~sherrus
Passante
#210 Johto 1982
Il suo corpo è immobile. La sua anima sembra averlo abbandonato. Faccio attenzione al terreno impregnato di fango misto a sangue e gli giro intorno. Il mio cuore si ferma improvvisamente per un lasso di tempo tanto lungo quanto forte è la tachicardia che mi prende subito dopo. Niente ho mai visto di più inquietante di questo sguardo: palpebre spalancate ma immobili, impossibile capire se riesca a vedermi o sia svenuto. Mi avvicino a lui con la cautela di un collezionista quando vede un pokémon cromatico; nel toccargli il petto mi sento risollevato, batte ancora il suo cuore, non è ancora finito! Non attendo oltre, getto il fischietto dal polso in bocca e uso tutto il fiato che la paura ha risparmiato per chiamare la mia amica. Intanto lo giro sul dorso, rabbrividendo. Sulla schiena, sulla nuca, sulle lunghe orecchie e sulla coda presenta ferite estese che mi rendono ancora più confuso; non mi fanno pensare a nessuno strumento di tortura, né ad una qualche arma. Un dettaglio mi prende su tutti: una fascia bianca, per metà impregnata di sangue, stretta e sottile legata alla caviglia. Non faccio tempo ad osservarla che interrompe i miei pensieri Epona, neanche un minuto dopo il fischio, il cui volto sembra preoccupato più del mio quasi come se sentisse l’alone di negatività di quella situazione. Da quando la catturai come una docile Ponyta mi era sempre rimasta fedele, e col tempo ho sviluppato con lei un’intesa tale da sfidare i limiti della telepatia tra specie, al punto che mi viene da pensare che i Rapidash siano anche di tipo psico. Anche in questa occasione mi capisce al volo: si avvicina al Lucario steso sul prato sporco e abbassa la testa. Metto la fascia bianca in tasca e non attendo oltre. A stento riesco a caricarlo sul dorso del mio fidato pokèmon, che attentamente spegne le fiamme del suo corpo per non rischiare di danneggiargli ulteriormente la pelle. Un gesto del braccio in avanti ed Epona già corre sullo sterrato verso la città più vicina al bosco, Azalina. In città quasi investo un anziano che attraversava, ma Epona è attenta e lo evita all’ultimo, facendogli però cadere il sacco pieno di frutti che aveva raccolto. Mi scuso con lui per poi subito catapultarmi nell’edificio affianco. –“Buongiorno! Sei in un Centro Pokémon. Qui rimettiamo in sesto i Pokémon stanchi. Vuoi far riposarela tua squadra?”. La freddezza con la quale l’infermiera ignora il mio volto sconvolto e il corpo di Lucario esanime mi sconcerta, spalanco gli occhi. Neanche si accorge della mia meraviglia e rimane in attesa, manco fosse un Porygon. –“Ho trovato questo Lucario svenuto nel bosco, si sbrighi e faccia quello che può: diventa sempre più pallido”. –“Ok, prenderò in consegna la tua squadra di Pokémon per qualche secondo”, dice l’infermiera come se avesse davanti giusto un Pikachu con 10 ps in meno. Non replico capendo che è inutile e mi siedo in attesa, sfinito, su una poltrona a lato al fianco di un grande computer. –“Cos’è successo?”, sento provenire da una voce leggera alla mia sinistra. Mi impegno per riuscire a parlare. –“Non ne ho idea. Non è un mio pokémon, l’ho trovato poco fa nel bosco ed eccomi qui”, avrei voluto dirle di più ma per la stanchezza non trovavo le parole. Ha un volto candido con lunghi capelli castani che terminano con due codini bloccati da due fermagli arancioni. Mentre le parlo tira come per lo stress i bordi del grande fiocco arancione che ha in petto. –“Sei stato davvero premuroso a precipitarti qui per un pokémon non tuo. Piacere, io sono Jasmine, vengo da Olivinopoli. Sto studiando medicina e chirurgia interspecie e nel tempo libero faccio volontariato dando il mio supporto ai centri pokèmon di Johto”, dice a voce sempre più bassa, mentre i suoi occhi si sono fatti seri e non si staccano dal mio volto. -“Beh è una fortuna averti incontrato. Io Sono Giovanni da Biancavilla e il mio sogno è scoprire tutte le specie di pokémon esisten” ma subito vengo interrotto dalla sua voce ora tetra: -“Non c’è niente da fare per Lucario. So cosa gli hanno fatto”. In quell’istante dalla porta sul retro si fa vedere una figura distinta, un uomo piuttosto avanti con gli anni con la testa abbassata e le mani congiunte dietro la schiena. E’ il direttore del centro, mi invita a venire con lui con un gesto del capo. Mi alzo e noto con piacere che mi segue silenziosamente Jasmine senza fiatare. Ci porta in una stanza ampia con un lungo divano bianco su cui è posto lucario, ora con gli occhi chiusi. “Non c’è stato nulla da fare, non abbiamo mai avuto a che fare con nulla del genere, non sapevamo come agire”, ammette il dottore. –“Sono stati loro”, interviene Jasmine, “Volevano la sua Aura. Per qualche motivo c’è qualcuno, qualcuno di grosso, che è interessato a tutti i Lucario della regione; hanno rapito Lù, il mio Riolu, e temo possa fare la stessa fine. Non so chi siano né dove si trovino, so solo che sono in tanti e non hanno pudore per nessun uomo, nessun pokémon”. Come per un moto spontaneo, inconscio, della mia mano, prendo dalla tasca quella fascia bianca impregnata per metà di sangue trovata nel Bosco. “#210” si legge a stento sul lato esterno. Siamo tutti e tre confusi. D’un tratto Jasmine me la prende dalla mano e la rivolta sul tavolo. "Team Ombra". Ci impietriamo tutti e tre: nel lato interno c’è questo nome seguito da un simbolo misterioso.
L’emblema ricorda il volto di Lucario, ha qualcosa di inquietante, un particolare indefinito. Mentre cerco di osservarlo meglio vedo la fascia scomparire sotto gli occhi: Jasmine l’ha gettata nella borsa e si è messa il cappotto; “Ho già visto questo simbolo! Non fiatare, corri”, grida nell’uscire dal centro. Con un cenno della testa, di spalle, ringrazio il dottore ancora sconvolto dalla situazione. Indico a Jasmine la mia Rapidash che aspettava buona all’esterno. Mentre saliamo sul suo dorso guardo il cielo: sono convinto che un giorno ricorderò questo momento come l’inizio di tutto.-
Fine 1°capitolo
Il suo corpo è immobile. La sua anima sembra averlo abbandonato. Faccio attenzione al terreno impregnato di fango misto a sangue e gli giro intorno. Il mio cuore si ferma improvvisamente per un lasso di tempo tanto lungo quanto forte è la tachicardia che mi prende subito dopo. Niente ho mai visto di più inquietante di questo sguardo: palpebre spalancate ma immobili, impossibile capire se riesca a vedermi o sia svenuto. Mi avvicino a lui con la cautela di un collezionista quando vede un pokémon cromatico; nel toccargli il petto mi sento risollevato, batte ancora il suo cuore, non è ancora finito! Non attendo oltre, getto il fischietto dal polso in bocca e uso tutto il fiato che la paura ha risparmiato per chiamare la mia amica. Intanto lo giro sul dorso, rabbrividendo. Sulla schiena, sulla nuca, sulle lunghe orecchie e sulla coda presenta ferite estese che mi rendono ancora più confuso; non mi fanno pensare a nessuno strumento di tortura, né ad una qualche arma. Un dettaglio mi prende su tutti: una fascia bianca, per metà impregnata di sangue, stretta e sottile legata alla caviglia. Non faccio tempo ad osservarla che interrompe i miei pensieri Epona, neanche un minuto dopo il fischio, il cui volto sembra preoccupato più del mio quasi come se sentisse l’alone di negatività di quella situazione. Da quando la catturai come una docile Ponyta mi era sempre rimasta fedele, e col tempo ho sviluppato con lei un’intesa tale da sfidare i limiti della telepatia tra specie, al punto che mi viene da pensare che i Rapidash siano anche di tipo psico. Anche in questa occasione mi capisce al volo: si avvicina al Lucario steso sul prato sporco e abbassa la testa. Metto la fascia bianca in tasca e non attendo oltre. A stento riesco a caricarlo sul dorso del mio fidato pokèmon, che attentamente spegne le fiamme del suo corpo per non rischiare di danneggiargli ulteriormente la pelle. Un gesto del braccio in avanti ed Epona già corre sullo sterrato verso la città più vicina al bosco, Azalina. In città quasi investo un anziano che attraversava, ma Epona è attenta e lo evita all’ultimo, facendogli però cadere il sacco pieno di frutti che aveva raccolto. Mi scuso con lui per poi subito catapultarmi nell’edificio affianco. –“Buongiorno! Sei in un Centro Pokémon. Qui rimettiamo in sesto i Pokémon stanchi. Vuoi far riposarela tua squadra?”. La freddezza con la quale l’infermiera ignora il mio volto sconvolto e il corpo di Lucario esanime mi sconcerta, spalanco gli occhi. Neanche si accorge della mia meraviglia e rimane in attesa, manco fosse un Porygon. –“Ho trovato questo Lucario svenuto nel bosco, si sbrighi e faccia quello che può: diventa sempre più pallido”. –“Ok, prenderò in consegna la tua squadra di Pokémon per qualche secondo”, dice l’infermiera come se avesse davanti giusto un Pikachu con 10 ps in meno. Non replico capendo che è inutile e mi siedo in attesa, sfinito, su una poltrona a lato al fianco di un grande computer. –“Cos’è successo?”, sento provenire da una voce leggera alla mia sinistra. Mi impegno per riuscire a parlare. –“Non ne ho idea. Non è un mio pokémon, l’ho trovato poco fa nel bosco ed eccomi qui”, avrei voluto dirle di più ma per la stanchezza non trovavo le parole. Ha un volto candido con lunghi capelli castani che terminano con due codini bloccati da due fermagli arancioni. Mentre le parlo tira come per lo stress i bordi del grande fiocco arancione che ha in petto. –“Sei stato davvero premuroso a precipitarti qui per un pokémon non tuo. Piacere, io sono Jasmine, vengo da Olivinopoli. Sto studiando medicina e chirurgia interspecie e nel tempo libero faccio volontariato dando il mio supporto ai centri pokèmon di Johto”, dice a voce sempre più bassa, mentre i suoi occhi si sono fatti seri e non si staccano dal mio volto. -“Beh è una fortuna averti incontrato. Io Sono Giovanni da Biancavilla e il mio sogno è scoprire tutte le specie di pokémon esisten” ma subito vengo interrotto dalla sua voce ora tetra: -“Non c’è niente da fare per Lucario. So cosa gli hanno fatto”. In quell’istante dalla porta sul retro si fa vedere una figura distinta, un uomo piuttosto avanti con gli anni con la testa abbassata e le mani congiunte dietro la schiena. E’ il direttore del centro, mi invita a venire con lui con un gesto del capo. Mi alzo e noto con piacere che mi segue silenziosamente Jasmine senza fiatare. Ci porta in una stanza ampia con un lungo divano bianco su cui è posto lucario, ora con gli occhi chiusi. “Non c’è stato nulla da fare, non abbiamo mai avuto a che fare con nulla del genere, non sapevamo come agire”, ammette il dottore. –“Sono stati loro”, interviene Jasmine, “Volevano la sua Aura. Per qualche motivo c’è qualcuno, qualcuno di grosso, che è interessato a tutti i Lucario della regione; hanno rapito Lù, il mio Riolu, e temo possa fare la stessa fine. Non so chi siano né dove si trovino, so solo che sono in tanti e non hanno pudore per nessun uomo, nessun pokémon”. Come per un moto spontaneo, inconscio, della mia mano, prendo dalla tasca quella fascia bianca impregnata per metà di sangue trovata nel Bosco. “#210” si legge a stento sul lato esterno. Siamo tutti e tre confusi. D’un tratto Jasmine me la prende dalla mano e la rivolta sul tavolo. "Team Ombra". Ci impietriamo tutti e tre: nel lato interno c’è questo nome seguito da un simbolo misterioso.
L’emblema ricorda il volto di Lucario, ha qualcosa di inquietante, un particolare indefinito. Mentre cerco di osservarlo meglio vedo la fascia scomparire sotto gli occhi: Jasmine l’ha gettata nella borsa e si è messa il cappotto; “Ho già visto questo simbolo! Non fiatare, corri”, grida nell’uscire dal centro. Con un cenno della testa, di spalle, ringrazio il dottore ancora sconvolto dalla situazione. Indico a Jasmine la mia Rapidash che aspettava buona all’esterno. Mentre saliamo sul suo dorso guardo il cielo: sono convinto che un giorno ricorderò questo momento come l’inizio di tutto.-
Fine 1°capitolo
Pochi giorni fa ho fatto un sogno particolare con dettagli pokèmon che mi ha colpito e leggendo delle storie scritte qui ho pensato che trarne ispirazione per scrivere qualcosa potesse essere una buona idea. Ne è uscito un primo capitolo un po' strano. Fatemi sapere cosa ne pensate, sono ben accette critiche ma non flammers! Se non capite qualcosa è normale; ho pensato anche ai prossimi capitoli e molti dettagli saranno svelati in seguito.
Da notare: - E’ una fan fic e in quanto tale non è completamente fedele al videogioco originale; alcuni aspetti potrebbero variare e potrebbero non essere rispettati rapporti spaziali e temporali.
-Ci troviamo molti anni prima degli avvenimenti nei videogiochi, in questi anni in Johto come nelle altre regioni sono presenti in modo misto pokèmon di tutte le generazioni che solo molto più avanti per qualche ragione si ripartiranno nella divisione com’è conosciuta attualmente delle varie generazioni. -Non esistono ancora le pokèball.
Da notare: - E’ una fan fic e in quanto tale non è completamente fedele al videogioco originale; alcuni aspetti potrebbero variare e potrebbero non essere rispettati rapporti spaziali e temporali.
-Ci troviamo molti anni prima degli avvenimenti nei videogiochi, in questi anni in Johto come nelle altre regioni sono presenti in modo misto pokèmon di tutte le generazioni che solo molto più avanti per qualche ragione si ripartiranno nella divisione com’è conosciuta attualmente delle varie generazioni. -Non esistono ancora le pokèball.
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