Catena letteraria

Korra

Amico
Ciao a tutti :) replico una delle poche catene interessanti che si trovano su Facebook.

A chiunque metterà mi piace, assegnerò un poeta o un prosatore di cui lui/lei dovrà postare un'opera (o un frammento di un'opera), dopo di che l'utente non dovrà fare altro che proseguire il gioco --> assegnare un autore ad ogni suo liker (non è proibito assegnare lo stesso + di una volta)

Comincio io e visto che sono la prima   u_u mi auto-assegno un poeta e un prosatore (semmai scegliete l'uno o l'altro o ci si mette 20 anni). 

Poeta: T.S. Eliot

Rhapsody on a Windy Night

Twelve o'clock.

Along the reaches of the street

Held in a lunar synthesis,

Whispering lunar incantations

Dissolve the floors of memory

And all its clear relations,

Its divisions and precisions,

Every street lamp that I pass

Beats like a fatalistic drum,

And through the spaces of the dark

Midnight shakes the memory

As a madman shakes a dead geranium.

Half-past one,

The street lamp sputtered,

The street lamp muttered,

The street lamp said, "Regard that woman

Who hesitates towards you in the light of the door

Which opens on her like a grin.

You see the border of her dress

Is torn and stained with sand,

And you see the corner of her eye

Twists like a crooked pin."

The memory throws up high and dry

A crowd of twisted things;

A twisted branch upon the beach

Eaten smooth, and polished

As if the world gave up

The secret of its skeleton,

Stiff and white.

A broken spring in a factory yard,

Rust that clings to the form that the strength has left

Hard and curled and ready to snap.

Half-past two,

The street lamp said,

"Remark the cat which flattens itself in the gutter,

Slips out its tongue

And devours a morsel of rancid butter."

So the hand of a child, automatic,

Slipped out and pocketed a toy that was running along the quay.

I could see nothing behind that child's eye.

I have seen eyes in the street

Trying to peer through lighted shutters,

And a crab one afternoon in a pool,

An old crab with barnacles on his back,

Gripped the end of a stick which I held him.

Half-past three,

The lamp sputtered,

The lamp muttered in the dark.

The lamp hummed:

"Regard the moon,

La lune ne garde aucune rancune,

She winks a feeble eye,

She smiles into corners.

She smoothes the hair of the grass.

The moon has lost her memory.

A washed-out smallpox cracks her face,

Her hand twists a paper rose,

That smells of dust and old Cologne,

She is alone

With all the old nocturnal smells

That cross and cross across her brain."

The reminiscence comes

Of sunless dry geraniums

And dust in crevices,

Smells of chestnuts in the streets,

And female smells in shuttered rooms,

And cigarettes in corridors

And cocktail smells in bars."

The lamp said,

"Four o'clock,

Here is the number on the door.

Memory!

You have the key,

The little lamp spreads a ring on the stair,

Mount.

The bed is open; the tooth-brush hangs on the wall,

Put your shoes at the door, sleep, prepare for life."

The last twist of the knife. 

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Prosatore: Dostoevskij

(...) “E se scappassi?” chiese Raskòlnikov con un sorriso strano.

“No, voi non scapperete. Scapperà un contadino, scapperà un membro appartenente a una setta di moda -un servo del pensiero altrui,- a cui basterà mostrar la punta del dito mignolo, perché creda per tutta la vita a ciò che voi vorrete. Ma voi non ci credete più alla vostra teoria – che cosa portereste con voi se scappaste? E poi che bene trovereste nella latitanza? La vita di un latitante è ignobile e penosa, e a voi occorre principalmente un'esistenza regolata, una posizione definita, un'aria adatta alla vostra natura, e, in quelle condizioni, avreste l'aria che vi ci vuole? Se scappaste, tornereste. Di noi non potete fare a meno. Ma se vi farò arrestare, starete in carcere un mese, due,tre forse, e poi, tutt'a un tratto, vi ricorderete delle mie parole e vi presenterete spontaneamente, cosa che voi stesso non vi sareste aspettata. Un'ora prima non saprete che verrete ad accusarvi.'' (...)

-da Delitto e Castigo-

*

*

*

[SIZE=17.77777862548828px]Spero di essere stata abbastanza esaustiva con gli esempi... (PS cerchiamo di non assegnare Peppa Pig o Twilight :P )[/SIZE]
 

_passa

Parroco
non è stato saggio pubblicarlo/spostarlo in vomitoteca eh. potrebbero volare commenti random. tipo il mio.

comunque do un like va, vediamo quanto dura la cosa...
 

Korra

Amico
non è stato saggio pubblicarlo/spostarlo in vomitoteca eh. potrebbero volare commenti random. tipo il mio.

comunque do un like va, vediamo quanto dura la cosa...
Ti assegno un prosatore, anche se trovare la roba in prosa è + difficile. Vedi tu se la trovi tradotta o in lingua originale, va bene in ogni caso: John Steinbeck 
 

Carmageddon

AGE IS JUST A NUMBER
Admin
(domandina che mi è venuta al volo: in teoria non si dovrebbe cercare aiuto su Google, giusto? se no mi sembrerebbe come barare...)
 

_passa

Parroco
Furore/ The Grapes of Whrath

Cap. IV

"Casy riprese a parlare, con voce afflitta, turbata: “Che è questa vocazione, questa grazia divina? mi domando, e rispondo:È amore. Amo talmente il mio prossimo che alle volte finisco che faccio delle fesserie. Ma non ami Gesù? mi domando. Be’, pensa e ripensa, finalmente rispondo: Mai conosciuto io uno che si chiami Gesù. So un mucchio di storie sulla faccenda, ma amo solo il mio simile. E qualche volta capita che mi salta il ticchio di volerli fare felici, così mi metto a invocare qualcosa che penso può farli felici. E poi... ma sto dicendo un sacco di stupidate. Forse ti meravigli che io uso di queste empie espressioni. Ti dirò, per me non sono più così empie. Sono solo parole che la gente usa e non vogliono dir niente di empio.”

troppo tardi carma c:
 
Mi dispiace vedere un'iniziativa così interessante finire nel dimenticatoio appena proposta...

"Mi piace" messo: vai, Passa, che autore mi assegni?
 
Ultima modifica di un moderatore:
Petrarca - Quand'io v'odo parlar sì dolcemente

Quand’io v’odo parlar sí dolcemente
com’Amor proprio a’ suoi seguaci instilla,
l’acceso mio desir tutto sfavilla,
tal che ’nfiammar devria l’anime spente.

Trovo la bella donna allor presente,
ovunque mi fu mai dolce o tranquilla
ne l’habito ch’al suon non d’altra squilla
ma di sospir’ mi fa destar sovente.

Le chiome a l’aura sparse, et lei conversa
indietro veggio; et cosí bella riede
nel cor, come colei che tien la chiave.

Ma ’l soverchio piacer, che s’atraversa
a la mia lingua, qual dentro ella siede
di mostrarla in palese ardir non ave.
 

Veemon Tamer

Momentai
è obbligatorio dire il nome dell'opera? Perché in rete ci sono un sacco di aforismi di Alphonse ma non viene riportato MAI il nome dell'opera.

PS: Ci avrei giurato che sceglievi un autore francese ;)
 
Ops... ho dimenticato di specificare che preferirei una sua poesia.

Lo so, il mio amore per il francese è palese, ma l'interesse per un autore non si collega semplicemente all'interesse per la lingua in cui scrive. Comunque, visto che avevi previsto la nazionalità dell'autore che ti avrei assegnato, immagino che avrai capito che mi piacerebbe vedere l'opera da te scelta scritta in lingua originale... ;) (ma se la trovi/preferisci postarla in italiano, non c'è nessun problema)
 

Veemon Tamer

Momentai
Mi hai fatto un favore, la parola "poesia" è stata la chiave risolutiva, l'ho trovata subito:

In francese tradotta in ita per chi ignorante come me non capisce un accidente del francese :) :

LE LAC

Ainsi, toujours poussés vers de nouveaux rivages, Dans la nuit éternelle emportés sans retour, Ne pourrons-nous jamais sur l’océan des âges Jeter l’ancre un seul jour?

Ô lac! l’année à peine a fini sa carrière, Et près des flots chéris qu’elle devait revoir, Regarde! je viens seul m’asseoir sur cette pierre Où tu la vis s’asseoir!

Tu mugissais ainsi sous ces roches profondes, Ainsi tu te brisais sur leurs flancs déchirés, Ainsi le vent jetait l’écume de tes ondes Sur ses pieds adorés.

Un soir, t’en souvient-il? nous voguions en silence; On n’entendait au loin, sur l’onde et sous les cieux, Que le bruit des rameurs qui frappaient en cadence Tes flots harmonieux.

Tout à coup des accents inconnus à la terre Du rivage charmé frappèrent les échos ; Le flot fut attentif, et la voix qui m’est chère Laissa tomber ces mots :

«Ô temps! suspends ton vol, et vous, heures propices! Suspendez votre cours: Laissez-nous savourer les rapides délices Des plus beaux de nos jours!

«Assez de malheureux ici-bas vous implorent, Coulez, coulez pour eux; Prenez avec leurs jours les soins qui les dévorent; Oubliez les heureux.

«Mais je demande en vain quelques moments encore, Le temps m’échappe et fuit; Je dis à cette nuit: Sois plus lente; et l’aurore Va dissiper la nuit.

«Aimons donc, aimons donc! de l’heure fugitive, Hâtons-nous, jouissons! L’homme n’a point de port, le temps n’a point de rive; Il coule, et nous passons!»

Temps jaloux, se peut-il que ces moments d’ivresse, Où l’amour à longs flots nous verse le bonheur, S’envolent loin de nous de la même vitesse Que les jours de malheur?

Eh quoi! n’en pourrons-nous fixer au moins la trace? Quoi! passés pour jamais! quoi! tout entiers perdus! Ce temps qui les donna, ce temps qui les efface, Ne nous les rendra plus!

Éternité, néant, passé, sombres abîmes, Que faites-vous des jours que vous engloutissez? Parlez: nous rendrez-vous ces extases sublimes Que vous nous ravissez?

Ô lac! rochers muets! grottes! forêt obscure! Vous, que le temps épargne ou qu’il peut rajeunir, Gardez de cette nuit, gardez, belle nature, Au moins le souvenir!

Qu’il soit dans ton repos, qu’il soit dans tes orages, Beau lac, et dans l’aspect de tes riants coteaux, Et dans ces noirs sapins, et dans ces rocs sauvages Qui pendent sur tes eaux.

Qu’il soit dans le zéphyr qui frémit et qui passe, Dans les bruits de tes bords par tes bords répétés, Dans l’astre au front d’argent qui blanchit ta surface De ses molles clartés.

Que le vent qui gémit, le roseau qui soupire, Que les parfums légers de ton air embaumé, Que tout ce qu’on entend, l’on voit ou l’on respire, Tout dise: Ils ont aimé!

___________________________________________________________

traduz:

IL LAGO

Così, sempre sospinti a sponde nuove e rare e nella notte eterna tratti senza ritorno, nell’oceano del tempo potremo mai gettare l’ àncora un solo giorno?

O lago! Ha terminato l’anno appena il suo volo e a quei flutti che lei rivedere sperava, torno a sedermi, guarda! su questa pietra, solo, dove anche lei posava!

Muggivi allora sotto queste rocce profonde schiantandoti così, sui fianchi flagellati, così gettava il vento le schiumose tue onde su quei piedi adorati.

Una sera, in silenzio vogavamo, ricordi? Sotto il cielo, e sull’acque s’udiva il ritmo lento dei remi che infrangevano, coi loro tonfi sordi, dell’onde tue il concento.

D’un tratto, al mondo ignoti, sorsero degli accenti che attutirono gli echi della sponda incantata e la voce a me cara ( tacquero i flutti attenti ) così parlò, ispirata:

“ Propizie ore, fermatevi! Tempo devastatore, il volo tuo trattieni! Lasciateci godere il fugace sapore dei giorni più sereni!

Tante anime infelici v’implorano; abbreviate ad esse vita e noia; per loro dileguatevi rapidi, e risparmiate chi invece è nella gioia!

Ma inutilmente io chiedo qualche momento ancora, fugge il tempo, e si perde; io supplico la notte: “Va più lenta”, e l’aurora già la notte disperde.

Amiamo, dunque, amiamo! E l’ora fuggitiva godiamo senza indugio! Noi passiamo, ed il tempo trascorre senza riva, l’uomo non ha un rifugio!”

Geloso tempo, dunque i momenti d’ebbrezza, quando sorsi di gioia a noi versa l’amore, spariscono da noi con la stessa sveltezza dei giorni di dolore?

Come! Non ne potremo fissare almeno un’orma? Son passati per sempre? Perduti totalmente? Il tempo che li ha dati, e che annulla e trasforma, non renderà più niente?

O nulla, eternità, passato, abissi orrendi, che cosa fate voi dei giorni che inghiottite? Ci ridarete gli attimi estatici, stupendi che spietati rapite?

O lago, o mute rocce, grotte, foresta oscura! Voi che il tempo non tocca, che anzi rinnovella! Di quella notte almeno conserva tu, o natura, ogni memoria bella!

Sia quando posi placido, o sia fra gli uragani, caro lago, o nel tratto delle tue amene sponde, o nei tuoi neri abeti, o nelle rocce immani che sovrastano l’onde!

Oppure nello zefiro che mormora, e che manca, nel fremito che corre da riva a riva, e muore, o nell’astro d’argento, che l’acque calme imbianca col suo blando chiarore!

E la brezza gemente, la canna che sospira, ogni effluvio che fluttui nel vento profumato, tutto ciò che si sente, si vede o si respira, tutto dica: “Hanno amato!”

^^
 
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CiaobyDany

あなたと見る絶望は あなた無しの希望など霞むほど輝くから
Wiki
Ho superato il limite di like
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;

Grazie per avermi fatto rispolverare il mio francese.

Solo che posso continuare solo da martedì, prima sono impegnato...
 

Veemon Tamer

Momentai
? Se non metti il like non credo di poterti assegnare nulla. Ma lo faccio lo stesso, è un autore che non mi sta particolarmente simpa, ma in questo momento non mi viene in mente nessun altro, e poi ha detto alcune cose che possono essere condivisibili per quanto mi riguarda, quindi va bene: Macchiavelli.
 

CiaobyDany

あなたと見る絶望は あなた無しの希望など霞むほど輝くから
Wiki
Bah, ora me l'ha messo...

Ok, cercherò qualcosa martedì :)
 

Veemon Tamer

Momentai
Non cercarlo con 2 c però, mi confondo sempre, ma è Machiavelli (ci son rimasto traumatizzato la prima volta che l'ho scoperto)
 
Ultima modifica di un moderatore:

Veemon Tamer

Momentai
scusate, solo io non ho capito una mazza di questo gioco?

E se la risposta è si, mi spiegate bene le regole per favore?
Non so se sei l'unico, ma è piuttosto semplice. Azula ha iniziato citando un pezzetto di un'opera di un autore. Passa ha messo un "mi piace" al suo messaggio. A quel punto Azula gli ha assegnato un altro autore, di cui avrebbe dovuto cercaere un frammento di un'opera e riportarlo qui. Deadly_Serenade ha messo un "mi piace" al messaggio di Passa, così Passa le ha assegnato un altro autore, e così via. Ora tocca a Dany, al quale ho assegnato Machiavelli, quindi se vuoi giocare dovresti aspettare che Dany citi un frammento di un'opera di Machiavelli e mettere un mi piace, così ti verrà assegnato un autore da Dany (oppure che Dany si arrenda, ma non credo). Tutto chiaro? :)
 

Megahydra

Passante
Non so se sei l'unico, ma è piuttosto semplice. Azula ha iniziato citando un pezzetto di un'opera di un autore. Passa ha messo un "mi piace" al suo messaggio. A quel punto Azula gli ha assegnato un altro autore, di cui avrebbe dovuto cercaere un frammento di un'opera e riportarlo qui. Deadly_Serenade ha messo un "mi piace" al messaggio di Passa, così Passa le ha assegnato un altro autore, e così via. Ora tocca a Dany, al quale ho assegnato Machiavelli, quindi se vuoi giocare dovresti aspettare che Dany citi un frammento di un'opera di Machiavelli e mettere un mi piace, così ti verrà assegnato un autore da Dany (oppure che Dany si arrenda, ma non credo). Tutto chiaro? :)
si chiarissimo tx!
 

CiaobyDany

あなたと見る絶望は あなた無しの希望など霞むほど輝くから
Wiki
Machiavelli: La Mandragola, atto quarto, scena quarta-decima

Per chi fosse interessato

Siro, Ligurio, Callimaco, fra’ Timoteo travestito.

Siro

Chi è teco, Ligurio?

Ligurio

Uno uom da bene.

Siro

E’ egli zoppo, o fa le vista?

Ligurio

Bada ad altro.

Siro

Oh! gli ha el viso del gran ribaldo!

Ligurio

Deh! sta’ cheto, ché ci hai fracido! Ove è Callimaco?

Callimaco

Io son qui. Voi siete e ben venuti!

Ligurio

O Callimaco, avvertisci questo pazzerello di Siro: egli ha detto già mille pazzie.

Callimaco

Siro, odi qua: tu hai questa sera a fare tutto quello che ti dirà Ligurio; e fa’ conto, quando e’ ti comanda, che sia io; e ciò che tu vedi, senti o odi, hai a tenere secretissimo, per quanto tu stimi la roba, l’onore, la vita mia e il bene tuo.

Siro

Cosí si farà.

Callimaco

Desti tu el bicchiere al dottore?

Siro

Messer, si.

Callimaco

Che disse?

Siro

Che sarà ora ad ordine di tutto.

Timoteo

E’ questo Callimaco?

Callimaco

Sono, a’ comandi vostri. Le proferte tra noi sien fatte: voi avete a disporre di me e di tutte le fortune mia, come di voi.

Timoteo

Io l’ho inteso e credolo e sommi messo a fare quello per te, che io non arei fatto per uomo del mondo.

Callimaco

Voi non perderete la fatica.

Timoteo

E’ basta che tu mi voglia bene.

Ligurio

Lasciamo stare le cerimonie. Noi andreno a travestirci, Siro ed io. Tu, Callimaco, vien’ con noi, per potere ire a fare e fatti tua. El frate ci aspetterà qui: noi torneren subito, e andreno a trovare messere Nicia.

Callimaco

Tu di’ bene: andiano.

Timoteo

Vi aspetto.

Frate solo travestito.

Timoteo

E’ dicono el vero quelli che dicono che le cattive compagnie conducono gli uomini alle forche, e molte volte uno càpita male cosí per essere troppo facile e troppo buono, come per essere troppo tristo. Dio sa che io non pensavo ad iniurare persona, stavomi nella mia cella, dicevo el mio ufizio, intrattenevo e mia devoti: capitommi inanzi questo diavolo di Ligurio, che mi fece intignere el dito in uno errore, donde io vi ho messo el braccio, e tutta la persona, e non so ancora dove io m’abbia a capitare. Pure mi conforto che quando una cosa importa a molti, molti ne hanno aver cura. Ma ecco Ligurio e quel servo che tornono.

Fra’ Timoteo, Ligurio, Siro travestiti.

Timoteo

Voi siate e ben tornati.

Ligurio

Stian noi bene?

Timoteo

Benissimo.

Ligurio

E’ ci manca el dottore. Andian verso casa sua: e’ son piú di tre ore, andian via!

Siro

Chi apre l’uscio suo? È egli el famiglio?

Ligurio

No: gli è lui. Ah, ah, ah, uh!

Siro

Tu ridi?

Ligurio

Chi non riderebbe? Egli ha un guarnacchino indosso, che non gli cuopre el culo. Che diavolo ha egli in capo? E’ mi pare un di questi gufi de’ canonici, e uno spadaccino sotto: ah, ah! e’ borbotta non so che. Tirianci da parte, e udireno qualche sciagura della moglie.

Messer Nicia travestito.

Nicia

Quanti lezzi ha fatti questa mia pazza! Ella ha mandato le fante a casa la madre, e ’l famiglio in villa. Di questo io la laudo; ma io non la lodo già che, innanzi che la ne sia voluta ire al letto, ell’abbi fatto tante schifiltà: - Io non voglio! ... Come farò io?... Che mi fate voi fare? ... Oh me!, mamma mia!.. E, se non che la madre le disse il padre del porro, la non entrava in quel letto. Che le venga la contina! Io vorrei ben vedere le donne schizzinose, ma non tanto; ché ci ha tolta la testa, cervello di gatta! Poi, chi dicessi: Che impiccata sia la piú savia donna di Firenze la direbbe: - Che t’ho io fatto?. Io so che la Pasquina enterrà in Arezzo, ed inanzi che io mi parta da giuoco, io potrò dire, come mona Ghinga: - Di veduta, con queste mane. Io sto pur bene! Chi mi conoscerebbe? Io paio maggiore, piú giovane, piú scarzo: e non sarebbe donna, che mi togliessi danari di letto. Ma dove troverrò io costoro?

Ligurio, messer Nicia, fra’ Timoteo, Siro.

Ligurio

Buona sera, messere.

Nicia

Oh! eh! eh!

Ligurio

Non abbiate paura, no’ siàn noi.

Nicia

Oh! voi siete tutti qui? S’io non vi conoscevo presto, io vi davo con questo stocco, el piú diritto che io sapevo! Tu, se’ Ligurio? e tu, Siro? e quell’altro el maestro? ah?

Ligurio

Messere, si.

Nicia

Togli! Oh, e’ s’è contraffatto bene! e’ non lo conoscerebbe Va-qua-tu!

Ligurio

Io gli ho fatto mettere dua noce in bocca, perché non sia conosciuto alla voce.

Nicia

Tu se’ ignorante.

Ligurio

Perché ?

Nicia

Che non me ’l dicevi tu prima? Ed are’mene messo anch’io dua e sai se gli importa non essere conosciuto alla favella!

Ligurio

Togliete, mettetevi in bocca questo.

Nicia

Che è ella?

Ligurio

Una palla di cera.

Nicia

Dàlla qua... ca, pu, ca, co, co, cu, cu, spu... Che ti venga la seccaggine, pezzo di manigoldo!

Ligurio

Perdonatemi, ché io ve ne ho data una in scambio, che io non me ne sono avveduto.

Nicia

Ca, ca, pu, pu... Di che, che, che, che era?

Ligurio

D’aloe.

Nicia

Sia, in malora! Spu, spu... Maestro, voi non dite nulla?

Timoteo

Ligurio m’ha fatto adirare.

Nicia

Oh! voi contrafate bene la voce.

Ligurio

Non perdian piú tempo qui. Io voglio essere el capitano, e ordinare l’esercito per la giornata. Al destro corno sia preposto Callimaco, al sinistro io, intra le dua corna starà qui el dottore; Siro: fia retroguardo, per dar sussidio a quella banda che inclinassi. El nome sia san Cucú.

Nicia

Chi è san Cucú?

Ligurio

È el piú onorato santo, che sia in Francia. Andiàn via, mettiàn l’aguato a questo canto. State a udire: io sento un liuto.

Nicia

Egli è esso. Che vogliàn fare?

Ligurio

Vuolsi mandare innanzi uno esploratore a scoprire chi egli è, e, secondo ci riferirà, secondo fareno.

Nicia

Chi v’andrà?

Ligurio

Va’ via, Siro. Tu sai quello hai a fare. Considera, essamina, torna presto, referisci.

Siro

Io vo.

Nicia

Io non vorrei che noi pigliassimo un granchio, che fussi qualche vecchio debole o infermiccio, e che questo giuoco si avessi a rifare domandassera.

Ligurio

Non dubitate, Siro è valent’uomo. Eccolo, e’ torna. Che truovi, Siro?

Siro

Egli è el piú bello garzonaccio, che voi vedessi mai! Non ha venticinque anni, e viensene solo, in pitocchino, sonando el liuto.

Nicia

Egli è el caso, se tu di’ el vero. Ma guarda che questa broda sarebbe tutta gittata addosso a te!

Siro

Egli è quel ch’io v’ho detto.

Ligurio

Aspettiàno ch’egli spunti questo canto, e subito gli sareno addosso.

Nicia

Tiratevi in qua, maestro: voi mi parete un uom di legno. Eccolo.

Callimaco

Venir vi possa el diavolo allo letto,

Dapoi ch’io non vi posso venir io!

Ligurio

Sta’ forte. Da’ qua questo liuto!

Callimaco

Ohimè! Che ho io fatto?

Nicia

Tu el vedrai! Cuoprili el capo, imbavaglialo!

Ligurio

Aggiralo!

Nicia

Dàgli un’altra volta! dagliene un’altra! mettetelo in casa!

Timoteo

Messere Nicia, io m’andrò a riposare, ché mi duole la testa, che io muoio. E, se non bisogna, io non tornerò domattina.

Nicia

Sí, maestro, non tornate: noi potrem fare da noi.

Frate Timoteo solo.

Timoteo

E’ sono intanati in casa, ed io me ne andrò al convento. E voi, spettatori, non ci appuntat:. perché in questa notte non ci dormirà persona, sí che gli Atti non sono interrotti dal tempo. Io dirò l’uffizio; Ligurio: e Siro ceneranno, ché non hanno mangiato oggi; el dottore andrà di camera in sala, perchè la cucina vadia netta. Callimaco e madonna Lucrezia non dormiranno, perché io so, se io fussi lui e se voi fussi lei, che noí non dormiremmo.
Questa commedia mi aveva fatto spisciare quando l'avevo letta, la consiglio fortemente (si trova anche su wikisource
 

Megahydra

Passante
Machiavelli: La Mandragola, atto quarto, scena quarta-decima

Per chi fosse interessato

Siro, Ligurio, Callimaco, fra’ Timoteo travestito.

Siro

Chi è teco, Ligurio?

Ligurio

Uno uom da bene.

Siro

E’ egli zoppo, o fa le vista?

Ligurio

Bada ad altro.

Siro

Oh! gli ha el viso del gran ribaldo!

Ligurio

Deh! sta’ cheto, ché ci hai fracido! Ove è Callimaco?

Callimaco

Io son qui. Voi siete e ben venuti!

Ligurio

O Callimaco, avvertisci questo pazzerello di Siro: egli ha detto già mille pazzie.

Callimaco

Siro, odi qua: tu hai questa sera a fare tutto quello che ti dirà Ligurio; e fa’ conto, quando e’ ti comanda, che sia io; e ciò che tu vedi, senti o odi, hai a tenere secretissimo, per quanto tu stimi la roba, l’onore, la vita mia e il bene tuo.

Siro

Cosí si farà.

Callimaco

Desti tu el bicchiere al dottore?

Siro

Messer, si.

Callimaco

Che disse?

Siro

Che sarà ora ad ordine di tutto.

Timoteo

E’ questo Callimaco?

Callimaco

Sono, a’ comandi vostri. Le proferte tra noi sien fatte: voi avete a disporre di me e di tutte le fortune mia, come di voi.

Timoteo

Io l’ho inteso e credolo e sommi messo a fare quello per te, che io non arei fatto per uomo del mondo.

Callimaco

Voi non perderete la fatica.

Timoteo

E’ basta che tu mi voglia bene.

Ligurio

Lasciamo stare le cerimonie. Noi andreno a travestirci, Siro ed io. Tu, Callimaco, vien’ con noi, per potere ire a fare e fatti tua. El frate ci aspetterà qui: noi torneren subito, e andreno a trovare messere Nicia.

Callimaco

Tu di’ bene: andiano.

Timoteo

Vi aspetto.

Frate solo travestito.

Timoteo

E’ dicono el vero quelli che dicono che le cattive compagnie conducono gli uomini alle forche, e molte volte uno càpita male cosí per essere troppo facile e troppo buono, come per essere troppo tristo. Dio sa che io non pensavo ad iniurare persona, stavomi nella mia cella, dicevo el mio ufizio, intrattenevo e mia devoti: capitommi inanzi questo diavolo di Ligurio, che mi fece intignere el dito in uno errore, donde io vi ho messo el braccio, e tutta la persona, e non so ancora dove io m’abbia a capitare. Pure mi conforto che quando una cosa importa a molti, molti ne hanno aver cura. Ma ecco Ligurio e quel servo che tornono.

Fra’ Timoteo, Ligurio, Siro travestiti.

Timoteo

Voi siate e ben tornati.

Ligurio

Stian noi bene?

Timoteo

Benissimo.

Ligurio

E’ ci manca el dottore. Andian verso casa sua: e’ son piú di tre ore, andian via!

Siro

Chi apre l’uscio suo? È egli el famiglio?

Ligurio

No: gli è lui. Ah, ah, ah, uh!

Siro

Tu ridi?

Ligurio

Chi non riderebbe? Egli ha un guarnacchino indosso, che non gli cuopre el culo. Che diavolo ha egli in capo? E’ mi pare un di questi gufi de’ canonici, e uno spadaccino sotto: ah, ah! e’ borbotta non so che. Tirianci da parte, e udireno qualche sciagura della moglie.

Messer Nicia travestito.

Nicia

Quanti lezzi ha fatti questa mia pazza! Ella ha mandato le fante a casa la madre, e ’l famiglio in villa. Di questo io la laudo; ma io non la lodo già che, innanzi che la ne sia voluta ire al letto, ell’abbi fatto tante schifiltà: - Io non voglio! ... Come farò io?... Che mi fate voi fare? ... Oh me!, mamma mia!.. E, se non che la madre le disse il padre del porro, la non entrava in quel letto. Che le venga la contina! Io vorrei ben vedere le donne schizzinose, ma non tanto; ché ci ha tolta la testa, cervello di gatta! Poi, chi dicessi: Che impiccata sia la piú savia donna di Firenze la direbbe: - Che t’ho io fatto?. Io so che la Pasquina enterrà in Arezzo, ed inanzi che io mi parta da giuoco, io potrò dire, come mona Ghinga: - Di veduta, con queste mane. Io sto pur bene! Chi mi conoscerebbe? Io paio maggiore, piú giovane, piú scarzo: e non sarebbe donna, che mi togliessi danari di letto. Ma dove troverrò io costoro?

Ligurio, messer Nicia, fra’ Timoteo, Siro.

Ligurio

Buona sera, messere.

Nicia

Oh! eh! eh!

Ligurio

Non abbiate paura, no’ siàn noi.

Nicia

Oh! voi siete tutti qui? S’io non vi conoscevo presto, io vi davo con questo stocco, el piú diritto che io sapevo! Tu, se’ Ligurio? e tu, Siro? e quell’altro el maestro? ah?

Ligurio

Messere, si.

Nicia

Togli! Oh, e’ s’è contraffatto bene! e’ non lo conoscerebbe Va-qua-tu!

Ligurio

Io gli ho fatto mettere dua noce in bocca, perché non sia conosciuto alla voce.

Nicia

Tu se’ ignorante.

Ligurio

Perché ?

Nicia

Che non me ’l dicevi tu prima? Ed are’mene messo anch’io dua e sai se gli importa non essere conosciuto alla favella!

Ligurio

Togliete, mettetevi in bocca questo.

Nicia

Che è ella?

Ligurio

Una palla di cera.

Nicia

Dàlla qua... ca, pu, ca, co, co, cu, cu, spu... Che ti venga la seccaggine, pezzo di manigoldo!

Ligurio

Perdonatemi, ché io ve ne ho data una in scambio, che io non me ne sono avveduto.

Nicia

Ca, ca, pu, pu... Di che, che, che, che era?

Ligurio

D’aloe.

Nicia

Sia, in malora! Spu, spu... Maestro, voi non dite nulla?

Timoteo

Ligurio m’ha fatto adirare.

Nicia

Oh! voi contrafate bene la voce.

Ligurio

Non perdian piú tempo qui. Io voglio essere el capitano, e ordinare l’esercito per la giornata. Al destro corno sia preposto Callimaco, al sinistro io, intra le dua corna starà qui el dottore; Siro: fia retroguardo, per dar sussidio a quella banda che inclinassi. El nome sia san Cucú.

Nicia

Chi è san Cucú?

Ligurio

È el piú onorato santo, che sia in Francia. Andiàn via, mettiàn l’aguato a questo canto. State a udire: io sento un liuto.

Nicia

Egli è esso. Che vogliàn fare?

Ligurio

Vuolsi mandare innanzi uno esploratore a scoprire chi egli è, e, secondo ci riferirà, secondo fareno.

Nicia

Chi v’andrà?

Ligurio

Va’ via, Siro. Tu sai quello hai a fare. Considera, essamina, torna presto, referisci.

Siro

Io vo.

Nicia

Io non vorrei che noi pigliassimo un granchio, che fussi qualche vecchio debole o infermiccio, e che questo giuoco si avessi a rifare domandassera.

Ligurio

Non dubitate, Siro è valent’uomo. Eccolo, e’ torna. Che truovi, Siro?

Siro

Egli è el piú bello garzonaccio, che voi vedessi mai! Non ha venticinque anni, e viensene solo, in pitocchino, sonando el liuto.

Nicia

Egli è el caso, se tu di’ el vero. Ma guarda che questa broda sarebbe tutta gittata addosso a te!

Siro

Egli è quel ch’io v’ho detto.

Ligurio

Aspettiàno ch’egli spunti questo canto, e subito gli sareno addosso.

Nicia

Tiratevi in qua, maestro: voi mi parete un uom di legno. Eccolo.

Callimaco

Venir vi possa el diavolo allo letto,

Dapoi ch’io non vi posso venir io!

Ligurio

Sta’ forte. Da’ qua questo liuto!

Callimaco

Ohimè! Che ho io fatto?

Nicia

Tu el vedrai! Cuoprili el capo, imbavaglialo!

Ligurio

Aggiralo!

Nicia

Dàgli un’altra volta! dagliene un’altra! mettetelo in casa!

Timoteo

Messere Nicia, io m’andrò a riposare, ché mi duole la testa, che io muoio. E, se non bisogna, io non tornerò domattina.

Nicia

Sí, maestro, non tornate: noi potrem fare da noi.

Frate Timoteo solo.

Timoteo

E’ sono intanati in casa, ed io me ne andrò al convento. E voi, spettatori, non ci appuntat:. perché in questa notte non ci dormirà persona, sí che gli Atti non sono interrotti dal tempo. Io dirò l’uffizio; Ligurio: e Siro ceneranno, ché non hanno mangiato oggi; el dottore andrà di camera in sala, perchè la cucina vadia netta. Callimaco e madonna Lucrezia non dormiranno, perché io so, se io fussi lui e se voi fussi lei, che noí non dormiremmo.
Questa commedia mi aveva fatto spisciare quando l'avevo letta, la consiglio fortemente (si trova anche su wikisource
likeato, che mi assegni?
 

Megahydra

Passante
Ti ho attesa da sempre

eri nel volto di ogni donna

all’angolo di ogni via

eri la sabbia che brucia la pelle

il vento d’aprile

la pioggia dell’ultimo dell’anno

eri nei libri che ho comprato

nei findus dei tempi neri

nelle case che ho attraversato

nelle cose che ho scritto e che ho strappate

eri con me all’osteria e al supermarket

nei giorni che la vita se ne andava

e in quelli che, come il mare, tornava

eri la luna

una sonata per piano di schumann

un occhio di lince

la posidonia che tenera s’avvinghia

le albe che venivano dopo l’insonnia

eri sempre là dove t’aspettavo

eri la pelle di cui non si può fare a meno

eri nelle cose e dentro di me

ti ho attesa da sempre
 
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