Fic Challenge 2003

Cerb

Parroco
Fic Challenge 2003

Partecipanti:



Andrea-Imakuni
Carmageddon
Dirk Nowitzki
Eyden
gigipuff*
Gjc
Groundon*
Kingdra
Light Houndoom
Light Raikou
Sailko
SpyRevenge**
ThunderShock


* Seconda Manche solamente

** aka Nemes

Prima Manche

Andrea-Imakuni

Era un ragazzo insolito sotto molti punti di vista... E' lui, l'eroe delle carte dei pokémon, IMAKUNI!!!

Lui faceva all'inizio la star della publicità dei pokémon, ma dopo essere invecchiato, ha deciso di diventare un giudice...

Quella era una bella giornata, l'aula era illuminata da riflessi rossastri... Una bella giornata per tutti, ma non per il Great Rocket...

Capter 1: The Great Rocket's rage

-Vi condanno a tre anni di carcere sull'isola shojo!

Disse il giudice Imakuni, al captain Fire e Grass, due importanti membri dell'organizzazione mafiosa del Great Rocket...

Quello era il processo dell'anno. Infatti era seguito da tutto il continente, era la prima volta che veniva catturato un Great Rocket di quella importanza...

Infatti molto lontano dal continente, in un arcipelago, era situato il quartier genererale del Great Rocket, dove il susseguirsi delle vicende era seguitissimo, naturalmente, e già President Uncolor meditava vendetta:

-Dobbiamo colpire il giudice nel suo punto debole... Dobbiamo fargliela pagare...

Alla fine del processo, il famosissimo giudice Imakuni torna nella casa dove vive con il fratello, Tensaikuni, un genio dell'elettronica. Aprendo la porta si trova uno spettacolo allucinante: la sua casa è quasi del tutto distrutta, e per terra un biglietto, scritto con lettere di giornale che diceva:

Se vuoi rivedere tuo fratello, scarcera i capitani Grass e Fire. firmato: GR.

Ma per Imakuni la legge è la prima cosa. Non può scarcerarli, per lui loro devono pagare il loro debito alla società. Così decide di andare dal Dr. Manson a chiedere aiuto.

Capter 2: Dr. Manson's training method

Il laboratorio del dottore era pieno zeppo di studiosi e scienziati che studiavano carte e strategie. Il Dottore era messo in un angolo a lavorare al computer, ma appena sente dei passi si gira di scatto: era Imakuni, disperato. Il dottore così gli chiede con molta delicatezza:

-Imakuni, che ti è successo? Ti è morto il fratello?

Imakuni, alla pronuncia di quella frase scoppiò a piangere. Così Imakuni spiegò tutto al professore. Il dottore, che conosce bene Imakuni, gli dice:

-Imakuni, devi farti forza. Ricorda i bei tempi in cui eri un super-error... ehm, un super-eroe!!! Tutti i ragazzi ti acclamavono quando vincevi una partita a carte dei pokémon!!!

Imakuni, ancora più sconsolato risponde:

- Quando ne ho vinta una?

Silenzio assoluto.

Il dottore continua:

-devi farti forza. Devi reagire. Non puoi rimanere con le mani in mano e a non far niente!!!

Così Imakuni si riprende e decide di ritornare sulle scene del tcg!!!

- E' inutile rimanere con le mani in mano. Lei ha ragione dottore. Devo reagire!!

Il dottore, con una delicatezza una gli chiede:

-Te l'hanno già spedito l'orecchio?

Imakuni, lo manda aff****** e se ne và. E' ora di tirare fuori il vecchio costume di Imakuni?.

Imakuni cisì dice tra sè e sè:

-E' mio divere essere dalla parte della giustizia. Ma come lo trovo il quartiere generale del Great Rocket?

Capter 3: Marakuni

Così decide di rivolgersi al suo amico scrittore e cartografo Marakuni.

Lui era seduto su una sedia, davanti alla sua macchina da scrivere. Insieme a lui c'erano Ishihara e Ronald, intenti a scambiare carte. Così Imakuni gli spiega tutto e sopratutto gli dice dell'aiuto di cui ha bisogno. Marakuni gli così gli dice:

-Bella domanda... Dove si trova il quartier Generale del GR?

Ronald così, con grande brillantezza gli risponde:

- Io lo sò. Ho dovuto combattere contro il GR più di una volta.

- Ma come lo raggiungiamo?

Chiede Imakuni.

-Per questo non c'è problema- dice Ishihara- possiamo usare il mio elicottero.

In men che non si dica, sono in viaggio.

- Il quartier generale del GR si trova al centro delle isole Marshall, in Australia.

Ishihara, naturalmente, si dirige in quella direzione.

Dopo 10 ore di volo, Ronald esclama:

-Ecco quello è il quartier Generale del Great Rocket!!!!

L'edificio che si ereggeva era imponente: era nero, avvinghiato nella vegetazione. Atterrarono. Sembrava non ci fossero problemi, ma appena scesi tre guardi si piazzarono davanti a loro. Imakuni, subito si partì in avanti, ma fù subito fermato da Ronald:

-Tu risparmiati per il loro capo.

Ronald tirò furi il mazzo e urlò:

-Articuno!!! Attacca i loro Weezing!!!!!!!

Quella era una carta speciale, infatti spesso cambiavano gli attacchi da soli.

Così in un sol colpo, un gigantesco turbine si scatena nel campo da gioco. I Weezing e le tre guardie vengono scagliate via, svenendo.

Entrarono nell'immenso palazzo, dove ad aspettarli c'erano quasi tutte le guardie del quartiere generale. Ishiara subito:

-Sarà un gioco da ragazzi. Scofiggerli sarà troppo facile. Surfing Pikachu, vaaaaaaaaaaai!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Tutto il quartiere generale viene sommerso. Le varie stanze e sale lentamente si riempiono d'acqua, tanto che nemmeno i nostri eroi riuscivano a respirare. Stavono affogando. Ad un certo punto, Imakuni si accorge di una cosa:

-Ci sono delle scale là in fondo!! Presto raggiungiamole!!!

Iniziano a nuotare come nemmeno un poliwrath sà fare. Raggiungono le scale. Chiudono la botola che copriva l'apertura alle scale d'emergenza.Così davanti a lor si presenta uno scenario allucinante: migliaia di persone, tenute come animali, sono dentro delle gabbie. Ma ad un certo punto Ishihara si accorge di una cosa: ci sono delle altre scale dove stà salendo l'acqua!!! Subito sbloccano i circuiti delle celle liberando tutti i prigionieri. Tensaikuni subito urlò:

- Imakuni!!!!! Sono qua!!!!!!!!!!!!

Subito corse a prendere il fratello, dopodichè scapparono verso l'ala est del palazzo. Ronald subito esclamò:

- Ma con tutti gli altri prigionieri come facciamo?

Così Marakuni disse:

- Ci penso io. Graveler, sassaiola!!!!!!!!!

Così tutti i prigionieri scapparono da quella parte, dove si era aperto un buco. Riuscirono a prendere le barche che c'erano a riva, che venivano usate dal GR per scappare. I prigionieri urlavano di gratitudine.

Davanti a loro c'era un immensa sala, con infondo una scrivania. L'uomo che c'era dietro era uno degli uomini più pericolosi del mondo: President Uncolor!!

- Ti stavo aspettando Imakuni. Era inutile dire che saresti arivato fin qui.

Quattro gabbie caddero dal soffitto, sulle teste di Marakuni, Ishihara, Tensaikuni e di Ronald. Imakuni disse:

-Perchè li hai messi nelle gabbie?

-Perchè voglio una sfida solo trà noi due. Facciamo un gioco: Se vinci tu, potrai scappare, se vinco io, pagherai con la vita!!!

-Va bene!!!

Uncolor urlò:

- Vai stelix!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

L'unica cosa che ha fatto è stato vedere l'immensità del pokémon uscito dalla carta.

-Pauroso vero?

Lui già stava piangendo. Imakuni così con un fil di voce:

-Vai, doduo...

President Uncolor iniziò a ridere come un matto.

-Stelix non ti preoccup....

-VAI DODUO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Subito di colpo Imakuni mandò all'attacco doduo, che stese l'immenso stelix.

President Uncolor disse:

-Co-com'è possibile?

Si gettò dalla finestra. Lo videro scomparire di sotto, per poi rivederlo ricomparire scappare con i retrorazzi che aveva sulla schiena.

Imakuni aprì le gabbie. Marakuni gli chiese:

- E' impossibile, come hai fatto a mettere k.o. quell'enorme stelix?

Imakuni rispose:

- Forza di volontà. Una forza imparagonabile alla forza fisica. Una forza impareggiabile. Una forza infinita.

Con queste ultime parole, il tramonto iniziò a delinearsi tra le nubi rossastre.



Valutazione:

Larm: E' un episodio prevedibile e infantile, che riprende le tipiche storie d'azione presenti nei cartoni e molte cadute di stile, alcune con parolacce trascurabili. Bisogna capire che le telecronache dei combattimenti di pokémon ormai hanno un po' stancato.

Carmageddon
Otto era un ragazzo molto insolito sotto molti punti di vista, impiegato diligente ma sfigato.

Era sfigato perché ogni giorno, o a casa o in ufficio, gliene capitava una.

Se la mattina era in ritardo, si precipitava verso l'uscita del condominio con un calzino

bianco e uno marrone, scivolava sulla cera appena passata dalla portinaia e si beccava una

secchiata di protesta contenente dai sei agli otto litri di Ace Casa negli occhi.

In ufficio il distributore di caffè gli dava il caffè senza il bicchiere, oppure gli veniva

fuori il bicchiere senza caffè ma con due uova di Spinarak dentro. Guai a premere il

pulsante del resto: il distributore gli faceva un rutto con vocoder e si teneva i soldi.

Ma una mattina, nonostante il bruciore agli occhi appena candeggiati, entrò in ufficio

felice come una Pasqua.

"Oggi arriva la Lola! Me la manda il mio caro zio Nanni da Bergamo!"

I colleghi rimasero sbigottiti ma non gli domandarono niente; tutti sapevano che era un po'

pazzerello e aveva delle strane manie, ma appena Otto uscì per una commissione, tutti si

misero a fare congetture.

Moglie, non ce l'ha; fidanzata, l'ultima era del '79; parenti, nessuna Lola; i suoi ultimi

Spinarak si chiamavano Luciana, Giuseppe ed Elisabetta...rimaneva in piedi una sola

ipotesi: Otto si era preso una cagnolina.

Lui nel frattempo era in giro per la città: doveva consegnare una lettera in un altro

ufficio. Era a piedi ma non faceva caso a niente, pensava solo alla sua Lola. Aveva perfino

dato le chiavi di casa alla portinaia per provare il piacere di trovare Lola in salotto, al

suo ritorno dall'ufficio. Mentre camminava venne sfiorato da uno Scania e caricato in

ambulanza al posto di un altro ma non si accorse di una TV lanciata dal sesto piano da un

bambino incazzato perché stavano per trasmettere Braccio di Ferro anziché lo speciale su

Craxi. Era solo un 14 pollici ma gli piombò diretto sul cucuzzolo facendogli perdere i

sensi.

"Ne avrà per un mese" disse il dottore a Luciana, Giuseppe ed Elisabetta.

In ufficio i giorni passavano monotoni. Due impiegati, Alex e Gino, cazzeggiavano davanti

al distributore.

Alex ebbe un sussulto."E Lola?!!" "Boooh...".

Intanto Otto in ospedale delirava. "Lolaaaa, Lolaaaa..." ed Elisabetta e i suoi fratelli

scuotevano il capo sconsolati.

Dopo una settimana Alex disse a Gino: "Andiamo a casa sua, forse a quella povera bestia

nessuno ha portato da mangiare...". Ma mezz'ora dopo andarono a vedere una partita di

basket NBA alla TV clandestina con decoder taroccato nello stanzino delle scope e si

dimenticarono di andare a casa di Otto.

"Povera la mia Lola, ormai è andata..!" gemeva Otto.

Due settimane dopo, un Ariados alto mezzo metro morse Gino sul mignolo sinistro, lo

scaraventò giù dalla sedia e si mise davanti al suo PC a giocare a Spider. "Maledizione

Alex, andiamo a prendere sto cadavere..."

Entrarono nell'atrio del condominio di Otto.

"Che cosa volete??" La portinaia era già in agguato col secchio di Ace Casa.

"Cerchiamo il cane del signor Otto." "Otto non ha cani" disse la portinaia ringhiando. "Come no? Era

stato mandato qui due settimane fa!" disse Alex.

Come aveva visto fare tante volte nei film polizieschi, Gino si chinò e annusò il buco

della serratura della porta. Sentì una puzza tremenda. "Infatti è qui dentro..." disse

Gino. La portinaia diede loro le chiavi e si rintanò nella sua guardiola. "Tenete" disse,

"Io non so niente, fate quello che vi pare, adesso c'è Beautiful."

Aperta cautamente la porta, venne su una zaffata ancora più puzzolente. All'ingresso

guardarono per terra ma non videro nessun cane. In salotto trovarono qualcosa sul tavolo.

Era un pacco di forma circolare. Lo aprirono e per poco non svennero dalla puzza che

mandava quella roba. Accanto c'era un biglietto:

"Caro Otto, eccoti la mia ultima creatura: Lola, la torta alla robiola! Con affetto, NANNI"

E allora si ricordarono delle strane manie di Otto e della sua famiglia, tra cui quella di

dare i nomi alle cose da mangiare.

"Quello è deficiente forte" disse Alex.

"La portinaia di più."

"Nooo, Otto di più!"

"Scommettiamo 5 euro?"

"Okay!"

Presero Lola e si diressero quatti quatti verso la guardiola.

La portinaia era ipnotizzata dalle mandibole di Ridge.

Alex si avvicinò e disse a voce alta: "Oh ma Beautiful è proprio una merda, vero Gino??"

"Vero, vero!Chi lo guarda è proprio deficiente!" gli echeggiò Gino.

La portinaia incazzata lanciò la sua secchiata di Ace Casa ma Alex fu più veloce, schivò il

getto e le spiattellò Lola in piena faccia.

Uscirono dallo stabile ridendo fino alle lacrime per mezz'ora buona. Cercarono poi, senza

riuscirci troppo, di fare una faccia un po' seria per andare a trovare Otto.

Otto era in delirio più del solito, credeva di essere lì da appena due giorni. "Come sta la

mia Lola?"chiese a Gino e Alex. "Lola sta bene sì...sta proprio bene...in faccia alla

portinaia!!" e giù di nuovo a ridere come pazzi.

"Aah, ahaha..." Otto rideva ma ovviamente non aveva capito una mazza, rideva così forte che

a un certo punto Elisabetta lo punse amorevolmente alla gola facendolo addormentare di

colpo.

Gino e Alex ripassarono davanti all'entrata del condominio e videro la portinaia correre

dietro a una dozzina di Spinarak liv. 5 che la prendevano per i fondelli, le mostravano il

dito medio e la facevano scivolare sulla sua stessa cera.

"Hai vinto tu, è più deficiente la portinaia" disse Gino ad Alex, allungandogli un

biglietto da 5 euro.

"Ci facciamo una pizza?" "Okay, c'ho una fame.."

Si sedettero e diedero un'occhiata al menù. Arrivò il cameriere. "Desiderate?"

"Che cosa ci consiglia?" chiese Gino. "Aaah, se volete ho la novità della casa: Lola, la

pizza alla robiola!"

"NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!"

Un doppio urlo disumano fece vibrare tutti i vetri della pizzeria.

Gino e Alex fuggirono in preda al panico.

"Ma sono pazzi?!!" si chiese il cameriere.

Eeeh, non poteva capire...!



Valutazione:

Aragorn: in fondo mi ha fatto divertire molto.

Larm: L'ingenua demenzialità di questa storia mi ha colpito subito. Grandiose le annotazioni surrealistiche, e ancora grandiose le risate che nella semplicità delle situazioni riesce a provocare. Le situazioni si susseguono senza possibilità di previsione, anche se portandosi dietro qualche perdita, come la piattezza dei personaggi (da Otto ci si aspettava di più) e il linguaggio a mio parere troppo giovanile.

The_Dragon: Ci mancava il raccontino esilerante, infatti. Eccolo, e devo dire che è ben riuscito. Assolutamente.

Dirk Nowitzki




Kurt era un ragazzo molto insolito sotto molti punti di vista:appena 16 anni ma già in grado di guidare una macchina o una moto.

Suo padre era pilota di moto di grande successo:vinse molti gran premi ,giornali e tv parlavano solo di lui.Ora ha smesso di correre ma continua a dedicarsi al mondo dei motori preparando suo figlio a diventare un agile pilota.

Suo figlio si chiama Kurt,sua mamma guidava anche lei una moto ma non a livello sportivo.Un giorno morì in un tragico incidente:un uomo a bordo di un auto nera,non si fermo davanti al segnale di stop,la madre di kurt per evitarlosbandò a destra e si schiantò contro un albero.

La zona era poco frequentata:nessuno aveva visto quell'auto nera allontanarsi,purtroppo l'abitazione più vicina distava 2 kilometri e gli abitanti non sentirono niente.Da allora la madre di kurt non è più in questo mondo.

Il ragazzo si stava allenando sotto la guida esperta del padre.Disse-oggi imparerai a correre quasi su una pista vera:inanzitutto allenati su questo retilineo:dobbiamo vedere che velocità fai.

Pronto?3,2,1... VIA.

Kurt con la sua moto partì ,sentiva il vento che gli arriva violentemente a dosso guardò il conta chilometri:330,-non male-pensò.

arivò alla fine,scese dalla moto e comunicò al padre la velocità-330- disse-ottima velocità direi-.

Ora vediamo che velocità riesci a mantenere sulle curve-.Kurt si rimise il casco,salì in moto e... via a tutta velocità :circa riuscì a mantenere nelle curve i 210 chilometri all'ora.

Comunicò l'esito al padre.Rispose-ora sei pronto per gareggiare ma per dimostrarmi di essere ungrande pilota dovrai svolgere una piccola missione.

-e sarebbe?!??-

-oh,niente una cosa molto semplice per te se ti impegnerai-

-avanti spiegami-

Continua...



Valutazione:

Larm: L'autore costruisce un buon background per uno sviluppo che poi si rivela troppo buonistico e cotonato, senza conclusione alcuna nè emozioni particolari nel lettore. Peccato che siano state sprecate così le idee.

Eyden




Il giorno seguente passò lento e noioso, sotto una pioggia battente. Quello era stato un giorno stancante per due ragazzi, e avevano bisogno di riposo. Allora, per passare il tempo, uno raccontò una storia:

-Nelle terre della Norvegia e della Svezia c'è una legenda. Si dice che ogni secolo, l'uno maggio, in una caverna succeda qualcosa di straordinario. Certa gente giura di avere visto degli strani tesserini, simili a minuscole ragazzine con ali sulle spalle e vesti di foglia. Altri pensano che si tratti di una sciocchezza. Ma un fatto accaduto secoli fa smentisce tutto. Un giovane era scomparso l'uno maggio, a mezzanotte, accanto a quella caverna. Molti dicono che si è perso in qualche cunicolo della grotta, ma in realtà era accaduto qualcos'altro. Il ragazzo si chiamava Ypsen. Era robusto, dal volto sereno, i capelli lunghi e come nessuno sapeva barare in qualunque sfida. Per sapere cos'è successo bisogna quindi ritornare a quella lontana epoca. Lui stava facendo una passeggiata, quando una luce lo attirò in una caverna. Vide un'immensa roccia che brillava, più grande di un palazzo, più bella di un quadro. Nell'aria un'arcana musica si spandeva, mentre la luminosità della roccia aumentava man mano. Quando fu tale da obbligare il giovane mettere una mano sugli occhi, si udì un boato. La roccia era scoppiata, e al suo posto si ergeva a mezz'aria un rilucente cerchio azzurro, con i bordi che sembravano voler fuggire via. All'improvviso capì che quello era il misterioso portale di cui si sentiva tanto parlare, che collegava il nostro mondo con uno parallelo. Esitando, entrarono a dare un'occhiata. Ma mentre guardava meravigliati la terra dove erano capitati il portale si chiuse alle sue spalle, imprigionandolo lì. Ma quello era il meraviglioso mondo cha aveva sempre immaginato. Degli imponenti picchi innevati, coperti da foreste di abeti, facevano da corona da corona ad un lago su cui dei salici sembravano voler toccare l'acqua, mentre un piccolo sentiero si inerpicava sulla vetta del monte più alto, dove sorgeva un immenso castello. Ypsen pesò di dirigersi lì, dove avrebbe potuto chiedere ospitalità. Quando, dopo una lunga camminata, arrivò stanco al portone, una voce che rimbombò tutto attorno disse:-Qui dorme il suo sonno la Regina delle Fate, oh mortale. Se vuoi passare puoi, chi da qui entra non potrà mai più uscire-. Allora lui, spaventato, arretrò, ma poi una dama, vestita di verde e di rosso aprì la porta d'ebano e ridendo disse che era tutto uno scherzo, che sapeva la sua storia e poteva entrare. Ypsen indugiò, ma la bellezza della fanciulla l'aveva stregato. L'interno del castello era quasi completamente coperto di arazzi e tele color porpora. A grandi tavoli sedevano degli strani signori, tutti con lo sguardo amichevole e calmo. Un uomo, probabilmente un cameriere, invitò il giovane ad andare in una sala, dove incontrò colei che lo aveva fatto entrare nel castello. Adesso poteva vederne meglio il bellissimo viso. Gli occhi erano neri, come i capelli lisci che le ricadevano sulle spalle. Il suo nome era Vanna. Lei allora raccontò una storia. I suoi antenati, anni ed anni fa, trovarono uno strano portale, e lo varcarono vedendo che vi entravano anche degli tesserini che loro si sarebbero divertiti ad acchiappare. Ma il portale dopo pochi minuti era scomparso, e loro rimasero là e fondarono un nuovo popolo. Poi disse che se voleva poteva restare in quella reggia, dove sarebbe stato trattato con ogni riguardo come si soleva fare coi forestieri. Lui, sempre più innamorato, annu. Restava lì. Ma forse, dopo un anno, ce l'avrebbe fatta a tornare a casa, dove tutti i suoi cari l'avrebbero accolto a braccia aperte.



Valutazione:

Larm: C'era proprio bisogno di una storia di ambientazione nordica senza capo nè coda? Già alla sesta riga nasce un tedio mortale per ciò che sta per venire, e si riesce a stento ad arrivare al termine. Il tutto è contornato da errori ortografici e grammaticali spaventosi. Non buona.

Gjc




Era una ragazza strana sotto tutti i punti di vista, Lei. Almeno, questo è quello che ho capito alla fine della storia. Non avrei detto così la prima volta che l'ho vista, allora non mi sembrava diversa da tutte le altre migliaia di persone che vedo ogni giorno. E'... diversa. Particolare. Speciale. Non molti avrebbero fatto quello che Lei ha fatto. Ma prima che vi parli di Lei e della nostra storia, bisogna che sappiate un paio di cose circa il mio conto. Non che mi aspetti che mi crediate, intendiamoci. Gli uomini sono abituati a credere solo a quello che riescono a concepire, a quello a cui vogliono credere. Se qualcosa si allontana vagamente dalle loro idee, per loro non esiste. Io gli esseri umani li conosco bene, pur non appartenendo alla loro specie.

Per farla breve, non sono un uomo, una donna, un primate con il pollice opponibile, non sono neppure un'animale. Non rientro nelle categorie di organismi viventi che trovate nei vostri libri di biologia.

Io sono... la terra. vabbè, non esageriamo. Non TUTTA la terra. Un pezzo. Un pezzettino di terra... un'isola, per la precisione.

Faccio parte di un piccolo arcipelago, e sono la più grande.

Mi avrete vista molte volte nelle cartine geografiche...forse magari ci avete camminato, su di me, in mezzo a tutta l'altra gente. Comunque, sono un'Isola. Vi basti sapere questo.Tuttavia, la vita di un'Isola, non è affatto eccitante come potreste pensare è vero che a volte accadono fatti straordinari e che, sulla nostra superficie, passeggiano tranquillamente personaggi che in futuro troverete in tutti i libri di Storia, ma sono eventi rari.

La verità è che la vita di un'Isola è piuttosto noiosa: sempre lo stesso mare, gli stessi traghetti, gli stessi gabbiani, la stessa gente che lavora e gli stessi turisti che approdano sulle mie coste dicendo sempre le stesse frasi: Mamma, siamo arrivati, finalmente? Mi ero stancato di stare su quella nave, oppure Guardaaaa un GABBIANO! O Mildred cara, potresti chiamare un taxi che ci porti fino all'Hotel che abbiamo prenotato? E altre sciocchezze del genere.

Una noia, insomma. Non nego che, talvolta, mi piacerebbe scambiare il mio ruolo, magari proprio con una delle tante persone che sbarcano dai traghetti, in uno dei miei porti. Sarebbe bello, proprio come gli uomini, poter andare dove ti pare e piace, conoscere altri posti e altra gente, invece di starsene sempre e solo qui.

Il mio, poi, è un lavoro ingrato, e non sempre ti da grandi soddisfazioni. Sento continuamente gente lamentarsi del fatto che vorrebbe trasferirsi altrove, perché io come posto non la soddisfo. Vedo uomini distruggere le mie coste, abbattere i miei boschi, scavare e devastare le mie montagne, tanto che mi chiedo se sono qui unicamente perché questa gentaglia possa fare soldi servendosi della natura che mi ricopre.

Vedo persone che continuano a dire che vorrebbero che io fossi da uníaltra parte, in un altro mare, in un altro posto

Nella mia lunga vita, quindi, tra una giornata noiosa e un anno che non sembrava promettere nulla di diverso dal solito, di cose ne ho viste tante, di storie ne ho sentite a migliaia.

Ma, nel frattempo, mi sono annoiata a morte.

Ora, solitamente non è che vada a indagare su chi approda sulle mie rive o su chi scende dagli aerei che si posano qui, ma qualche volta, quando noto qualche tizio, per distrarmi un po' lo faccio. E proprio di una persona vi voglio parlare, capirete più avanti il perchè. Era un giorno d'autunno, quando sbarcò sulle mie coste un uomo. Colpì subito la mia attenzione...Indossava un'ampia giacca marrone, logora, e quando scese, toccando per la prima volta la mia terra non disse nulla. Non si guardò attorno,non pronunciò alcuna parola, né, tantomeno, le stupide frasi sopraccitate che di solito dice la gente appena arriva. Saltò subito in sella a una grossa moto, la stessa moto da cui  - lo scoprii in seguito - aveva preso il soprannome, una Ducati,sgommando via, come se conoscesse a memoria la strada da seguire, anche se era la prima volta che veniva da me.

Non si fermò mai, durante il suo viaggio su quella moto.

Non si fermò quando superò un fiume, quando passò vicino a un lago. Oltrepassò una collina, sempre senza guardarsi attorno, quasi come se a guidare non fosse lui, ma il pilota automatico.

Arrivò sulla cima di una delle mie montagne, non troppo alte, ma abbastanza isolate,insidiose, e disabitate.

Aveva uno zaino in spalla, quellíuomo. Il suo unico bagaglio. Scese dalla grossa moto rossa, e solo allora guardò quello che c'era attorno a lui.

Rimase una manciata di lunghi minuti, a guardare il paesaggio, come a rendersi conto del mondo dove era capitato. Osservò a lungo gli alberi, le nuvole, non con l'espressione quasi arrabbiata che gli avevo visto da quando era sceso dalla sua nave, ma quasi con un vago sorriso.

In quel momento passò davanti a lui uno scoiattolo. Era lì,l'animaletto, fermo, con una ghianda in bocca, probabilmente il pasto del figlioletto.

L'uomo si chinò, come a volerlo accarezzare, e la bestiola corse via, verso un albero che doveva essere la sua casa.

L'uomo scattò in piedi, scotendo la testa ,quasi a svegliarsi da un sogno.

Prese lo zaino che per un momento aveva posato per terra, vi frugò dentro, e ne estrasse una pistola, che si infilò nella cintura.

Ora avevo capito cos'aveva di tanto strano quell'uomo non era la giacca o l'espressione o forse erano proprio quelle. Quell'uomo, di diverso dalle altre persone, aveva il lavoro.

Di professione faceva l'assassino.

Continua...



Valutazione:

Aragorn: l'idea di narrare come se fosse la terra è bella, e la fine mette voglia di andare avanti.

Larm: Questa è stata forse la mia più grossa delusione, per una ragazza che in passato ha saputo scrivere cose meno raffazzonate. L'isola racconta di sè stessa come nelle solite rappresentazioni filmiche/teatrali a favore dell'ambiente che vengono prodotte per sensibilizzare l'infanzia, e con una situazione mentale che non sarebbe normale per un "organismo" che ha coscienza di essere sempre fermo e immobile. Scegliere come narratore un'isola implica anche la sua conoscenza dei suoi luoghi, e quindi una descrizione maggiore di sè stessa, cosa ignorata in favore di una narrazione più veloce. Fortunatamente nelle ultime righe vi è una svolta imprevista, ma che termina con la fine del capitolo. Il titolo è assolutamente incoerente: se non c'è, come mai è segnata nelle cartine?

Zappy: ..si vede che non ci si è impegnata.. è stata un'ora a girare intorno al solito argomento, come a un'interrogazione quando non hai studiato. Crede di vincere ma, se continua così, si perderà in un bicchier d'acqua.

Kingdra




25 Maggio 2003 Napoli

Marik era un ragazzo molto insolito sotto molti punti di vista,amava stare da solo con il suo unico pokèmon,weedle..

Il giorno seguente passò lento e noioso, sotto una pioggia battente..lui così insicuro scese nel suo cortile allenandosi con il suo adorabile pokèmon,ad un tratto comparve un volto minaccioso,dal nulla,sotto quei fulmini che cadevano interminabili..

Quell'uomo si fece avanti sotto le forti luci che scatenavano i lampi,si avvicinò a Marik,si inchinò e disse:

- Ciao Marik,tu non mi conosci,sono venuto da lontano per portarti via con me.

Marik fece uno sguardo stupito,immaginando chi fosse quella persona,e con un tono abbastanza profondo gli disse:

- Chi sei tu?portarmi via da dove?voglio stare qui con il mio weedle e la mia famiglia!!

L'uomo lo fissò,attentamente con uno sguardo che non voleva essere nessun espressione..fece un respiro profondo,lo prese per mano e disse:

- Ti verrò a prendere frà 3 giorni..

Dopo queste ultime parole,l'uomo scompari e da lì passarono 3 lunghi anni..

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15 Settembre 2006 Milano

Marik,dopo solo 2 anni si era trasferito con i suoi genitori a Milano,lui in se era triste,era soffocato di quell'aria sporca,voleva tornare a vivere nella sua città Natale,ma mentre tutti

questi pensieri gli occupavano la testa,lui sotto il portone di casa,guardò in alto e vide che il cielo si stava oscurando,in pochi minuti incominciarono a cadere gocce,dopo almeno un quarto d'ora una aquazzone,come quello di 3 anni fà,lui ormai aveva 15 anni,ma aveva ancora quella paura dentro di se..un fortissimo lampo illuminò il cielo,come quasi se fosse giorno,poi..dal nulla,si incominciarono a sentirsi,dei grandi passi,era lui ancora quell'uomo che 3 anni fà gli diede,quella sconvolgente notizia..

Marik spaventato incominciò a correre,come un pazzo scatenato senza sapere dove stesse andando,mentre correva inciampò su qualcosa e cadde..

L'uomo lo raggiunse gli diede una mano per alzarsi..e Marik gli disse:

- Si può sapere chi sei!!!!?

L'uomo chiuse per un attimo gli occhi,lo guardò,e disse:

- Sono tuo padre..ti ho cercato per 17 anni,poi ti vidi quella volta ma non avevo il coraggio di strapparti dalle mani di tua madre..

Marik interruppe l'uomo,gli diede un calcio,e scappò.

Continua...



Valutazione:

Larm: La situazione è interessante e non così improvvisata, ma diamine, la fine è un macello! Per quale motivo Marik dovrebbe dare un calcio e scappare? Verso cosa scappa? Se non si avesse avuto fretta sarebbe stata davvero gradevole.

Light Houndoom




Il giorno seguente passò lento e noioso, sotto una pioggia battente, stavo aspettando che mi venissero a prendere, mi sarei addestrato con tutte le mie forze, fino a svenire, pur di potermi vendicare. Sono ormai passati quindic' anni da quel giorno fatidico e ancora oggi sono qui a pensarci... Certe cose non si possono dimenticare! Finalmente erano arrivati, salii in una macchina, lunga e scura, i vetri erano appannati e strane crepe creavano uno splendido effetto "fiocco di neve". Mi portarono in una baita in montagna, mi aspettavo d' incontrare il solito vecchietto, singolare e con un' esperienza e una saggezza che creavano un insieme di mistero e ironia; invece trovai un ragazzo alto, biondo, con un fisico da atleta e più tardi scoprii che era anche una testa calda... Litigammo molte volte cosi un giorno gli chiesi -Mi spieghi perché m fai fare tutto ciò?- -Che intendi dire?- rispose, -Non ho fatto niente da quando sono qua, che senso ha quest' allenamento?- iniziavo ad arrabbiarmi. -Ahahah!! Se vuoi sgobbare hai sbagliato posto amico...-, non sapevo più cosa dire; erano settimane che mi preparavo psicologicamente ad un allenamento intenso e molto difficile da sostenere. Dopo alcuni secondi mi disse -Facciamo cosi: inizia col raccontarmi la mia storia.- -La mia storia?- chiesi, -Proprio così, ti si legge negli occhi che hai sete di vendetta! Ci sarà pur qualcosa che ha fatto nascere in te questo sentimento.- -D' accordo.- risposi... -Oggi ho 17 anni e precisamente quindic' anni fa la mia famiglia fu distrutta da una banda di loschi individui. La mia è stata una famiglia di guerrieri da generazioni, ma mio padre voleva creare per me, per lui e per mia madre una vita tranquilla e lontana da ogni conflitto. Così inizio un' attività da orefice, gli affari andavano bene, in città c' era un altro orefice che però non godeva di buona fama a causa del suo comportamento da cafone disonesto, almeno cosi lo definivano le donne della città. Quando mio padre iniziò ad avere un gran successo e a fare molti affari, l' altro orefice di nome... il nome... mi dispiace ma non posso nominarlo...- una lacrima mi rigò il viso, -Continua...- la sua voce e il suo tono si trasformarono improvvisamente in lettere di conforto e sostegno. -Quel maledetto minacciò mio padre, lo avrebbe mandato in rovina se lui non chiudeva subito l' attività. Obbedì, infondo aveva ormai raccolto abbastanza soldi per costruire a me e a mia madre una vita nel benessere. Quando chiuse l' attività molti pensarono che la colpa fosse proprio di quello squallido che mio padre osava anche definire "collega", dopo aver subito varie denunce decise di uccidere mio padre... anzi... di farlo uccidere così sarebbe sembrato tutto causa di una grave malattia... E così sono cresciuto col desiderio di vendetta nel cuore.- cosi terminai, lui mi chiese -Ma se avevi solo due anni come fai a sapere tutte queste cose?- sinceramente immaginavo che mi facesse una domanda del genere, cosi risposi prontamente -Mia madre scrisse un diario, e allíinterno di esso trovai questo...- tirai fuori un diamante molto grande, spiegai -Era allegato con un sacchettino al diario.- lui parlò solo dopo alcuni secondi... Vieni con me...-.

Mi portò nel prato e iniziò una strana danza, dopo ore e ore di movimenti armoniosamente coordinati iniziò una tremenda tempesta, rientrammo subito. Sbalordito chiesi -Sei stato tu?- lui rispose con un tono di sufficienza -Modestamente sì...-, era tornato lui... cosi dissi -Scusa ma dov è finito il sostenitore di poco fa?- lui rispose -Una folata di vento l' ha portato via.-. Altro che folata di vento, fuori la tempesta peggiorava continuamente. Erano ormai passati cinque giorni e la tempesta non era ancora finita, bevevamo tè caldo e mangevamo crackers salati, più volte avevo chiesto quando sarebbe finita la tempesta, ma l' "amico" non sapeva rispondere. Quando ormai sembrava tornato il sereno mi portò fuori, chiesi -Allora che ci facciamo qua?- -Aspetta e vedrai...- rispose, la sua voce era tornata seria. Dopo pochi minuti da est una ... anzi... sette strisce colorate iniziarono a schiarire il cielo e a far risorgere tutti gli elementi che erano "morti" durante la tempesta: si trattava di un arcobaleno. Poi successe una cosa incredibile, incredibilmente l' arcobaleno finì proprio sui miei piedi. -Tira il diamante che mi hai mostrato giorni fa al centro dell' arcobaleno.- il suo tono era imperativo e davvero serio, -Cosa?- chiesi, lui rispose -Fallo e basta!!-. Presi quasi uno spavento da quanto urlò, comunque feci subito come mi aveva ordinato... successe una cosa incredibile: tutto l' arcobaleno e si formò una spada con al centro tra la lama e l' impugnatura il diamante, che splendeva con una lucentezza quasi sacra... anzi... sacra. La spada mi volò tra le mani, un' energia incredibile iniziò a correre tra le mie vene, mi girai per guardare il mio "allenatore" ma era sparito, il diamante luccicò, lo guardai e vidi il volto di mio padre, di mia madre e del mio cosiddetto "allenatore". Iniziai a piangere, ma ormai ero pronto alla vendetta... anche se questa sarebbe comunque stata un' altra storia...



Valutazione:

Larm: All'inizio si crea un pathos notevole, un crescendo in attesa della spiegazione che arriva sotto la forma normale e stereotipata della famiglia di guerrieri da generazioni uccisa da "tipi loschi" (si poteva specificare meglio, qui). Anche l'idea dell'arcobaleno finisce per trasformarsi in una grottesca scena alla He-Man. Lo premio, però, per aver saputo incollarmi allo schermo in attesa di una rivelazione.

Light Raikou




Il giorno seguente passò lento e noioso, sotto una pioggia battente. Era stata una giornata del tutto normale per l'uomo, a parte quei due nuovi arrivi. Ma verso le dieci, mentre si metteva a letto, aveva sentito un rumore al piano di sotto. Era andato a controllare, e quello che vide gli aveva fatto sbarrare gli occhi per la paura. Senza farsi vedere, l'uomo era salito nel suo studio e aveva preso i due oggetti arrivati nel pomeriggio. Poi si era calato dalla finestra. Correndo lontano dalla sua residenza in campagna sentì che si era accorto di lui e lo stava inseguendo. E adesso

Correre. Devo correre. Devo correre. Non devo fermarmi. Non fermarti. Non fermarti. Non...

Josh scivolò sul fango viscido. Cercò vanamente di rialzarsi. Sentì un ringhio alle sue spalle. Sentì qualcosa che gli saltò pesantemente sulla schiena. Sentì qualcosa di appuntito che gli penetrava nella carne, facendolo urlare di dolore. Poi, non sentì più nulla.

Violet City, Accademia Pokèmon, ricreazione, qualche giorno dopo.

Ehi, Dave. A parlare era stata una ragazza. Era carina, sui tredici anni, coi capelli rossi e gli occhi cerulei. Aveva un panino al formaggio in una mano e un giornale sotto il braccio. Sì? Rispose il ragazzo lì vicino. Lui invece doveva avere circa quattordici anni, aveva i capelli biondi e gli occhi verdi. Era indaffarato a mettere a posto il suo armadietto. Notizie interessanti. Disse la ragazza, porgendogli il giornale. Dave, il ragazzo, lo spiegò alla prima pagina, e lesse.

IL MISTERO DEI TRE CONTINENTI S'INFITTISCE




MAHOGANY TOWN. Il mistero dei tre continenti. Così lo ha chiamato la polizia di Mahogany: per chi non lo sapesse (e dopo tutto il trambusto fatto, crediamo che siano ben pochi), il mistero dei tre continenti ha avuto inizio a Kanto, un mese fa. Il professor Terency Levine, scienziato del rinomato Museo della Scienza di Pewter City, è scomparso mentre stava portando in gran segreto un fossile di Aerodactyl alla Posta, per spedirlo a Cinnabar Island al Laboratorio Pokèmon. Il Professore è stato ritrovato morto pochi giorni dopo, con un braccio mutilato e strane conformazioi su tutto il corpo simili a morsi. Ma, gente, morsi di questo tipo non se ne erano mai visti! Sono troppo grandi per essere di Feraligatr, Thyphlosion che, oltretutto, sono i due Pokèmon dal morso più potente, ma che si trovano molto raramente selvatici e che, se non si stuzzicano troppo, sono innocui. Il pacco con il fossile è stato trovato a pochi metri dal professore, vuoto. Due settimane dopo, qui a Mahogany, il professor Jhon Levine, il fratello, fu ritrovato morto come il professor Terency Levine vicino al Lake of Rage. Stava portando due fossili di Omanyte e Kabuto al suo Laboratorio per esaminarli, ed anch'essi sono spariti nel nulla. E ieri, a Hoenn,, l'ultimo fratello, il professor Josh Levine è morto in circostanze molto sospette mentre scappava. Ma scappava da cosa? Non si sa, ma invece si sa che la sua casa è stata trovata a soqquadro e che mentre scappava aveva con sé due nuovi fossili sconosciuti, ovviamente spariti.

Questi assassini saranno collegati? L'abbiamo chiesto all'esimio professor Klaus Schwartz, che...

Seguivano paroloni insulsi di un barboso scienziato, perciò Dave chiuse il giornale e lo porse alla ragazza. Cosa ne dici? Gli chiese lei. Dico che quel giornale è di ieri, Jane. Doveva essere il nome della ragazza. Ho già letto l'articolo. Non ci capisco niente, e in più oggi ho l'interrogazione di Geografia, e non riesco a ricordarmi dove cavolo sta la Mirage Island, quindi non ho il tempo per cercare di capire se presto un esercito di misteriosi Pokèmon assassini ci truciderà tutti. Lascialo fare a quei tediosi scienziati. La ragazza stava per ribattere, ma in quel momento la campanella suonò e lei corse via, trangugiando in fretta i resti del suo panino al formaggio. Giunta alla porta della sua aula, verso dove molti studenti stavano sciamando, si girò e gli disse Comunque la Mirage Island sta a sud di Hoenn ed entrò in classe. Dave sorrise e si apprestò anche lui a raggiungere la propria aula.


Valutazione:

Larm: La storia scorre abbastanza bene, evita il tranello dei dialoghi infiniti che colpisce tutti i giovani scrittori ed ha un'ambientazione ben precisa e coerente. La pecca è la durata, davvero breve pur essendo un solo capitolo, e si ferma senza aver iniziato il racconto. Si poteva aggirare il problema del lessico senza necessariamente tentare di utilizzarne uno troppo pesante, ma tuttavia se l'è cavata.

The_Dragon: Carina e ben scritta pure questa, manifesta l'impegno dell'autore. La trama non è delle più originali, ma può decisamente andare.

Sailko




Il giorno seguente passò lento e noioso, sotto una pioggia battente. Anche a Sugund l'aria puzzava di bagnato nonostante facesse piuttosto freddo. Alle 9 di sera si presentò uno straniero all'unica locanda del paese. L'uomo era alto e piuttosto magro, il volto anziano era infossato ed indossava un lungo mantello scuro da viaggio. La conversazione degli uomini del villaggio presenti si spense allíistante. Líoste si avvicinò con una certa diffidenza all'uomo che intanto si era seduto a un tavolo vicino alla porta. Bi-birra? Chiese un po' tremolante. Nessuna risposta, ma dallo sguardo fisso credette forse di capire un sì.

Mentre portava il boccale il vecchio locandiere lo fece cadere per terra con un urlo. Disse spaurito che gliera sembrato di aver visto il boccale trasformarsi far le sue mani in una clessidra.

Il becchino del paese allora si alzò dal tavolo dei notabili e andò verso lo straniero.

Così volete proprioquel terreno! Tutti rimase stupiti dalle sue parole che sottintendevano una conoscenza già avvenuta.

Sì, proprio quello.  , rispose con calma lo straniero

Aveva un comportamento molto composto ed una voce profonda, quasi solenne che provocava in chi lo ascoltava un senso di rispetto, ma anche un certo timore.

E che ve ne fareste della terra accanto al cimitero?

Sono un viaggiatore, ho visitato molti paesi. Adesso è arrivato il momento per riposarmi un po' e voglio creare un giardino.

Un giardino? Uh - brobottò il becchino.

Liselotte e Klaus, due ragazzi che sembrava vivessero solo del loro amore reciproco e che avevano assistito alla scena, e uscirono abbracciati. Non pioveva più ma era già molto buio, la luna non si vedeva.

Per accompagnare Liselotte a casa, che stava al bordo del paese, dovevano passare sulla strada che portava anche al cimitero. Non c'era molta luce, ma scorsero qualcosa di scuro proprio accanto ad esso. Klaus, che era giovane e robusto, curioso e intraprendente figlio di contadini, volle avvicinarsi un poí a vedere, nonostante le proteste di Liselotte. Un pezzo di terreno di medie dimensioni era stato recintato da un grande muro di mattoni alto almeno 3 metri. Entrambi erano però sicuri che solo due ore prima non cíera niente del genere! Non cíera nessuna apertura visibile nel muro, e Klaus si affacciò anche sulla parete posteriore che dava sul boschetto. Il silenzio era totale quando Liselotte fece un urlo. Klaus accorse subito.

- Calma Signorina. Era lo straniero della locanda che si avvicinava con la mano alzata in un gesto quasi paterno. Calma, dopotutto dovrei essere io ad aver paura, trovando due stranieri nella mia proprietà. -

- Sua? Oh, ci scusi la prego! Liselotte aveva ripreso la calma e adesso parlava con lo straniero. Sa noi passiamo sempre di qui, io abito in fondo al paese Volevamo solo vedere questa novità, poi questo buio mi ha un poí impaurita..

-Noi?- disse lo straniero. Lei non è da sola Signorina?

La ragazza si girò di scatto e di nuovo il panico la assalì. Dov'era Klaus? Non era dietro di lei? E lo sconosciuto chi era? Il cuore le iniziò a battere forte e corse verso il muro dove poteva essere Klaus. Lo chiamò, ma nessuna risposta. Klaus! Klaus!! Lo straniero era rimasto immobile dove si trovava.

Dal boschetto Liselotte sembrò scorgere qualcosa in movimento si avvicinò. Era qualcosa che emanava una debole luce sfocata. Una, anzi alcune figure in fila. Ombre chiare che venivano verso la muraglia, adesso si distinguevano delle persone, ma sembravano solo dei riflessi di luce tenue. Liselotte si sentiva pietrificata dalla paura e indietreggiò terrorizzata. Un alto arco era adesso aperto in mezzo alla parete del muro e le ombre vi si dirigevano. Lo straniero si mosse e senza considerarla andò verso il portale fermandosi lì, guardando in silenzio i fantasmi che entravano nel suo giardino, come pastore che guarda le greggi rientrare nella sua stalla. L'ultima delle ombre assomigliava a Klaus, anzi era proprio LUI! Liselotte gli corse incontro, ma appena si avvicinò sia le ombre, sia il portale e lo straniero scomparvero dalla vista.

Si ritrovò da sola davanti al freddo muro di mattoni, avvolta dal gelido buio della notte di Sugund. Con gli occhi rigati di lacrime la trovarono ancora lì, sdraiata in terra, il pallido mattino successivo.



Valutazione:

Larm: Da sailko non mi sarei aspettato altro che una buona fiction, ma ha saputo dare anche di più. Le storie dello straniero e della coppia si inseguono, fino a intrecciarsi e a terminare in modo ambiguo e misterioso, con un alone di pazzia e disperazione di ottima fattura. L'unica pecca è la mancanza di una spiegazione della situazione di Sugund, quantomeno obbligatoria quando si inserisce il nome del luogo nel titolo. Mi aspetto un finale entusiasmante quanto il primo capitolo.

The_Dragon: Bella, bella, bella storia, per altro ben scritta. Poco da dire, se non che è una delle poche davvero piacevoli da leggere.

SpyRevenge




Il giorno seguente passò lento e noioso, sotto una pioggia battente. Ma non passò molto tempo che, al levar della luna, le prime luci dell'alba fendessero le cupe nuvole nel cielo, lasciando spazio alla trionfale entrata del Sole, che mentre pian piano si alzava imperioso nel cielo, illuminando la grande città, milioni di anime risorgevano dai loro letti in un nuovo giorno. Ma tutto questo, e ve lo dice uno abbastanza esperto, non è il felice paesaggio in cui si ambienta la nostra storia. Non vedrete Sole, non vedrete il Bene trionfare, non vedrete nulla di cui i vostri genitori hanno cercato di inculcare nelle vostre povere menti ai tempi nella prima infanzia.

Qui il Giorno non viene mai, e se viene è cacciato a calci. Il nostro mondo è ben altro. Il nostro mondo è líombra della luce, il lato oscuro del bene, ciò che sta dietro alla porta che non avete mai voluto aprire.

Il nostro mondo è la Notte. Nasciamo, cresciamo, viviamo, ci riproduciamo, moriamo nella Notte. Lasciatemi raccontare una delle storie del nostro mondo, una delle davvero tante.

Dunque, c'era una volta.

- Senti, Little Luigi, devi proprio ascoltare quel tipo alla TV? Sembra un orrendo miscuglio tra il Morpheus di Matrix e mia nonna dopo essere stata derubata. Disse Mark mentre scolava líultimo bicchiere di Vodka, dondolante sulla sedia.

- No preoccupa. Little Luigi spegne. Fece l'enorme barista da dietro il bancone, con la sua voce roca e cavernosa, brandendo una mazza da baseball. Mark sussultò.

- Ehi, domani c'è la partita, pazzo idiota! Azzardati a toccare quel sacro oggetto e giuro che stasera non riuscirai più a pensare, da come t'avrò conciato! Urlò di tutta risposta l'ubriaco. Little Luigi scappò via piangendo.

- Lo hai fatto piangere di nuovo, visto? -

Mark sussultò ancora, ma questa volta cadde rumorosamente dalla sedia.

- C-chi ha parlato? Balbettò l'ubriaco. Il suo cuore batteva a mille.

Nulla. In lontananza, un gatto in amore veniva strangolato da una vecchia insonne (i particolari nel notiziario delle sette di domani).

Mark guardò la bottiglia di Vodka ancora semipiena e la sbatté con forza sul pavimento, non curandosi dei pezzi di vetro e delle gocce dell'alcolico che andavano schiantandosi sulle pareti del locale.

- Tsk. Questa roba mi fa sentire perfino le voci. D'ora in poi, sempre e solo birra. Disse Mark, fra un singhiozzo e l'altro, rialzandosi da terra.

- Che ne dici invece di un poí di sana, bella prigione? -

Questa volta una voce l'aveva sentita davvero. Si girò, rimanendo praticamente paralizzato. O erano i suoi occhi ad impazzire, offuscati dal troppo alcol di quella calda serata díestate, o davanti a lui cíerano davvero due figure travestite di tutto punto, mantello al vento compreso, a fissarlo.

- O MIO DIO! Urlò Mark in preda al terrore. Cercò con la mano il manico della bottiglia rotta e la lanciò su uno dei due misteriosi individui.

- Si ricomincia - fece l'uomo, vedendo il rotondo pezzo di vetro dirigersi verso il proprio viso. Fu un attimo. La bottiglia si fracassò sulla sua faccia, e mentre gli appuntiti spuntoni vitrei si conficcavano nel bulbo oculare del misterioso figuro, il compagno sorrideva divertito.

- Si vede che non sai chi hai davanti. Disse questíultimo, mostrandosi alla luce. Indossava una mantella rossa che gli copriva quasi completamente collo e viso, lasciando però scoperti il busto e le gambe, coperte da un'unica veste scura che gli arrivava fino ai talloni. Le scarpe erano nere e lucide. L'uomo estrasse una pistola dalla cintura attaccata alla veste e la puntò sul compagno ancora agonizzante. Guarda. -

Il proiettile trapassò le membra del dolorante e si infranse su una parete, bucando anche questa. L'indomani un vagabondo si sarebbe risvegliato con un foro insolitamente grande fra i glutei.

- Che razza di creature siete? Domandò tremante Mark.

- Si vede che sei molto ubriaco. Disse l'uomo che aveva sparato, riportando la pistola alla cintura. Se non riconosci Gkx il flagellatore e l'invincibile Northwood, del Clan dei Supereroi.

A quel punto Mark non riuscì a trattenere un urlo d'orrore. Northwood si alzò da terra come fosse niente, grattandosi la pancia. Il sangue scorreva ancora sulle sue guance e sul suo petto, mentre l'occhio colpito dalla bottiglia aveva acquisito un colore violaceo.

- Siamo venuti qui con un preciso scopo. Disse Gkx.

- Sapere chi tra voi gentaglia di quartiere è lo Scrittore. Continuò Northwood.

- Come faccio a saperlo? Rispose Mark, in lacrime. Temeva di potersi ritrovare con un proiettile nel fegato da un momento all'altro.

- Abbiamo saputo da fonti attendibili che tu sei l'Oracolo Tentacolare. -

- COSA? -

Gkx appoggiò la canna di un'Uzi sulla fronte dell'ubriaco.

- Non mentire. -

Le pupille di Mark si fecero improvvisamente bianche, e la terra intorno a lui e ai due individui iniziò a tremare. Il tetto del bar venne perforato da una misteriosa aura azzurra che investì in pieno il corpo di Mark, il quale prese a levitare, come posseduto da una forza soprannaturale.

- Non lo farò. Disse l'Oracolo, sospeso in quella viva luce divina.

- Bene. Disse Northwood sospirando. Ti ripeto la domanda. Chi è lo Scrittore? -

L'Oracolo scosse il capo lentamente. Nonostante avesse gli occhi completamente di color neve, Northwood avrebbe giurato che lo stava fissando con sguardo díammonimento.

- Lo Scrittore, o anche il criminale che da qualche tempo sta mettendo a ferro e fuoco questa città, la Città Tentacolare, scambiando ogni qual testo scritto con una sua copia riveduta e corretta secondo il suo modo di pensare, è uno dei membri del vostro Clan. -

Gkx e Northwood trasalirono.

- No, cioè lo Scrittore è uno di noi? Domandò a denti stretti Northwood, togliendosi la fascia verde dalla pallida fronte e stringendola con tutti e due i pugni. Vestiva con un gilet mimetico sempre aperto sul petto, quest'ultimo coperto solo da una maglietta arancione a maniche corte, molto aderente ai muscoli scolpiti dell'uomo. Aveva anche un paio di jeans sfilacciati, testimoni di grandi battaglie e soprattutto di grandi torture da parte del compagno Gkx.

- Chi, esattamente? Fece Gkx.

- Spiacente. Posso rispondere a una vostra sola domanda. E detto questo l'Oracolo ricadde con un tonfo a terra, riassumendo le fattezze di un uomo comune. L'aura azzurra si dissolse in pochi attimi.

- Ovvio, ce la dice solo ora, la storia dell'unica domanda. Brontolò Northwood.

- Ci ha pur sempre dato un'informazione importante. Merita un regalo. Constatò Gkx. Riprese l'Uzi tra le dita e crivellò di colpi di proiettile il corpo privo di sensi di Mark.

Pochi minuti dopo Gkx e Northwood erano già diretti verso il loro quartier generale, saltando dal tetto di un grattacielo all'altro. Il cielo era sgombro, le stelle della notte e la luna illuminavano il viso dei due supereroi.

- C'era davvero bisogno di martoriare quel poveraccio? Chiese Northwood. Gkx gli diede una spallata, lasciandolo precipitare da un palazzo per centotrentaquattro piani.

- Mentre fai conoscenza col marciapiede. Urlò Gkx, ascoltando con piacere le urla disumane di Northwood. Ti vorrei informare del fatto che ho usato i miei proiettili prugnosi. Domani quellíubriacone si alzerà con una dozzina di buchi nello stomaco e con un catastrofico attacco di dissenteria. -

Northwood si schiantò a terra in un rimbombante boato, senza attirare la minima attenzione degli abitanti della Città Tentacolare.

- Ora torna quassù, abbiamo un traditore da smascherare. Urlò Gkx, allontanandosi velocemente.

Northwood uscì con un abile balzo dal minuscolo cratere da lui formato, guardando circospetto attorno a sé: nessuno tra i passanti incrociava il suo sguardo, e le veloci macchine continuavano a sfrecciare sull'asfalto, mentre i negozi ai lati della strada continuavano la loro normale attività. Poi posò gli occhi sull'insegna del palazzo da cui era rovinosamente caduto, il Nightfall Hotel. Sbuffò irritato.

- Speriamo almeno che funzioni l'ascensore.



Valutazione:

Aragorn: non avevo mai sentito ste storie "chattose"... questa mi è piaciuta parecchio.

Larm: Come nella premessa, la storia non è stata scritta con un intento serio, e la svogliatezza è palese. Mentre l'introduzione ci parla di un mondo oscuro e malvagio, la storia è ambientata in una situazione normalissima, e se posso dirlo le situazioni sono una più bambinesca dell'altra. Le persone che brillano e si librano in cielo facendo rivelazioni scontate, gli eroi - questi ultimi con un comportamento addirittura crudele e spietato, la violenza gratuita: queste cose possono affascinare solo un pubblico immaturo. Il citazionismo in questo contesto perde alcun tipo di senso, e serve solo a tentare di aumentare l'enfasi, enfasi che non vi è in questo testo piattissimo.

Zappy: mi ha stupito tantissimo: ha saputo raccontare una storia dalla trama interessante senza eccedere in ripetizioni non necessarie. Ha usato una giusta e ben calibrata dose di emozioni senza eccedere nel ridicolo. Mi è piaciuta soprattutto la punta di ironia della sua Fiction. Ha fatto un lavoro più che ottimo, a parer mio.

ThunderShock




Il giorno seguente passò lento e noioso, sotto una pioggia battente. Non era una novità che le giornate fossero lente e noiose, ma era insolito che piovesse in quel periodo. Il campo di Sunflora avrà accolto la pioggia con gioia, io sicuramente non sono contenta. Avevo in programma di andare dall'altra parte della montagna, volevo osservare i pokémon. E invece mi tocca stare qua, a casa, a guardare la pioggia che continua a scendere. Potrei allenare il mio pokémon, peccato che non ce l'ho. Bisogna rivolgersi ad un professore, e in quest'isola di professori non ce ne sono. Bisogna andare a Biancavilla, oppure a Borgofoglianova, o anche a Littleroot. Troppo lontani. Nella mia vita ci sono andata un paio di volte, ma era tanto tempo fa, e in ogni caso ero troppo piccola per prendere un pokémon. Non importa, per ingannare il tempo farò merenda. Preparo un panino e lo mando giù in circa 2 minuti, stabilendo un sicuro record mondiale. Alla pioggia si aggiungono lampi e tuoni, e so già che fra poco comparirà quel fifone di mio cugino Francesco. Eccolo, infatti. Si siede al tavolo, mi chiede di aiutarlo a fare i compiti. Li guardo: stanno facendo il ripasso della prima, visto che agli esami possono chiedere di tutto. La sua richiesta è una scusa, non vuole stare da solo. Un tuono più forte squarcia l'aria, manca la luce, torna subito dopo e trovo il fifone sotto il tavolo. Mi è caduta una matita, la stavo prendendo. Fingo di crederci.

Francesco non è di sicuro l'unico ad aver paura. Da lontano si sentono i Miltank muggire e i Mareep belare. I Grandbull pastori abbaiano, non capisco se è di paura o d'incoraggiamento per gli altri. La pioggia diventa grandine, ma ormai ho sonno e decido di andare a dormire. Auguro la buonanotte ai miei genitori e ai miei zii e salgo di sopra. Mi addormento quasi subito, non sarà di certo un temporale a tenermi sveglia. Verso le 5 del mattino mi sveglio di colpo. Freddo, un freddo incredibile. E' giugno ma sembra metà dicembre. Apro la finestra, una folata di vento mi fa rabbrividire. Tutto ghiacciato. E dal cielo scende la neve. Forse sto sognando, così butto Francesco giù dal letto.

Guarda fuori!. Obbedisce. ma nevica!. Non sto sognando. Nevica sul serio. E mi sembra addirittura di vedere un Delibird saltellare.

Torno a dormire, ma prima cerco delle coperte più pesanti.

Le 10. Mi sveglio, mi preparo e apro la finestra. Dagli steli delle piante gocce di rugiada cadono a terra, formando pozze scintillanti. Che la neve si sia già sciolta?

Giù Francesco parla della neve a Davide, suo fratellino.

- Lí hai vista la neve? Ce n'è tanta, possiamo fare i pupazzi, tirare le bocce.

- Francè, lascia perdere, la neve s'è sciolta

Poi usciamo a fare il consueto giro per i campi. Oggi i Sunflora sono particolarmente luccicanti, però però se fosse stata neve vera li avrebbe bruciati, invece sembrano a posto Allucinazione collettiva?

In ogni caso facciamo il giro della montagna, tiriamo i sassi ai Pidgey, io prendo gli Spinarak e li lancio a Francesco (ha una fifa matta degli insetti, eh, eh!). Torniamo indietro, ma facciamo un giro più lungo, passando dal paese l'unico in tutta l'isola. Un poí staccata dalle altre c'è una casetta; è circa a due piani, e per quello che so ci abita una vecchia signora tutta matta. I pettegoli del paese bisbigliano che era un'ex professoressa, era stata lei a scoprire alcuni fossili. Oggi forse continua a studiare pokémon in privato. Dicono anche che sia la discendente di colei che salvò l'isola dalla furia di alcuni pokémon. Uh-oh furia degli elementi? E se naaa, impossibile, è solo una vecchia storia. La racconto a Davide per farlo dormire, non credo sia vera.

La porta della casa si apre. Ne esce una tipa di circa 60 anni, ha i capelli lunghi e neri, tinti sicuramente da poco. Mi sembra guardi da questa parte. Ci fa un cenno. Che faccio? Vado o non vado? Fuggo o non fuggo? Opto per le due seconde ipotesi di ogni domanda, ma è troppo tardi.

- Ehi, voi due! Potete venire qui?

Sinceramente preferirei infilare la testa in un sacchetto pieno di Carvanha penso, però mi avvicino.

- Salve. E così voi avete visto ciò che è successo stanotte, eh? Era scritto da tempo che i dominatori si sarebbero vendicati. E se la memoria non m'inganna fra qualche giorno dovrebbe farsi risentire anche il vulcano.

E' pazza. Il vulcano è spento da secoli, insomma il mio pensiero è questo, ma credo sia anche il pensiero di Francesco. Se al posto del collo avesse una molla sono strasicura che si piegherebbe a mò di punto interrogativo.

- Non mi credete, eh? Allora ascoltate la storia.



Valutazione:

Larm: Lo dico subito senza fare giri di parole: TROPPA fretta. Lo scritto sembra effettivamente uscito in due minuti dalla bocca di un ragazzino, un racconto di routine sfociato in una storia che non si prospetta affatto interessante, e detto in un linguaggio orrendamente leggero. Vi è una confusione di tempi verbali, data anche dalla scelta della traccia vincolante, ma che non giustifica la troppa banalità di questa storia.

The_Dragon: Racconto un po' caotico e frettoloso, ma può comunque andare. La trama in sè sembra essere ok.

Zappy: Bella la trama, mi piace. Personalmente ho apprezzato, come per Raikou, il suo modo di lasciare i lettori con il fiato sospeso (sospeso, non puzzolente). Come prima voglio votare l'impegno e l'originalità.

Seconda Manche


Andrea-Imakuni




-F****** brutto b*****!!!!!!

Era Imakuni, davanti ad un videogioco. Era da molto tempo che non giocava con "Stuppaman contro tutti", era fuori allenamento... Aveva appena battuto

Gobbin, il folletto aggobbato...

Ad un tratto, sul suo computer compare una schermata: era la computervisione.

-Interrompiamo i programmi (in tutti sensi) per comunicarvi una notizia sconcertante: Un gigantesco palazzo, completamente nero, si è stabilito in Sicilia, vicino ad Enna... Le autorità sospettano del Great Rocket!-Diceva il cronista che in tanto manava un filmato-Queste scene inquadrano il palazzo, a quanto pare sembra ci sia una barriera...

Imakuni era terrorizzato.... Sapeva di aver giocato un brutto tiro al GR, e temeva, dato che era in vacanza proprio in Sicilia, aveva paura che fossero venuti proprio per lui... Doveva fare qualcosa... Così...

-Marakuni, vieni qua!!!!

Marakuni era in un'altra stanza dell'albergo in cui allogiavano

-Ma cosa vuoi, devo stare con mio fratello minore di 15, si chiama Burpo, devo fargli la guardia... E che non esca... Beh, non può daltronde allenarsi fuori dalla stanza... Anche se si sente a molti Kilometri di distanza....

Disse Marakuni

-Che cosa?

-I rutti!!! E' campione di rutti a livello mondiale!!! Ha raggiunto i 580 decibel!!!

-Meh, 3 volte il rumore di una sega elettrica.... Venite tutti e due nella mia camera: è la 1717!

Così, poco dopo:

-Eccoci qui

disse Marakuni

-Burp

Commentò il fratello, distruggendo i vetri e stordendo Marakuni e Imakuni.

Dopo che si ripresero dallo shock acustico, Imakuni parlò della notizia.

-Incredibile

disse Marakuni

-Boorp

Disse il Burpo, contenendo il rumore del rutto

-Tu sei il mio amico migliore... E' giusto che ti aiuti... Durante la missione, ti telefonerò.

Disse Marakuni

Imakuni, alquanto irritato, disse:

-NO!!!!!!!!! TU VIENI CON ME!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! O ti attaccherò con uno dei miei calzini!!!!

Marakuni, non poteva rifiutare, dato che l'ultima volta che si era tolto i calzini, aveva appassito tutte le piante fino al terzo piano, disse:

-V-va b-bene.... V-verrò con te... B-basta che t-tieni i tuoi calzini moolto lontani...

-Perfetto. Andiamo.

disse Imakuni

-Non dovremmo studiare un piano?

esclamò Marakuni

-Vuoi che ti uccidano nel sonno?

disse Imakuni

Così presero la carta di Abra di Marakuni e usarono il suo teletrasporto. In un attimo, si ritrovarono davanti al palazzo dei GR.

Corsero verso l'entrata.

SPLACK!

C'era una barriera... Come annientarla?

Subito a Burpo venne un idea:

-Borpa ber birpeeorrp biirp berboparburp bonrp burp burprup?

Marakuni, dato che era suo fratello, e che quindi conosceva il linguaggio dei rutti, tradusse:

-Stà dicendo che possiamo entrare usando un suo rutto.

Imakuni trovò geniale l'idea...

BUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUURRRRRRRRRRRRRPPPPPPPPPPPPPP!!!!!!!!!!!!!

In un colpo, si ritrovarono dentro la struttura dei GR... Erano ancora un pò storditi... Si ripresero, e andarono all'attacco! Ma, furono subito accerchiati, così Imakuni disse:

-C'è solo una cosa da fare... Tappatevi il naso ragazzi... ARRIVA IL CALZINO PUZZOLENTE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

in un sol colpo, la stanza fù invasa da una puzza che era un misto di Gorgonzola e pesce avariato, con un retrotanfo di scamorza scaduta...

Nello stesso istante, tutto il GR fù annientato...

Salirono le lunghe scale, fino all'8° piano, dove si trovarono di fronte un lungo corridoio, fino ad una stanza...

Dietro ci sarà il nostro rivale... Penso sia di nuovo Captain Uncolor...

Spalancarono la porta.

-Eh, eh, eh, m'avevano infummato rò vosciu arrivo in Sicilia... U' miu amicu, Captinne Uncolorre, mi ha rialatu stà basi... Caffari? Pir ringrazziarlu, ve debbo ammazzà!

Era CAPTAIN PSYCHIC!!!

-E' ora di usare le nostre carte:

-Vai, Imakuni's doduo!!!!

Esclamò Imakuni

-Vai, Abra!!!

Esclamò Marakuni

-BOORP, PSYBOORP!!!!!!!!!

Esclamò Burpo.

I pokémon nominati uscirono dalle sfere, più carichi che mai.

Captain Psychic fece un ghigno:

-Eh, eh, eh... Nun spirate re battermi cù sti pokémonne di mm****!!!

Vai, Groundonne!!

L'imponente pokémon guardava gli avversari dall'alto verso il basso, pensando all'inferiorità degli avversari.

-Nunni sottovalutari, Groundonne. Capteinne Uncolorre è rimasto fut**** pà distraziuni... Ora vai all'attoccu, Groundonne!!!!!!!!!!!!!!

Il colossale pokémon emise un ruggito inumano (certo, è un pokémon!).

Doduo iniziò a girargli intorno. Abra si teletrasportava quà e là per la stanza, finquando...

-BORPATTACCORP PSYBOORP!!!!!!!!!!!!!

Disse Burpo.

Lo Psyduck entrò in una ferita sulla zampa del pokémon, procurandogli un dolore immenso.

-M***** mi futt****!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Ma ci riverremmu prestu, iè chidda vota te ammazzerò promesso!!

Disse Captain Psychic. In un sol colpo, tirò fuori un Alakazam, teletrasportandosi.

Per la seconda volta, il bene ha trionfato (grazie al cielo)!!!




Valutazione

Larm: Ancora una volta: umorismo infantile. Forse questo è anche peggio perché tenta di essere divertente. Le parolacce messe a casaccio non servono a migliorare la qualità di un racconto.




Carmageddon




Faceva caldo, quella mattina. Otto se l'era presa decisamente con calma, così che si ritrovò alle 7.55 ancora in mutande e con zero voglia di accelerare. Timbrare il cartellino in ritardo non lo preoccupava più di tanto, e perfino l'avvicinarsi della temutissima "Ora di Agenore", che normalmente getta nel panico tutti gli altri condòmini, non gli metteva fretta.

Antenore, un gatto siamese, era la new entry della guardiola della terribile portinaia. A sentir parlare di "gatto siamese" di solito viene in mente una bestiola snella, aggraziata, sinuosa e dalla voce soave. Antenore pesava sei chili e mezzo, aveva dei bracciali di cuoio con borchie a punta su tutte e quattro le zampe e quando miagolava (o meglio, ruggiva) vibravano tutti i vetri dello stabile. Si sussurra che con una zampata riesca a deformare la portiera di un'auto.

Ogni mattina, per un'oretta appunto, Antenore scendeva al pianterreno e faceva compagnia alla portinaia mentre questa effettuava il consueto battesimo all'Ace sulle scale, sull'atrio e su chiunque si trovasse su di esso in quel momento.

Otto si ritrovò fuori tempo massimo e quindi passò sull'atrio ancora bagnato: la portinaia cominciò a tirar giù tutti i Santi del calendario, quindi prese Antenore, glielo tirò addosso e Otto entrò in ufficio con la cartina di Bologna al posto della faccia.

Quel giorno i colleghi erano tutti con la testa tra le nuvole; Otto avvertì una vaga scia di profumo e capì tutto. "Aaah, la nuova segretaria...Ehi ragazzi, state sbavando troppo, tra un po' l'igrometro collassa!...."

"Giuliaaaanaaaaa...!!"

Un sospiro generale si levò per tutto l'ufficio.

Dissero ad Otto che la mega sfida fra tutti i colleghi era riuscire ad offrire un caffè alla segretaria. Solo un caffè, precisarono, perché per ora sembrava una tipa che se la tirava assai, e ad uscire una sera con lei non se ne parlava proprio.

Allora ciascuno cominciò ad esaltarsi, a fare discorsi tipo "io ce la farò e tu no perché non hai la Harley-Davidson", "alle belle donne piacciono i fusti abbronzati, mica te che sembri un grumo di Vallelata", ecc.ecc., perciò ben presto i mouse aziendali cominciarono a volare per tutto lo stanzone principale.

Era una delle usanze tradizionali dell'ufficio: ad ogni discussione su calcio o donne, i mouse fischiavano sulle teste degli impiegati. La battaglia dei mouse, tutti contro tutti.

L'unico che ancora non ha capito una mazza è il direttore, che continua a cambiare i mouse una volta al mese perché crede che i suoi impiegati lavorano sodo.

Gino fu il primo a tentare l'abbordaggio in segreteria ma venti minuti dopo lo videro tornare mogio mogio, con la camicia mezza fuori dei pantaloni e la cravatta piena di punti metallici passo 10.

"Che è successo?"

"M'ha tirato una scarpata in testa".

"Ora ci penso io!" disse Alex con un sorriso smagliante. Si spalmò mezzo chilo di brillantina sul riporto e scattò in segreteria. Cinque minuti dopo si sentì un botto tremendo e Otto vide per una frazione di secondo una sagoma vagamente umana volare giù da una finestra.

Tutti, nei giorni seguenti, caddero vittime della terribile segretaria. Il copione era più o meno lo stesso: un impiegato entrava in segreteria tutto baldanzoso e usciva con una compilation di ematomi sulla faccia.

Otto era l'unico che ancora non ci aveva provato. Non osava farlo: gli bastava già il buongiorno di Agenore.

I colleghi per un po' lo spronarono ma poi rinunciarono perché pareva irremovibile: Otto aveva troppa paura di lei, non le aveva ancora mai rivolto la parola; le piaceva tantissimo ma aveva paura che lei lo sgamasse dalla faccia e lo tempestasse di legnate come gli altri.

Una mattina però successe l'inevitabile: toccava a Otto annaffiare le piante della segreteria.

Non erano molte ma la cosa non era facile perché c'era da far le acrobazie in mezzo a un mucchio di scartoffie, ed era un attimo farsi scappare l'annaffiatoio e sputtanare qualche pratica.

Otto svolse la sua missione nel modo più preciso e diligente possibile. Infatti al terzo passo si trovò lungo disteso per terra con l'acqua che gli colava esattamente nel cavallo dei pantaloni.

La segretaria rise di gusto. Si avvicinò e gli porse la mano.

"Su, la aiuto a rialzarsi" disse con tono più che amichevole.

Nella stanza adiacente tutti gli impiegati armati di stetoscopi firmati ULSS 9 non si perdevano una sillaba e si rodevano di brutto perché capivano che Otto stava per fare il colpaccio.

Otto si rimise in piedi e si guardò le braghe imbarazzatissimo.

"Hehehe, ma sì, è solo acqua, vedrà che si asciugherà presto!". Il viso di Otto riacquistò un po' di colore.

"Ci vuole proprio una pausa: che ne dice di un caffè?"

Cosa? LEI che chiede un caffè ad un uomo?!! Non ci posso credere! Otto sentì le campane suonare a festa e l'umore gli schizzò alle stelle.

Già si immaginava la scena: lei che lo baciava e lui che faceva il gesto dell'ombrello a tutto il personale.

Ma sapeva che ancora non doveva cantar vittoria: c'era qualcuno, o meglio qualcosa, con cui doveva fare i conti.

Il distributore aziendale.

La macchina più bastarda e perversa mai creata da un essere umano.

Si diressero verso di esso,e il cuore di Otto batteva allo stesso ritmo di Smooth Criminal.

Otto guardò il distributore e mentalmente lo implorò: "Tipregotipregotiprego, almeno questa volta, mi basta questa volta solamente, fammi uscire un caffè normale per Giuliana! Ci tengo tantissimo! Se me lo dai ti giuro che ogni mattina ti tiro a lucido e ti metto anche il dopobarba!!"

Giuliana attese pazientemente che Otto infilasse la monetina.

Non si sentiva volare una mosca.

Il momento tanto attteso e sognato da tutto il personale era arrivato, anche se solo per Otto.

I colleghi erano tutti pigiati nello stanzino delle scope, con la porta semiaperta: non potevano accontentarsi del solo audio, questa volta.

Otto con mano tremante mise la monetina nell'apparecchio e premette il pulsante. Venne fuori un bicchiere e si sentì il rumore del liquido che sgorgava. "Grazie! Grazie! E' il momento più bello della mia vita!!" esultò Otto col pensiero.

Si chinò, prese il bicchiere e lo porse trionfante a Giuliana.

Lei lo prese, fece per bere ma vide uno Spinarak schizzare fuori dal caffè e infilarsi dritto dritto nella sua scollatura.

"UNO SHINYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!!"

Otto, fuori di sé per la felicità, si dimenticò totalmente di Giuliana e tuffò tutto l'avambraccio nella sua scollatura per acchiappare il pokémon brillante che attendeva da almeno venticinque anni.

Quello che successe nei secondi successivi è ancor oggi motivo di discussione in ufficio, ma la versione che più prevale è questa: lei cacciò un urlo disumano perché credeva che Otto fosse un maniaco e lui fuggì nel corridoio inseguito dal distributore volante (perché scagliato da lei) e volò da una finestra, quella che dava sui bidoni dell'azienda.

Alex restituì i 5 euro a Gino. "E' davvero impossibile essere più deficienti di così...Mandare all'aria un caffè con la donna più bella del mondo per un dannato Spinarak!...."

"Hehehe signor Otto, vedo che si è affezionato al nostro reparto!" disse ridendo l'infermiera di turno di Ortopedia.

I degenti della stessa stanza di Otto, quando vennero dimessi, raccontarono di non aver mai sentito un vaffanculo più grande in vita loro.

"Stasera pizza?" buttò lì Gino.

"Meglio cinese, non si sa mai °_°" rispose Alex.




Valutazione:

Aragorn: stavolta mi ha fatto morire!

Larm: Perché dovrei calcolare una storia così apparentemente banale? Non c'è niente da dire: l'autrice ha stile. Le scelte linguistiche sono a dir poco eccezionali, adatte in qualsiasi situazione, e nel racconto si snodano vari registri linguistici, da quello più alto e rarefatto al più stradaiolo e popolare. Per non parlare poi della capacità citazionistica, che esce fuori sempre al punto giusto. Finisco con il sottolineare la spiccata capacità demenziale della scrittrice, personalmente una dote che ritengo di pochi. Tutto ciò sarebbe capace di coprire anche la più carente delle sceneggiature, e in questo caso ha elevato all'ennesima potenza le comiche presentate.

The_Dragon: Il secondo episodio della serie si affianca al primo, ugualmente demenziale ed esilerante. Anche qui poco da dire.




Dirk Nowitzki




Fino a qualche anno fa sulla terra regnava la pace,ma ad un tratto qualcosa sconvolse la storia dell'umanità:un'invasione aliena.L'esercito degli umani fu subito pronto per il contrattacco,ma qualsiasi arma non uccideva quei mostri.Pochi umani sono sopravissuti,sono nascosti sotto terra,protetti da una struttura indistruttibile.

Alcuni scienzati studiavano gli alieni per cercare il loro punto debole.

Mi chiamo Max,io sono uno dei pochi esseri sopravissuti ed ho visto attaccare un alieno,ho visto un mio compagno perdere la vita,è una cosa davvero spaventosa.

Un giorno uno degli scienzati mi chiamò al loro laboratorio,dovrva dirmi qualcosa di importante.

Lo raggiunsi e mi disse-Abbiamo scoperto un modo per neutralizzare quelle creature-

Davvero?-risposi-e iocosa sono venuto a fare-

-te lo spiego subito,su un altro pianeta c'è una razza diversa da noi e dalle creature che ci hanno attaccato,loro sanno combattere questi mostri,tu dovrai raggiungerrli e chiedere il loro aiuto-.

-Si ma se andassi fuori di qui verrei ucciso!-

-Si,infatti al centro della terra si trova un passaggio dove poter raggiungere quel pianeta immediatamente,ora preparati,domani partirai.

Il giorno dopo ,per raggiungere il centro della terra,gli scienzati mi diedero un macchina scavatrice.

Partii,andovo molto veloce e in pochi minuti fui al centro,vidi una stran luce,la attraversai e...non so come,fui su un altro pianeta.

Spero che sia quello descritto dallo scienzato,ora dove trovo questi esseri?

All'improvviso fui avvolto da una barriera blu,davanti a me vidi un essere di colore oro quattro braccia,e due denti sporgenti.Mi addormentai,e mi risveglia in una grande stanza,davanti a me si trovavano tante creature ,come quello che mi aveva catturato,non ero più avvolto in quela specie di barriera.

-Benvenuto-,mi disse una voce,era un alieno più grande rispetto agli altri

-So già,che hai bisogno dell'aiuto della nostra razza,ma anche se siamo forti a combattere contro di loro ,non siamo noi la soluzione che voi umani pensate.

-E cosa dovremmo fare-

-Devi sapere,che sulla terrac'è un arma,creata dal nosrto creatoreper distruggere il tipo di alieni presenti sul vostro pianeta,devi trovare quell'arma-

-e dov'è precisamente?-

-Abbiamo un radar che indica il suo luogo esatto,ma attento la ricerca sarà rischiosa-

-una volta trovata l'arma torna da noi ,e ti aiuteremo-

-prendi il radar,poi prendi anche una delle nostre armature,il color oro non piace agli alieni,e ti proteggerà-

ora vai-

Tornai al punto di prima e attraversai la strana luce.

Di nuovo al centro della terra.

Lo scienzato mi vide subito ed mi chiese

-Hai contattato quegli alieni?-

Gli risposi di no,non volevo che sapesseroche dovevo bisognava aspettare,lo scienzato mi incaricò di tornare al centro della terra di nuovo.

Ovviamente non ci sarei andato,stanotte andrò fuori da questa costruzione,cosi nessuno mi vedrà,fino a quando non trovo l'arma,vivrò con la vergognadi nonaver potuto salvare il mio pianeta.

Continua...




Valutazione:

Larm: Mancava la fantascienza. In particolare quella più prevedibile e impossibile che possa esistere. Arrivano gli alieni cattivi, ma c'è un modo per sconfiggerli, quindi un coraggioso dovrà andare via bla bla bla. Il viaggio al centro della Terra con una scavatrice? Ma per favore.. e l'arma creata per distruggere gli alieni terrestri mi sa tanto da anti-insetti specifico per le zanzare. Non bisogna avere gli occhi più grandi della bocca.




Eyden




Fu un giorno di pioggia battente quando accadde il fatto. Vanna chiamò tutti coloro che contendevano la sua mano (praticamente tutti i giovani del luogo) e indisse una giostra. Il vincitore, avrebbe potuto sposarla. E così Ypsen iniziò ad esercitarsi. Coi cavalli, colla lancia, colla spada. Quando finalmente ebbe acquisito un poí di padronanza, venne il gran giorno. L'armatura luccicava sotto il forte sole della primavera. Iniziando a pregare, salì sul suo cavallo magnificamente bardato. I capelli folti venivano increspati da un vento che s'alzava. Squilli di trombe. Il torneo iniziava. Ypsen riuscì in qualche modo, ad arrivare alla fine, allíultima sfida. Il suo avversario era un enorme uomo. Aveva già ucciso molta gente in vari tornei. E non avrebbe esitato ad uccidere ancora. Ed ecco che lo scontro iniziava. All'impatto, le lance volarono in pezzi, uomini e cavalli si rovesciarono a terra e i due, rialzatisi velocemente, sguainarono le spade e iniziarono a scambiarsi terribili fendenti. Le armature erano distrutte, gli elmi ammaccati, il sangue sprizzava a fiotti. La gente guardava atterrita. All'improvviso la spada di Ypsen si ruppe. Il cuore gli batteva forte. Il respiro era affannato. Lui lottava per tranne nere le lagrime. Non ce líaveva fatta. Quando all'improvviso guardò verso Vanna. Lei gli mandò un bacio. Con un tale incoraggiamento, quando il suo avversario gli si gettò addosso lui slacciò lo scudo, parò il fendente e dopo avere sfilato con un'abile mossa líelmo al nemico gli vibrò un colpo con lo scudo, facendolo cadere a terra svenuto. Ce l'aveva fatta. A lui gloria, onori e l'amore di Vanna. Alcuni giorni dopo, quando le sue ferite erano ormai cicatrizzate, ci fu una grande festa di fidanzamento. Ma c'era qualcosa di strano nell'aria.




Valutazione:

Larm: Probabilmente non si poteva scegliere niente di più banale di una storia ad ambientazione cavalleresca, stereotipata e con tantissimi errori ortogrammaticali. Le uniche cose che si trattano nei particolari sono le cose più prevedibili in assoluto: lo scontro tra l'eroe e l'antagonista che si conclude con la morte, rapida, del secondo e il trionfo del primo. E il tutto termina con un patetico "qualcosa di strano nell'aria". Niente di interessante da queste parti.




gigipuff




PROLOGO

Febbraio, Anno 1996

Cloud aveva appena 8 anni quando gli fu regalato il suo primo Pokémon. Perse tutto il giorno a fantasticare su quale Pokémon gli avrebbero regalato. Pensò subito ad un Pikachu, poi ad un Jigglypuff, ad un Charmander, ad un Torchic e a centinaia di altri Pokémon. Tutti questi pensieri gli affollavano la testa, ma scomparvero appena i suoi zii lo chiamarono di sotto. Era il momento di scartare il regalo. Cloud viveva con gli zii, essendogli morti entrambi i genitori quando erano ancora molto piccolo con cause ancora sconosciute. L'unico ricordo che gli era rimasto dei suoi genitori era un Pokémon che non aveva mai visto poichè gli zii lo tenevano sempre chiuso in una gabbia. Ansioso, Cloud scese al piano di sotto trovando la Poké Ball sul tavolo. Gli zii lo fissavano con un sorriso stampato sulla faccia, ma era uno strano sorriso che non prometteva niente di buono. Cloud aprì la Poké Ball eccitato, ma tutti i suoi sogni sarebbero infranti nel giro di pochi attimi. La forma del Pokémon si delineò e apparve uno Spinarak, il Pokémon che più odiava. Gli zii si abbandonarono ad una risata malefica. Cloud era stanco di questa vita, stanco dei suoi zii, stanco di tutto. Prese Spinarak in spalla, uscì di casa e iniziò a correre senza meta. E da quel giorno di Cloud non si seppe più nulla.

Anno 2003

"Ciao,io scendo" dissi. Presi lo zaino e il mio Mudkip e mi avviai. Oggi dovevo partire per una commissione a Nieth City. Mia madre mi aveva affibbiato uno strano pacco da aprire solo in quella città. Ma ero troppo curioso. Ad un tratto passai per una vecchia casa abbandonata. Mi hanno raccontato che qui viveva un ragazzo della mia stessa età e i suoi zii. La casa però fu completamente distrutta un paio di anni fa, completamente bruciata. Mi hanno anche raccontato che l'incendio si propagò lentamente, ma stranamente le persone non riuscirono a scappare. Qualcuno afferma che li abbia bloccati una ragnatela... che stupidaggine!!! Beh, adesso è ora di partire. "Fermati!!!" Mi girai e una strana figura apparve avanti a me!

"Dove credi di andare?" riconobbi la persona che mi aveva chiamato: Aiko. Aiko era la mia vicina di casa, e la conoscevo da quando ero piccolo. Giocavamo sempre insieme, ma un giorno, che doveva essere il più felice si trasformò in quello più triste. Infatti il giorno in cui ricevetti il mio primo Pokémon, Mudkip, lei si trasferì. E dopo anni, nei quali non ci siamo più neanche sentiti, la rividi. Ormai era cresciuta, non era più la bambina di una volta. Aveva un Torchic in spalla, doveva essere il suo Pokémon. Ma allora l'aveva ricevuto. Non era partita di nascosto come aveva detto mia madre: aveva anche partecipato alla cerimonia durante la quale si poteva ricevere il primo Pokémon tra Mudkip, Torchic e Treeko. "Beh," dissi "dopo anni che non ci si vede si potrebbe anche salutare". "Non c'è tempo per i saluti. Ci sta seguendo. Dobbiamo fuggire! Seguimi e ti siegherò tutto" detto questo iniziò a correre. Io, senza sapere cosa stessi facendo, la seguii! Le gambe mi facevano male, ormai non sapevo più da quanto tempo stavo correndo. Aiko, davanti a me, non dava alcun segno di stanchezza. "Non ce la faccio più!!!" gridai ad Aiko. La ragazza si girò e capì che ero al limite. Ad un tratto svoltò l'angolo e scomparve. Svoltai anche io, ma lei era sparita. Ad un tratto una strana figura mi passò davanti, ma non sembrò avermi notato, forse perchè si stava facendo sera. Mi lasciai cadere al suolo per riposarmi di quella corsa. Mille pensieri affollavano la mia mente: Chi era quella figura? Perchè ci stava inseguendo? Che fine aveva fatto Aiko? Il sonno stava avendo il sopravvento, le palpebre mi si chiudevano. Ad un tratto caddi in un sonno profondo. Sognai: ma del sogno non mi ricordai niente. Ma mi ero svegliato ansimante di sudore, segno che non doveva essere stato un bel sogno. "Finalmente ti sei svegliato!". Mi girai e riconobbi Aiko: avevo voglia di farle mille domande, ma risposi solo con un "Ciao!!!"

"Senti," mi disse" io non posso restare qui. Rischierei di mettere in pericolo anche te. Ma dato che sei arrivato fin qui, almeno una spiegazione te la meriti. Io in realtà non mi sono trasferita: sono scappata di casa dopo la cerimonia di benvenuto per i nuovi allenatori. Tutto a causa di una persona.... Non ci voglio più pensare. Ormai quella persona pensa che io sia morta quindi ha finito di inseguirmi!"

"Eh? E cosa vorrebbe mai da te questa persona?" domandai incredulo.

"Vuole il mio Torchic!" disse "Ma non va bene uno qualunque. Deve essere per forza questo." "Come mai?" domandai sempre più confuso.

"E' la vendetta, il sentimento che lo spinge a muoversi! Quando io e te ricevemmo il nostro primo Pokémon tra quelli che volevamo, per lui non fu così! Dovette ricevere il Pokémon che non gli piaceva, e quindi decise di vendicarsi su tutti quelli che sono stati più fortunati di lui. Ti ricordi di Jake, il nostro amico, e quello che doveva essere il nostro compagno di avventura?" "Beh,sì!" risposi. "Un anno dopo aver ricevuto il suo primo Pokémon , Treeko, scomparve e nessuno ebbe più sue notizie!" Dopo aver riflettuto un pò su quello che mi era appena stato detto, rabbrividii. L'ultima persona che aveva iniziato la sua carriera di allenatore, quell'anno, ero proprio io!!!




Valutazione:

Larm: Ecco qualcuno che potrebbe insegnare come si collegano logicamente le parti della trama. Le due parti si legano in maniera omogenea, e la fan fiction crea abbastanza tensione e suspance da far ricordare il vero senso di un racconto basato sui pokémon. Non ci si spreca in inutili battaglie. Un mistero, un pericolo, una minaccia: tre parti che si vedono spesso nei racconti, e che per questo sono difficili da ammaestrare per essere originali. L'intento è riuscito, e mi aspetto una continuazione di questa fiction per spiegare un po' di cose.

The_Dragon: Una Fic di Pokémon! Una storia abbastanza semplice, ma di buon effetto, che scorre fluida e piacevole. Bella.




Gjc




Fece qualche passo avanti, quell'uomo, quasi non volesse entrare nella grotta che era dietro di lui. La grotta all'interno della quale si trovava il motivo della sua visita alle mie terre.

Poi si voltò deciso, ed entrò a grandi passi, quasi volesse porre fine al tutto il prima possibile.

Là dentro era buio, umido, non cíera luce, non c'erano rumori.

Ma, in quella silenziosa solitudine, c'era una persona.

Era imbavagliata, le mani e i piedi legati, e un passamontagna nero sul volto.

L'uomo squadrò quella figura, rannicchiata su se stessa, tremante per il freddo, era febbraio - di quella grotta.

Si avvicinò, l'assassino, e strappò di dosso il passamontagna della sua futura vittima.

Poi arretrò di qualche passo, tremando leggermente.

Era una donna, più o meno sui venticinque anni, con dei lunghi capelli biondi, ondulati, due meravigliosi occhi azzurri che lo fissavano impauriti, la pelle del viso, liscia come una pesca, contratta in un espressione di puro terrore.

I due si fissarono per qualche secondo, una spaventata a morte, l'altro non saprei definire i suoi sentimenti.

Forse, nel suo cuore di assassino, era accaduto qualcosa, qualcosa che lui non si aspettava.

In quel momento, un altro uomo entrò nella grotta.

-Sei arrivato,Ducati! disse, avvicinandosi all'assassino

-Eí lei?

-Si.

-Quindi non hanno pagato il riscatto, i parenti.

-Invece si. Ma tu procedi lo stesso. Sarebbe troppo pericoloso, liberarla. Ci prenderebbero. Hai qualcosa da chiedere prima di eseguire il tuo compito? Ricordati che il pagamento è a lavoro avvenuto.

Il Ducati guardò la ragazza, ora più spaventata che mai, che implorava pietà, dietro quel suo bavaglio. Ma era inutile. Innanzitutto, perché di quelle parole non si capiva niente poi, perché gli assassini non sono pagati per avere sentimenti.

-Come si chiama?- chiese all'altro uomo.

-Angela- rispose quello. Ma ora procedi

L'assassino si avvicinò alla sua preda, alla sua vittima, alla ragazza per cui il suo conto in banca avrebbe subito una discreta impennata. E le sfiorò con la mano la testa, molto dolcemente.

Poi arretrò di qualche passo, estrasse la pistola e sparò. Un colpo solo, al cuore.

La ragazza si accasciò a terra, bagnando l'umidità della grotta con un rivolo di sangue.

L'assassino, senza dire una parola,prese líassegno che aveva in mano l'uomo, uscì dalla grotta, inforcò la moto e ripartì.

Non avevo più rivisto l'assassino, da allora. Sarà andato a incassare assegni in cambio di colpi di pistola altrove. Non so nemmeno se líabbiano mai preso. La capacità di certe persone di non farsi notare anche passando in mezzo a tanta gente è notevole.

Sapete... a volte è più forte di me. Non ce la faccio davvero. E mi nausea sentire la gente in vacanza sulle mie coste che, nei giorni di pioggia, si lamenta che si annoia.

Loro la noia manco sanno cos'è. Per loro ogni giorno è diverso, loro possono spostarsi liberamente, quando non sanno che fare vanno al cinema, in discoteca, visitano città, luoghi sconosciuti, viaggiano. Io sono sempre qui.

Un giorno, il giorno dopo la ripartita dell'assassino, ero così nervosa, così stanca di essere qui a farmi calpestare da gente ingrata e stupida, così annoiata, che esplosi. Mi vendicai di tutto, in un mio scoppio díira che voi uomini definite con il termine di ìterremoto.

Crollarono case, si aprirono crepe sul terreno, la gente fuggiva da tutte le parti urlando di paura.

Ma non me ne pentii. Mi aveva fatto bene sfogarmi, mi sentivo più tranquilla, serena.

Avevo deciso che, da allora in poi, ogni volta che non ce líavrei più fatta a sopportare la noia e tutto il resto, sarei esplosa proprio come avevo fatto allora.

Calò la notte. Il sole tramontò sul mare, come alla fine di ogni giorno. E, sopra di me, la gente tornò alle loro case. Almeno, chi ce l'aveva ancora, la casa.

Molte, infatti, erano andate distrutte, e le persone si ritrovavano in alcune tendopoli preparate in fretta perché vi potessero passare la notte.

E mi addormentai anchíio. Il mio cervello andò in letargo, come succede anche a voi, per poi riprendere la sua attività la mattina dopo.

Ma quella notte accadde qualcosa di strano. Non vi so dire se fu un sogno o fu reale, perché non l'ho mai capito neanche io.

Apparve davanti a me, uscendo dal mare, una colomba. Una di quelle belle colombe bianche che si vedono in tutti i biglietti di auguri pasquali. Svolazzò su un masso adagiato sulla sabbia di una spiaggia. E iniziò a beccarlo. Lo beccò un minuto, due minuti, come a volermi svegliare. E in effetti,dopo un poí mi svegliai, non so nemmeno io perché, dato che ci vuole ben più di un picchettare un masso per svegliare un'isola come me.

Sollevando il suo musetto da quella roccia, la colomba si mise a guardare dritta davanti a se.

E poi, da quel suo minuscolo becco, piccolo e arancione, uscirono dei suoni. Delle parole.

-Senti- mi disse. -Non devi farlo mai più-

Io non le risposi. I pezzi di terra, per quanto grandi siano, non hanno la bocca per parlare.

-Capisco- riprese l'uccello, -che tu ti possa annoiare, che tu non voglia sempre stare qui ferma a far niente, che tu ce l'abbia con la gente che abita sopra di te, ma non puoi sfogarti sempre come hai fatto oggi. Della gente innocente, dei bambini, sono morti o feriti, o rimasti senza casa. Non puoi farlo.

Scese dalla roccia scura, e andò a becchettare delle briciole sulla sabbia.

-Tuttavia, come ti ho detto-, riprese, -capisco bene ciò che provi. Quindi, un regalo te lo voglio concedere. Per nove giorni della tua vita, potrai essere qualcun altro.

Ora ti spiego meglio. So che tu desidereresti a volte ritrovarti nel corpo di una delle persone che camminano sopra di te. Un ragazzo, un animale, un uomo. E questo tuo desiderio sarà esaudito.

Dovrei scegliere tre esseri viventi che siano stati qui almeno una volta. Quindi, vi scambierete il corpo. L'anima, il cervello saranno i vostri, cambierà solamente la struttura corporea. Tu diventerai loro, loro diventeranno te. Per tre giorni alla volta. Tre giorni sarai una persona, tre giorni uníaltra, e tre giorni un'altra ancora. Non ti dirò quando questi scambi verranno fatti.Il primo sarà il giorno dopo la scelta dei candidati, riguardo agli altri a sorpresa, entro la fine di questíanno.Ma ci sono delle condizioni che dovrai rispettare.

La prima, è che questa persona, questo animale, o questo essere vivente,accettino di essere trasformati in te per tre giorni.

La seconda è che tu non provochi più terremoti con la tua rabbia.

La terza, è che queste persone non vengano danneggiate nel frattempo. Ad esempio, se una di loro avesse un incidente e morisse quando tu sei nel loro corpo, tu, una volta di nuovo isola, non sarai più in vita.

Se andrà tutto bene, avrai la possibilità di scambiarti di corpo con una persona una volta l'anno, sempre per tre giorni. In caso contrario, non potrai più vivere un'esperienza simile. Io ti posso leggere nel pensiero, quindi dammi la tua risposta.

Riflettei tra me. Era una proposta meravigliosa, il sogno della mia vita. Si, sarebbe valso lo sforzo di trattenere la rabbia che avevo e non causare più terremoti.

-Ci sto. Per me va bene.




Valutazione:

Aragorn: si mantiene su ottimi livelli, ma la prima parte è sconnessa dalla seconda.

Larm: Riprendo ciò che ho detto per lo scorso episodio, in quanto lo ritengo un errore concettuale abbastanza grave: l'isola, se si riconosce in tale, non può annoiarsi se sta ferma. E' come un essere umano che si annoia a mangiare e a bere. Non si possono assegnare con leggerezza attributi umani ad un'entità naturale, come il sonno: non mi pare possibile che un'isola vada a dormire, considerando tutto ciò che ci accade sopra, e in questo caso bisognerebbe descrivere gli effetti che hanno il suo sonno e il suo risveglio. Scegliere un'isola come narratore rende il tutto abbastanza impegnativo, e in questo caso l'isola avrebbe già dovuto sapere che la ragazza fosse stata messa lì per essere uccisa. I terremoti sono scatenati da movimenti di zolle tettoniche, quindi perché l'isola possa volerlo causare dovrebbe essere specificatamente tra una di esse; mi parrebbe lo stesso abbastanza improbabile. Un'attività vulcanica in questo caso sarebbe stata più adatta. E' interessante la storia dell'assassino che inizia ad amare ma dimentica ogni sentimento per lavoro, ma perché il tutto viene gettato al vento da una tediosa storia di un agente incorporeo che vuole diventare umano? Il tutto condito da buonismo e moralismo che andrebbe bene in un racconto dell'Albero Azzurro.

Zappy: anche se con poco impegno mi è piaciuta parecchio.




Groundon




Forse realta, forse solo leggenda... chi può dire che Groudon non esista? E chi può dire che esista senza averlo mai visto...

In un estate afosa il silezio viene interrotto dalle parole di un Sacerdote:

<Sacerdote>: Il risveglio apocalittico di Groudon si avvicina, me lo sento.

<Matteo>: Buongiorno Sacerdote!

<Sacerdote>: Perchè così allegro figliolo?

<Matteo>: Oggi è il giorno della prova finale, oppure l'avete rimandata?

<(Regi-Fan)>: 'giorno Sacerdote

<Matteo>: Chi sei?

<Ken>: Mi chiamo Ken, piacere

<Matteo>: Piacere mio!

*Si avverte una leggera scossa sismica*

<Sacerdote>: E' il momento!

<Matteo>: No, è l'apocalisse!

<Ken>: Come? Non dovevi fare la prova di accesso al Tempio?

*Il sisma si intesifica, si apre una voragine che risucchia Matteo e Ken*

<Pokèmon Misterioso>: Benvenuti, alla Prova!

<Matteo, Ken>: Chi se-ei? I pok-kèmon non-n p-parl-lan-no!

<Mewtwo>: Sono Mewtwo, e parlo nelle vostre menti col mio potere psichico!

<Matteo>: Allora eri tu, pensavo Groudon

<Ken>: Io un Regi, precisamente Rock... io vorrei catturarli... ma non so dove siano! Mi serve la Pietra dei 3 Regi per sapere dove sono! E risiede nel tempio!

<Regi-Ice>Wahhhhhhhh!

***Ken vs Regi-Ice***

<Ken>: Go Sceptille!

<Sceptille>: Wahhh!

-Regi-Ice: Geloraggio-

-Ken's Sceptille: Terremoto-

|Sceptille: Congelato| |Regi-Ice scappa!|

***Vincitore: Ken's Sceptille per arressa dell'avversario***

<Ken>: Nooooooooo! L'ho fatto scappare!

<Matteo>: Succede...

<Ken>: I Regi sono il mio sogno.. ma non devi farli scappare! Potrei non ritrovarli più!

<Mewtwo>: Ehm... prima che uso Psichico su di te (Ken) andiamo...

<Matteo>: Wow! E' Terribbile!

*Si apre davanti a loro una zona con una scelta di percorso: con la lava che ne ricopre una parte*

<Mewtwo>: Superatela senza Pokèmon e avrete l'abito e un oggetto tra: La pietra Regi e il PC con i dati di tutti i Pokèmon. Però dovete superare la Sala della PROVA (n°2)

<Matteo>: PC!

<Ken>: Pietraaa...

<Mewtwo>:Potrete scegliere tra due strade per il percorso. Primo percorso: "La Mano CATTIVA"

*Scritto in Roccia fusa con Titanio e minerali vari: "La Mano CATTIVA"

<Ken>Destra!

<Matteo>mmm... sinistra!

*I due si incamminano*

*Arrivati alla sala della prova*

<Matteo> Toh, un parco acquatico! Mi diverto un pò e poi supero questa terribile prova... ma cosa devo provare? che mi sò divertire?

<Ken>Ahh!!!!!!!!!! Lava... e blocchi in pietra!

*Superate le prove, con molta difficolta da parte di Ken...*

<Sacerdote>: Vedo che, tu Ken non hai intuito... La Mano CATTIVA significa...

<Matteo>: La Sinistra...

<Sacerdote>: Esatto!

*Un violentissimo sisma si verifica non poco lontano dal Tempio*

<Sacerdote>: L'apocalisse!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

<Groudon> Whaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

*Il suo solo urlo distrusse la statua dove era stato seppellito*

*Il Sacerdote sviene, al vedere di quella potente creatura*

<Matteo>: Mi divertiro....

***Matteo vs Groudon***

<Matteo> Go Suicune!

<Suicune>Wah

-Matteo's Suicune:Bora-

-Groudon Magnitudo (12 Grado)-

Continua...




Valutazione:

Aragorn: vedi "Trading card friends" di Light Houndoom

Larm: Non mi metto neanche a leggere la storia: è un log. Ripassa quando avrai capito cos'è un racconto.




Kingdra




16 Settembre 2006 Milano

Fù una giornata disastrosa quella del 15 settembre..Marik arrivo a casa..si mise a dormire finchè..

- Marik!!,MARIK!!! Svegliati!!Sono tua Madre!Marik!!

- Umh..Che c'è!?voglio dormir..umh..zzZzz

- ....MMAAARRRIIIIKKK!!!!

Ad un tratto Marik cadde dal letto,come se un terremoto di Magnitudo 10 era approdato nel suo letto.Marik dopo quella furia tutto assonnato rispose;

- Uffa,non voglio alzarmi..voglio dormire..anzi adesso che ripenso (Al Magnitudo) quasi quasi mi alzo..

- Bene (disse la madre)

Erano le 8:24 e Marik stava lavandosi i denti,dopo aversi vestito e fatto colazione Marik andò dalla madre e disse:

- Mamma,ho avuto un altro Padre!??

La mamma sorpresa gli rispose con un tono leggero:

- Chi te l'ha detto? Ah ho capito è venuto lui a dirtelo..

Marik Rispose;

- Lui?? allora conosci quell'uomo!!!!

La mamma;

- Sì adesso ti racconto tutto..allora tempo fà,io e tuo padre ci conoscettimo per sbaglio ad un Luna Park,per un incidente..hehehe..ancora me lo ricordo,cmq ti stavo dicendo che ci conoscettimo parlando,parlando,lui mi disse che era innamorato di me,io sorpresa gli dissi lo stesso e dopo 2 o 3 anni di fidanzamento ci sposammo..e lì arrivasti tu.

- Continua... (disse Marik)

- Beh tuo padre..voleva viaggiare..voleva nuove avventure..con i pokemon..(bah che hobby)io non volli seguirlo..ma lui mi disse di aspettarlo..da allora furono passati 17 anni,allora io mi risposai con questo tuo padre..ed adesso lui ti vuole portare con te..

- AHH!! ecco perchè mi diceva tutte quelle cose..comunque ho deciso di andare con lui..non mi piace Milano..voglio stare con il mio vero padre e magari far combattere anche un pò il mio Weedly..scusa..

La mamma abbassò lo sguardo e disse;

- no non scusarti,sò che avresti fatto questa scelta,quindi non ti convincerò a restare..

A quel punto,suonò il campanello..

Marik nella sua mente voleva chiedersi..chi avrebbe bussato a quell'ora

Sua madre andò ad aprire..Era suo padre,voleva venire a prenderlo..

appena Marik lo vide corse subito ad abbracciarlo..e gli chiese scusa per avergli dato quel calcio..(chissà che male °°).

Dopo aver salutato la madre,gli amici e tutti i suoi conoscenti partì..

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18 settembre 2006 Russia

Dopo 2 giorni di viaggio..il padre e Marik arrivarono nella Russia..appena scesi dall'aereo videro due giovani allenatori di Pokemon..Marik guardò negli occhi suo padre,che capì che dovevano andare a vedere l'incontro che si stava svolgendo andarono..

Appena arrivati videro un Rattata Vs Pidgey l'incontro era appena cominciato..

- Vai Rattata usa il tuo Colpo-Coda

[Difesa di Pidgey cala]

- Pidgey usa il tuo Alacciaio!!

[Rattata è esausto]

[Joey vince l'incontro]

- Sìì!! ho vinto ahhaahh

Marik sorpreso disse al padre..

- posso sfidare qualcuno anch'io!!?

- Certo caro (disse il padre)

Marik poi con un tono di sfida disse;

- Hey tu!!ti chiami Joey vuoi combattere io vengo dall'italia!!

Joey molto sorpreso gli disse;

- dall'Italia!!?? wow k ci stò facciamo 2 pokemon contro 2!!?

- Non posso oh..

a quel punto il padre lo interruppe e gli disse;

- Tieni Marik,usa il mio Persian

Marik contento rispose;

- Grazie papà!!

[inizia la Sfida]

- Vai Weedle!!!!!!!!

[Marik manda in campo Weedle]

- Vaii!! Caterpie!!!!

[Joey manda in campo Caterpie]

- Caterpie Azione!!!

[Caterpie usa Azione,Weedle 68%]

- Weedle usa la velenospinaaa!!

[Weedle usa Velenospina,caterpie 67%]

- Caterpie ancora azione!!

[Caterpia usa Azione]

[Colpo Critico]

[Weedle è esausto]

- NOOOOOOO!! WEEDLEEEE!!!!

[Joey vince il primo Round]

- Vai Persian!!

[Marik manda in campo Persian]

- Persian usa..che può usare..°_°' ah un bel Sdoppiatore

[Persian usa Sdoppiatore]

[Caterpie è esausto]

- oh no!! vabè vai Pidgey!!

[Joey manda in campo Pidgey]

- Persian usa Fulmine!!

[Pidgey è esausto]

[Marik Vince l'incontro]

- wow sei bravo Marik!!

- Grazie anche tu lo sei!!!

Dopo quest'incontro i due si fecero i complimenti..ma poi un ragazzo che andava molto di fretta si avvicinò ad Joey e gli disse;

- Joeyyyy!!lo sai io e Luke cosa abbiamo visto!!??si farà un torneo frà pochi giorni..tu sei forte perchè non partecipi eh joey!!

Joey con calma gli disse;

Cosa!!?ma e stupendo,comunque voglio presentarti Marik,è venuto dall'Italia e molto forte!!approposito Marik vorresti iscriverti a questo torneo!!??

Marik con una faccia sorpresa rispose;

- Ehm..non saprei..

Il padre gli strizzò l'occhio per fargli capire che doveva accettare,poi Marik affermò;

- uh..k ci sarò!!

- Grandioso,disse Joey!!

Dopo di che gi 2 amici si salutarono,e Marik disse;

- Allora ci vediamo al Torneo!!Ciao!!

- k ciao!!

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Fine seconda parte




Valutazione:

Larm: Ma no! Tutti gli spunti interessanti che nel primo episodio si erano creati sono stati convogliati verso un incontro meccanico, messo lì quando non aveva alcun senso per la narrazione. Tra l'altro, mentre nel primo episodio si faceva intuire che il ragazzo non avesse un padre, qui si parla di un altro individuo che convive, e che non è mai stato fatto apparire prima nella storia. Ci sono anche varie incomprensioni lessicali che non contribuiscono a migliorare la storia. Davvero un peccato.




Light Houndoom




Episode I: Quando si dice SORPRESA

Fu una gigantesca sorpresa, ero l' unico in città che non possedeva neanche una carta pokèmon, mio padre era il classico uomo all' antica che era gia tanto se ti permetteva di esistere. Ma per il mio undicesimo compleanno mi aveva regalato un mazzo di carte. "Conservalo come se fosse oro, mi è costato una fortuna" disse e quando aprii il mazzo capii anche perchè: incredibilmente il mazzo era composto da 16 carte, poche, ma tutte OLOGRAFICHE!! Non erano carte di nessun pokèmon, ognuna aveva scritto POTENZA e il nome di un tipo (es. POTENZA FUOCO, POTENZA ACCIAIO) e c'era anche disegnata una medaglia. Poi mia madre mi diede un altro regalo, lo aprii e sulla scatola lessi E-CARD NAVIGATOR. Alcuni dei miei amici avevano l' E-CARD READER ma il mio era diverso, completamente indistruttibile e con la forma di una poke-ball. La sfera nera aveva una fessura (immaginai fosse per farci passare le carte) e un bottoncino. Ero molto curioso e toccai subito il bottoncino, la sfera si aprì mostrando quattro fessure; non avevo idea sul loro utilizzo così chiusi la sfera e andai a trovare i miei amici. Avevo due amici: Jhon e Mitch, ah si! io mi chiamo Trix. Ero perfettamente consapevole che i pokèmon erano solo un videogioco, un cartone, un manga ecc. ma ora ero davvero eccitato. Appena arrivato dissi ai miei due compagni:

-Ragazzi venite a vedere cosa ho qua-

-Cosa?- disse Jhon (lui era molto curioso ma anche molto timido, era un gran esperto di pokèmon)

-Spara 'mico!!- esclamò Mitch (lui era estroverso e parlava con un linguaggio quasi incomprensibile)

-Guardate cosa mi ha regalato mio papà!!- dissi

-E quos' è?- chiese Mitch

-Un E-CARD NAVIGATOR, almeno ho letto cosi- dissi

-Interessante!! Prova a metterci dentro una carta- disse Jhon

-Non ho carte pokèmon: ho solo queste- spiegai e tirai fuori le CARTE POTENZA

-E chill' ha viste mai?- disse Mitch

Ad un certo punto si alzò una folata di vento, che dopo poco diventò una piccola tromba d' aria...

-AHHHHHHH- gridammo

Appena mi svegliai mi accorsi che le carte erano volte via e che la sfera era gravemente danneggiata!!

-E' terribile!!- urlai

-Te l' hanno appe' regalà e già più non ce l' ha- disse quell' analfabeta di Mitch

-Non puoi parlare italiano per una volta- gridai

-Mi parl commkevol- urlò lui

-Zitti!! Forse so come ripararla: a due chilometri da qua c' è una città dove vive un pokè-fan che ripara tutto ciò che riguarda i mostri tascabili- spiegò

-Prendiamo le bici e andiamo- cosi corsi dalla mia DUERUOTE

-Aspetta dobbiamo dire che ce ne andiamo- urlò Jhon

-Voi fate come volete io mi devo sbrigare- dissi tutto agitato

-Amigo!!- urlò Mitch

-Si?- chiesi

-Comm ce vai da stu professur snez sfiera?- disse sarcastico

-Andiamo anche noi- disse Jhon

Arrivati dal fanatico riparatore lui mise apposto la sfera e ci spiegò che l' E-CARD NAVIGATOR è una novità creata da suo cugino (direttore della produzione di pokè-gadgets) e facendoci passare dentro una carta sarebbe apparso il pokèmon della carta. Per mezz' ora non ci credemmo finchè non ci diede la carta di un PIDGEY e provai: era incredibilmente vero!!!! Poi il vento ricominciò a soffiare e alla fine della tromba d' aria vidi un grandeuccello volare via. Tra le mani mi planò la carta di PIDGEY e quando mi voltai vidi che la bacheca del pokè-riparatore era sparita insieme a lui.

-Guardè quest' ke g'ho trovè- urlo Mitch e mostro un sacchettino con dentro quattro cip, altri due E-CARD NAVIGATOR e due carte.

Nel bigliettino c' era scritto: "I quattro cip servono per il tuo E-CARD NAVIGATOR, uno è una mappa digitale, uno un pokedex per le carte, uno una radio e uno un telefonino: inseriscili nelle fessure presenti nel tuo E-CARD NAVIGATOR. Gli altri due sono per i tuoi amici, sono gia atrezzati e le ci sono due carte sempre per loro: Mitch aveva ricevuto uno PSYDUCK e Jhon un PORIGON. Ora vai a Thirt road city e cerca lo scienziato n° 3: lui vi aiuterà. Ormai eravamo pronti a tutto anche ad uno scontro...

-EHi voi!!- sentimmo gridare -Combattete se ne avete il coraggio- dall' orrizzonte apparve una ragazza con un E-CARD NAVIGATOR come il nostro e con una carta in mano

-Combatterò io- dissi...

Continua...




Valutazione:

Aragorn: cos'è sta moda di fare fic sulle battaglie di carte(piuttosto noiose da leggere) o, ancor peggio, coi log delle battaglie?

Larm: Quest'idea è originale come un foglio di carta. Un racconto sulle carte pokémon è quanto di più banale e improponibile ci possa essere. Il ragazzino si esalta per delle carte, per la loro potenza, eccetera. Ma quanti di chi leggono possono essere a conoscenza della importanza di determinate carte? Si danno troppe cose per scontate. Per non parlare di quel ragazzo che parla in modo orrendamente incomprensibile, e con una scusa patetica - estroverso? Se fosse timido sarebbe più realistico, ma questo qua parla praticamente un dialetto! La fantasia si mescola con la realtà come nei sogni dei bambini a cui piacciono i pokémon; ma io non lo sono, e so riconoscere un autocompiacimento da un racconto serio. E questo non appartiene certo al secondo gruppo.




Light Raikou




"Feccia schifosa. Ecco cos'è il prof: feccia schifosa." disse il ragazzo, gli occhi bassi e lo zaino buttato su una spalla a mò di sacco di patate. "D'accordo, Juan, non avrai fatto una verifica da record, ma.." disse il ragazzo che lo seguiva, cercando di raggiungere la sua velocità non esattamente moderata. Era Dave. "Una verifica da record?" ripetè l'altro, girandosi. Juan aveva un fisico robusto, i capelli neri spettinati e grosse mani. "Ma certo che è da record! Il guaio è che è il record negativo! C'ho azzeccato tre domande su ventidue!" "Beh, potevi anche studiare un pò", replicò Dave. "Fai presto a parlare tu, con venti domande ti becchi un 9!"

Continuarono così per un bel pezzo, finchè non raggiunsero un'edicola, dove Dave si fermò. "Aspetta un pò, Juan" disse Dave "mio padre mi ha chiesto di prendergli il giornale." Pagato il giornale, i due ragazzi tornarono a camminare. "Niente di interessante?" disse Juan, cambiando finalmente discorso. "No, niente di speciale, a parte questo trafiletto sul mistero dei Levine" vediamo un pò "sembra che c'entrino qualcosa i fossili, dice il professor Georg Schulz, in effetti tutti i tre fratelli Levine avevano qualcosa da fare su dei fossili di Pokèmon" "ma va, e questo Schulz come se n'è accorto? Certo che meriterebbe il Nobel ,eh" finì sarcasticamente il biondo. Juan ridacchiò, e insieme continuarono la strada.

La stanza era fredda e buia. Nell'oscurità si potevano vedere solo i riflessi della luce lunare sul grande trono e sulla figura avviluppata in un mantello che vi era seduta. Ad un tratto il grande portone di quercia si aprì, e ne entrò un uomo basso e mingherlino. L'ometto inciampò due volte per colpa del buio, e quando raggiunse il trono si inginocchiò e balbettò qualcosa. Dal tono si capiva che aveva un profondo terrore della persona seduta. Quest'ultima si alzò dal trono ergendosi nella sua considerevole altezza, e l'ometto si rimise in piedi. Uscirono dalla stanza, con l'ometto che continuava a guardare di sottecchi l'altro, come se all'improvviso avesse dovuto tirare fuori un paio di zanne enormi ed aggredirlo. Continuando a camminare, entrarono in un'altra stanza, nella quale cíera una grossa gabbia. Appena entrarono l'ometto, incespicando, accese le luci e quello che c'era dentro la gabbia si rizzò sulle due zampe posteriori. A vederlo bene, erano le uniche zampe che aveva. Dalla forma si riconosceva un Pokèmon, ma era molto più grosso del normale. L'uomo alto si congratulò con l'altro, poi spensero le luci ed uscirono, lasciando come illuminazione all'ombra ringhiante dentro la gabbia solo alcune luci intermittenti rosse e blu, su pannelli di computer enormi.




Valutazione:

Larm: Il primo capitolo era meglio riuscito, forse perché trattava meglio le azioni dei personaggi. Qui invece appaiono un po' trascurate, e non si ha nessun pezzo interessante della storia, almeno nella prima parte. Non posso neanche credere che un giornale possa scrivere cose del genere. Fortunatamente vi è una seconda parte, che porta il racconto da altre parti stravolgendo completamente il ritmo narrativo, ed è volutamente indecifrabile in ciò che vuole rappresentare. In questo caso la scelta è davvero azzeccata, e questi intermezzi salvano il racconto dalla mediocrità.




Sailko




Fu da quella notte che dello straniero non si ebbe più nessuna traccia. Il campo circondato dalla muraglia stava sempre lì accanto al cimitero. Non esistevano scale abbastanza alte nemmeno per dare una sbirciatina di là dal muro, né piccone o ariete in grado di scalfire quelle pietre.

Dopo sei giorni dalla notte maledetta nella quale Liselotte aveva visto il suo amato Klaus per l'ultima volta, mentre entrava sotto forma di fantasma nel terreno misterioso dello straniero, ella fece un sogno.

In una grande stanza piena di candele accese stava lo straniero che la guardava con gli occhi stanchi e infossati di un anziano, seduto su una sedia.

- Guardami Liselotte!  disse egli. Stranamente lei non era impaurita da lui come l'ultima volta.

- Guarda come sono vecchio e stanco.

Lei si avvicinò un poco.

- Mi hai riconosciuto?  le chiese

- Sì. Tu sei la Morte. Liselotte era inspiegabilmente tranquilla, ma líinquietudine cominciava a farsi strada nel suo animo. Allora sei tu che ha preso Klaus! Rendimi il mio Klaus! Dove l'hai portato?

Líuomo sorrise tristemente senza guardarla e si alzò: - Guarda disse, - Vedi queste candele? Ognuna rappresenta una vita umana. Vedi quella là per esempio? E indicò una fiammella in un angolo di uno scaffale. Era ormai nient'altro che un mozzicone di stoppino in un lago di cera sciolta. Quella è una vita che si spengerà entro stanotte. Io devo solo andare a raccoglierne l'anima-

- Ti prego! Liselotte si era inginocchiata aggrappandosi al vecchio, - Ridammi il mio amato! Farò tutto quello che vuoi! Piangeva la poverina, ed il vecchio la fece alzare, guardandola negli occhi, disse: - Facciamo un patto. Io sono troppo stanco del mio difficile lavoro: se tu stanotte riuscirai a salvare la vita di quella candelina, io ti renderò il tuo amato.

- Sì! Ti prego, farò qualsiasi cosa!!- e fu così che la Morte trasportò Liselotte con sé, come su un soffio díaria, alla volta di una fredda città del nord.

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A Stoccolma infatti viveva la spietata Regina Brunilde. Giovane ed estremamente bella, era la viziatissima orfana dei reali svedesi. Ogni suo capriccio era un comando e la sua volubilità era famosa in tutto il regno. Punizioni esemplari spettavano a chiunque si mettesse fra i suoi piedi quando ella desiderava qualcosa. E ciò che adesso desiderava maggiormente era il principe Von Sternberg, il giovane maresciallo, suo promesso sposo, dalla fondata fama di donnaiolo irrecuperabile.

Mezzanotte era già passata da almeno un'ora quando Liselotte e la Morte videro il Principe rientrare nel Palazzo Reale in compagnia di un suo tenente e con una donna svenuta in braccio. Il Principe viveva in un'ala del palazzo a lui destinata. La povera donna che portava in braccio si chiamava Kelley ed era un'ingenua e povera ragazza che era stata rapita dai due uomini nel convento ove ella viveva. Il maresciallo se ne era innamorato da quando líaveva vista ad una parata militare, ed anche lei ne era molto attratta, anche se la sua indole innocente la induceva a temere quel pretendente troppo importante.

- Tra uníora la Regina entrerà nella stanza del Principe e lo troverà con Kelley, la giovane ragazza. Essa sarà scacciata con violenza dalla Regina stessa, per finire vittima di un soldato di sentinella. Per onorare il nostro patto dovrai impedirlo. Così disse la Morte scomparendo.

Liselotte si ritrovò sola al freddo, fuori dal palazzo. Decise di aspettare, era un po' impaurita. Dopo uníora circa sentì dei rumori e delle urla dall'interno. Dopo poco il portone si spalancò e ne uscì una ragazza in lacrime, a piedi scalzi, scappando in fretta. Sulla porta si fermò invece la figura della Regina infuriata, in una sontuosa vestaglia, armata di un frustino. Aveva gli occhi furenti di rabbia ed ansimava per la corsa, senza però abbassare mai lo sguardo. Mentre Kelley si avvicinava ai cancelli Liselotte le corse incontro. Si sentì però uno sparo. Ecco che la sentinella aveva fatto fuoco contro la fuggitiva. Il volto della guardia era quello inconfondibile del vecchio Signor Morte. I cancelli si aprirono. Uscì. Il sogno finì. Liselotte non si svegliò più. Kelley era stata salvata con il sacrificio della sua vita e adesso la Morte aveva mantenuto la sua promessa. Liselotte potè infatti riunirsi al suo amato Klaus, ma solo nel giardino della Morte a Sugund.




Valutazione:

Larm: Mi aspettavo una storia leggermente più misteriosa di un incontro con la Morte in persona, ma questo era senz'altro l'unico modo per far venire tutti i nodi al pettine. La Morte è colei che prende le vite dopo che sono morte, e non è la causa del decesso, quindi non avrebbe dovuto portar via Klaus come nel precedente racconto. Non mi piace affatto come la Morte venga trattata come meschina: non è una fattucchiera, è una divinità che prende le anime dai corpi quando questi hanno cessato la vita. Pur calcolando questo, il racconto mi è piaciuto per la sua atipicità.

The_Dragon: Che dire... Prosegue la ben svolta narrazione di una bella storia, nè più e nè meno come il primo capitolo.




SpyRevenge



´ Fa freddo, osservò il piccolo Daniel Montgomery sporgendo il collo dal grande cappotto imbottito che, a mo' di guscio, avrebbe dovuto proteggerlo insieme a sciarpa, guanti e cappello paraorecchie dall'incessante nevicata.

Suo padre, Ben Montgomery, era già arrivato alla macchina posteggiata alla fine del vialetto di casa, ormai coperto da un niveo materasso naturale. Era un'auto malandata, la sua, non sfrecciava in autostrada né si fermava subito agli stop, ma Ben vi era affezionato: era proprio in quei momenti, sotto una viva pioggia di neve, che amava guardare la sua Ford biancheggiare alla fioca luce del sole.

Ma non era momento di rallegrarsi, pensò Ben, non era momento di controllare se il sole bagnava ancora la rovinata tappezzeria dellíauto, l'unica cosa da fare era fuggire.

´ Lo so.  rispose nervoso Ben, senza badare troppo al figlio di sette anni appena. L'uomo controllava le ruote, se fossero lisce come voleva, e ne rimase ampiamente soddisfatto: riusciva quasi a specchiarsi sulla nera gomma. Si diresse verso il bimbo e lo prese per un braccio, stringendolo forte, come se si aspettasse che un vento innaturale lo strattonasse via dalla sua non tanto premurosa quanto collerica stretta.

Ce líaveva con tutti, Ben Montgomery. Infanzia normale, quasi felice, vita normale con lavoro normale, finché un normale giorno un camion sotto le mani di un ubriacone non schiacciò lateralmente la sua vecchia auto nel bel mezzo dell'autostrada, a una velocità compresa tra i cento e i centoventi chilometri orari. Per il camionista sarà licenziamento, mentre la povera Jane Sanders-Montgomery, reduce insieme al marito di cinque metri di caduta e conseguenti ribaltamenti, verrà ricoverata d'urgenza all'ospedale vicino. Un forte trauma cranico, avevano detto i medici.

Un anno dopo nacque il piccolo Daniel, che fuori dal ventre della madre non riuscì a vederne il viso, ma solo toccare un dito. E poi la vita continuò, per Ben e Daniel, sotto una continua e gelida nevicata, anche quando il sole batteva forte sul terreno.

Salirono in macchina, i due, senza guardarsi in faccia. Avevano timore l'uno dell'altro.

´ Si parte. Allaccia la cintura.  disse Ben, senza distogliere lo sguardo dal parabrezza. Sentì un clac metallico, quindi mise in moto.

´ Dove andiamo?  chiese Daniel, rompendo il silenzio di sguardi. Il padre non rispose, attento alla guida. Lo degnò solo di un'occhiata fugace, per vedere líespressione del bambino. Aveva i chiari e piccoli occhi spalancati, cercando una risposta nel viso del papà. Dal suo cappello spuntava un ciuffo biondo bagnato dalla neve, e il naso e le guance erano rosee come i fiori in primavera.

Con un timido gesto Ben sistemò quel ciuffo, e sorrise a Daniel.

´ Andiamo al mare.  rispose finalmente Ben, portando di nuovo gli occhi a fissare la dura battaglia tra fiocchi di neve e tergicristalli. Ma Daniel non capiva. Il mare d'inverno? Gli ricordava un noioso pranzo familiare in una trattoria a fine Gennaio vicino alla costa.

Passarono i minuti, e il sonno avvolse Daniel con la sua coperta. Ora líauto stava attraversando una galleria naturale ricavata da un grosso blocco di roccia. La neve continuava a cadere. A un centinaio di metri sotto il grigio asfalto le onde s'infrangevano sugli scogli in un dolce fragore. Ben accelerò.

´ Mh?  Daniel si svegliò di colpo, forse a causa dell'aumento di velocità. Vide l'auto andare sempre più rapidamente verso una stretta curva, senza cambiare direzione.

´ Dormi.  fece Ben, stringendo forte il volante.

´ Perché vai veloce?

Ben non rispose.

´ Perché vai veloce?? ripeté Daniel, con tono preoccupato. Ben rimase in silenzio, preoccupato solo sul mantenere quella folle velocità.

´ Papà.

L'auto si avvicinava pericolosamente al guardrail.

´ PAPAí!

Un secondo dopo Daniel non vide più la strada, nascosta improvvisamente dal pallone dellíairbag. Si sentì sollevare dal sedile, ma fu subito bloccato dalla cintura di sicurezza che gli evitò un mortale volo sul parabrezza. Le urla gli si bloccarono in gola, come anche la colazione. Non cíera più alcun asfalto sotto di sé. Ora aveva capito.

Fu un tuffo di centoventi metri. Ma a toccar l'acqua, oltre all'auto, fu solo il padre.

Daniel guardò la Ford affondare velocemente sull'orlo del profondo burrone, mentre le prime lacrime scendevano per le guance, bagnando una terra che da allora non volle più.

Si alzò in volo, sbattendo con lentezza e altezzosità le ali nere, scoprendo in un battito di ciglia un potere che da anni gli era rimasto ignoto. Salì su tra le nuvole grigie, mentre i fiocchi di neve si posavano sulla sua pelle e si scioglievano. Salì su, fino quasi a toccare la luna con le mani, e si girò per guardare il suo pianeta: fissandolo si asciugò le lacrime con una mano, mentre con l'altra, tramite un rapido gesto, fece sparire il suo mondo.

Miliardi e miliardi di esseri viventi, in una sola mossa diventarono polvere di stelle, mentre l'Angelo dell'Universo volò su un altro pianeta, per rinascere in qualcos'altro. Per rivivere ancora. E morire ancora, insieme al suo nuovo mondo.

Ma nessuno, tranne l'Angelo dell'Universo, morirà davvero. Perché ogni cosa è frutto della mente dell'Angelo dell'Universo, senza cui il tutto sarebbe il nulla.

Ha pensato un Universo, lo ha fatto a suo piacimento e può plasmarlo allo stesso modo.

Non so perché vi vengo a dire questo. In fondo, siete solo nulla.

Siete quello che penso.

Siete i figli della mia immaginazione.

Siete argilla nelle mie mani.

Il mio è un ultimo messaggio al nulla prima che scompaia, sostituito da altro nulla.

Tutto questo lo ho creato io.

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Valutazione:

Larm: All'inizio si vedono le cose migliorate dallo scorso racconto. La parte descrittiva è molto buona, e finalmente in un racconto di questo concorso leggo accuratezza nel mostrare l'ambiente e i personaggi. Ma che senso ha l'ultima parte? Perché da un racconto normale bisogna sterzare verso la pura fantasia, impossibile nella sua realizzazione e completamente insensata? Da un momento all'altro il bambino diventa questo indefinito "Angelo dell'universo", un creatore, che muore per un motivo incomprensibile. Non vi è alcuna connessione logica tra le due parti, e la profondità delle ultime parole dell'angelo equivale ad una pozzanghera. Si nota senz'altro che non si aveva voglia di continuare la storia, ed è la seconda sbrodolatura svogliata che mi tocca leggere dallo stesso autore.

The_Dragon: Carina... peccato per alcuni pezzi che sembrano davvero sbucati dal nulla e per il finale smodatamente altisonante.

Zappy: è insuperabile.




Thundershock




Forse la sapete già esordisce ma è mio dovere informarvi. Amen. Cominciano sempre così. Da dove partirà? Dalla convivenza pacifica & armoniosa? Dal grande litigio?

Tempo fa il mondo non era come è adesso. Era diviso in più continenti ("oh, no! Non può cominciare da così indietro, insomma!"): Europa, Asia, Africa, Oceania, America e un altro tutto ghiacciato. Col passare del tempo il mondo ha cambiato fisionomia: ora ci sono Kanto, Johto, Hoenn e Ginko, che come sapete è stato dichiarato continente da poco. Ognuno aveva il gruppo di capi: a Kanto governavano Articuno, Zapdos e Moltres, a Johto Entei, Raikou e Suicune e a Hoenn i tre regi. Ginko (che faceva parte di Hoenn) era terra neutra. Un giorno litigarono. Raikou aveva mandato un fulmine a ciel sereno, che produsse uno spostamento d'aria non indifferente. Il castello (di carte) costruito da Suicune crollò, e buttò giù la nave costruita da Entei con i fiammiferi. Litigarono furiosamente, e Raikou se ne andò sbattendo la porta. Ciò fece crollare i cesti messi da parte da Articuno per buttare giù un poí di neve. Purtroppo nevicò nel punto sbagliato: la neve si riversò su Ginko, bruciò i campi, i Mareep e i Miltank si raffreddarono, congelò tutto. Moltres con una fiammata scongelò il mondo surgelato, ma il danno era fatto. Passarono secoli, Ginko si ripopolò. Purtroppo Entei aveva scoperto che Raikou si era nascosto in una grotta sotterranea, e con l'aiuto di alcuni Dugtrio creò delle gallerie sotterranee. Le riempì di magma, ma Raikou scappò di nuovo. In compenso col tempo il magma ha creato il vulcano, quello che si vede da casa vostra. Non fate quella faccia, so chi siete; conosco vostro zio. Un valorosissimo ex capopalestra! E che dire dei suoi figli? Uno ha già una palestra ma non mi ricordo dove, però un altro sta lottando a Hoenn. La terza è piccola, ma dimostra grinta! E non ha paura degli Spinarak. In ogni caso sarebbe meglio che voi telefoniate all'addetto in comune, ditegli che l'Hoot hoot rionale deve essere guasto, visto che i Gastly e gli Haunter hanno ripreso a produrre sostanze allucinogene!

Giriamo i tacchi, è tardi. Quando siamo già sulla porta la tizia ci richiama: Voi due non avete ancora un pokémon, vero? Chiedete a vostro zio, ve lo procurerà. Si, non è un prof ma può darvi un pokémon abbandonato. Ringraziamo per il consiglio e ci avviamo. L'idea di prendere un pokémon non è male. Così andiamo a trovare il caro zietto. Nel giardino c'è Ilenia, che gioca con un piccolo Pichu. Probabilmente sta imparando un attacco, si scaglia a tutta forza contro un sacco di stracci. Il sacco neanche si muove, in compenso il Pichu rimane confuso per un poí.

Erika, Francesco! Ciao! Stavo insegnando l'attacco Azione a Pichu, ma forse è troppo piccolo. E' nato da alcune uova che alcuni allenatori hanno abbandonato. Babbo ha detto che posso curare io questo Pichu. E' nato da meno di 4 giorni fa, per ora sa fare solo l'attacco Ruggito. Poi imparerà anche il Tuonoshock, almeno spero. Se volete ci sono tante uova abbandonate, prendetene una ciascuno e fatela schiudere. L'idea è ottima, così entriamo nel laboratorio. Le pareti sono coperte da scaffali. In fondo alla stanza si sente martellare, e un odore di legno appena tagliato riempie l'aria. Sapete, gli scaffali non bastano mai! Mi fa piacere vedervi, però. Prendetevi un uovo, abbiatene cura, mi raccomando.

Le mie idee sono chiarissime: voglio un Chikorita, perché è troppo carino Francesco sta buttando tutto all'aria, so che sta cercando un Charmander. Trovo il reparto Pokémon d'erba, Johto. Cerco un pò e alla fine lo trovo. Poi (più per carità che per altro) trovo anche l'uovo di Charmander per il terremoto.

Con le uova in mano sembriamo pure abbastanza deficienti, e torniamo a casa facendo il maggior numero di passi possibile. Costruiamo una culla in camera nostra e ci mettiamo delle coperte calde. - Ma non ti pare strano che i pokémon che dovevano proteggerci abbiano litigato solo perché Raikou ha distrutto un castello e una nave?

- Si, normale normale non è, dicevano che Raikou voleva essere più spietato e mandare fulmini di qua e di là. Vabbè, è una leggenda, ognuno la racconta come gli pare. E questa è più divertente.

E' ora di cena, e dopo cena andiamo subito a dormire. Il giorno dopo bisognerà scarpinare parecchio, se vogliamo far schiudere le uova.

Il giorno dopo

Driiiin, driiin! Già la sveglia?!? Ma uffa! La afferro e la sbatto fuori dalla finestra. Un ahia proveniente dal punto di caduta della sveglia mi dice che ho fatto centro. Ooopsss! Neanche mezzíora dopo sto guidando la bici, l'uovo nello zaino non dà segno di volersi schiudere. Verso le 11 apro lo zaino per prendere un panino; l'uovo ha delle piccole rigature. Mi fermo, si sta per schiudere e non voglio che nasca nello zaino (metti che si mangi i panini). Anche l'uovo di Francesco sta per schiudersi, così lasciamo le bici e camminiamo. Le uova si schiudono quasi contemporaneamente: Chikoooooooò! Chiiiiikoooo! Chikoooo oh oh oh!. Ho un Chikorita che piange. Cosa mangia un Chikorita appena nato? Il Charmander di Francesco è tranquillo, dorme. La mia solita fortuna. Gli do un pezzo di panino (buah! Ora piango io!)e si calma. Poi torniamo a casa a preparare una pokéball. Nel pomeriggio una telefonata di Ilenia mi fa sperare che presto viaggerò. Pronto, sono Ilenia. Devo andare da Pietro, solo che sono piccola per andarci da sola. Venite anche tu e Francesco?

Certo che si!

Ok, partiamo domani mattina. Ciao!

L'indomani sono nel cortile di Ilenia, sento le raccomandazioni ma non ascolto. Camminiamo per la stradina che porta al molo, lì c'è una motonave. Nel bosco si sentono degli spari. Gente a caccia. E a giudicare dalle bestemmie hanno una mira a livello zero. Alla luce di questo corriamo veloci, (essere sparati non rientra nella top-ten del divertimento) praticamente scappiamo (di fronte al pericolo i duri non scappano, sono già lontani dove il pericolo non c'è più). Raggiungiamo la motonave con una sensazione di scampato pericolo.




Valutazione:

Larm: Credo che a chi a scritto questa fan fiction non sovvenga che le regioni di pokémon non sono continenti, bensì zone del Giappone. Inoltre, le scelte tecniche fatte da chi ha programmato il gioco non sono esattamente trasfigurabili nella realtà, e in questo caso specifico mi riferisco ai passi per far schiudere le uova. Le leggende non sono COSI' banali e insensate, e anche nelle storie popolari si raccontano i motivi che portano una divinità a fare determinate cose. In breve, mi sembra un racconto di vita quotidiana edulcorato, e il meglio che potrebbe dare sarebbe una trama sentimentale per teenagers.



Classifica



1. Carmageddon
2.Sailko
3.Gjc
4.SpyRevenge
5.Light Raikou
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