non posso essermi accorto solamente io di come i social network stiano praticamente cancellando ogni rapporto interpersonale
"ho visto cose che voi potete solo immaginare", per citare un film: gente che va a letto e prima/dopo di darsi la buonanotte, fa un giro su facebook a vedere chi ci sia online/salutare. ne sono rimasto spaventato.
i miei genitori mi hanno sempre criticato per il tempo passato online su forum e messenger vari nel corso degli anni passati, ma c'è una netta differenza: io una vita sociale non l'avevo. se non altro, mi sentivo giustificato. ora, non per fare l'ipocrita/chi predica bene e razzola male, ma io personalmente ho provato a disintossicarmi più volte, mantenendo gli account solo su quelli che ritenevo avere un po' di spessore (vedi questo forum).
non ne potevo più di essere succube di macchine insulse del calibro di facebook. da quando lavoro per mia grande fortuna ho dimenticato spesso e volentieri di "aggiornare lo status" ma soprattutto di "condividere link", come se questi due periodi volessero dire qualcosa in qualsiasi lingua su un pianeta che non siano i social network.
i social network però non si accontentano dei computer e vengono integrati sempre più nei nostri piccoli e grandi elettrodomestici (smartphone, tablet, smart tv, prima o poi anche frigo e forno a microonde condivideranno che spese facciamo e cosa cuciniamo), assumendo sempre più funzioni: il tag delle foto fu il primo cancro, l'ingestionabilità di essere taggati fu una stangata per coloro che credevano di fare i furbi (momenti imbarazzanti erano sotto gli occhi di tutti, amici e famiglia, anche grazie al fatto che questi siti acquisiscono una fetta d'utenza così ampia da colpire più target d'età).
è così che nascono i primi account virtualmente suicidi: la tecnica del seppuku colpì anche l'internet.
ma la piaga dei social network non si fermò alla nostra immagine, presto qualsiasi cosa divenne un tag: dal semplice link si passò ai video, per finire ai luoghi. gli occhi del grande fratello ci seguono, e siamo noi ad averlo voluto, anzi, siamo noi stessi a "dare in giro" (locuzione più primitiva che sto iniziando a preferire al termine "condividere") quelle informazioni riservate.
il seppuku non bastava più, i social network raccoglievano una mole di dati superiore a qualsiasi sondaggio o domanda o questionario avessimo compilato in passato. e se le informazioni non vengono da noi, vengono dai nostri amici, "lista conoscenti", "tizi che conosco di vista", "sconosciuti che ho aggiunto per caso/sbaglio", "pr o rompicazzo di pagine/gruppi che seguo" o come tali li vogliamo definire.
ed a proposito delle pagine/gruppi è proprio di quest'ultimo punto che vorrei parlare, al di là del fatto di dire praticamente in pubblico i nostri gusti/preferenze su qualsiasi cosa (anche se gli adsense hanno sviluppato un algoritmo più affinato anche se non si mette alcun "mi piace", per cui non la scamperemmo ugualmente liscia). ormai le pagine sono diventati veri e propri siti web, facebook ne è l'hoster. chi ha provato ad aprire una pagina avrà ben visto quanto potente sia lo strumento di modifica: sono perfino nati dei siti e sviluppatori specializzati in questo. twitter ha visto questa funzione di facebook ed ha pensato bene di farne il suo perno centrale: in base a cosa noi "followiamo" ci ritroviamo zeppi di messaggi inerenti all'argomento, marca o persona di fama. fin qui nulla di male, se non fosse che i social vengono pagati a peso d'oro per la pubblicità. per carità, devono campare anche loro. i server hanno costi proibitivi per qualsiasi social network con un po' di affluenza, così come anche lo staff che merita di avere il giusto stipendio per lavorare su questi siti. è il circolo vizioso che si viene a formare che personalmente mi spaventa. se a me piace una marca/catena, probabilmente acquisto quei prodotti, i soldi vanno ai proprietari, che spendono per farsi pubblicità sul sito, che spende per mantenersi attivo e visibile agli utenti. ma quindi il guadagno dov'è e soprattutto a chi va?
è un peccato che strumenti d'informazione così potenti, capaci di far sapere all'altro capo del mondo che ci è mancata una persona cara, che è stato sventato/effettuato un attacco terroristico, che abbiamo cambiato vita/casa, che stiamo organizzando un evento per noi importante, capace addirittura di divulgare notizie dell'ultimo secondo... venga usato nel modo probabilmente più sbagliato possibile come il chattare ore ed ore a tempo perso senza concludere nulla (usare un social saltuariamente ne fa un buon mezzo per comunicarlo, usarlo ogni giorno per ore ne fa una discussione del più e del meno dove non si conclude né organizza nulla di buono, ma al limite massimo si litiga), giocare a programmi decisamente poco/per niente educativi (giochi d'azzardo online, un'altra piaga che mira a sterminare il nostro conto/alleggerire il portafogli), raggruppare persone contro la loro volontà (gruppi aperti e tag, veniamo forzati a dare informazioni che non vorremmo si sapessero ad esempio alla famiglia) ed organizzare eventi scialbi/inutili/spammosi.
alla fine di tutto volevo solo dire: stiamo cambiando. ovviamente io personalmente ritengo in peggio. non posso comunicare con un gergo talmente vomitevole, ma chi non lo farà in futuro, quando i social network saranno radicati nella nostra cultura (lo sono già, ma dico quando lo saranno di più)? non passerà tanto tempo da essere subito additati come "strani" perché non ci mescoliamo alla massa, come abbiamo già visto con tanti fenomeni passati di elevata diffusione. la gente non imparerà mai a lavarsi dei pregiudizi... oggi, adesso, mi viene da ridere se penso ad una possibile discriminazione od attacco di bullismo perché, chessò, c'è un "mi piace" a qualche pagina o persona di troppo. ma... in futuro? so di non sbagliarmi poi tanto, non ci vuole un genio a capire come si comporterà la prossima generazione. non ho sbagliato di molto nemmeno sull'attuale quasi sicuramente.
in realtà non sarebbe finita qui, ci sarebbe da discutere anche su come stiamo cambiando: l'ultima moda lo dimostra pure. di cosa si tratta? l'autocensura. perché in fondo, sappiamo che potremmo o comunque stiamo sbagliando. il subconscio non è ancora stato sopraffatto del tutto su alcune persone, per nostra fortuna.
e se fino alla fine del decennio scorso, a breve distanza dalla nascita dei social, poteva essere tollerabile un utilizzo frivolo dello strumento a nostra disposizione, ritengo che all'alba ormai inoltrata del 2013 gli utenti avrebbero dovuto ormai imparare a gestire e comunicare più approfonditamente e seriamente. invece, sembra che sempre più persone se ne sbattano e vivano con superficialità... sicuramente sbaglio anch'io. ho ereditato una vena ansiosa nel mio carattere decisamente troppo pulsante, ma la società che negli anni scorsi ripudiavo (e mi rifugiavo su internet per scappare da essa) si sta sviluppando ed ora mi fa paura. perché mi segue, perché io dovrei seguirla, ma non voglio. attenzione che non sto dicendo niente di paranoico: non vedo cospirazioni dietro essa, semplicemente sto applicando un po' di logica comportamentale e mi rispondo che non dovrebbe essere così, nella mia modesta opinione.
e voi, ci avete mai riflettuto ai punti sopracitati? avete mai pensato alle conseguenze di un tag o status?
scusate se vi ha stancato, la mia critica è finita, e non mi sembrava ci fosse un'altra discussione dedicata ai social in generale prima di questa, per cui ho pensato di aprirla per muovere nuove critiche, rilasciare commenti, vedere le vostre diversi opinioni.
"ho visto cose che voi potete solo immaginare", per citare un film: gente che va a letto e prima/dopo di darsi la buonanotte, fa un giro su facebook a vedere chi ci sia online/salutare. ne sono rimasto spaventato.
i miei genitori mi hanno sempre criticato per il tempo passato online su forum e messenger vari nel corso degli anni passati, ma c'è una netta differenza: io una vita sociale non l'avevo. se non altro, mi sentivo giustificato. ora, non per fare l'ipocrita/chi predica bene e razzola male, ma io personalmente ho provato a disintossicarmi più volte, mantenendo gli account solo su quelli che ritenevo avere un po' di spessore (vedi questo forum).
non ne potevo più di essere succube di macchine insulse del calibro di facebook. da quando lavoro per mia grande fortuna ho dimenticato spesso e volentieri di "aggiornare lo status" ma soprattutto di "condividere link", come se questi due periodi volessero dire qualcosa in qualsiasi lingua su un pianeta che non siano i social network.
i social network però non si accontentano dei computer e vengono integrati sempre più nei nostri piccoli e grandi elettrodomestici (smartphone, tablet, smart tv, prima o poi anche frigo e forno a microonde condivideranno che spese facciamo e cosa cuciniamo), assumendo sempre più funzioni: il tag delle foto fu il primo cancro, l'ingestionabilità di essere taggati fu una stangata per coloro che credevano di fare i furbi (momenti imbarazzanti erano sotto gli occhi di tutti, amici e famiglia, anche grazie al fatto che questi siti acquisiscono una fetta d'utenza così ampia da colpire più target d'età).
è così che nascono i primi account virtualmente suicidi: la tecnica del seppuku colpì anche l'internet.
ma la piaga dei social network non si fermò alla nostra immagine, presto qualsiasi cosa divenne un tag: dal semplice link si passò ai video, per finire ai luoghi. gli occhi del grande fratello ci seguono, e siamo noi ad averlo voluto, anzi, siamo noi stessi a "dare in giro" (locuzione più primitiva che sto iniziando a preferire al termine "condividere") quelle informazioni riservate.
il seppuku non bastava più, i social network raccoglievano una mole di dati superiore a qualsiasi sondaggio o domanda o questionario avessimo compilato in passato. e se le informazioni non vengono da noi, vengono dai nostri amici, "lista conoscenti", "tizi che conosco di vista", "sconosciuti che ho aggiunto per caso/sbaglio", "pr o rompicazzo di pagine/gruppi che seguo" o come tali li vogliamo definire.
ed a proposito delle pagine/gruppi è proprio di quest'ultimo punto che vorrei parlare, al di là del fatto di dire praticamente in pubblico i nostri gusti/preferenze su qualsiasi cosa (anche se gli adsense hanno sviluppato un algoritmo più affinato anche se non si mette alcun "mi piace", per cui non la scamperemmo ugualmente liscia). ormai le pagine sono diventati veri e propri siti web, facebook ne è l'hoster. chi ha provato ad aprire una pagina avrà ben visto quanto potente sia lo strumento di modifica: sono perfino nati dei siti e sviluppatori specializzati in questo. twitter ha visto questa funzione di facebook ed ha pensato bene di farne il suo perno centrale: in base a cosa noi "followiamo" ci ritroviamo zeppi di messaggi inerenti all'argomento, marca o persona di fama. fin qui nulla di male, se non fosse che i social vengono pagati a peso d'oro per la pubblicità. per carità, devono campare anche loro. i server hanno costi proibitivi per qualsiasi social network con un po' di affluenza, così come anche lo staff che merita di avere il giusto stipendio per lavorare su questi siti. è il circolo vizioso che si viene a formare che personalmente mi spaventa. se a me piace una marca/catena, probabilmente acquisto quei prodotti, i soldi vanno ai proprietari, che spendono per farsi pubblicità sul sito, che spende per mantenersi attivo e visibile agli utenti. ma quindi il guadagno dov'è e soprattutto a chi va?
è un peccato che strumenti d'informazione così potenti, capaci di far sapere all'altro capo del mondo che ci è mancata una persona cara, che è stato sventato/effettuato un attacco terroristico, che abbiamo cambiato vita/casa, che stiamo organizzando un evento per noi importante, capace addirittura di divulgare notizie dell'ultimo secondo... venga usato nel modo probabilmente più sbagliato possibile come il chattare ore ed ore a tempo perso senza concludere nulla (usare un social saltuariamente ne fa un buon mezzo per comunicarlo, usarlo ogni giorno per ore ne fa una discussione del più e del meno dove non si conclude né organizza nulla di buono, ma al limite massimo si litiga), giocare a programmi decisamente poco/per niente educativi (giochi d'azzardo online, un'altra piaga che mira a sterminare il nostro conto/alleggerire il portafogli), raggruppare persone contro la loro volontà (gruppi aperti e tag, veniamo forzati a dare informazioni che non vorremmo si sapessero ad esempio alla famiglia) ed organizzare eventi scialbi/inutili/spammosi.
alla fine di tutto volevo solo dire: stiamo cambiando. ovviamente io personalmente ritengo in peggio. non posso comunicare con un gergo talmente vomitevole, ma chi non lo farà in futuro, quando i social network saranno radicati nella nostra cultura (lo sono già, ma dico quando lo saranno di più)? non passerà tanto tempo da essere subito additati come "strani" perché non ci mescoliamo alla massa, come abbiamo già visto con tanti fenomeni passati di elevata diffusione. la gente non imparerà mai a lavarsi dei pregiudizi... oggi, adesso, mi viene da ridere se penso ad una possibile discriminazione od attacco di bullismo perché, chessò, c'è un "mi piace" a qualche pagina o persona di troppo. ma... in futuro? so di non sbagliarmi poi tanto, non ci vuole un genio a capire come si comporterà la prossima generazione. non ho sbagliato di molto nemmeno sull'attuale quasi sicuramente.
in realtà non sarebbe finita qui, ci sarebbe da discutere anche su come stiamo cambiando: l'ultima moda lo dimostra pure. di cosa si tratta? l'autocensura. perché in fondo, sappiamo che potremmo o comunque stiamo sbagliando. il subconscio non è ancora stato sopraffatto del tutto su alcune persone, per nostra fortuna.
e se fino alla fine del decennio scorso, a breve distanza dalla nascita dei social, poteva essere tollerabile un utilizzo frivolo dello strumento a nostra disposizione, ritengo che all'alba ormai inoltrata del 2013 gli utenti avrebbero dovuto ormai imparare a gestire e comunicare più approfonditamente e seriamente. invece, sembra che sempre più persone se ne sbattano e vivano con superficialità... sicuramente sbaglio anch'io. ho ereditato una vena ansiosa nel mio carattere decisamente troppo pulsante, ma la società che negli anni scorsi ripudiavo (e mi rifugiavo su internet per scappare da essa) si sta sviluppando ed ora mi fa paura. perché mi segue, perché io dovrei seguirla, ma non voglio. attenzione che non sto dicendo niente di paranoico: non vedo cospirazioni dietro essa, semplicemente sto applicando un po' di logica comportamentale e mi rispondo che non dovrebbe essere così, nella mia modesta opinione.
e voi, ci avete mai riflettuto ai punti sopracitati? avete mai pensato alle conseguenze di un tag o status?
scusate se vi ha stancato, la mia critica è finita, e non mi sembrava ci fosse un'altra discussione dedicata ai social in generale prima di questa, per cui ho pensato di aprirla per muovere nuove critiche, rilasciare commenti, vedere le vostre diversi opinioni.