D
Dream
PENSAVATE DI SALVARVI? Ma vi pare che vi tedio con le Politiche Americane da Gennaio e non parlo della politica di casa nostra?
Duuuunque. Anche quest'anno i cittadini Italiani sono chiamati alle urne, perché, come diceva qualcuno durante il referendum delle trivelle, in Italia non si vota mai.
Il 5 giugno sono chiamati al voto 1363 Comuni Italiani, sparsi da Nord a Sud. Le amministrative 2016 sono interessanti per i tipi di comuni che andranno al voto, 26 capoluogo di provincia (e speriamo che da ottobre questa denominazione andrà in pensione definitivamente) di cui 13 città superano i 100.000 abitanti e di queste 13, 7 sono capoluoghi di Regione. E io parlerò di questi.
Metodo di voto
A differenza del Governo - Che non è eletto da nessuno da nessuna parte - i cittadini nei Comuni eleggono direttamente il Sindaco. Una volta che il Sindaco si dimette, non è possibile formare una nuova maggioranza, si deve andare alle elezioni. E' per questo che tra città come Bologna, Torino e Milano, le cui giunte hanno terminato il loro mandato di 5 anni, troviamo anche Roma, poiché il sindaco Ignazio Marino è stato fatto dimettere dal gruppo PD che ha rassegnato le proprie dimissioni presso un notaio nell'Ottobre 2015.
Dato che sono città sopra i 15.000 abitanti, vincerà al primo turno il candidato Sindaco che avrà ottenuto il 50%+1 dei voti.
Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti, andranno al ballottaggio i due candidati più votati.
Il vincitore otterrà il 60% dei seggi disponibili. Il rimanente 40% andranno distribuiti proporzionalmente alle liste, in base alle preferenze ottenute.
Quando si vota
Il 5 giugno, in una sola data come qualsiasi altro Paese democratico e occidentale. Si vota in una sola data per le elezioni americane, si vota in una sola data per le elezioni francesi, inglesi, spagnole e si vota in una sola data in Italia. Questo, ovviamente, è stato frutto di polemiche strumentali, anche se si risparmiano 23 milioni.
Si è criticata la data, perché troppo vicina al 2 Giugno e quindi molti fanno ponte e il Governo, secondo il duo Salvini-Meloni, così facendo si vuole aumentare l'astensione.
Il secondo turno è previsto dopo due settimane, come in ogni Paese in cui si fa, e sarà il 19 giugno.
Comuni al voto
Torino
Torino vede concludersi l'esperienza della Giunta Fassino iniziata nel giugno 2011, esponente del centro sinistra.
Se Bologna è data per certo nelle mani dem, Torino no. Fassino aveva già dubbi sul ricandidarsi per un secondo turno, ma i vertiti del Partito Democratico hanno insistito anche per il non dover organizzare delle primarie in poco tempo, dato che la sfida principale era puntata tutta su Milano, Roma e Napoli (ma questa è poi crollata, vedremo perché). Si pensava che Fassino potesse vincere al primo turno. Al passato però.
I sondaggi non sono però così tanto gentili nei confronti del caro Fassino. Sebbene il PD è dato primo partito, con un distacco piuttosto elevato, l'incognita del ballotaggio potrebbe essere devastante. Il PD, infatti, non dovrebbe riuscire a raggiungere il 50% dei consensi come sperato inizialmente. E al ballottaggio conta tutto, conta l'antipatia per quel candidato, per il partito che lo esprime o anche per il suo segretario. Berlusconi docet.
Gli incubi dei democratici, nella città della Mole, si chiama Chiara Appendino, esponente del Movimento 5 Stelle. Se credesse nella fortuna, la Appendino avrebbe il Comune già in mano dato che Fassino, durante una seduta comunale l'avrebbe ammonita dicendo: «Un giorno lei si sieda su questa sedia e vediamo se sarà capace». Se non lo ricordate, lo disse anche a Grillo: «Fondi un partito e vediamo quanti voti prende». Il 25%, Fassino, il 25%.
Il centro-destra consuma qui una delle guerre fraticide che lo hanno segnato da quando è nato il Governo Monti. Ci sarà un candidato per Forza Italia, Osvaldo Napoli, un candidato per Lega Nord e Fratelli d'Italia, Alberto Morano e un candidato per NCD, Roberto Rosso.
Presenti a Torino anche il Partito Comunista, Il popolo della famiglia, Casapound e Forza Nuova. Ma questi li posso tralasciare, vero?
Piero Fassino (PD)
Giorgio Airaudo (SI)
Chiara Appendino (M5S)
Osvaldo Napoli (FI)
Alberto Morano (LN+FdI)
Roberto Rosso (NCD)
Milano
E Pisapia disse no. E i milanesi dissero "Sìììììììììììììììì!". Dopo il netto rifiuto di Giuliano Pisapia a correre per un secondo mandato (Ho conosciuto solo due persone tristi per il rifiuto di Pisapia a correre per un bis, ed entrambe non abitavano a Milano), nel centrosinistra si è aperto un gran marasma per trovare il successore del sindaco figlio della rivoluzione arancione che tanto aveva animato l'estate del 2011 e che tanto aveva fatto ben sperare che qualche anno dopo il successo potesse replicarsi con le politiche del 2013.
Dopo le consuete primarie con tanto di polemiche, il PD ha deciso di candidare l'ex manager di EXPO MILANO 2015, Giuseppe Sala.
Sembrava una partita facile, sembrava che il centrosinistra avesse la vittoria in mano. Insomma, a differenza di Torino, qui non si hanno problemi con le candidature a Sinistra, poiché non sono particolarmente forti (e oltretutto Milano non è una città con una cultura operaia come può esserlo Torino). Sembrava. Perché il dramma che si sta consumando all'ombra della Mole lo si sta cosumando anche all'ombra della Madonnina più famosa del Mondo. La vera sfida a Milano è tra Sala e Parisi, il candidato del centrodestra unito.
La sinistra-sinistra si candida, ma il suo bacino elettorale, come già detto, non dovrebbe essere così fondamentale da spostare i voti a differenza di quanto accadrà a Torino.
Degne di cronaca sono le vicende che riguardano il Movimento 5 Stelle.
Inizialmente la candidata era Patrizia Bedori, una signora eletta con 52 voti. Poiché la sua campagna elettorale funzionava così tanto, che neanche la sua famiglia la sapeva impegnata per la conquista di Milano, il duo Casaleggio-Grillo ha optato per farla ritirare e procedere con la candidatura di un'altra persona, Gianluca Corrado. Attualmente, il Movimento 5 Stelle è dato al 10%, i suoi voti sono fondamentali per il ballottaggio.
Infine, un saluto a Corrado Passera che disse di esser libero dai partiti. Due giorni dopo, coinfluirà sulla candidatura di Arturo Parisi.
Giuseppe Sala (PD)
Arturo Parisi (FI+NCD+LN+Fdi)
Gianluca Corrado (M5S)
Trieste
Il sindaco uscente, sostenuto dal centrosinistra unito, si presenta anche quest'anno sostenuto da una larga coalizione, che parte dal SEl, passa per il PD, finisce all'UDC e abbraccia anche il PSI. Sto parlando di Roberto Cosolini. Una costola di Sel, però, ha deciso di rispettare la versione Guzzantiana della sinistra, e hanno costruito, assieme a Sinistra Italiana, la candidatura di Marino Sossi. Ancora più a sinistra, c'è la figura di Iztok Furlanic (Dal cognome sembra la parodia Russa di Forlani, scusate).
Il centrodestra a questa tornata si presenta unito attorno alla figura di Roberto Dipiazza, consigliere in quota NCD, c'è poi la candidatura di Alessia Rosolen che si candida con partiti di destra tra cui Forza Nuova.
Il Movimento 5 Stelle presenta, invece, Paolo Menis, vincitore delle primarie con 109 voti.
La situazione è piuttosto stabile. I candidati di punta in questa città sono Cosolini, Dipiazza e Menis e tutti e tre, secondo i sondaggi, sono stabili al 25%. Un posto sicuro al ballottaggio dovrebbe essere quello di Cosolini, la vera sfida è quella del secondo posto, tra Dipiazza e Menis.
La vera sfida a Trieste, riguarda la Feriera, un'industria di ghisa che ha generato una serie di problemi legati all'ambiente simili a quelli dell'ILVA di Trieste.
Roberto Cosolini (PD)
Roberto Dipiazza (NCD + FI + LN + FdI)
Paolo Menis (M5S)
Bologna
Non solo la sede del raduno 2015 del PCF, Bologna terminerà il mandato del sindaco Virginio Merola, esponente del centro sinistra.
Si contendono la sua poltrona nove candidati sindaco, tra cui lo stesso Merola.
Degna di cronaca è la vicenda dei 5Stelle: si è scelto il candidato sindaco senza la procedura delle comunarie e questo ha portato delle manifestazioni da parte di alcuni iscritti da sempre al Movimento che sono stati poi espulsi dal Partito di Grillo.
Il tema delle occupazioni ha però portato il sindaco PD a rompere anche con la sinistra radicale, ed è per questo che SEL, assieme ad coalizione civica, ha deciso di partecipare alla sfida elettorale.
A Bologna si prenseterà anche il Popolo della Famiglia. Ma chi, quelli che non vogliono fa' sposare li frosci perché so' ricchioni? Proprio loro.
Virginio Merola (PD)
Federico Martelloni (SEL)
Massimo Bugani (M5S)
Lucia Borgonzoni (LN+FI+FdI)
Mirko de Carli (Popolo della Famiglia)
Manes Bernardini (NCD + UDC)
Roma
Roma caput mundi. Dossier fuocoso quello di Roma e vero banco elettorale per il Movimento 5 Stelle. Se a Roma non ce la farà, allora sarebbe da considerare conclusa la sua esperienza come partito. Perché a Roma ha gioco facile. Dal 1993 al 2015, Roma è stata governata interamente dal Centrosinistra. L'unico stop vi è stato dal 2008 al 2011, con l'amministrazione Alemanno. Entrambi gli schieramenti sono stati al centro di scandali vergognosi, dall'ultimo Mafia Capitale, ad Affittopoli, a Parentopoli.
Roma, Capitale di questo Paese, è una delle città più problematiche da affrontare. Le casse cittadine sono indebitate per 14Mld e più e più volte, il Governo Centrale, ha dovuto elargire finanziamenti per evitare il collasso totale del sistema. I mezzi pubblici sono da candid camera, con scioperi selvaggi nel momento in cui Marino chiese di timbrare il cartellino. L'ATAC, l'azienda di trasporto pubblico romano, è ingestibile e persino Trenitalia ha deciso di chiudere contratti con questa perché impossibilitata a lavorare.
Roma, nel 2013, vide l'elezione di Ignazio Marino. Nel 2014 si ha lo scoppio di Mafia Capitale, che continua tutt'ora. Nonostante Renzi avesse ordinato la commissariamento del Partito in gran parte del munici, la vicenda politica è finita come tutt noi sappiamo. Marino continua a viaggiare tra Roma e gli Stati Uniti, una volta per scrivere un libro, una volta per inseguire il Papa. Il comune viene quasi sciolto per mafia - la relazione di Gabrielli viene secretata - e lui continua a fregarsene perché s'è preso le ferie. Gabrielli quindi diventa una sorta di co-Sindaco di Marino, in un precedente mai visto nella storia Repubblicana. Ma questo ancora non è sufficiente, per una persona completamente fuori dagli schermi. Onesta, sì, ma l'onestà non è sufficiente per governare una città.
Così Marino si dimette e dopo pochi giorni ritira le dimissioni. Sono ore drammatiche per il PD romano che a questo punto spinge i suoi consiglieri a dimettersi davanti ad un notaio, facendo terminare, definitivamente, l'esperienza Marino.
Ora, tutti i Partiti, anche chi ha sostenuto qualche sindaco che ora è rinviato a giudizio per la questione di Mafia Capitale, si presentano con una sorta di faccia pulita e vergini.
Il PD ha deciso di candidare Roberto Giachetti, vice-presidente della Camera dei Deputati, Renziano ma non estremista ed ex-radicale. La sinistra ha invece candidato Fassina, quello fissato con il neo-libbbberismo. Il Movimento 5 Stelle invece ha puntato tutto su Virginia Raggi, avvocatessa che ha lavorato anche nello studio di Previti - Ex avvocato di Berlusconi e Ministro della Difesa nel Governo Berlusconi I. I candidati per il Movimento 5 Stelle hanno dovuto firmare un contratto in cui tutti gli atti che hanno intenzione di deliberare devono essere vagliati dalla Casaleggio Associati, pena il pagamento di una multa.
Il centrodestra si è lacerato. Forza Italia ha dapprima sostenuto la figura di Guido Bertolaso. Poiché sarebbe arrivato ultimo, ha deciso di puntare tutto su Alfio Marchini, figlio di una famiglia da sempre vicina al Partito Comunista Italiano. Marchini aveva pensato anche di candidarsi alle primarie per le amministrative 2013 poi vinte da Marino, salvo ripensarci all'utimo. Salvini e la Meloni hanno deciso di puntare tutto su la cara Giorgina nazionale.
I sondaggi vedono Virginia Raggi in prima posizione seguita da Giachetti tallonato a stretto margine da Giorgia Meloni, seguita da Marchini e infine il caro Fassina (El chi?). In ogni caso, chiunque fosse il fortunato ad arrivare secondo, sempre secondo sarà, perché il Movimento 5 Stelle dovrebbe vincere la partita romana.
Roberto Giachetti (PD)
Stefano Fassina (SI)
Alfio Marchini (FI)
Giorgia Meloni (FdI + LN)
Virginia Raggi (M5S)
Napoli
«RENZI, TI DEVI CACARE SOTTO!» grida De Magistris dal palco di uno dei suoi comizi per la campagna elettorale. E poco male se il bilancio del Comune di Roma è stato considerato come falsificato e De Magistris dovrebbe cagarsi sotto, la città partenopea continua a voler dare fiducia all'ex magistrato, diventato sindaco durante la Rivoluzione Arancione del 2011.
Il sindaco uscente è dato vincitore, anche se dovrà giocare un secondo turno senza alcun avversario.
Il centro sinistra candida Valeria Valente, dopo delle primarie in cui il sito Fanpage aveva documentato che c'era qualcuno - candidato nelle liste PD - che pagava fuori dai seggi le persone perché andassero a votare. Se il PD avesse annullato le votazioni in cui questo avvenne, il PD avrebbe dovuto candidare Bassolino. I ricorsi, per motivi studipi, sono stati ritenuti inaccettabili e per tanto la Valente è rimasta candidata.
Il centrodestra invece ha deciso di candidare Gianni Lettieri, mentre il Movimento 5 Stelle ha candidato Matteo Brambilla, noto cognome campano.
Valeria Valente (PD)
Luigi De Magistris (SI)
Gianni Lettieri (FI)
Marcello Tagliatela (FdI)
Matteo Brambilla (M5S)
Cagliari
Figlio di SEL e della Rivoluzione Arancione, Massimo Zedda, Sindaco uscente di Cagliari è pronto per un bis, sostenuto dal centrosinistra. Sebbene esponente di SEL, Zedda non ha mai appoggiato la creazione di Sinistra Italiana e dovrà stare piuttosto attento alle criticità interne alla sua coalizione formata da un PD appunto SEL che sono sempre più distanti su qualsiasi tema sociale.
Il Centrodestra ha invece candidato Piergiorgio Massidda.
Il Movimento 5 Stelle ha invece deciso di candidare Maria Antonietta Martinez.
I sondaggi dicono che Zedda e Massidda arriveranno al secondo turno, anche se non ho alla mano sondaggi che dicono chi possa vincere realmente.
Massimo Zedda (centro sinistra)
Piergiorgio Massidda (Centro destra)
Maria Antonietta Martinez (M5S)
La palla a voi, discuss.

Duuuunque. Anche quest'anno i cittadini Italiani sono chiamati alle urne, perché, come diceva qualcuno durante il referendum delle trivelle, in Italia non si vota mai.
Il 5 giugno sono chiamati al voto 1363 Comuni Italiani, sparsi da Nord a Sud. Le amministrative 2016 sono interessanti per i tipi di comuni che andranno al voto, 26 capoluogo di provincia (e speriamo che da ottobre questa denominazione andrà in pensione definitivamente) di cui 13 città superano i 100.000 abitanti e di queste 13, 7 sono capoluoghi di Regione. E io parlerò di questi.
Metodo di voto
A differenza del Governo - Che non è eletto da nessuno da nessuna parte - i cittadini nei Comuni eleggono direttamente il Sindaco. Una volta che il Sindaco si dimette, non è possibile formare una nuova maggioranza, si deve andare alle elezioni. E' per questo che tra città come Bologna, Torino e Milano, le cui giunte hanno terminato il loro mandato di 5 anni, troviamo anche Roma, poiché il sindaco Ignazio Marino è stato fatto dimettere dal gruppo PD che ha rassegnato le proprie dimissioni presso un notaio nell'Ottobre 2015.
Dato che sono città sopra i 15.000 abitanti, vincerà al primo turno il candidato Sindaco che avrà ottenuto il 50%+1 dei voti.
Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti, andranno al ballottaggio i due candidati più votati.
Il vincitore otterrà il 60% dei seggi disponibili. Il rimanente 40% andranno distribuiti proporzionalmente alle liste, in base alle preferenze ottenute.
Quando si vota
Il 5 giugno, in una sola data come qualsiasi altro Paese democratico e occidentale. Si vota in una sola data per le elezioni americane, si vota in una sola data per le elezioni francesi, inglesi, spagnole e si vota in una sola data in Italia. Questo, ovviamente, è stato frutto di polemiche strumentali, anche se si risparmiano 23 milioni.
Si è criticata la data, perché troppo vicina al 2 Giugno e quindi molti fanno ponte e il Governo, secondo il duo Salvini-Meloni, così facendo si vuole aumentare l'astensione.
Il secondo turno è previsto dopo due settimane, come in ogni Paese in cui si fa, e sarà il 19 giugno.
Comuni al voto
Torino
Torino vede concludersi l'esperienza della Giunta Fassino iniziata nel giugno 2011, esponente del centro sinistra.
Se Bologna è data per certo nelle mani dem, Torino no. Fassino aveva già dubbi sul ricandidarsi per un secondo turno, ma i vertiti del Partito Democratico hanno insistito anche per il non dover organizzare delle primarie in poco tempo, dato che la sfida principale era puntata tutta su Milano, Roma e Napoli (ma questa è poi crollata, vedremo perché). Si pensava che Fassino potesse vincere al primo turno. Al passato però.
I sondaggi non sono però così tanto gentili nei confronti del caro Fassino. Sebbene il PD è dato primo partito, con un distacco piuttosto elevato, l'incognita del ballotaggio potrebbe essere devastante. Il PD, infatti, non dovrebbe riuscire a raggiungere il 50% dei consensi come sperato inizialmente. E al ballottaggio conta tutto, conta l'antipatia per quel candidato, per il partito che lo esprime o anche per il suo segretario. Berlusconi docet.
Gli incubi dei democratici, nella città della Mole, si chiama Chiara Appendino, esponente del Movimento 5 Stelle. Se credesse nella fortuna, la Appendino avrebbe il Comune già in mano dato che Fassino, durante una seduta comunale l'avrebbe ammonita dicendo: «Un giorno lei si sieda su questa sedia e vediamo se sarà capace». Se non lo ricordate, lo disse anche a Grillo: «Fondi un partito e vediamo quanti voti prende». Il 25%, Fassino, il 25%.
Il centro-destra consuma qui una delle guerre fraticide che lo hanno segnato da quando è nato il Governo Monti. Ci sarà un candidato per Forza Italia, Osvaldo Napoli, un candidato per Lega Nord e Fratelli d'Italia, Alberto Morano e un candidato per NCD, Roberto Rosso.
Presenti a Torino anche il Partito Comunista, Il popolo della famiglia, Casapound e Forza Nuova. Ma questi li posso tralasciare, vero?
Piero Fassino (PD)
Giorgio Airaudo (SI)
Chiara Appendino (M5S)
Osvaldo Napoli (FI)
Alberto Morano (LN+FdI)
Roberto Rosso (NCD)
Milano
E Pisapia disse no. E i milanesi dissero "Sìììììììììììììììì!". Dopo il netto rifiuto di Giuliano Pisapia a correre per un secondo mandato (Ho conosciuto solo due persone tristi per il rifiuto di Pisapia a correre per un bis, ed entrambe non abitavano a Milano), nel centrosinistra si è aperto un gran marasma per trovare il successore del sindaco figlio della rivoluzione arancione che tanto aveva animato l'estate del 2011 e che tanto aveva fatto ben sperare che qualche anno dopo il successo potesse replicarsi con le politiche del 2013.
Dopo le consuete primarie con tanto di polemiche, il PD ha deciso di candidare l'ex manager di EXPO MILANO 2015, Giuseppe Sala.
Sembrava una partita facile, sembrava che il centrosinistra avesse la vittoria in mano. Insomma, a differenza di Torino, qui non si hanno problemi con le candidature a Sinistra, poiché non sono particolarmente forti (e oltretutto Milano non è una città con una cultura operaia come può esserlo Torino). Sembrava. Perché il dramma che si sta consumando all'ombra della Mole lo si sta cosumando anche all'ombra della Madonnina più famosa del Mondo. La vera sfida a Milano è tra Sala e Parisi, il candidato del centrodestra unito.
La sinistra-sinistra si candida, ma il suo bacino elettorale, come già detto, non dovrebbe essere così fondamentale da spostare i voti a differenza di quanto accadrà a Torino.
Degne di cronaca sono le vicende che riguardano il Movimento 5 Stelle.
Inizialmente la candidata era Patrizia Bedori, una signora eletta con 52 voti. Poiché la sua campagna elettorale funzionava così tanto, che neanche la sua famiglia la sapeva impegnata per la conquista di Milano, il duo Casaleggio-Grillo ha optato per farla ritirare e procedere con la candidatura di un'altra persona, Gianluca Corrado. Attualmente, il Movimento 5 Stelle è dato al 10%, i suoi voti sono fondamentali per il ballottaggio.
Infine, un saluto a Corrado Passera che disse di esser libero dai partiti. Due giorni dopo, coinfluirà sulla candidatura di Arturo Parisi.
Giuseppe Sala (PD)
Arturo Parisi (FI+NCD+LN+Fdi)
Gianluca Corrado (M5S)
Trieste
Il sindaco uscente, sostenuto dal centrosinistra unito, si presenta anche quest'anno sostenuto da una larga coalizione, che parte dal SEl, passa per il PD, finisce all'UDC e abbraccia anche il PSI. Sto parlando di Roberto Cosolini. Una costola di Sel, però, ha deciso di rispettare la versione Guzzantiana della sinistra, e hanno costruito, assieme a Sinistra Italiana, la candidatura di Marino Sossi. Ancora più a sinistra, c'è la figura di Iztok Furlanic (Dal cognome sembra la parodia Russa di Forlani, scusate).
Il centrodestra a questa tornata si presenta unito attorno alla figura di Roberto Dipiazza, consigliere in quota NCD, c'è poi la candidatura di Alessia Rosolen che si candida con partiti di destra tra cui Forza Nuova.
Il Movimento 5 Stelle presenta, invece, Paolo Menis, vincitore delle primarie con 109 voti.
La situazione è piuttosto stabile. I candidati di punta in questa città sono Cosolini, Dipiazza e Menis e tutti e tre, secondo i sondaggi, sono stabili al 25%. Un posto sicuro al ballottaggio dovrebbe essere quello di Cosolini, la vera sfida è quella del secondo posto, tra Dipiazza e Menis.
La vera sfida a Trieste, riguarda la Feriera, un'industria di ghisa che ha generato una serie di problemi legati all'ambiente simili a quelli dell'ILVA di Trieste.
Roberto Cosolini (PD)
Roberto Dipiazza (NCD + FI + LN + FdI)
Paolo Menis (M5S)
Bologna
Non solo la sede del raduno 2015 del PCF, Bologna terminerà il mandato del sindaco Virginio Merola, esponente del centro sinistra.
Si contendono la sua poltrona nove candidati sindaco, tra cui lo stesso Merola.
Degna di cronaca è la vicenda dei 5Stelle: si è scelto il candidato sindaco senza la procedura delle comunarie e questo ha portato delle manifestazioni da parte di alcuni iscritti da sempre al Movimento che sono stati poi espulsi dal Partito di Grillo.
Il tema delle occupazioni ha però portato il sindaco PD a rompere anche con la sinistra radicale, ed è per questo che SEL, assieme ad coalizione civica, ha deciso di partecipare alla sfida elettorale.
A Bologna si prenseterà anche il Popolo della Famiglia. Ma chi, quelli che non vogliono fa' sposare li frosci perché so' ricchioni? Proprio loro.
Virginio Merola (PD)
Federico Martelloni (SEL)
Massimo Bugani (M5S)
Lucia Borgonzoni (LN+FI+FdI)
Mirko de Carli (Popolo della Famiglia)
Manes Bernardini (NCD + UDC)
Roma
Roma caput mundi. Dossier fuocoso quello di Roma e vero banco elettorale per il Movimento 5 Stelle. Se a Roma non ce la farà, allora sarebbe da considerare conclusa la sua esperienza come partito. Perché a Roma ha gioco facile. Dal 1993 al 2015, Roma è stata governata interamente dal Centrosinistra. L'unico stop vi è stato dal 2008 al 2011, con l'amministrazione Alemanno. Entrambi gli schieramenti sono stati al centro di scandali vergognosi, dall'ultimo Mafia Capitale, ad Affittopoli, a Parentopoli.
Roma, Capitale di questo Paese, è una delle città più problematiche da affrontare. Le casse cittadine sono indebitate per 14Mld e più e più volte, il Governo Centrale, ha dovuto elargire finanziamenti per evitare il collasso totale del sistema. I mezzi pubblici sono da candid camera, con scioperi selvaggi nel momento in cui Marino chiese di timbrare il cartellino. L'ATAC, l'azienda di trasporto pubblico romano, è ingestibile e persino Trenitalia ha deciso di chiudere contratti con questa perché impossibilitata a lavorare.
Roma, nel 2013, vide l'elezione di Ignazio Marino. Nel 2014 si ha lo scoppio di Mafia Capitale, che continua tutt'ora. Nonostante Renzi avesse ordinato la commissariamento del Partito in gran parte del munici, la vicenda politica è finita come tutt noi sappiamo. Marino continua a viaggiare tra Roma e gli Stati Uniti, una volta per scrivere un libro, una volta per inseguire il Papa. Il comune viene quasi sciolto per mafia - la relazione di Gabrielli viene secretata - e lui continua a fregarsene perché s'è preso le ferie. Gabrielli quindi diventa una sorta di co-Sindaco di Marino, in un precedente mai visto nella storia Repubblicana. Ma questo ancora non è sufficiente, per una persona completamente fuori dagli schermi. Onesta, sì, ma l'onestà non è sufficiente per governare una città.
Così Marino si dimette e dopo pochi giorni ritira le dimissioni. Sono ore drammatiche per il PD romano che a questo punto spinge i suoi consiglieri a dimettersi davanti ad un notaio, facendo terminare, definitivamente, l'esperienza Marino.
Ora, tutti i Partiti, anche chi ha sostenuto qualche sindaco che ora è rinviato a giudizio per la questione di Mafia Capitale, si presentano con una sorta di faccia pulita e vergini.
Il PD ha deciso di candidare Roberto Giachetti, vice-presidente della Camera dei Deputati, Renziano ma non estremista ed ex-radicale. La sinistra ha invece candidato Fassina, quello fissato con il neo-libbbberismo. Il Movimento 5 Stelle invece ha puntato tutto su Virginia Raggi, avvocatessa che ha lavorato anche nello studio di Previti - Ex avvocato di Berlusconi e Ministro della Difesa nel Governo Berlusconi I. I candidati per il Movimento 5 Stelle hanno dovuto firmare un contratto in cui tutti gli atti che hanno intenzione di deliberare devono essere vagliati dalla Casaleggio Associati, pena il pagamento di una multa.
Il centrodestra si è lacerato. Forza Italia ha dapprima sostenuto la figura di Guido Bertolaso. Poiché sarebbe arrivato ultimo, ha deciso di puntare tutto su Alfio Marchini, figlio di una famiglia da sempre vicina al Partito Comunista Italiano. Marchini aveva pensato anche di candidarsi alle primarie per le amministrative 2013 poi vinte da Marino, salvo ripensarci all'utimo. Salvini e la Meloni hanno deciso di puntare tutto su la cara Giorgina nazionale.
I sondaggi vedono Virginia Raggi in prima posizione seguita da Giachetti tallonato a stretto margine da Giorgia Meloni, seguita da Marchini e infine il caro Fassina (El chi?). In ogni caso, chiunque fosse il fortunato ad arrivare secondo, sempre secondo sarà, perché il Movimento 5 Stelle dovrebbe vincere la partita romana.
Roberto Giachetti (PD)
Stefano Fassina (SI)
Alfio Marchini (FI)
Giorgia Meloni (FdI + LN)
Virginia Raggi (M5S)
Napoli
«RENZI, TI DEVI CACARE SOTTO!» grida De Magistris dal palco di uno dei suoi comizi per la campagna elettorale. E poco male se il bilancio del Comune di Roma è stato considerato come falsificato e De Magistris dovrebbe cagarsi sotto, la città partenopea continua a voler dare fiducia all'ex magistrato, diventato sindaco durante la Rivoluzione Arancione del 2011.
Il sindaco uscente è dato vincitore, anche se dovrà giocare un secondo turno senza alcun avversario.
Il centro sinistra candida Valeria Valente, dopo delle primarie in cui il sito Fanpage aveva documentato che c'era qualcuno - candidato nelle liste PD - che pagava fuori dai seggi le persone perché andassero a votare. Se il PD avesse annullato le votazioni in cui questo avvenne, il PD avrebbe dovuto candidare Bassolino. I ricorsi, per motivi studipi, sono stati ritenuti inaccettabili e per tanto la Valente è rimasta candidata.
Il centrodestra invece ha deciso di candidare Gianni Lettieri, mentre il Movimento 5 Stelle ha candidato Matteo Brambilla, noto cognome campano.
Valeria Valente (PD)
Luigi De Magistris (SI)
Gianni Lettieri (FI)
Marcello Tagliatela (FdI)
Matteo Brambilla (M5S)
Cagliari
Figlio di SEL e della Rivoluzione Arancione, Massimo Zedda, Sindaco uscente di Cagliari è pronto per un bis, sostenuto dal centrosinistra. Sebbene esponente di SEL, Zedda non ha mai appoggiato la creazione di Sinistra Italiana e dovrà stare piuttosto attento alle criticità interne alla sua coalizione formata da un PD appunto SEL che sono sempre più distanti su qualsiasi tema sociale.
Il Centrodestra ha invece candidato Piergiorgio Massidda.
Il Movimento 5 Stelle ha invece deciso di candidare Maria Antonietta Martinez.
I sondaggi dicono che Zedda e Massidda arriveranno al secondo turno, anche se non ho alla mano sondaggi che dicono chi possa vincere realmente.
Massimo Zedda (centro sinistra)
Piergiorgio Massidda (Centro destra)
Maria Antonietta Martinez (M5S)
La palla a voi, discuss.