A volte mi chiedo quanta gente, prima di parlare del comunismo, si sia perlomeno letto il Manifesto del Partito Comunista e abbia capito quanto fosse un documento ESTREMAMENTE legato al suo tempo, ovvero una società ancora estremamente lontana da quella post-bellica in cui gli operai non avevano alcun diritto.
E mi chiedo anche se chi parla di queste cose si rende conto delle tautologie implicite nel suo linguaggio. "Il comunismo è un'utopia irrealizzabile" è un ragionamento circolare bello e buono: "utopia" significa per l'appunto "in nessun luogo". Come fa ad essere realizzabile in società qualcosa che
per sua natura non sta in nessun luogo?
Il comunismo era semplicemente un modello di valori ideali che serviva per ribilanciare il dominio del pensiero "borghese", in una società in cui già si sentiva come questo era destinato a comandare su qualsiasi altra cosa. L'abolizione della proprietà privata, su cui per molti fa cardine l'utopia del comunismo, era semplicemente un espediente per ribilanciare la situazione:
Voi inorridite perché vogliamo abolire la proprietà privata. Ma nella vostra società attuale la proprietà privata è abolita per i nove decimi dei suoi membri; la proprietà privata esiste proprio per il fatto che per nove decimi non esiste. Dunque voi ci rimproverate di voler abolire una proprietà che presuppone come condizione necessaria la privazione della proprietà dell'enorme maggioranza della società.
Per non parlare dell'enorme sfondo concettuale su cui si muoveva Marx (alienazione, valore di scambio e valore d'uso, proprietà dei mezzi di produzione, mercificazione del lavoro, plusvalore..), e di cui il Manifesto non è che una delle possibili conclusioni, scritta in un linguaggio altamente retorico per adattarsi alla funzione che doveva avere. Voglio dire, si parla di
ideali comunisti scritti da uno che propugnava il
materialismo più radicale. C'è altro bisogno di far notare quanto sia stata travisata la lettera di Marx?
"Il comunismo ha fallito in qualsiasi luogo sia stato applicato".
Ma era davvero comunismo quello di Stalin, quello di Lenin, quello cinese, quello di Cuba o quello degli altri paesi? Sono stati i proletari ad avere la presa di coscienza e rovesciare violentemente l'ordinamento statale? O a prendere il potere è stato perlopiù un leader in un paese povero che ha sfruttato questa ideologia in modo demagogico, solo per assicurarsi la poltrona e poter imporre una forma economica pseudo-comunista e una forma politica dittatoriale?
E tutte le operazioni economiche che sono state fatte da partiti comunisti in paesi non comunisti, sono da dimenticare? Chi ha statalizzato i servizi pubblici in Italia? Si può ben vedere come funzionino bene le ferrovie da quando sono state privatizzate.
Chi vi parla è, per la cronaca, una persona che non crede nella possibilità né nella necessità di cancellare l'economia capitalista. Semplicemente, il marxismo è stata una corrente importantissima per poter riformare l'intero pensiero politico-economico e ribilanciare lo stradominio delle imprese private sui cittadini. Probabilmente non avremmo buona parte della libertà e dell'uguaglianza nei diritti di cui godiamo oggi se non ci fossero stati coloro che credevano vi fossero alternative al puro capitalismo, e non vi sarebbero state nemmeno le basi per creare una società così diversificata come quella attuale.
Bisogna informarsi, leggere e riflettere, e solo dopo si potranno iniziare a dare giudizi concreti su cosa è stato, cosa è e cosa sarà il comunismo.