Pokémon Focus - Slugma, Magcargo!

Mamma mia gli ingrippi mentali che mi sono fatto in questo Focus. Paradossalmente il mostro fatto di lava chiaramente pensato per essere irrealistico mi ha portato a scrivere una delle cose più approfondite e ancorate nella realtà su cui abbia mai lavorato. Ho anche imparato qualcosa sul metabolismo dei batteri anaerobi! @Altaria08

Slugma, Magcargo

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Slugma, noto come Pokémon Lava, è un pokémon di tipo Fuoco. La sua evoluzione Magcargo, di tipo Fuoco/Roccia, mantiene la stessa categoria della pre-evoluzione.

Fisionomia

Slugma è un pokémon simile a una lumaca priva di guscio. Presenta due dischi simili a occhi gialli con una minuscola pupilla da cui partono due fiamme che finiscono sulla testa; queste sono rosse come il resto del corpo del pokémon e solo sulla punta si schiariscono. Dai lati della bocca spuntano due gocce che penzolano come bava. Il resto del corpo è una massa informe composta interamente da materiale magmatico, con qualche bolla e macchie più chiare sparse in maniera irregolare. La sua altezza media è di 0.7 m mentre il suo peso medio di 35.0 Kg.
Magcargo ha una fisionomia molto simile a quella di Slugma: un essere informe di magma vagamente simile a una lumaca. La testa assume tratti leggermente allungati e gli “occhi” gialli si dispongono più verticalmente. Sulla schiena spunta un grosso guscio fatto interamente di roccia crepata in prossimità di fessure attraverso le quali si può notare il magma incandescente all’interno. Una vivida fiamma fuoriesce dal lato superiore. La sua altezza media è di 0.8 m mentre il suo peso medio di 55.0 Kg.

Biologia

Gli Slugma sono il perfetto esempio di come la vita può svilupparsi anche negli ambienti più avversi e insospettabili. Per lunghissimo tempo la loro vera natura non era nota.
A prima vista si tratta infatti di veri e propri ammassi di magma semoventi. Il magma è un miscuglio di rocce fuse, acqua e altre sostanze fluide (liquide e gassose) che si genera in condizioni di temperatura e pressione estreme al di sotto della crosta terrestre. Quello di cui sono costituiti gli Slugma è di tipo acido: contiene cioè una percentuale di silice superiore al 60%! Ciò rende il magma estremamente denso e viscoso e per questo la mobilità del pokémon è ridotta.
In genere il magma acido raccolto in una caldera vulcanica genera eruzioni esplosive: la sua natura viscosa non gli permette di risalire agevolmente lungo il camino e per questo si crea un tappo di roccia solidificata che, con l’aumentare della pressione generata dal fuso sottostante, si rompe rilasciando i gas magmatici tutti in una volta. Nel caso degli Slugma invece il magma riesce a trovare da solo la strada per la superficie, senza sfruttare le differenze di pressione per muoversi e invece spostandosi da un punto all’altro in maniera autonoma.
Per secoli studiosi di ogni epoca si sono interrogati sulla natura degli Slugma, su come possa esistere una tale creatura e su come possa muoversi come un qualsiasi pokémon animale. È soltanto da pochi decenni che la scienza moderna è giunta a una conclusione.
Isolando campioni del corpo di Slugma e esaminandoli al microscopio si è notato che nel fuso magmatico sono presenti numerosissimi organismi di natura batterica. Più precisamente si tratta di archeobatteri: esseri che presentano tutte le caratteristiche di una normale cellula procariotica (assenza di nucleo e di organelli delimitati da membrana, materiale genetico sfuso, complessi di pili per lo scambio di informazioni, ecc.) ma con un sistema di rivestimento estremamente più complesso.
Il sistema di numerose pareti cellulari avvolte le une sulle altre viene ulteriormente rinforzato da una capsula di natura glucidica che all’occorrenza può isolare la cellula da qualsiasi stimolo esterno. Le pareti a base di pseudopeptidoglicano rendono tali creature impossibili da identificare tramite la colorazione di Gram e per questo sono rimaste sconosciute alla comunità scientifica per così a lungo.
Negli ultimi anni sono stati osservati numerosi archeobatteri in grado di sopravvivere in condizioni estreme di temperatura sfruttando il resistente sistema di pareti. Nessuna specie è però paragonabile a quella che infesta gli Slugma: il magma che compone il pokémon va dai 650/1200 °C degli strati più esterni ai quasi 5000 °C del nucleo interno! Si tratta di una temperatura paragonabile a quella della superficie solare!
A onor del vero pare che i microrganismi vivano soltanto nelle zone più fredde del pokémon, ma considerando che gli altri batteri termofili attualmente noti non riescono a svilupparsi oltre i 105 °C il risultato è comunque impressionante! Il segreto di questi esserini sta sicuramente nella composizione peculiare delle loro pareti anche se la sostanza esatta che determina una resistenza termica così elevata non è stata ancora identificata e un tale fenomeno non è a oggi replicabile in laboratorio.
Individuati gli archeobatteri magmatici gli studiosi hanno pian piano unito i pezzi e sono riusciti a ricostruire un quadro generale della biologia di Slugma: questi pokémon non sono altro che enormi colonie batteriche che manipolano piccole masse magmatiche per ottenere una maggiore mobilità e per facilitare l’assimilazione di sostanze nutritive.
Per comprendere l’enorme vantaggio evolutivo che un adattamento del genere comporta è necessario accennare al processo di respirazione batterica. Gli archeobatteri sono organismi anaerobi, che non necessitano cioè di ossigeno per sopravvivere e questo perché difettano dei mitocondri, gli organuli atti alla respirazione cellulare nelle cellule eucariotiche. Al contrario possono ricavare energia utilizzando altre molecole in processi più semplici. È il caso della riduzione degli ioni solfato SO2-:

SO2- + 8e- + 8H+ -> S2- + 4H2O + energia
Si noti che:
  • Tra i reagenti vi è lo ione solfato. È uno ione presente in gran quantità nella componente gassosa del magma e di cui quindi gli Slugma sono ricchi fin dalla “nascita”.
  • Tra i prodotti troviamo acqua e ioni solfuro. La prima evapora istantaneamente e dà origine alle caratteristiche bolle di Slugma. Il secondo viene conservato all’interno del fuso magmatico e, combinato con l’ossigeno dell’atmosfera, può dare origine a un nuovo ione solfato con cui ripetere il processo.
L’ultima osservazione ci fa capire che la natura anaerobica degli Slugma passa in realtà in secondo piano: gli ioni solfato non vengono raccolti dall’ambiente circostante come succede per altri batteri termofili ma vengono assemblati all’interno della colonia per mezzo di ossigeno esterno. È per questo che gli Slugma necessitano di risalire in superficie e non restano rintanati nelle profondità del mantello.
Un ulteriore punto interrogativo che sorge naturalmente quando si parla di Slugma è il come faccia una simile creatura ad avere una temperatura tanto alta. Il magma terrestre infatti non supera i 1200 °C degli strati superficiali e in ogni caso solidifica molto velocemente a contatto con l’aria.
La risposta è in realtà di natura estremamente speculativa e ancora oggi non sono noti gli esatti processi che consentano una regolazione termica tanto efficiente. È pacifico dividere il corpo di Slugma in più “strati”: i più esterni sono i più freddi mentre il nucleo interno è incredibilmente caldo. Il passaggio di calore avviene sempre da un corpo più caldo a uno più freddo e quindi in condizioni normali il nucleo di uno Slugma dovrebbe raffreddarsi molto rapidamente fino solidificarsi; le conseguenze per l’ambiente circostante sarebbero devastanti: un solo Slugma rilascerebbe abbastanza energia termica da disintegrare un areale di svariati chilometri quadrati.
Dal momento che questo non succede si è ipotizzato che tra il nucleo e gli strati intermedi (da 4500 °C fino a 1200 °C) si venga a formare un sottile strato di ossidiana. Questo materiale è infatti un vetro di origine vulcanica che si genera con il rapido raffreddamento del magma; quando il calore viene trasferito da uno strato interno di Slugma a uno più esterno la differenza di temperatura è così elevata che permette la formazione di un reticolo di ossidiana. L’elevatissimo punto di fusione di tale vetro (1300 °C; lo strato si forma quindi più prossimo all’esterno che al nucleo) lo rende uno schermo termico efficientissimo che non permette al nucleo di disperdere la sua energia tutta in una volta e generare quindi una piccola apocalisse.
Al contrario il magma schermato dall’ossidiana organizza il passaggio di calore in maniera ciclica: il nucleo trasferisce calore all’esterno fino a quando non incontra lo schermo; ma facendo ciò si raffredda e il calore è quindi costretto a tornare indietro per il secondo principio della termodinamica. Una dinamica simile avviene anche su scala più grande con i moti convettivi del mantello terrestre!
La presenza di uno schermo di ossidiana spiega anche perché non è possibile trovare Slugma composti da magma basico nonostante questo in natura tenda a essere più caldo: è necessaria silice in gran quantità, e quindi magma acido, perché avvenga la reazione di formazione del vetro nero.
Ovviamente l’ossidiana non è in grado di schermare il calore completamente. Anche se lentamente vi è trasferimento di energia all’esterno e questo porta Slugma a raffreddarsi nel corso del tempo. Oggi non è chiaro se la colonia batterica abbia voce in capitolo nella regolazione termica a livello chimico, anche se siamo certi che il movimento macroscopico del corpo magmatico (che ora possiamo dire essere una conseguenza consapevole dell’attività elettrolitica dei batteri) contribuisca a non far seccare il pokémon in tempi brevi grazie al rilascio interno di energia che esso richiede.
Ultimo appunto di carattere generale: naturalmente gli Slugma, essendo di fatto colonie batteriche, non dispongono di organi di senso e si orientano unicamente captando stimoli chimici a livello microscopico. Quelli che sembrano occhi non sono altro che rocce magmatiche di natura granitica che simulano due bulbi oculari per intimidire gli avversari.
Dal punto di vista delle mosse apprese gli Slugma risultano estremamente semplici se si è riusciti a comprenderne la biologia. Possiamo dividere le loro tecniche in alcuni gruppi.
  • Mosse che sfruttano l’elevata temperatura come potenziale offensivo: Braciere, Bruciatutto, Lavasbuffo e Lanciafiamme.
  • Mosse che prevedono il rilascio nell’atmosfera della componente gassosa del magma per danneggiare il nemico o influenzarlo in altro modo: Smog, Pulifumo e Sbadiglio.
  • Mosse che utilizzano i materiali piroclastici, sedimenti di natura rocciosa intrappolati negli strati superficiali, come arma offensiva: Sassata, Forzantica e Frana.
  • Mosse che aumentano la resistenza del pokémon rilassando lo schermo di ossidiana, rilasciando molta temperatura in pochi attimi e creando così un sottile strato di materiale solidificato esterno: Rafforzatore e Amnesia.
Gli Slugma possono inoltre utilizzare Geoforza staccando porzioni di magma dal corpo principale; queste possono infiltrarsi nel terreno e modificarne la conformazione, generando un piccolo terremoto. Se il pokémon striscia su un suolo roccioso può scioglierlo per generare nuovo magma che la colonia batterica può prontamente infestare (Ripresa). Alcuni esemplari hanno dimostrato anche di potersi gettare direttamente sul nemico, prediligendo uno stile di combattimento più fisico (Corposcontro).
La mossa Pirolancio, appartenente alla prima categoria dell’elenco di cui sopra, è stata osservata in molti esemplari. Tuttavia la classificazione come reale “mossa” di questo attacco è tuttora dibattuta tra gli scienziati.
Lo spessore dello schermo di ossidiana determina poi l’esistenza di più varianti di Slugma. Quelli con la barriera più spessa rilasciano meno energia all’esterno e sono quindi più caldi. Difficilmente raggiungono il punto di solidificazione per basse temperature (Magmascudo). Quelli con lo schermo più sottile sono invece tendono a raffreddarsi ma proprio per questo rilasciano più calore e solo avvicinarsi in prossimità del loro corpo può portare a serie ustioni (Corpodifuoco). Alcuni rari esemplari presentano una temperatura così “bassa” da raggiungere i 300°C negli strati più esterni. Sono quindi costantemente coperti da strati di materiale magmatico solidificato come quelli che è possibile osservare in Rafforzatore negli esemplari comuni. Queste patine rocciose sono molto fragili e si rompono al contatto (Sottilguscio).
Essendo colonie batteriche gli Slugma si riproducono e ricambiano gli organismi microscopici di cui sono composti molto rapidamente; questo significa anche che una colonia può proliferare teoricamente all’infinito fino a quando la massa magmatica non si solidifica definitivamente.
Dopo circa 380 anni di età complessiva il magma dovrebbe arrivare alla conclusione naturale del suo ciclo: l’ossidiana può aver rallentato la dispersione di calore ma si tratta appunto di un rinvio dell’inevitabile processo di raffreddamento. La colonia batterica a questo punto adotta una strategia di sopravvivenza molto peculiare: tutti i microrganismi si raccolgono in un unico punto superficiale e “spostano” tramite processi elettrochimici una zona di magma freddo verso il nucleo, oltre lo schermo di ossidiana. Questo vettore porta con se alcuni batteri che bruciano incontrando le temperature esorbitanti del nocciolo.
In altre parole la colonia rifornisce il nucleo utilizzando le sue stesse cellule come carburante allo scopo di rimandare la morte termica! Il continuo invio di vettori magmatici contribuisce da un lato ad aumentare la temperatura del nucleo (che raggiunge addirittura i 10.000 °C negli strati più esterni!), dall’altro a raffreddare una zona superficiale che assume la conformazione di un guscio di roccia granitica con cristalli neri. È l’evoluzione in Magcargo.
La biologia dei Magcargo è sostanzialmente analoga a quella delle pre-evoluzioni con la differenza che la colonia ha costante bisogno di rifornire il nucleo. Tutte le osservazioni fatte in precedenza sulla divisione del corpo in strati e sullo schermo di ossidiana valgono solo per il magma all’interno del guscio: il restante fuso è abbastanza freddo da non creare complicazioni. L’aumento della temperatura del doppio rispetto al normale non crea problemi in quanto la diminuzione della stessa nei vari strati è regolare e quando il magma incontra l’ossidiana si trova sempre e comunque al di sotto dei 1300 °C.
Anche le tecniche e le abilità imparate dai Magcargo non variano pur essendo potenziate. Possono occasionalmente liberarsi del guscio granitico per aumentare la propria mobilità (Gettaguscio); ciò non è possibile per periodi di tempo prolungati in quanto esso ha anche la funzione di schermo ulteriore: non scongiurerà la distruzione dell’ecosistema come l’ossidiana ma se non altro evita che le temperature si alzino troppo.

Una rara variante di Slugma presenta una colorazione interamente grigio-argentea. Si tratta di un magma che contiene altissime tracce di andesite; se ne deduce che è una tipologia con caratteristiche intermedie tra l’acido e il basico (ma con abbastanza silice da formare ossidiana). Ciò rende tali esemplari meno viscosi e più rapidi. Evoluti in Magcargo assumono tinte rosate con un guscio marrone; il grigio dell’andesite schiarisce gli altrettanto numerosi sedimenti di granito, che tra le altre cose non cristallizza assumendo il tipico nero della parte secca.
Tale variante non è quindi poco comune a causa di uno svantaggio evolutivo ma per la semplice improbabilità che si formi uno Slugma con magma intermedio.

Per quanto concerne la lotta gli Slugma hanno statistiche pessime: con un unico picco in difesa speciale cadono sotto ogni altro punto di vista e in particolare per quanto riguarda la scarsissima velocità. I Magcargo hanno un’altissima difesa grazie al guscio granitico e un ottimo attacco speciale accompagnato da una difesa speciale niente male; ciò che li rende davvero difficili da usare è la velocità: sono tra i pokémon più lenti in assoluto!

Tassonomia

Slugma e Magcargo sono colonie di archeobatteri termofili appartenente all’ordine Desulfurococcales, alla famiglia Pyrodictiaceae e al genere Magcargus.

Dominio Archaea
Regno Proteoarchaeota
Phylum Crenarchaeota
Classe Thermoprotei
Ordine Desulfurococcales
Famiglia Pyrodictiaceae
Genere Magcargus
Specie
  • Magcargus caldus [Slugma]
  • Magcargus fervens [Magcargo]

Riproduzione

Slugma e Magcargo appartengono al gruppo uova Amorfo e la colonia impiega circa 20 cicli per riuscire a manipolare una massa magmatica.
È stato dimostrato sperimentalmente che tutti i batteri che fanno parte di uno Slugma derivano generalmente da una o due cellule madre e condividono quindi un patrimonio genetico comune. L’attribuzione a un sesso piuttosto che a un altro è determinata dalla presenza o meno di pili sessuali sulla maggior parte dei batteri della colonia.
I pili sessuali sono appendici proteiche che i batteri utilizzano per lo scambio di materiale genetico: dal momento che al termine di questo processo, la coniugazione, sull’esemplare privo di pilo se ne sviluppa uno è in teoria possibile che uno Slugma femmina acquisti il sesso maschile.
La riproduzione vera e propria dei batteri nella colonia avviene per scissione binaria e coinvolge quindi i soli microrganismi già presenti nello Slugma. Processo diverso è la nascita di un nuovo esemplare: quando le colonie di due Slugma o Magcargo crescono troppo perché possano essere contenute in un solo corpo queste possono decidere di trasferire parte dei propri batteri in una seconda massa di magma.
Ciò è possibile anche per un singolo individuo ma si preferisce che a esserne coinvolti siano almeno due in modo che ci sia più variazione genica tramite la coniugazione. Tale processo è possibile anche con gli altri organismi unicellulari appartenenti al gruppo Amorfo: Grimer, Muk, Solosis, Duosion e Reuniclus.

Comportamento

Gli Slugma sono pokémon in costante movimento: ne hanno bisogno per evitare che il magma si secchi troppo velocemente. Evitano luoghi troppo umidi e preferiscono uscire di giorno mentre di notte si rintanano sottoterra. Non hanno bisogno di dormire o di mangiare: non fanno poi molto.
I Magcargo sono soliti immergersi nel magma per evitare di raffreddarsi e di ricorrere troppo al sacrificio di batteri come carburante. Proprio la frequentazione continua di pozze magmatiche li rende mediamente più massicci degli Slugma: appena evoluti risultano addirittura più piccoli a causa della solidificazione di parte del magma.

Dieta

Gli Slugma e i Magcargo sono organismi anaerobi che traggono energia dallo zolfo (vedi Biologia). Non hanno bisogno di mangiare anche se possono degradare gli zuccheri presenti nelle bacche per ricavare ioni H+.
Non hanno predatori naturali: nessuna creatura sana di mente si sognerebbe di addentare un corpo di magma bollente!

Distribuzione

Gli Slugma vivono presso vulcani e luoghi caldi di tutto il mondo. Sono presenti varie popolazioni a Kanto (Percorsi 16, 17 e 18), nel Settipelago (Monte Brace), a Hoenn (Percorso 113, Cammino Ardente), a Sinnoh (Monte Ostile) e a Kalos (Percorso 13), dove sono anche presenti riserve artificiali (Safari Amici).
Sono stati osservati esemplari isolati anche a Fiore (Ruderi) e ad Almia (Grotta Vulcanica). Tempo fa alcuni esemplari vennero deportati illegalmente ad Auros.
I Magcargo sono presenti in tutte le zone sopracitate anche se sono molto più rari. Ricerche effettuate ad Alola ne hanno confermato la presenza in vari Ultramondi Ignoti.
Al contrario di quanto molti pensano questi pokémon non sono presenti a Johto. Il malinteso deriva dal fatto che la maggior parte degli studi recenti sulla biologia di tali creature sono stati svolti in laboratori della regione.
A Galar numerose campagne di disinformazione hanno alimentato il timore della popolazione nei confronti di questa famiglia evolutiva. Al grido di “potrebbero esplodere in qualsiasi momento” e “sono così caldi da distruggere il mondo” le proteste hanno portato il governo, nella sua più ampia iniziativa di preservazione dell’ecosistema galariano da specie aliene, a bandire gli Slugma e i Magcargo dalla regione.

Etimologia

La specie Magcargus caldus viene chiamata Slugma, dal galariano “slug” (lumaca) e “magma” (appunto, magma), nelle regioni di Unima, Alola, Galar, Auros e Guyana e nelle città autonome di Pokétopia e Ryme City.
Nelle regioni di Kanto, Settipelago, Johto, Hoenn, Sinnoh, Fiore, Almia, Oblivia e Ransei il pokémon è invece conosciuto come Magmag, dal galariano “magma”. A Kalos e a Carmonte il suo nome è Limagma, dal kalosiano “limace” (lumaca) e “magma” (appunto, magma). Nella regione di Ferrum è noto come Mageumageu, storpiatura nella lingua locale del nome kantoniano.
In altre parti del mondo sono in uso le denominazioni Schneckmag e Róngyánchóng.

La specie Magcargus fervens viene chiamata Magcargo, dal galariano “magma” e il kalosiano “escargot” (chiocciola), nelle regioni di Unima, Alola, Galar, Auros, Guyana e Ferrum e nelle città autonome di Pokétopia e Ryme City.
Nelle regioni di Kanto, Settipelago, Johto, Hoenn, Sinnoh, Fiore, Almia, Oblivia e Ransei il pokémon è invece conosciuto come Magcargot, dal galariano “magma” e il kalosiano “escargot”. A Kalos e a Carmonte il suo nome è Volcaropod, dal kalosiano “volcan” (vulcano) e “gastéropode” (gasteropode).
In altre parti del mondo è in uso la denominazione Róngyánguāniú.
 
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