Genderizzazione dei giocattoli: una pratica più dannosa di quanto si creda.

CiaobyDany

あなたと見る絶望は あなた無しの希望など霞むほど輝くから
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Come credo sappia più o meno chiunque mi sia stato vicino negli ultimi mesi, sono diventato un femminista convinto dopo aver scoperto un blog dedicato alla stereotipizzazione nelle pubblicità (http://occhioallospot.altervista.org/ date un'occhiata ad un paio di articoli per comprendere meglio di cosa si tratta) che mi ha fatto capire quanto sia una piaga radicata nella società al punto da risultare quasi invisibile. Ora, l'argomento è indubbiamente vastissimo e non vorrei tanto soffermarmi su un pippone immenso che si riassume facilmente in un tl;dr: la differenza tra uomo e donna è insita nella presenza di un pene al posto di una vagina, fine (no, le donne non sono meglio degli uomini perché intelligenti quasi quanto me, cit.). Quello di cui vorrei parlare è quella che credo sia la matrice prima delle discriminazioni e che, a mio modesto parere, libero di confrontarmi su questo, se rimossa dovrebbe interrompere la catena e riportare la parità dei sessi: i giocattoli e qualsiasi altro tipo di prodotto per bambino suddivisi per genere.
Qui il link di una playlist di YouTube di un documentario in cui si spiega la positività del crescere senza stare all'ombra di queste discriminazioni e dà consigli rivolti prevalentemente a chi ha un ruolo educativo attivo nei confronti dei bambini.
Essendo due ore di documentario mi rendo conto che molti potrebbero trovarlo leggermente pesante, quindi avevo contattato l'autrice del blog su Twitter (dove si occupa di genderizzazione e stereotipi in modo più ampio senza limitarsi alle pubblicità ed ultimamente sta facendo la guerra alle Uova di Pasqua per lui/lei) e, gentilissima, mi ha fornito del materiale aggiuntivo in merito (tanto materiale aggiuntivo):
  • Sull'impatto degli stereotipi nei media sullo sviluppo dei bambini (sintesi di un ampio studio che ha analizzato anche diverse ricerche): link
  • Sul modo in cui l'esposizione alla televisione influenza la socializzazione ai ruoli di genere: link
  • Sugli stereotipi di genere e sulla diseguaglianza tra i sessi promossi in film e serie per bambini/e e ragazzini/e: link
  • Una maggiore esposizione alle rappresentazioni televisive conduce a una più forte convinzione, da parte sia di bambini che di bambine, che i maschi siano migliori: link
  • Gli stereotipi e le rappresentazioni a cui sono esposti/e influenzano e limitano le aspirazioni carrieristiche di bambini e bambine: link
  • Sugli effetti e sulla quantità degli stereotipi di genere nei libri per bimbi e bimbe: link
  • Sulla precocità (già 3-5 anni) con cui bimbi e bimbe imparano a interpretare le aspettative provenienti dall’esterno relative ai giochi intesi come adatti a sé per sesso, predicendo se gli altri approverebbero o meno il proprio comportamento – e quindi conformandosi per compiacere: link
  • Analisi degli effetti delle rappresentazioni mediatiche di ruoli legati ai sessi sui bambini e sulle bambine già in età prescolare: link
  • Sul modo in cui gli stereotipi legati alle capacità intellettive influenzano gli interessi di bambini e bambine: link
  • Sulla precocità (già a 6 anni) e facilità con cui bimbi e bimbe iniziano ad associare, per mezzo degli stereotipi di genere assimilati, specifiche qualità a un sesso o all’altro: link
  • Sulla precocità e facilità con cui bimbi e bimbe apprendono lo stereotipo per cui la matematica è da maschi: link
  • È sufficiente immergere bambine e bambini per periodi di tempo brevissimi in ambienti pregni di e che enfatizzano gli stereotipi di genere per acuire sia il grado di assimilazione che l'impatto degli stessi: link
  • Sull'impatto dei giochi divisi per sesso sullo sviluppo di bambini e bambine: link
  • Sull'impatto degli stereotipi e come cambiano al cambiare delle rappresentazioni (l’aumento dell’esposizione a scienziate in tempi più recenti ha avuto impatto sulla concezione di bimbi/e relativamente al disegno di figure legate alla scienza – inizialmente sempre maschili): link
  • Sull'influenza degli stereotipi nel mondo del lavoro e conseguentemente nell'economia di una società: link
  • L'impatto negativo che gli stereotipi di genere hanno sulla salute – anche mentale – di bambini e bambine (uomini e donne): link
  • Ricerca australiana sul contributo diretto degli stereotipi alla disuguaglianza, e sul contributo diretto della disuguaglianza alla violenza sulle donne (più gli uomini hanno visioni tradizionali e gerarchiche dei ruoli e delle relazioni uomo/donna, più è probabile che operino qualche forma di violenza sulle donne): link
  • Studio sul fatto che le donne siano solite sottovalutare gli effetti degli stereotipi di genere – che agiscono in modo più forte di quanto si tenda e/o si voglia pensare: link
  • Studio/esperimento sulla profondità e la facilità di azione degli stereotipi (che offre però anche spiraglio di incoraggiamento sul ridurne efficacemente e velocemente gli effetti semplicemente cessando di perpetuarli): link
Esiste qualcuno in grado di controargomentare questa montagna di studi in merito? Cosa pensate di fare per contrastare questa piaga? Quali strade ritenete più efficaci tra il boicottare le aziende che propongono prodotti genderizzati o il fare esposti/lamentele? Avete altre ipotesi? Discuss.
 

Lucanik

SIC PARVIS BARBA 1991-2079
da persona che se n'è sempre fottuta altamente delle genderizzazioni usufruendo anche di "cose" (set LEGO di Merida de Ribelle The Brave, Bit-Bit griffato Barbie, Superchicche, Rossana, abiti rosa and so on) considerate da femminucce, perchè mi viene naturale fare/guardare/avere semplicemente ciò che mi piace, non mi sono mai realmente posto il problema...ma capisco che questa piaga possa affliggere soprattutto famiglie con un certo tipo di mentalità, a differenza della mia che - seppur coi suoi difetti - è sicuramente moderna in questo senso nonostante sia abbastanza avanti con l'età

è un discorso applicabile un po' a tutto tbh (vedi i grembiuli scolastici ~ nella mia scuola erano tutti blu fortunatamente) , addirittura alle materie scolastiche, cui non pensavo minimamente

diciamo che un primo passo sarebbe identificare un colore sufficientemente neutrale ed utilizzarlo in pianta stabile, soprattutto nel periodo pasquale [oggi son tornate in auge le uova. Ai miei tempi c'erano i Pasqualoni, anch'essi ghettizzati cromaticamente] , ma sarebbe meglio 365 giorni l'anno; anche per le nascite, tipo solo fiocchi bianchi a sottolineare la purezza della nuova vita e via

quanto ai giocattoli poi entrano in...gioco i mass media nonchè la pubblicità che ovviamente, piuttosto che presentare un prodotto generico senza particolari tratti distintivi, pur di vendere sfrutta ed estremizza cinicamente determinate caratteristiche dello stesso scegliendo i testimonial di conseguenza per favorire l'immedesimazione del bambino oppure della bambina
mentre se ogni tanto mostrassero pure un ragazzino che gioca con Ken magari uno spettatore giovanissimo potrebbe pensare << allora posso essere pure io figo come lui >>

ovviamente però ipotizzare d'eliminare o limitare il marketing nel 2019 è pura utopia, quindi non ci si può discostare molto dai rimedi utilizzati contro altri mali della società: penso soprattutto alla prevenzione mediante l'educazione culturale nelle scuole, anzi già negli asili poichè è lì che i bambini iniziano a giocare coscientemente & imparano a farlo
 
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Carmageddon

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Secondo me è sbagliato ghettizzare, ma è altrettanto sbagliato demonizzare le differenziazioni di genere dei giocattoli.

A contribuire (in positivo e in negativo) alla crescita dei bambini ci sono diversi fattori in gioco, non solo il rosa e l'azzurro:

1) La famiglia.
Se i genitori mettono a disposizione dei figli certi tipi di giocattoli, essi potrebbero venirne influenzati a prescindere dal "genere" di detti giocattoli: io ho giocato con bambole, con peluches, ma anche con le auto e le armi, e non consideravo quasi nessuno di essi come giochi "solo da maschi" o "solo da femmine"... (toh, al massimo quelle bambole con incluso il passeggino, o che potevano ricevere i biberon col latte "magico" che scompariva quando si inclinava la bottiglia) (ovviamente da me aborrite)


2) Il carattere.
Non è detto che le bambine che giocano con le bambole diventino tutte moine e trucchi e mamme premurose, oppure che i bambini che giocano con pistole e fucili diventino dei tipi super-tosti, però è anche vero che abbiamo la fortuna di vivere in un'epoca piena di giocattoli molto versatili, LEGO e strumenti musicali in primis. Quindi, posso capire che chi ha per esempio 2 figli maschi non stia a soffermarsi nel settore dei Cicciobello, però ci si dovrebbe impegnare di più nella scelta dei giochi, innanzitutto spegnendo la televisione, primo nefasto veicolo di disinformazione nazional-popolare, e quindi accendendo il cervello, non dando retta agli altri genitori, se li si sente blaterare i soliti luoghi comuni.

3) Le persone.
I genitori devono monitorare attentamente i rapporti dei propri figli con gli altri compagni di scuola e gli amici: intraprendere un determinato percorso di educazione in famiglia e poi sentir ripetere dai figli certe discutibili espressioni sui gay e/o su vestiti colorati, sentite dire da compagni e amici, è come voler navigare con un gommone bucato...


Riguardo i videogiochi, personalmente non mi preoccuperei: l'oramai capillare diffusione di internet permette il loro completo sdoganamento. Si possono vedere bambini giocare tranquillamente a "giochi per femmine" e viceversa: come esempio emblematico in tal senso citerei proprio Mediaworld, che in alcuni espositori di videogiochi per Nintendo 3DS classificava come giochi indirizzati solo per bambine, titoli ampiamente sfruttati [anche] dai maschietti. In definitiva, non mi turberei a veder ancora settori "rosa" ed "azzurri": diciamo che vanno bene per le care nonnine che vogliono regalare un gioco ai nipoti e non possono stare ad ascoltare un commesso che si mette a parlare di FPS e compatibilità online. =)

Per farsi sentire dalle aziende, ai fini per lo meno del ridimensionamento della ghettizzazione, ci vorrebbe un esposto collettivo di amplissima portata, cosa che ritengo difficile attuare. Come detto prima, quando già solo in famiglia si lavora in un determinato modo, si è ad un ottimo punto. I fatti poi verranno da sé: le aziende monitorano comunque gli andamenti degli acquisti da parte delle famiglie.
 
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CiaobyDany

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@Lucan(ba)ik carina l'idea del bianco in sala parto, ma credo che quello possa essere uno dei pochi luoghi in cui differenziare per sesso possa avere senso visto che posso supporre che le cure neo natali di maschi e femmine possano essere leggermente differenti e comprendo che gli ostetrici/infermieri/whatever preferiscano regolarsi a colpo d'occhio con il colore della culla piuttosto che leggendo il nome o addirittura dovendo togliere il pannolino per controllare.
I problemi secondo me sorgono poco dopo, e il tuo ragionamento sul marketing sinceramente lo comprendo fino ad un certo punto. Ok, devi caratterizzare il tuo prodotto, ma se lo caratterizzi per il sesso implica che nelle tue intenzioni (poi magari non accadrà questo perché la gente se ne sbatte, ma il tuo obiettivo manifesto è quello) ti stai bruciando il 50% dei tuoi potenziali clienti senza alcuna ragione valida per farlo. E do note: puoi sempre caratterizzare sulla base dei temi piuttosto che del sesso. Puoi fare l'uovo per chi ama l'avventura con i dinosauri e quello che ti pare o l'uovo per iniziare a costruire la tua famiglia con i bambolotti o quello che ti pare (ok, nelle uova magari è un tema ridicolo, ma volevo sottolineare che le cure parentali non si chiamano cure mammentali perché ci si dovrebbe occupare in due dei figli, non solo la madre, quindi non sarebbe male vedere un bambino giocare con Cicciobello, Sbrodolina ecc.) o per essere sempre alla moda senza associarlo necessariamente a maschi e femmine (faccio presente che Armani, Valentino, Dolce e Gabbana sono tra gli stilisti più rinomati al mondo e sono tutti sprovvisti di vagina, quindi non guasterebbe rendere loro omaggio con dei ragazzi associati alla moda anche da giovani). Inoltre non puoi non considerare l'effetto straniante che attirerebbe indiscutibilmente l'attenzione sul prodotto perché fuori dagli schemi. A me non frega una ceppa di auto e non ricordo mai nessuna pubblicità, ma non posso dimenticarmi quella della Mercedes in cui un papà accompagna la figlia vestiti entrambi da principessa con tanto di trucco glitter. Idem la Vodafone ha fatto uno spot in cui si racconta una fiaba e il principe viene rapito dal drago mentre la principessa va a salvarlo. Rovazzi che fa il padre di famiglia di Wind lo dimenticherò a breve, la pubblicità attuale di Tim ricordo solo che ha lo stesso ballerino che gira da 4 anni ma non ho memorizzato il resto, e Tre ha l'ennesimo dimenticabilissimo spot calciatore+modella. Cambiare si può, bisogna volerlo fare però, certo. (non commento la parte delle scuole perché con il governo che dà il patrocinio al congresso delle famiglie e il ministro dell'istruzione che presenza all'evento se attacco con l'argomento è la volta buona che inizio a bestemmiare)

@Carmageddon72
1) indubbiamente i genitori sono i primi responsabili dell'educazione dei propri figli e in età di formazione dovrebbero mettere loro a disposizione vari tipi di giocattoli per fare sviluppare liberamente i loro interessi verso qualsivoglia ambito desiderino, nessuno lo mette in dubbio. Il problema è che stai partendo dall'assunto che tutti i genitori siano coscienti di questa cosa, ma non è assolutamente così.

2) e perché mai non dovrebbero soffermarsi sui Cicciobello solo perché sono maschi? Il fatto che gli istinti parentali siano una esclusiva del genere femminile è una convenzione dettata dai luoghi comuni. Ci sono bambini che vorrebbero giocare con le bambole, ma sono repressi dalle convenzioni sociali che gli dicono di non farlo. Proprio per questo i genitori dovrebbero essere i primi invece a farli giocare con la massima varietà possibile di oggetti perché questo è già uno stress che cala su di loro, come spiegato negli studi sopra.

3) verissimo, ma in realtà è una cosa su cui si possa influire un po' poco. Se in classe l'opinione comune è che Frozen è un cartone da femmine e che i veri maschi (tm) sono dei duri che devono picchiare i gay non è che possano impedire che il figlio frequenti la scuola.

Eh, invece è anche dai videogiochi che partono i problemi. La differenziazione non dovrebbe essere mai per sesso ma sempre per argomento. La nonna che vuole comprare un videogioco ai nipotini avrà una vaga idea di quali siano i loro interessi, se mi dividi in avventura, moda, fantasy, sport, ecc., prenderà comunque il gioco più adatto al nipote. L'aggiunta del genere è un indicatore sbagliato perché i gusti non sono assoggettati a cosa si ha in mezzo alle gambe. E soprattutto crea un circolo vizioso: i maschi prendono i giochi che sono segnati da maschi e le femmine prendono i giochi segnati da femmine con una maggiore frequenza rispetto a se non ci fosse questa inutile divisione. Io vorrei vedere degli studi che ti dicono che se targetizzi un prodotto su un sesso specifico questo ti porta a delle maggiori vendite, perché lo trovo assurdo e controproducente.
 

Carmageddon

AGE IS JUST A NUMBER
Admin
Temo di sì, poiché appunto la maggior pare della gente compra i giocattoli non dietro personali riflessioni, ma sulla base delle indicazioni ghettizzanti che tutti conosciamo...

Per lo meno Super Toys ha tentato di aggirare il problema suddividendo i giocattoli per tipo, però è un tentativo goffo, poiché guarda caso tutti i tipi "da maschi" sono attaccati tra loro, idem quelli "da femmine"...
 

Pariston

马 炎 凯
Admin
Storicamente la differenziazione dei prodotti da maschi e prodotti da femmine mi pare sia stata introdotta in quanto portava a un significativo aumento delle vendite, non il contrario, altrimenti non avrebbe avuto proprio nessun motivo di esistere. Però sono da telefonino e non ho voglia di cercare una fonte autorevole.
 

Mr Ponty

漱石
Penso che certi argomenti siano troppo scomodi per avere una discussione tranquilla su un forum di pokemon.
Non ho tecnicamente niente in contrario (cioé, ho tutto contro il femminismo occidentale, ma in questo specifico caso non ho niente in contrario alla proposta) al rendere i giochi unisex. Un mito che va sfatato é quello del boys will me boys o boys don’t cry.

C’è un po’ questa idea del maschio stoico, duro, che non fa trasparire le emozioni, sempre robusto ed a cui affidare ogni lavoro manuale esistente. Sono estremamente contrario a questa visione stereotipata.
Lo stesso vale per la fanciulla femminile delicata dolce ingenua incapace di gestirsi da sola.

Sia chiaro, tra maschi e femmine ci sono differenze sostanziali e genetiche, ma questo non vuol dire che sia necessario rinforzare determinati stereotipi.
Ho i miei dubbi che il problema si esaurisca nei giocattoli ma sono un punto di partenza.

C’è un solo tema che mi preoccupa ma che preferirei non discutere qui, però tolto questo, se mai dovessi riprodurmi, sperimenterei sicuramente.

Il che non vuol dire forzare giochi tipicamente maschili su una femmina e viceversa, ma lasciare al bimbo la facoltá di scegliere i giochi che lo ispirano maggiomente.
 

Carmageddon

AGE IS JUST A NUMBER
Admin
Ora mi hai messo la pulce all'orecchio!


Comunque il tema certamente non si esaurisce coi giocattoli, ma essi sono un fondamentale punto di partenza.
 

Zax

"hai un garbodor al posto del cuore"
È proprio per ricerche come queste che rimango convinto che l’orientamento sessuale degli individui è socialmente costruito e non basato su una componente genetica, che comunque pare che esista, ma resto convinto che influisca in minima parte rispetto al vissuto di un individuo all’interno della società di appartenenza. È anche con scherzetti come questi che viene costruita una identità sessuale e la cosa non è da sottovalutare perché questi elementi vengono impastati nei nostri gusti in tenera età. E si sa bene che le cose impresse in quel periodo di vita restano molto dentro.

Ritornando al discorso Carma ha praticamente centrato il punto della faccenda: l’educazione impartita dai genitori. Se sono persone mentalmente “elastiche” probabilmente lascieranno i loro pargoli giocare un po’ con quello che gli pare, ma se diversamente sono rigidi su certe cose abbiamo tutte le conseguenze del caso descritte al primo post. Analogamente i genitori stessi possono subire un blending cognitivo su certe tematiche da parte di televisione o internet, quindi è un gran casino.
Sono convinto che molti genitori dovrebbero partecipare a dei corsi di formazione su determinate tematiche (genderizzazione inclusa) di più ampie vedute prima di cagare figlioli. La formazione dei genitori di conseguenza ricadrà sui loro bambini.
Le questioni di marketing non possono essere una scusante, l’ignoranza delle persone sì.


Vogliamo fare complottismo?
Io credo che non sia una gran cazzata pensare che la distribuzione di giocattoli genderizzata sia uno strumento di controllo della sessualità delle persone.

I lego, poi, non sono un esempio virtuoso, anche loro hanno messo in commercio set genderizzati (e mi meraviglio dei danesi) ma è interessante notare come i principali acquirenti di questi set non sono bambine ma uomini, per la maggiore di mezza età.

La proposta di lucanik di abolire il rosa e l’azzurro mi piace molto e come colore voglio proporre un bel grigio imparziale e neutrale. Crescendo poi ognuno sceglierà il colore che più gli aggrada, basta che sia una sua scelta personale e non forzata da fattori esterni.

Comunque bel topic, mi piace vedere che nel forum posso trovare una piccola biblioteca su questo argomento.
 

Nic

Parroco
Come credo sappia più o meno chiunque mi sia stato vicino negli ultimi mesi, sono diventato un femminista convinto dopo aver scoperto un blog dedicato alla stereotipizzazione nelle pubblicità (http://occhioallospot.altervista.org/ date un'occhiata ad un paio di articoli per comprendere meglio di cosa si tratta) che mi ha fatto capire quanto sia una piaga radicata nella società al punto da risultare quasi invisibile. Ora, l'argomento è indubbiamente vastissimo e non vorrei tanto soffermarmi su un pippone immenso che si riassume facilmente in un tl;dr: la differenza tra uomo e donna è insita nella presenza di un pene al posto di una vagina, fine (no, le donne non sono meglio degli uomini perché intelligenti quasi quanto me, cit.). Quello di cui vorrei parlare è quella che credo sia la matrice prima delle discriminazioni e che, a mio modesto parere, libero di confrontarmi su questo, se rimossa dovrebbe interrompere la catena e riportare la parità dei sessi: i giocattoli e qualsiasi altro tipo di prodotto per bambino suddivisi per genere.
Qui il link di una playlist di YouTube di un documentario in cui si spiega la positività del crescere senza stare all'ombra di queste discriminazioni e dà consigli rivolti prevalentemente a chi ha un ruolo educativo attivo nei confronti dei bambini.
Essendo due ore di documentario mi rendo conto che molti potrebbero trovarlo leggermente pesante, quindi avevo contattato l'autrice del blog su Twitter (dove si occupa di genderizzazione e stereotipi in modo più ampio senza limitarsi alle pubblicità ed ultimamente sta facendo la guerra alle Uova di Pasqua per lui/lei) e, gentilissima, mi ha fornito del materiale aggiuntivo in merito (tanto materiale aggiuntivo):
  • Sull'impatto degli stereotipi nei media sullo sviluppo dei bambini (sintesi di un ampio studio che ha analizzato anche diverse ricerche): link
  • Sul modo in cui l'esposizione alla televisione influenza la socializzazione ai ruoli di genere: link
  • Sugli stereotipi di genere e sulla diseguaglianza tra i sessi promossi in film e serie per bambini/e e ragazzini/e: link
  • Una maggiore esposizione alle rappresentazioni televisive conduce a una più forte convinzione, da parte sia di bambini che di bambine, che i maschi siano migliori: link
  • Gli stereotipi e le rappresentazioni a cui sono esposti/e influenzano e limitano le aspirazioni carrieristiche di bambini e bambine: link
  • Sugli effetti e sulla quantità degli stereotipi di genere nei libri per bimbi e bimbe: link
  • Sulla precocità (già 3-5 anni) con cui bimbi e bimbe imparano a interpretare le aspettative provenienti dall’esterno relative ai giochi intesi come adatti a sé per sesso, predicendo se gli altri approverebbero o meno il proprio comportamento – e quindi conformandosi per compiacere: link
  • Analisi degli effetti delle rappresentazioni mediatiche di ruoli legati ai sessi sui bambini e sulle bambine già in età prescolare: link
  • Sul modo in cui gli stereotipi legati alle capacità intellettive influenzano gli interessi di bambini e bambine: link
  • Sulla precocità (già a 6 anni) e facilità con cui bimbi e bimbe iniziano ad associare, per mezzo degli stereotipi di genere assimilati, specifiche qualità a un sesso o all’altro: link
  • Sulla precocità e facilità con cui bimbi e bimbe apprendono lo stereotipo per cui la matematica è da maschi: link
  • È sufficiente immergere bambine e bambini per periodi di tempo brevissimi in ambienti pregni di e che enfatizzano gli stereotipi di genere per acuire sia il grado di assimilazione che l'impatto degli stessi: link
  • Sull'impatto dei giochi divisi per sesso sullo sviluppo di bambini e bambine: link
  • Sull'impatto degli stereotipi e come cambiano al cambiare delle rappresentazioni (l’aumento dell’esposizione a scienziate in tempi più recenti ha avuto impatto sulla concezione di bimbi/e relativamente al disegno di figure legate alla scienza – inizialmente sempre maschili): link
  • Sull'influenza degli stereotipi nel mondo del lavoro e conseguentemente nell'economia di una società: link
  • L'impatto negativo che gli stereotipi di genere hanno sulla salute – anche mentale – di bambini e bambine (uomini e donne): link
  • Ricerca australiana sul contributo diretto degli stereotipi alla disuguaglianza, e sul contributo diretto della disuguaglianza alla violenza sulle donne (più gli uomini hanno visioni tradizionali e gerarchiche dei ruoli e delle relazioni uomo/donna, più è probabile che operino qualche forma di violenza sulle donne): link
  • Studio sul fatto che le donne siano solite sottovalutare gli effetti degli stereotipi di genere – che agiscono in modo più forte di quanto si tenda e/o si voglia pensare: link
  • Studio/esperimento sulla profondità e la facilità di azione degli stereotipi (che offre però anche spiraglio di incoraggiamento sul ridurne efficacemente e velocemente gli effetti semplicemente cessando di perpetuarli): link
Esiste qualcuno in grado di controargomentare questa montagna di studi in merito? Cosa pensate di fare per contrastare questa piaga? Quali strade ritenete più efficaci tra il boicottare le aziende che propongono prodotti genderizzati o il fare esposti/lamentele? Avete altre ipotesi? Discuss.
Bella scoperta quel blog... Ora ho altri marchi da boicottare... "Bene"!!! (Meno male che per la maggioranza dei prodotti alimentari almeno mi affido ai mercati contadini o simili... per i prodotti della casa vado su quelli a marchio del super. Ma terrò d'occhio pure questi adesso)
La stereotipizzazione purtroppo ce l'hanno iniettata già dall'infanzia. E secondo me stà pure alla base di alcune violenze come bullismo sui disabili o piccoli, violenza sulle donne, discriminazione razziale e sessuale ecc...
I giocattoli, una delle cause maggiori. Possiamo, per amor di noi stessi, fottercene altamente della questione "gioco da maschio e da femmina"?? Le pubblicità dei giochi sono il peggio in quanto a stereotipi.. Io da piccolo giocavo con i finti fornelli "da femmina" di mia sorella, a parte i nonni un po' chiusi nessuno dei miei genitori mi ha mai detto di non giocarci.
E' stato detto già abbastanza quì, ma un cambiamento credo (e spero) che pian piano stia avvenendo e alcune persone hanno scoperto di avere un cervello e di poterlo usare con l'informazione, la cultura e la sensibilizzazione. Bisogna andare sempre a fondo nelle cose e la direzione è questa...
🎻 esempio persone come @CiaobyDany che, come in altri topic, ha mostrato come l'informarsi per poi conoscere, il vivere in modo oggettivo e ragionato certi temi, porta a pensarla in modo "giusto" cioè ai fini del benessere e la crescita personale..🎻
scusate la distanza di tempo e scusate se alla fine non ho detto nulla di nuovo o utile... ci tenevo a dire la mia.. e poi ho scoperto un blog interessante
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(non commento la parte delle scuole perché con il governo che dà il patrocinio al congresso delle famiglie e il ministro dell'istruzione che presenza all'evento se attacco con l'argomento è la volta buona che inizio a bestemmiare)
già... velo pietoso
 
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CiaobyDany

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Uppiamo dal dimenticatoio questo topic, perché è arrivata una notizia a tema: https://www.ansa.it/sito/notizie/to...tro_b186ca45-a874-4811-833e-2a0a5c4615bd.html

Posto che al massimo negli ultimi anni vado solo all'Esselunga come supermercato e i giocattoli, quando presenti, sono su scaffali talmente piccoli da non avere anche volendo spazio fisico per differenziazioni di genere, in Italia quanto è diffusa questa pratica di segregazione? Ci avete fatto caso di recente?
 

Carmageddon

AGE IS JUST A NUMBER
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"Sezione neutra"... Uhm...
Non mi convince... Perché dovrebbe essere specificata? Chi entra in un negozio per giocattoli, saprà già cosa gli piace, o no? Se è sbagliato mettere le sezioni "per lui' e" per lei", trovo poco coerente mettere anche indicazioni "per neutri"...
I negozi di giocattoli li trovo come sempre, ossia con gli scaffali organizzati per tipologie... Quindi tutte le bambole insieme, tutti i supereroi insieme, tutte le costruzioni (praticamente l'eterna triade Lego/Playmobil/Meccano) insieme, ecc.
E quindi in pratica si trovano insieme anche oggetti neutri come ad esempio i puzzle, gli strumenti musicali e le automobiline a pedali.
Non penso che ci vogliano cartelli.
 

CiaobyDany

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Ma mica devono mettere il cartello "neutral section" lel, devono solo avere almeno uno spazio che non sia rosa/azzurro o specificatamente for boys/girls (nel senso che, evidentemente, di norma i cartelli boys/girls invece ce li hanno, o questa legge non avrebbe senso)
 
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