Dorotea.

Forse avrei dovuto postarla in Vomitoteca...

C'era una volta nel Kansas, terra famosa per essere patria di Superman e dei cerchi nel grano, una famiglia di agricoltori composta da una coppia che non era riuscita ad avere figli, ma che aveva adottato la figlia della sorella di lei quando questa e il marito decedettero dopo aver mangiato troppo a Natale. La bambina crebbe felice, grazie anche alla compagnia del suo fedele amico, un'anatra che lei aveva chiamato Totò.

La vita, nella fattoria in cui questa famiglia viveva, trascorreva lenta e tranquilla, turbata solo dai capricci tipici dell'adolescenza: i vicini, infatti, non si preoccupavano più del dovuto quando sentivano la piccola Dorotea urlare a squarciagola contro gli zii.

"Ma zia! Io ci voglio andare!"

"Ti ho detto di no! Non ci vai al concerto dei Take That! I biglietti costano una tredicesima!"

"Sei ingiusta! Me ne vado, non tornerò più in questa stupida casa!". La piccola Dorotea corse fuori casa dirigendosi verso il fiume che scorreva lì vicino e subito l'anatra Totò la seguì.

"Torna prima di cena!" le urlava dietro la zia: "Giuliacci ha previsto forti venti provenienti da sud-ovest!".

Dorotea era disperata: voleva assolutamente andare al concerto dei Take That, ma non sapeva come fare. "Totò, perché la zia non capisce? Come posso fare per andare al concerto?"

"Qua."

Dorotea passò il pomeriggio sulla riva del fiume, piangendo sommessamente; quando però si fece buio ebbe paura e si decise a tornare a casa e, durante il viaggio di ritorno, cercò di preparare un discorso volto a far capire alla zia quanto fosse importante la reunion della band più ascoltata del momento, specie in quel momento in cui Robbie Williams era uscito dal tunnel della Coca-Cola.

Arrivata a casa, Dorotea non trovò però nessuno: le luci erano spente ma un bigliettino sul tavolo la informava del perché della desolazione della casa:

"Siamo a casa della signora Figg, per guardare Affari tuoi: sembra che stasera giochi il nipote dei suoi vicini di casa."

Dorotea, annoiata, si stese sul letto, affamata: la zia non le aveva preparato niente e lei non sapeva cucinare. Totò, nel frattempo, iniziò a starnazzare come se stesse per essere cucinato, impedendo a Dorotea di prender sonno.

"Insomma, Totò, anche io ho fame, ma non ho i soldi per andare al Burger King!", glì urlò contro lei, ma subito si accorse del pericolo da cui Totò stava cercando di metterla in guardia: un gigantesco ciclone si stava infatti dirigendo in direzione della loro casa!

"Oh mio Dio! Totò, presto: chiudiamo le persiane e nascondiamoci sotto il letto!" Velocemente, Dorotea e Totò chiusero tutte le porte e le finestre e poi si misero sotto il letto della bambina.

Il ciclone travolse la casa, che a causa della potenza dei venti si sollevò da terra e iniziò a roteare su sé stessa; Totò soffriva il mal di mare e vomitò, sporcando tutto il vestitino di Dorotea. Passarono ore e ore, la bambina e l'oca persero la cognizione del tempo, fino a quando la casa si fermò.

Lentamente la bambina e l'oca uscirono dalla casa, che aveva subito parecchi danni a causa del ciclone, ma il paesaggio che si presentò loro era inedito.

"Oh, cielo! Dove siamo finiti, Totò?"

"Qua."

Iniziarono a guardarsi intorno, ma dopo pochi secondi Dorotea vide una cosa che le fece gelare il sangue: da sotto la casa spuntavano un paio di gambe, con ai piedi un paio di scarpe rosse. La casa si era schiantata sopra qualcuno!

"Oh, mio Dio!" esclamò Dorotea. "Quelle scarpe sono Gucci!". Dorotea sfilò le Gucci da quei piedi e li indossò senza esitare: "Il numero è quello giusto, Totò!".

"Qua! Qua! Qua!"

Totò iniziò a starnazzare impazzito guardando il cielo e Dorotea alzò lo sguardo: una donna a cavallo di un manico di scopa stava planando verso di loro e, docilmente, atterrò.

"Che tu sia benedetta, ragazzina!" esordì la signora. "Quella che tu hai ucciso, schiacciandola con la tua casa, era la malvagia Vladimir Luxuria! Ora il mondo è un posto più sicuro!"

"Oh, bello!" rispose Dorotea. "Posso tenere le Gucci?"

La donna annuì e poi aggiunse": inoltre, se vuoi, puoi battere tre volte i tacchi ed esprimere un desiderio, che ti verrà immediatamente realizzato. Attenzione, però: funzionerà solo una volta all'anno".

"Ok, tanto al momento ho un solo desiderio che voglio mi venga esaudito. Vieni tra le mie braccia, Totò!". L'anatra balzo tra le braccia di Dorotea: la donna li salutò entrambi. "Buon rientro a casa!".

Dorotea batté i tacchi tre volte e subito si sentí come risucchiata in un vortice, mentre Totò starnazzava terrorizzato. D'un tratto si fermarono, erano giunti a destinazione: erano davanti al Mediolanum Forum Assago, pronti per l'unica data italiana del tour mondiale dei Take That.
 
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CiaobyDany

あなたと見る絶望は あなた無しの希望など霞むほど輝くから
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Lol, il mago di Oz 2.0

(non è che finisce insieme al congiuntivo anche questa fic, vero?)
 
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