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Lucanik

SIC PARVIS BARBA 1991-2079
In SoulSilver per qualche tempo ho usato Lugia come schiavo MN. [Corre a nascondersi.]
no, non hai capito, lui spacciava Latias con volo + taglio per un Pokèmon da usare nelle lotte competitive online e si incazzava pure se qualcuno (tranne me...ignoro perchè gli fossi simpatico) glielo faceva notare
 

Lucas992X

Senza gli apici
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no, non hai capito, lui spacciava Latias con volo + taglio per un Pokèmon da usare nelle lotte competitive online e si incazzava pure se qualcuno (tranne me...ignoro perchè gli fossi simpatico) glielo faceva notare
Ah, quindi era un incredibile genio incompreso persino dal battle system che lo faceva perdere 😁
 

Lucanik

SIC PARVIS BARBA 1991-2079
non aggiorno il mio personale database da un pezzo, dicasi almeno un quinquennio, e si vede. Sicuramente ho scordato chissà quante perle splendenti (cogliete la citazione al remake di Sinnoh pls) negli ultimi anni tra pandemia ed altro...ma questo diamante lucente (come sopra) rimarrà per sempre nel mio cuore & nella mia mente pure se l'umanità fosse minacciata nonché fossimo tutti quanti costretti a trasferirci su Mercurio:

Al diavolo, metto i commenti in un post a parte, così tutti vedranno che per la prima volta in quattro anni sono riuscito a scrivere qualcosa per tutti i concorrenti. Ci si vede tra un anno o migliore offerta, balordi.

Ven32 scosta la tenda rossa ed entra nella stanza dal pavimento a zig-zag, accompagnato da un sassofono dolce come la voce di un violino. Dal lato opposto, simmetricamente, si fa strada tra i drappi la sagoma sgusciante di Iudexium. Entrambi camminano in modo bizzarro, disarticolato, come se un burattinaio ne stesse guidando i passi. Al centro della stanza una tastiera da computer lunga almeno quattro metri, di quelle meccaniche color polvere, estetica Anni Novanta. Dietro di essa, alla postazione di chi dovrebbe scriverci, un qualche monumento coperto da un telone nero, alto quanto una villetta con soppalco. Ven32 e Iudexium si squadrano, non senza una certa diffidenza. «Cosa ci facciamo qui?» chiedono all’unisono.

«Oi itacovnoc oh iv».

Un altro fruscìo di velluto ed ecco emergere l’Uomo Dietro Le Quinte. Una creatura imponente, camicia bianca, capelli brizzolati, un’aura elettrica che sfrigola, un pizzetto impossibile da non riconoscere che incornicia un sorriso caloroso. È proprio lui, Pino Insegno.

«Eredev a òretuia iv».

Prima che Ven32 o Iudexium possano chiedere spiegazioni, Pino si avvicina a ciascuno di loro e li bacia dolcemente sulla fronte. Il suo alito sa di aghifoglio, gesso di lavagna e di quell’odore di elettricità statica prodotto dai vecchi televisori a tubo catodico quando va in onda una replica della Premiata Teleditta. Quando Pino riprende a parlare, entrambi scoprono di comprendere perfettamente le sue parole e, conosciuta la loro nudità, intrecciano foglie di fico e se ne fanno cinture. «Io sono il Braccio».

«Cosa ci facciamo qui?» chiede Ven32.

«Dobbiamo parlare dei vostri racconti. Dal momento che il tuo racconto era in realtà una critica, Ven32, la legge del contrappasso impone che la critica che ti verrà rivolta avvenga sotto forma di racconto».

«E io?» lamenta Iudexium «Qual è il mio contrappasso?».

«Non ho avuto il tempo di pensarci, ho scritto tutto in sei ore».

«Questa scusa inizia a diventare vecchia».

«Fai finta che sia il citazionismo».

Iudexium sbuffa con l’aria di chi le ha già sentite tutte. «Tanto so già cosa vorrai dirci. Ci dirai quello che dicono tutti. Che i nostri racconti non sono letteratura, che siamo una presa in giro e che non meritiamo nemmeno di partecipare al Fic Contest».

«Che manchiamo di rispetto ai giudici e agli altri concorrenti» fa eco Ven32. «È questo che significa la tastiera gigante. È una metafora. La grandezza della scrittura contro noi minuscoli».

Primo piano di Pino Insegno, un sorriso compassionevole gli increspa il volto. «I miei figlioli».

Su Ven32, F4, basito.

«Tu, Ven32, con la tua convinzione che il manga sia canonico e non sia né più né meno una fan fiction. Che non contempli che, se scegli il personaggio femminile, Vera è effettivamente figlia di Norman anche nel gioco. Che dimentichi la tua stessa cornice narrativa a metà racconto. E tu, Iudexium, con il tuo demone che parla romanaccio».

«Tutto qui?». Iudexium tenta di andarsene, stizzito, ma una volta uscito dalle tende retrostanti si ritrova dall’altro capo della medesima stanza. Annuisce, comprendendo cosa sta succedendo, e riprende a parlare. «Tutto qui? Mille cose su di lui, e il meglio che tiri fuori su di me è l’accento di Lycroxis?».

«Sì, ehi, cosa c’entra lui?» fa di nuovo eco Ven32. «Sappiamo entrambi che non siamo paragonabili. La sua è effettivamente una storia, anzi, è una bella storia. È demenziale e ha ortografia scadente, sicuro, ma non è nulla di peggio di, che ne so, l’anime di Sole e Luna, una volta che prendi un correttore di bozze serio».

«Confermo, il paragone è offensivo».

Pino Insegno non si lascia perturbare, come una lagrangiana all’equilibrio. «Conoscete il principio della Parabola?».

«La mia storia parlava di Satana, non di Gesù».

Pino si siede restando in piedi. «La maggior parte dei giudici crede che i voti vadano da 1 a 10. Ma noi Grandi Saggi sappiamo bene che in realtà vanno da -10 a 10. I voti negativi sono una scala a parte, che identifica quanto una storia sappia intrattenere non a scapito dell’essere esagerata, ma proprio perché è esagerata. Un -10, in verità vi dico, è del tutto paragonabile a un 10, giacché tanta è l’abilità necessaria per scrivere un capolavoro, tanta ne è necessaria per scrivere un racconto talmente folle da risultare esilarante». Pino aggrotta le sopracciglia, svelando per un istante la reale età dei suoi occhi, assai superiore a quanto lascerebbe trasparire il suo busto muscoloso. «Il voto più basso è lo zero, una storia che non riesce a intrattenere, non una scritta male. I voti formano una Parabola». Pausa ad effetto, gli americani lo chiamerebbero beat. «In virtù della Parabola, Voi portate equilibrio nel Fic Contest. Vi caricate di un peso che nessuno vuole portare. Voi siete gli eroi di ogni edizione, e sulle vostre spalle è caricata l’eredità dei grandi antenati».

Ven32 e Iudexium, pallidi, sul punto di piangere. Un pianoforte cresce in lontananza fino ad annegare il rumore dei loro passi mentre, guidati dalla spinta insopprimibile che chiamiamo nostalgia, si avvicinano a Pino: è il tema di Laura Palmer di Angelo Badalamenti.

«Anche… anche nelle recensioni… sei prolisso…».

Pino Insegno stringe i due nell’abbraccio più infuocato che abbiano mai ricevuto, sussulti che diventano singhiozzi che diventano una fontana di lacrime mai piante. Per un istante magico, Ven32 e Iudexium sono di nuovo bambini. «Va tutto bene ora».

«Grazie… papà…».

Tra i grumi di saliva in gola, Ven32 riesce a mugugnare «Pino, devo saperlo… Che cosa significa la tastiera gigante?».

«Non lo so, figlio mio. Non sono stato io a met––».

Un respiro risucchiato. Ven32 e Iudexium aprono gli occhi umidi per scoprire con orrore una falce, affilata e irrigata di organi interni, che ha trafitto Pino Insegno da capo a capo. Gli occhi del Grande Saggio si spengono ancora aperti, il suo eterno sorriso troppo lento per abbandonare il corpo prima dell’ultima goccia di linfa vitale e ora incastonato tra le labbra violacee per sempre. Il ventre flaccido dell’uomo si riversa al suolo mentre le budella iniziano a fuoriuscire dal cesareo d’urgenza.

Ven32 vomita dieci colazioni a base di merende Pokémon Mr. Day, Iudexium arretra con le membra che tremano. Non è possibile. Non può essere. Non riesce a crederci. Non c’è nessun altro nella stanza, chi è stato?

Ammenoché…

I due scrittori si voltano come un solo essere a confermare il loro sospetto più atroce. Il drappo nero al centro della stanza è svanito, lasciando al suo posto un Gigante che conoscono fin troppo bene. Non parla, ma la sua espressione comunica tutto. Mi avete deluso. Avete perso di vista il vostro obiettivo.

Ven32 vorrebbe dire qualcosa a sua discolpa, ma le corde vocali gli stanno evaporando dalla bocca. Un’occhiata fugace a Iudexium ed è come guardarsi allo specchio: nel giro di dieci secondi netti, entrambi sono diventati un nuovo strato di polvere che va a ricoprire la tastiera, un tempo tinta di un rosso fiammeggiante. Il Gigante si alza in piedi dal suo trono di zeri e si slaccia la cerniera dei pantaloni, rivelando il suo pene eretto. Incastonate tra le vene inturgidite, le sei Gemme dell’Infinito.

«Va bene» bofonchia Ale Duncan, rassegnato «vorrà dire che farò tutto da solo».
P.S. @Novecento, ti prego, torna...mi manchi
 
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