinto totalmente. E non so nemmeno cosa sia che non mi convince, è una fic ad alto potenziale, su una one shot non amo eccessive dilungazioni, quindi non è nemmeno la brevità che ti contesto. Forse è solo poco chiara, per quanto il tuo messaggio l'abbia colto. Insomma, mi è piaciuta ma non mi ha convinto del tutto...
Ciò detto, voglio togliermi un sassolino dalla scarpa, perché è vero che sono ignorante in materia, ma le critiche sterili per il puro gusto di farle non le sopporto. Ora, non sto a citare il malloppone di 900 e non nego che possa avere sicuramente delle buone motivazioni per dire quello che ha scritto. Ma ci sono due cose su cui voglio soffermarmi:

1) la critica a Steph sull'assenza di descrizioni macabre sulla morte. Ok, va bene, maaaa... Perché tu non l'hai fatto? Nella tua fic dici che non descrivi le condizioni in cui viene trovato il cadavere del ragazzo, perché ci hanno pensato i giornali. Perché predichi un comportamento che poi tu stesso non tieni? Tra l'altro, io lettore ignoratissimo ho apprezzato l'assenza di insistenza sui dettagli macabri in entrambe le fic, quindi la presenza o meno degli stessi penso si possa imputare alla sensibilità dell'autore nei confronti di quello che sa essere il suo lettore medio.

2) la critica generale sulle descrizioni poco specifiche. Io, lettore molto ignorante, mi rompo le palle a leggere descrizioni minuziose su cose inutili. In particolare ho trovato assurdo lamentarsi dell'albero grande di Biaf. Mi immagino che il tuo racconto ideale sia così:

"Guardavo l'orizzonte seduto sul prato, all'ombra del Fagus Longipetiolata, il cui tronco ha un diametro medio di circa 41,26cm, con un massimo di 45,78cm e un minimo di 38,13cm, l'altezza invece è pari a 6,4523m d'inverno senza foglie, d'estate, causa il loro peso si abbassa arrivando a 6,4198m, il diametro della chioma si estende fino a 3,672m, l'ombra proiettata occupa una superficie di 10,7462m², alla destra della mia capanna. Abbastanza specifico così? (disclaimer: non sono un botanico e sono conscio di aver scritto bestialità sulle dimensioni di quell'albero) Sinceramente non mi interessa sapere il numero di formiche o afidi che ha l'albero, mi basta sapere che c'è, e che è evidentemente abbastanza grande da potercisi sedere sotto. Ti concedo che al posto di albero si può scrivere la specie, ma dilungarsi sulla sua altezza fa parte di quei dettagli insignificanti che tu stesso dici sia meglio evitare.
 
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Novecento

Quark charm
1) la critica a Steph sull'assenza di descrizioni macabre sulla morte. Ok, va bene, maaaa... Perché tu non l'hai fatto? Nella tua fic dici che non descrivi le condizioni in cui viene trovato il cadavere del ragazzo, perché ci hanno pensato i giornali. Perché predichi un comportamento che poi tu stesso non tieni? Tra l'altro, io lettore ignoratissimo ho apprezzato l'assenza di insistenza sui dettagli macabri in entrambe le fic, quindi la presenza o meno degli stessi penso si possa imputare alla sensibilità dell'autore nei confronti di quello che sa essere il suo lettore medio.
Stai sommando pere con mele.

Io ho compiuto una scelta precisa: non dire in che condizioni era stato trovato Phil. Questa scelta è motivata da diversi fattori: i responsabili sono soprannaturali, Raoul è emozionalmente coinvolto nella vicenda (hai presente il fatto che, quando uno si suicida, al funerale in genere si raccomanda di non farne parola?) e via discorrendo. Queste ragioni non importano: ciò che conta è che, nel mio racconto, non c'è alcuna menzione di come è stato ritrovato Phil. Il lettore viene lasciato all'oscuro. Non è una scelta di "sensibilità dell'autore" (che poi è un eufemismo per autocensura), è una scelta dettata dal fatto che, in qualità di scrittore, ho ritenuto più efficace lasciare intendere che Phil fosse stato ridotto tanto male che Raoul preferisce non rivangare.

Steph ha compiuto un'altra scelta: ha descritto la deformazione. La sua scelta è motivata da altri fattori da lui valutati che, come i miei, non contano: ciò che conta è che abbiamo una scena dedicata appositamente a descrivere come è uscito dall'operazione. La mia critica (intesa nel senso di critica letteraria prima ancora che di biasimo) è che questa descrizione è vaga, non scende nel dettaglio e non interagisce con il personaggio (rifarsi alla mia recensione per le specifiche, perché se la trascrivo qui viene un chilometro di post).

Sulla questione della "sensibilità dell'autore" (di nuovo, autocensura), questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore: a meno che tu non stia scrivendo per uno specifico target (i bambini) o con uno specifico punto di vista che ha valide ragioni per non dire cos'è successo (Raoul in TAGD), non c'è alcuna ragione valida per autocensurarsi. Se ti preoccupa che dei lettori più vulnerabili siano impressionati da ciò che scrivi, apponi un trigger warning all'inizio (come si fa regolarmente per scene di stupro, ad esempio, perché possono innescare stress post-traumatico). L'autocensura è il sacrificio di mostrato in favore di raccontato: se non hai una ragione pratica, è un crimine verso la tua storia. E francamente non credo che Steph sia rimasto sul vago per autocensura. Anche io un paio di anni fa avrei descritto una scena simile come ha fatto lui, ed è perché non contemplavo proprio l'idea che scriverla in un modo più diretto potesse rendere la scena più efficace.

2) la critica generale sulle descrizioni poco specifiche. Io, lettore molto ignorante, mi rompo le palle a leggere descrizioni minuziose su cose inutili. In particolare ho trovato assurdo lamentarsi dell'albero grande di Biaf. Mi immagino che il tuo racconto ideale sia così:

"Guardavo l'orizzonte seduto sul prato, all'ombra del Fagus Longipetiolata, il cui tronco ha un diametro medio di circa 41,26cm, con un massimo di 45,78cm e un minimo di 38,13cm, l'altezza invece è pari a 6,4523m d'inverno senza foglie, d'estate, causa il loro peso si abbassa arrivando a 6,4198m, il diametro della chioma si estende fino a 3,672m, l'ombra proiettata occupa una superficie di 10,7462m², alla destra della mia capanna. Abbastanza specifico così? (disclaimer: non sono un botanico e sono conscio di aver scritto bestialità sulle dimensioni di quell'albero) Sinceramente non mi interessa sapere il numero di formiche o afidi che ha l'albero, mi basta sapere che c'è, e che è evidentemente abbastanza grande da potercisi sedere sotto. Ti concedo che al posto di albero si può scrivere la specie, ma dilungarsi sulla sua altezza fa parte di quei dettagli insignificanti che tu stesso dici sia meglio evitare.
Stai confondendo una buona descrizione con una descrizione minuziosa. Il paragrafo che hai proposto è scritto di merda (probabilmente è anche peggio di "grande"), ed è accomunato a "grande" dal fatto che non ti dice assolutamente nulla sulle dimensioni effettive. A meno che tu non sia un geometra, sei metri li sai dire a spanne se ti va bene, e solo perché nella tua testa li metti in relazione con qualcosa che nella vita reale sai essere di sei metri.

E allora come si fa? Beh, nel caso di Biaf la risposta l'hai suggerita tu stesso: il fatto che il protagonista sia seduto sotto l'albero implica da sé che l'albero sia grande. Nessuno si siede sotto un bonsai. A quel punto lo scrittore deve porsi una domanda: è importante sapere quanto grande? Se non lo è, problema risolto: togli "grande" e lasci la frase com'è (l'immagine nella tua testa non cambia: hai già figurato il protagonista seduto sotto, quindi è, come ho detto nella recensione a Biaf, almeno più alto di lui). Se lo è non c'è nulla da fare: devi trovare un modo per farlo capire al lettore senza dire "sei metri", mostrando l'altezza anziché raccontandola (una mela che cade in testa al protagonista e gli causa un bernoccolo, per dire la prima stronzata che mi viene in mente; il livello di dettaglio deve essere stabilito da quanto l'altezza sia importante). Il punto è che, se l'altezza effettiva è importante, "grande" è anche lì una parola buttata, perché non ti dice assolutamente nulla (quanto te lo sei immaginato alto? Io ventotto metri).
 
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Dxs

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Anche io voto Biaf, ho letto tutte le fic e le tre che non ho recensito direttamente nel mio post non sono male. Probabilmente avrei votato Novecento, sarebbe stata la fic migliore dell'edizione se non l'avesse tirata così per le lunghe nelle prime pagine del racconto.
 

CiaobyDany

あなたと見る絶望は あなた無しの希望など霞むほど輝くから
Wiki
Mmm.... Novecento, non sono d'accordo, hai parlato di orribili condizioni pure tu, hai accennato ma non hai specificato (orribili come? Fatto a pezzi, sfigurato? Così il lettore deve interrompere la lettura per immaginarsi la scena). Ho avuto la fortuna di non dover assistere ad un funerale di un suicida, ma non vedo cosa c'entri con la questione qui presente.

Non sono d'accordo nemmeno sull'autocensura, se non è presente una descrizione dettagliata del macabro magari è perché l'autore preferisce soffermarsi sull'aspetto psicologico della vicenda piuttosto che su quello prettamente materiale.

So benissimo di scrivere di merda, grazie, non ho mai pubblicato nulla di mio pugno per un motivo :) almeno qui però ho capito quello che intendi (cosa assolutamente poco chiara nella recensione) : non doveva mettere quel grande. Personalmente la cosa mi è indifferente e non trovo che sia questo grave errore per cui il lettore passerà il resto della fic a chiedersi quanto fosse grande quell'albero, perché gli avvenimenti che seguono fanno decisamente dimenticare questo particolare. Allo stesso modo non vedo perché non si possa lasciare al lettore margine di immaginazione sui dettagli. E mi pare che questo sia stato fatto da molti scrittori nel corso dei secoli. Spesso capita che un personaggio lo si lasci in un luogo e poi lo si ritrovi in un altro. Se nel cambio di scena sia andato a sconfiggere un drago spaziale o semplicemente a cagare chissene, l'autore l'ha trovato un dettaglio irrilevante.

Ah, mi sono scandalosamente reso conto di aver saltato Ponty prima, sorry, non l'ho fatto apposta
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Mella, non so cosa abbia l'universo contro la Mastrocola ma a me era piaciuta (dall'alto della mia ignoranza)
 
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Dxs

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Giustamente rispondo a Dany.
 

Var

La fic che ho trovato più pesante tra le altre. Come ti ho già scritto, mi hai ricordato molto Tolkien: descrizioni sublimi, ma poco scorrevoli. Un bel mattone filosofico/psicologico che è tra le code più lontane esistenti dai miei gusti personali, lol. Ho apprezzato molto il finale in cui si capisce che Ragnar in realtà tiene ad Olaf più di quanto possa pensare il ragazzo. Dislike: titolo in islandese. Finché non ho letto il tuo commento non avevo la più pallida idea di cosa volesse dire, magari la prossima volta specificalo da qualche parte :) grande plauso per aver osato proporre una fic di questo genere, è stato sicuramente un azzardo, ma penso che anche solo come esperienza ti abbia dato tanto.
Per quanto attiene al titolo, ho voluto lasciare anche lì una sorta di "oscurità", o malcelata chiarezza, o chiamala come ti pare. Tutto il racconto è basato sul fatto che bisogna interpretarlo e cercare di arrivare agli snodi fondamentali, perché è disseminato di citazioni e cose del genere. Naturalmente fra queste non figura il titolo, ma ho preferito lasciarlo in islandese. Con un lavoro simile non mi aspetto certo di vincere o di strabiliare chissà quale platea. Era un esperimento strettamente personale collegato a quest'esperienza che volevo fare, tutto qua.

Escludendomi dal podio, dato che siamo in odore di risultati, non saprei proprio chi possa vincere. Fare il triplete per Biaf sarebbe una gran cosa, ma quest'anno vedo tanti possibili outsider. Staremo a vedere!
 
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