Topic interessante. Tra i miei molti interessi, vi è anche la linguistica e l'etimologia. Ancor più del suono delle lingue mi ha sempre affascinato il loro significato, il modo in cui rappresentano la cultura del popolo a cui appartengono. Quella dell'origine e significato del linguaggio è una discussione filosofica che esula dall'argomento del topic, me ne rendo conto. Ciò non di meno, l'ho sempre trovato affascinante. Conosco termini di molte lingue, ma le uniche di cui posso vantare una conoscenza approfondita, oltre all'italiano, sono le due "classiche", diciamo (anche se credo che non saprei parlarle) l'inglese, che pure detesto, e, molto meno, il tedesco, che ho studiato solo alle medie. Per un breve periodo ho anche cercato di studiare giapponese, per passione, ma aldilà di concetti elementari come i sillabari e la grammatica generale non credo di sapere molto di più. Chiusa questa introduzione, direi che ho sempre amato la mia (nostra) lingua. Noi italiani (italici) siamo particolarmente fortunati, perchè a differenza di altre, la nostra lingua non ha subito grandi mutamenti sostanziali col passare dei secoli. Prova è il fatto che, parlo a titolo personale, riesco a leggere Boccaccio, Machiavelli e Leopardi, per citare tre autori distanti nel tempo, senza troppe difficoltà. Purtroppo negli ultimi decenni si sono sempre più diffusi prestiti inutili, di cui francamente non ho mai compreso il senso, se non quello di svilire e denigrare l'italiano. Sono d'accordo con chi dice che il linguaggio è dinamico (altrimenti parlerei umbro, e non sto parlando del dialetto) però questo non è un buon motivo per giustificare cose come la diminuzione del congiuntivo, che personalmente uso sempre. L'inglese non mi piace, perchè è una lingua che trovo asettica e senz'anima. L'anglosassone, da cui deriva, era una lingua molto più simile a norvegese o islandese, e ne rimane ben poco, se non qualche parola come daughter. Infatti, nonostante sulla carta sia una lingua germanica, la massiccia presenza di parole latine e in seguito francesi (a partire dal 1066) col tempo la mutò sostanzialmente, (per questo motivo il medio inglese parlato ai tempi di Chaucer risulta quasi inintelligibile a un inglese moderno) fino a farla assumere l'aspetto moderno circa mezzo millennio fa, con la riforma della pronuncia, e soprattutto le opere di Shakespeare. L'inglese americano (che non è un'altra lingua, come qualcuno ha detto facendo l'esempio dei dialetti italiani, che però sono un caso particolare, facendo parte di diverse famiglie delle lingue neolatine) deriva da quello parlato circa quattro secoli fa, e alcune parole dell'epoca sono rimaste (come fall nel senso di autunno). A me francamente non piace nè quello britannico (che non è quello insegnato, male, a scuola, quello semmai è l'inglese di Londra) che trovo meccanico e odioso, nè quello americano, che trovo più naturale (infatti di norma nell'inglese che mi trovo a scrivere prediligo gli elementi americani a quelli britannici) ma anche sgraziato. Sia che sia britannico o americano, trovo l'inglese una lingua estremamente povera nel lessico, oltre che innaturalmente regolare per la sua natura di lingua franca, (cosa che non concepisco, pur comprendendola, ma è un altro discorso) laddove noi italiani possiamo contare su almeno una mezza dozzina di sinonimi per indicare lo stesso concetto. Il tedesco, almeno per quel che ho modo di ricordare, lo preferisco. Avrà anche suoni troppo gutturali, cosa comunque vera solo in parte, ma ha un'anima. a livello di fonetica si può dire che tra italiano e tedesco vi è la stessa differenza che c'è tra giapponese e coreano. Nonostante quest'ultima non sia, ma la questione è dibattuta, imparentata al giapponese, trovo, per quel che ne so, che abbia suoni più duri e aspri. Più di questo comunque come detto mi interessa come il linguaggio rifletta la cultura di un popolo, e come si sia arrivati a un dato termine, che è il campo dell'etimologia