Fic Challenge 2004

Cerb

Parroco
Fic Challenge 2004

Partecipanti:



Cerberus
gigipuff
Nemes*
Pigkappa
Rocket
Sailko*
Slayer
ThunderShock


* Prima Manche solamente

Prima Manche

Cerberus

Vi era un silenzio di tomba e Frank non riusciva a fare a meno di pensare che se era stato un’errore terribile liberare il dispensatore di morte ne era valsa la pena per poter vedere anche se non se lo sarebbe mai aspettato quella magnifica creatura alata e nel preciso istante in cui lo sguardo di Frank e del gigantesco volatile si incrociarono lui si ricordò di come cominciò questa storia…………

tre anni prima Frank era un rispettato archeologo senza famiglia né amici, questi ultimi per colpa del suo lavoro che lo costringeva a spostamenti continui, e si apprestava a partire per una ricerca presso un vulcano inattivo appena scoperto su un’isolotto a Nord della Scozia, la sera prima della partenza mentre stava preparando la valigia nella stanza semibuia percepì un movimento alle sue spalle, si girò in men che non si dica e riuscì appena in tempo a vedere una sagoma umana infuocata e a sentirle dire <<Rinuncia al viaggio>>.Frank pensando di avere le allucinazioni per il molto sonno sorvolò sulla faccenda e la mattina si imbarcò dall’aeroporto di Zurigo x arrivare all’aeroporto di Wick in Scozia, lì prese un bus per arrivare a Thurso dove lo aspettava una barca noleggiata tre giorni or sono per telefono.

Arrivato a Thurso Frank esaminò l’imbarcazione per assicurarsi che non gli avessero rifilato un bidone, dopo una mezz’ora abbondante di controlli Frank pagò il marinaio che gli aveva offerto la barca e salpò l’ancora.

Dopo mezza giornata di navigazione Frank per far passare il tempo si dedicò alla pesca dopo aver inserito il pilota automatico, prese una borsa allungata da cui tirò fuori i vari pezzi della sua canna da pesca da assemblare, cinque minuti dopo Frank era seduto su una sedia in alluminio trovata nella stiva e fischiettava un motivetto orecchiabile mentre all’improvviso senti girare all’impazzata il mulinello della canna, Frank aspettò un quattro secondi prima di bloccare il filo e quando lo fece venne letteralmente sbalzato giù dalla sedia e andò a picchiare la testa sulla cassetta in acciaio in cui custodiva i sui attrezzi da lavoro e si lasciò sfuggire di mano la canna, pochi secondi dopo si riprese e urlò<<Bene, la prossima volta appendo come esca un candelotto di dinamite poi voglio vedere chi è che se la riderà stupido pesce!>> e andò a sdraiarsi in cabina.

A fine giornata Frank riuscì a vedere l’isola e anche il suo bernoccolo parzialmente riflesso dal vetro della cabina, a quel punto disattivò il pilota automatico e mollò l’ancora a circa centocinquanta metri dalla spiaggia, poi calò la barca a remi, vi salì e cominciò a remare sino all’isola.Arrivato all’isola Frank trascinò la barca a metà spiaggia per evitare brutte sorprese dalla marea e si mise a guardare nel fitto della foresta che stava a trentacinque metri dalla spiaggia, sembrava una foresta innocua, lucente e piena di vita ma qualcosa suggeriva a Frank di non fidarsi più di quel tanto.

Era ormai sera e Frank decise di montare la tenda sulla spiaggia e cominciare le ricerche sul vulcano all’alba, prese un borsone dalla barca lo aprì e si mise a “litigare” con le sbarre in alluminio che di solito sostengono le tende, dopo venti minuti di imprecazioni Frank riuscì a montare quella tenda, non era molto grande, era appena sufficiente per un’adulto e un bambino, Frank mise i borsoni nella tenda, tirò fuori un sacco a pelo in buone condizioni, ci si infilò e andò a dormire.

Quella notte Frank venne svegliato da una specie di urlo e si rese conto che proveniva dal fitto della foresta, mise fuori la testa dalla tenda e vide nuovamente quella sagoma umana infuocata ai piedi della foresta, il tempo di sentirsi dire <<Torna sui tuoi passi e rinuncia a esplorare il vulcano>> che la sagoma sparì nel nulla come tre giorni or sono nel suo appartamento di Zurigo, Frank rabbrividì e si sdraiò cercando inutilmente di dormire per un paio d’ore, poi il sonno ebbe la meglio sulla paura.

La mattina dopo Frank si alzò di buon’ora e si addentrò nella foresta, per farsi strada fra quelle che sembravano liane Frank doveva usare un macete e nell’esplorazione notò diversi animali che se ne stavano sugli alberi a guardarlo in silenzio, ad un certo punto Frank si ritrovò davanti ad una grotta situata ai piedi del vulcano, la osservò x alcuni istanti poi decise di cercare una specie di sentiero per risalire il vulcano, le pareti esterne del vulcano erano molto ripide tranne una specie di scalinata scavata nella roccia, Frank pensò che l’isola in un tempo passato possa esser stata la dimora di una civiltà indigena incline a sacrificare vite umane gettandole nel vulcano per placare quella che di solito gli indigeni riamano la “collera divina”, senza pensarci due volte Frank si incamminò sulle gradinate di pietra, passarono quasi tre ore dall’inizio della salita e Frank notò che la scalinata non arrivava fino in cima ma portava ad un tempio costruito anch’esso come la scalinata nella roccia.

Ai lati dell’entrata si presentavano due statue raffiguranti una un Drago e l’altra una specie di volatile impossibile da identificare a causa di una piccola frana avvenuta apparentemente non molto tempo fa che danneggiò vistosamente la statua, ai lati centrati delle statue si ergevano due pilastri che andavano sino al tetto del tempio, un tetto simile a quelli dei tempi romani anche se presentava segni tribali incavati.

Frank si sedette a respirare e nel suo silenzio udì delle gocce di pioggia che cominciavano a cadere, in breve tempo le poche gocce si trasformarono in una violenta tempesta e Frank fù costretto a ripararsi nel tempio, l’interno assomigliava ad una sala reale con blocchi di pietra che sostenevano gioielli d’oro, Frank si mise a catalogarli uno per uno finché un medaglione su un piedistallo attirò la sua attenzione, era grande quanto il palmo della sua mano e al centro vi era una pietra azzurra, sembrava quasi ghiaccio e decise di metterlo in tasca, lì vicino c’era un altro piedistallo del tutto identico a quello su cui prima vi era il medaglione ma su questo non vi era nulla.

Quando Frank si fù stancato di catalogare notò una scalinata che sembrava portare alla bocca del vulcano, e così era, Frank si ritrovò in cima alla montagna e notò che oltre ad aver finito di tempestare che vi erano due enormi bocche e non una, dalla bocca alla sua destra vide uscire una luce azzurrognola piuttosto debole e decise di scrutarci dentro per vedere se riusciva a capire cosa stesse generando quella luce innaturale ma non vedeva niente, allora Frank assicurò una corda ad una roccia e decise di scendere.

La discesa durò quindici minuti a passo calmo e arrivato in fondo Frank vide un piedistallo al cui centro vi era la sorgente della luce, ad un tratto si accorse che la sorgente aveva una forma ben precisa ed era la stessa del medaglione che aveva trovato all’interno del tempio, Frank prese in mano il medaglione lo fissò per molti secondi e alla fine esclamò <<Al diavolo, non sarà mica la fine del mondo se ripongo questo medaglione in quello che sembra il suo posto!>> non immaginando quanta verità contenessero le sue parole,Frank mise di scatto il medaglione sulla sorgente della luce e la terra cominciò a tremare.

Frank si aggrappò alla corda e la risalì come un fulmine, tant’è che in due minuti Frank fù già in cima e si mise dietro ad una roccia quasi sul bordo della montagna, a quel punto la terra smise di tremare e si udì una forte esplosione provenire dal cratere da cui prima era uscito, pochi attimi dopo Frank vide un’enorme sagoma blu volare fuori ad una velocità elevata, la sagoma si fermò a cento metri sopra il cratere da cui era uscita e Frank notò che era un drago, un drago tale e quale a quello della statua davanti al tempio.

Il drago pochi attimi dopo cominciò a lanciare raggi azzurri accecanti che congelavano ciò con cui venivano a contatto, il drago poi volò verso la spiaggia e dopo aver notato sebbene fosse molto in alto la tenda di Frank ci lanciò uno di quei raggi che la ibernò nel ghiaccio e a quel punto Frank benché fosse spaventato a morte disse quasi senza pensarci <<Tanto me ne sarei sbarazzato ugualmente di quella trappola!>> mentre il drago si dirigeva verso la costa Scozzese.

Mentre Frank tentava di riprendersi decise che per un po’ era meglio restare sull’isola e pochi istanti dopo udì una voce alle sue spalle <<Complimenti, hai liberato il dispensatore di morte, proprio un bel lavoro geniaccio!>>, Frank si girò di scatto e vide la forma umana infuocata e gli chiese:

° Tu chi saresti?

* Io sono colui che avrebbe dovuto impedire ciò che è appena successo!

° Hai fatto proprio un bel lavoro allora, mai pensato di lavorare in un circo che avresti fatto meno danni?!

* E tu hai mai pensato di lasciare ogni cosa al suo posto se non sei a casa tua?!

° Va bene va bene, lasciamo perdere!Ma perché non mi hai fermato?

* Io ti ho avvertito ben tre volte, più di così non mi era concesso fare anche se sapevo che l’uomo essendo un’animale ottuso non mi avrebbe dato retta!

° Io ottuso?!No, aspetta un’attimo, tre volte?!Tu mi hai avvertito solo due volte!

* E il bagno che ti ho fatto fare quando stavi pescando sulla barca?

° Ma allora sei stata tu schifosa torcia!Lasciamo perdere, come si ferma quel mostro?

* Io dovevo solo impedire che si risvegliasse, tu hai risvegliato il dispensatore di morte e tu dovrai scoprire come fermarlo, e ora dato che ho fallito il mio compito non mi resta che tornare al mio riposo finché tu non lo fermerai!Buona Fortuna.

° Ma...

Frank non fece in tempo ad obbiettare che la sagoma infuocata scomparve nel nulla così come le 2 volte precedenti.

Frank decise che lì non poteva fare più niente se non peggiorare la situazione e quindi rientrò nel tempio e fece caso ad una cosa che prima gli era totalmente sfuggita, c’era una scala che portava ad un piano inferiore, Frank la imboccò e giunse in una stanza grande forse il doppio di quella sopra, ma la differenza più eclatante era che in questa non vi erano gioielli ma i muri erano completamente ricoperti da scritte antiche, dopo averle esaminate per un po’ Frank giunse alla conclusione che quelle scritte erano in un dialetto Maya, per questo Frank ricontrollò sui libri più volte dato che non vi erano mai stati insediamenti Maya in zona, ma ogni libro portava alla stessa conclusione e quindi accettò i fatti e cominciò a tradurre le incisioni...

Continua...




Valutazione:

Camageddon: Se avesse usato le virgole come dovuto, questo racconto sarebbe stato molto meno ostico da leggere...e l'apostrofo con

sostantivi maschili non va Almeno, però, qualche volta è andato a capo. Non male la scelta di un'ambientazione "archeologica"; presente anche un pizzico di umorismo nella parte finale.

Ipergorilla: La dinamica della pesca è assurda; - le canne da pesca col mulinello non sono assemblabili, le canne assemblabili non hanno il mulinello; - non esistono le barche a motore+remi col pilota automatico!!; -le misure nel racconto sono irrealisticamente precise, come se fossero prese col metro "a 35metri; a 100metri"; -Cerberus si è lasciato scappare un paio di x nel racconto; - infine, cerberus ha usato un paio di locuzioni fuori luogo al tempo passato: "or sono; non molto tempo fa"

Wolf: 1)Ho notato alcune ripetizioni, questo può creare confusioni nella mente del lettore.

2)Nella fic il punto è poco presente (sostituito spesso dalla virgola) il che la rende poco "masticabile" e da far venire il "fiatone".

3)Carine la parti comiche presenti in alcune parti della fic

Dragoness: Lunga, caotica, arricchita da scorrettezze qua e là e da virgole che svolazzano a destra ed a manca senza un senso preciso. Sobria e non brutta, comunque.





gigipuff
Dovevo essere molto cauto, il “lavoro” che mi accingevo a svolgere non era per niente facile: d’altronde il mio capo aveva fiducia in me, ed io non potevo assolutamente deludere le sue aspettative. Ogni più piccolo rumore o mossa falsa poteva mandare all’aria tutti i miei progetti, anche un passo di troppo. Per PRIMA cosa scrutai l’ambiente intorno a me: un parco desolato, deserto, in periferia: nessuno in vista! “Bene!” pensai. Mi avvicinai in tutta calma all’edificio nel quale dovevo introdurmi: era una grande costruzione, estremamente sorvegliata. Era illuminata da miriadi di luci, che la facevano apparire luminosa come se fosse giorno: difficile sfruttare il buio, cosa che rendeva il tutto più complicato. Infilai una mano nel mio zainetto e ne trassi un piccolo binocolo. Osservai l’entrata principale: due guardie armate erano appostate lì, pronte ad intervenire alla più piccola percezione di pericolo. Notai che molte delle finestre dell’edificio erano sorvegliate…nemmeno uno spiraglio che mi consentisse di entrare, cominciai a pensare che non sarei mai riuscito a terminare con successo il mio compito. Decisi di creare un diversivo: raccolsi un paio di sassolini dal terreno e li lanciai a tutta forza verso le guardie che sorvegliavano l’entrata principale, risvegliandole dal loro semi-torpore. Queste,alzatesi di colpo, presero una specie di ricetrasmittente e vi sussurrarono qualcosa. Tutte le luci, che fino a qualche attimo prima facevano risplendere l’edificio, furono canalizzate nei pressi di quel portone. Io, che non mi aspettavo proprio una reazione del genere, ne restai felicemente sorpreso. “Ottimo, è la mia occasione!” . Sgattaiolai fuori dal mio nascondiglio e mi diressi verso l’ala non illuminata dell’edificio, che mi nascondeva agli occhi delle guardie…ma nascondeva anche gli altri ai miei occhi! Sbam! Sbattei violentemente contro qualcosa…o qualcuno! “Chi va là?” ammonì il losco figuro. Poiché non mi decidevo a rispondere, continuò: “Non preoccuparti, non sono una guardia…Il mio nome è Michael. Tu come ti chiami?” “L’unica cosa che posso dirti è che neanch’io sono una guardia…E fatti bastare questo!” risposi un po’ seccato. “Ok, ok…” rispose lui “Che ne dici di darmi una mano ad entrare qui?”

“Cosa?” domandai sorpreso “Non sai manco chi sono e vuoi addirittura che ti aiuti ad entrare in questa fortezza super-sorvegliata per rubare qualcosa che è talmente importante che non mi hanno informato neanche della sua natura?” Ci fu qualche secondo di pausa durante i quali lo strano tipo mi guardò e poi continuai “Ok, ci sto!” Lui continuò a guardarmi e sorrise. Insieme, con estrema cautela, ci appropinquammo vicino ad una porticina sul retro, e dopo averla attraversata, entrammo. L’edificio era estremamente moderno, il pavimento era ricoperto di mattonelle di marmo, e il soffitto era tappezzato di lamiere, mentre le pareti erano bucherellate, il che non faceva presagire niente di buono. Cacciai dal mio zainetto un paio di occhiali infrarossi: dai fori notai fuoriuscire centinaia di raggi laser. Me lo aspettavo: troppo ovvio! Io e Michael li attraversammo senza troppe difficoltà… Tap, tap. Passi!!! Due guardie stavano perlustrando l’interno dell’edificio, ed erano ormai vicine, troppo vicine… “Chi siete?” dissero, e dato che non sembravamo intenzionati a rispondere, tirarono fuori la loro ricetrasmittente invocando rinforzi. Michael gli sparò contro due proiettili, ma era troppo tardi. Seppur le guardie si accasciarono al suolo, una luce rossa e intermittente, seguita da un forte rumore di sirene si diffuse per l’edificio. In pochi attimi saremmo stati circondati: “Vai avanti tu!” mi disse Michael “Ti coprirò con questa!” e fece cenno alla sua pistola. Mi misi a correre intenzionato solo a portare a termine il mio compito… “James!” gridai prima di allontanarmi

“Cosa?” mi gridò dietro Michael. “James! Il mio nome è James!” dissi. Michael alzò il pollice, facendo segno di aver capito e accennò anche un sorriso, cosa difficile in una situazione come quella. Sentivo le guardie dietro di me gemere per il dolore provocato dai proiettili di Michael, ma continuavano ad inseguirmi inesorabilmente. Arrivai finalmente al mio obiettivo, una porta “di legno con una strana incisione sopra (così me l’aveva descritta il capo)”, e la aprii. Notai che la stanza era molto semplice e nuda di decorazioni, solo una scatoletta al centro, la mia refurtiva. Stavo per raccoglierla, quando mi fu sfondata la porta alle spalle e decine di guardie riempirono la stanza: dietro di loro notai Michael, tutto imbavagliato, con le mani legate dietro la schiena: “Nomfff ce l’hmfff fatmfff!” riuscì a mormorare, ma lo capii ugualmente. Feci un’espressione sorridente, come se cercassi di consolarlo anche in un momento così drammatico. Le guardie alzarono i fucili e me li puntarono contro. “Peccato…” fu la sola cosa che riuscii a dire, prima che il comandante desse il segnale. Decine di proiettili partirono da altrettanti fucili: qualche attimo dopo mi accasciai a terra, ormai privo di vita.

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Una scritta occupava tutto lo schermo del televisore: Game Over! Dalla stanza affianco udii la voce di mia madre che ci ammoniva: “James! Michael! Non fatevi prendere troppo dai videogiochi, capito?”




Valutazione:

Carmageddon: Lavoro sostanzialmente corretto nella forma, anche se avevo raccomandato la suddivisione in paragrafi per agevolare la comprensione del testo... Non è molto originale, la trama, tuttavia risulta gradevole e scorrevole.

Ipergorilla: I dialoghi sono fuori luogo in quelle scene frenetiche; - non esistono le mattonelle di marmo. Il marmo si vende in "blocchi" spessi 3-4 cm

Wolf: 1)Ha una spinta in più grazie al colpo di scena finale che la rende a mio parere degna di nota.

2)La fic sembra non avere una seconda parte e finire così com'è.

Dragoness: Il racconto non è male, la forma è buona e la storia piacevole... Il problema è forse, la poca scorrevolezza in alcuni tratti della storia. Bene comunque.




Nemes




“Non siamo nati per odiare.”

Il cuore mi batte forte ancora a pensare queste parole. Dopo tutto ciò che è successo, che abbiamo fatto… riesco a credere in qualcosa di così vecchio, di così ingenuo? E’ probabilmente per questo che siamo riusciti a morire così in fretta. Al primo, vero ostacolo.

Eppure, eppure… abbiamo o no vissuto secoli interi in pace amando e rispettando la natura attorno a noi? Quanto tempo è passato, quante generazioni sono prosperate felici… è questa ingenuità?

No. L’ingenuità è stata fidarsi di loro. Quelle specie di scherzi della natura, rozzi e dall’aspetto ripugnante, venuti dal mare come una violenta tempesta. Ma erano così simili a noi, nei gesti, negli usi, nei pensieri… potevamo educarli, dicevamo. Potevamo farli diventare come noi, e prosperare felici per altri infiniti secoli amando e rispettando la natura, dicevamo.

Avevamo in qualche modo insultato la grande opera della Madre Terra con questi arditi propositi? Plasmare le menti altrui su nostro modello non faceva parte dei nostri compiti da adempiere su questo mondo?

E’ una punizione quella che abbiamo ricevuto?

[…]

Sta avvicinandosi la fine per me, lo sento. Le ultime ferite che mi hanno fatto si sono infettate, e il dolore si è fatto insopportabile. Il cielo solo sa per quanto ancora avrò da scrivere su queste foglie.

Sarà vero che la vita scorre davanti agli occhi quando si sta per morire?

I più “eccentrici”, come li chiamavano i Saggi, lo sostenevano con fermezza tempo fa. Dicevano addirittura di aver visto la Morte in faccia, e di essere rinati per raccontarne la bellezza. Eccentrici? Pazzi, direi.

Ma in effetti chi sono io, che scrivo con una penna su foglie di Gigalbero come fossero amiche fidate, per definire un pazzo?

Comunque, vero o falso che sia, in questi ultimi tempi non faccio altro che ricordare, ricordare come tutto ebbe inizio e fine. Ho l’impressione che siano ormai solo questi ricordi a tenermi ancora in vita…

Avrò scritto da qualche parte che sono arrivati come una violenta tempesta, ma paradossalmente, quel giorno il sole splendeva così forte che molti di noi, me compreso, avevano lasciato le confortevoli ombre degli alberi per riversarsi in spiaggia. A me piaceva il mare, specie in quelle calde giornate di sole, perché adoravo la sensazione di sollievo che provavo quando dopo lunghe camminate sulla sabbia rovente potevo bagnarmi i piedi con la fresca acqua marina, mentre con la mente sgombra di pensieri osservavo l’infinito oceano blu che si estendeva davanti ai miei occhi.

Quel giorno, però, d’improvviso qualcosa apparve all’orizzonte: quattro piccole “cose” che si avvicinavano lentamente alla costa. Feci subito notare la cosa ad alcuni miei compagni, che un po’ allarmati, un po’ incuriositi, si recarono con me dai Saggi per chiedere loro della natura di quelle strane figure. Per la prima volta nella nostra vita li cogliemmo un po’ impreparati.

Ci dissero di aspettare finché non si fossero fatte più vicine, affinché potessimo “vedere da noi quello che già loro avevano identificato ma che era troppo difficile spiegare in quanto non avevamo la loro conoscenza per capire ecc.” Anche se, secondo me, l’unica cosa di cui credevano di essere a conoscenza in quel momento era che fossimo nati ieri.

Non passò molto, comunque, che le quattro figure si avvicinassero tanto da poterne intravedere anche i particolari: sembravano dei giganteschi tronchi di Gigalbero a forma di mezzaluna, posti in orizzontale rispetto al livello del mare, con solo due o tre rami, ma così lunghi da sembrare alberi anch’essi, a cui erano attaccate delle gigantesche foglie bianche come nuvole e piegate dal forte vento; scorrevano sulla superficie dell’acqua senza affondare, leggeri come piume, incuranti delle onde che si infrangevano continuamente sul liscissimo legno della loro corteccia.

Mi sembrò chiaro che quella rivelazione non avrebbe portato risposte, ma solo altre domande.




Valutazione:

Carmageddon: Ho notato che quest'anno la Morte è in Hit Parade: è già il terzo racconto che la nomina, ma vabbè Attribuisco a questo lavoro diversi meriti: stile, originalità, un feedback molto positivo; fa provare una qualche emozione, a differenza di altri racconti che hanno scelto di percorrere sentieri già troppe volte battuti.

Ipergorilla: forma, contenuto e soggetto Molto buoni.

Wolf: 1)Sarò stupido io, ma non ho capito bene la trama

2)La fic è scritta così bene che ti coinvolge anche senza sapere cosa stai leggendo

Dragoness: Nemes: un artista capace di scrivere quaranta righe senza dirti un cazzo. Scherzi apparte, ci viene presentato accuratamente un bell'ambiente, sebbene alla fine ne sappiamo poco più che all'inizio. Pazienza, gli vogliamo bene anche così.




Pigkappa




“Ho sempre stimato mio cugino. Egli è superiore a me ed a tutti gli altri achei non solo per la sua forza, ma per la responsabilità che grava sulle sue spalle. L’intera guerra dipende quasi esclusivamente da lui. Tuttavia, sono convinto che oggi non dovrebbe recarsi al tempio, a piedi nudi, per incontrare Polissena”. Adesso, con questa spada iliaca impiantata a terra che aspetta solo di incontrare il mio petto, io, Aiace, ricordo tutto con precisione. La mia morte iniziò il giorno in cui pensai quelle frasi. Io, Odisseo e Diomede intuimmo che l’amore avrebbe portato Achille a rischiare troppo, e lo seguimmo quasi fino al tempio. Eccoci, pronti a difendere l’uomo più forte che si conosca. Riesco ancora a rammentare tutto con precisione: vedo come stampati nella mia mente me ed Odisseo che seguiamo Achille da lontano e con circospezione, con Diomede, a me inferiore per forza e ad Odisseo per astuzia, visibilmente imbarazzato da due compagni del nostro rango. Sebbene lui ancora non lo sappia, la sua vita sarà senz’altro più lunga della mia. Al tempio, i primi abbracci, poi le grida di Polissena, tra le cui braccia morì Achille. Il nostro ingresso, lo sterminio dei troiani da parte di Odisseo mentre io riporto il cadavere al campo. Tutto questo, ora, non ha importanza. Sono io a morire, ora. Le mie gesta non saranno cantate come quelle di mio cugino, ma la grandezza di un uomo non è data dal numero di persone che uccide.

Tornato al campo, capii come aveva fatto Paride a colpire con una precisione incredibile: Febo stesso lo aveva aiutato. Gli dèi. Gli dèi non ci fanno nascere, ma ci uccidono. Gli dèi ci sottomettono, ci comandano, ci sfruttano. Eppure non sono onnipotenti. Gli dèi non possono sapere cosa farà esattamente ogni uomo, cosa ha nella sua mente. Cercano di costringerci a rispettare i loro piani divini. Ma non potranno mai leggere le nostre menti.

Quando Tecmessa venne a dirmi che le armi di mio cugino sarebbero state affidate ad Odisseo pensai che avrei dovuto congratularmi con lui. Stimavo Odisseo almeno quanto mio cugino. Non era forte come lui, né aveva un peso simile sulle spalle, ma era un brav'uomo, con dei valori morali che il mio stesso cugino non aveva. Tuttavia, ero convinto si fosse fatto un’opinione sbagliata di me. Pensavo mi considerasse una bestia, nata per sterminare altri uomini. Avrei scoperto di aver avuto ragione.

Mi alzai per andare nel centro del campo acheo, sebbene l’ora tarda, per incontrare Ulisse. Ma Atena aveva deciso che, quel giorno, sarei dovuto morire, tentando di ucciderlo.




Valutazione:

Carmageddon: Niente affatto male questo "Odissea-remake", peccato per la forma (blocco_unico) ch fa perdere un po' di mordente alla trama. Stile gradevole, forma corretta... Alla seconda manche!

Ipergorilla: buono, ma il tema e la narrazione sotto forma di monologo mi sono sembrate fuori luogo.

Wolf: 1)L'idea di riscrivere questa parte dell'Iliade è molto carina...

2)... ma comunque non inventata da lui

Dragoness: Un uomo di cultura, lui. Okay, non amo queste rivisitazioni, ma apprezzo comunque ciò che ha scritto. Almeno, pur non avendo inventato niente, vanta comunque una certa originalità.




Rocket




Era una bellissima giornata, il sole splendeva su tutta Krodiontown, le donne erano al mercato, i contadini zappavano la terra delle loro piccole fattorie e le guardie erano di vedetta sopra le mura della piccola città.

Krodiontown vantava di essere una delle poche città all'interno del Reame di Fuxor ad ospitare solo ed esclusivamente esseri umani.

Nelle taverne non si vedevano mai quelle fecce di Elfi, Nani, Mezz'orchi e altre creature. Le guardie facevano un ottimo lavoro di sorveglianza e, se una qualunque forma di vita intelligente si fosse avvicinata alla città, sarebbe stata scacciata immediatamente.

Di questo gli abitanti erano contenti, secondo l'opinione comune quelle creature andavano evitate come la peste.

Il perché di questo è tutt'ora sconosciuto, ma molto probabilmente il motivo riguardava questioni politiche rimaste insospese. Il Governatore infatti era un uomo molto autorevole, selettivo ma soprattutto vendicativo. Probabilmente aveva avuto litigi con autorità di altre razze e quindi aveva condizionato la popolazione di Krodiontown.

Quella mattina il Governatore era nella sua camera ad attendere importanti notizie dal mago Lusan.

Quando quest'ultimo arrivò il Governatore lo invitò a sedersi su una poltrona davanti alla sua.

- Maestro Lusan, allora… la città è in pericolo? Il libro? Notizie del libro?-

Domandò il Governatore ansioso di avere informazioni.

Lusan lo scrutò, l'aveva visto tante di quelle volte che non ne poteva più, il solito Governatore, basso e ben piazzato, con i baffoni marroni e un sorriso bonario stampato sul volto. Dopo un breve silenzio il mago rispose con voce calma e pacata:

- Non si tratta del fatto "la città è in pericolo o no", tutto il Reame sarà in pericolo se il Libro viene trovato prima di noi.

Sappiamo che qualcuno lo sta cercando, tutte le tombe dei chierici appartenenti all'Ordine della Terra sono state profanate prima del nostro arrivo, ma pare che la locazione del Libro sia rimasta sconosciuta.

Sconosciuta fino ad ora…-

Il Governatore sgranò gli occhi:

- Prosegui…-

Disse.

Lusan continuò a parlare:

-…Forse il libro è custodito più vicino di quanto pensiamo, secondo alcune testimonianze la tomba del Chierico Untore sarebbe collocata al centro del bosco poco fuori dalla città. E secondo alcuni testi rinvenuti nelle altre tombe, sarebbe stato proprio il Chierico Untore dell'Ordine della Terra l'ultimo possessore del Libro. -

-Maestro Lusan…- Lo interruppe il Governatore. -… mi avevate già accennato la pericolosità di quel Libro, ma vorrei più informazioni sul suo uso. Che magie conterrebbe? -

Lusan sospirò:

- Il Libro contiene l' antico testo sacro di un rito che serve per evocare il demone della Terra: il Guardiano Glabrezu. Una creatura potentissima, capace di distruggere luoghi, di far sprofondare città negli abissi, di innalzare montagne e di creare terremoti. E' a causa di questo demone che millenni fa si verificò il cataclisma che portò al cambiamento del nostro mondo…-

Lusan senza dire nulla si alzò e si avvicinò alla porta.

- Ed ora cosa avete intenzione di fare? -

Domandò il Governatore.

- Vado a prendere quel Libro.-

Rispose il mago

- Vi mando una scorta come le altre volte allora…-

- No. - Lo fermò Lusan: - Stavolta è vicino, vado da solo.-

Dopo queste parole uscì dalla stanza.

Schizzi d'acqua fresca delle fontane colpivano e rinfrescavano Lusan mentre passava per il giardino, poco fuori dalla residenza del Governatore.

Lusan era un mago giovane, alto e snello; con capelli biondo cenere e occhi di un verde intenso. In quel momento indossava una veste bianca e un mantello con il cappuccio viola.

Era ben visto dalla popolazione locale, era considerato una persona onesta e gentile, sempre pronto ad aiutare il Governatore.

Lusan arrivò all'uscita della città: il gran portone di Krodiontown, due guardie lo salutarono ed egli proseguì il cammino.

Dopo una mezz'ora di cammino si addentrò finalmente nel bosco.

I fitti alberi impedivano alla luce di passare, pur essendo giorno, nel bosco sembravano calate le tenebre.

Si potevano udire in lontananza i versi di qualche animale sconosciuto, mentre tra gli alberi si nascondevano chissà quali creature.

Lusan camminava svelto, noncurante delle stranezze del bosco.

Tra gli alberi riuscì ad intravedere della luce e si avvicinò di più, la piccola radura non era distante.

Arrivato nello spiazzo erboso notò curiose pietre ammucchiate in un unico punto.

- Nasconderla meglio no? -

Mormorò Lusan sorridendo.

Cominciò a togliere le pietre una alla volta. Dopo averne tolte parecchie si fermò per una breve pausa e si sedette sull'erba.

Udì un fruscio alle sue spalle, si girò ma non notò nulla di inconsueto e, dopo pochi minuti, riprese a togliere le pietre.

Le pietre coprivano una tavola di legno, Lusan la incendiò con un solo gesto della mano, e ripetendo il gesto, la spense.

Batté il piede sulla tavola che si spezzò a metà e cadde di sotto.

- Come pensavo, era una botola.-

Intravide una scala a pioli e la scese.

Si ritrovò in una grande stanza buia. Mosse la mano per tentare di accendere qualcosa di infiammabile. Le due metà della tavola di legno cadute nella stanza presero fuoco, così Lusan poté vedere dove si trovava.

Ad occhio e croce la stanza non conteneva nulla di speciale: qualche tunica da chierico e degli stemmi religiosi appoggiati su un vecchio tavolo.

-Ma qui non c'è nulla.-

Commentò Lusan, poi però esaminando meglio la stanza capì la verità.

Era una stanza fasulla, creata per far disinteressare gli intrusi, Lusan infatti poco dopo trovò una gemma marrone tra le tuniche da chierico, la prese e la posizionò in una crepa del muro che sembrava creata apposta per contenere la gemma.

Il muro lentamente si alzò per lasciar vedere la vera tomba del Chierico Untore.

- Tsk, i soliti trucchetti da tomba antica.-

Pensò Lusan.

La tomba era ben illuminata da torce sempre accese, le mura erano coperte da coloratissimi fregi e ornamenti.

Una bara di pietra era posizionata accanto ad un altare con sopra un cuscino rosso ed un libro.

Un Libro?

Lusan corse verso l'altare per prendere il Libro, quando una voce familiare lo fermò:

- Non andare troppo di fretta!-

La voce era familiare, troppo familiare. Lusan riconobbe subito quella voce, con la quale era cresciuto, si era divertito. Si voltò e vide un uomo di media statura, indossava una tunica nera avvolta da un mantello rosso. L'uomo aveva i capelli biondo cenere e gli occhi di un verde intenso, come i suoi.

- Hilet… dove sei stato per tutti questi anni, fratello mio? -

Domandò Lusan stupito.

Hilet rispose viscidamente::

- Sempre dietro a te, a seguirti ovunque. Il giorno, la notte.Non ti ho mai perso di vista. Se avessi perso te, avrei perso anche lui.- indicò il libro sull'altare.

- Sei tu quello che profanava le tombe prima del mio arrivo! Ma perché? Perché tutto questo?-

Disse Lusan aggrottando la fronte.

- Sappiamo entrambi che quel Libro contiene le formule per evocare il grande Guardiano Glabrezu…- spiegò Hilet.- …e sono qui proprio per quel Libro. Chiamerò a me Glabrezu e con lui in mio potere imporrò il mio dominio sull'intero Reame.-

- Glabrezu non obbedirebbe a nessuno, è uno dei quattro signori degli elementi, ha una mente propria e probabilmente porterebbe a questo mondo un secondo cataclisma. -

Affermò Lusan.

- Questo è secondario, troverò un modo per sottomettere Glabrezu, ma ora, quello che conta è avere quel libro!-

Detto questo Hilet corse in direzione dell'altare.

Lusan alzò la mano e Hilet cadde a terra.

- Se sono davvero queste le tue intenzioni. Mi spiace ma devo fermarti.-

Disse Lusan.

Hilet cominciò a ridere:

- Avrò quel Libro, anche se questo significa ucciderti. Posso risparmiarti, ma se vuoi la mia clemenza, tornatene immediatamente da dove sei venuto. -

- No Hilet, tu non toccherai quel libro.-

Affermò Lusan.

- Allora mi toccherà ucciderti, ricorda, non hai scampo. Il mio livello di magia è superiore al tuo, Lusan.-

- Questo è ancora da vedere. -

Continua...




Valutazione:

Carmageddon: Finalmente vedo qualche paragrafo; la lettura è scorrevole. peccato però per l'originalità: ambiente fantasy e ancora mostri da sconfiggere. Vediamo se la seconda manche ci riserverà qualche sorpresa!

Ipergorilla: forma e contenuto niente male, forse la storia pecca un po' d'originalità.

Wolf: 1)Ho notato solo alcune imperfezioni grammaticali

Dragoness: Dialoghi sulla soglia dell'esagerazione, come quantità, ma ancora ci siamo. Ambiente efficacie e semplice, ma abusatissimo.




Sailko




A Tomodachi dovevamo dormire con le finestre aperte per il caldo. Di notte oltre al traffico si sentivano le sirene delle ambulanze, con quel rumore tipo cane-sgozzato che faceva ridere Lara.

Quella ragazza si era impuntata che dovevo andare con lei a imparare il Giapponese. Voglio dire, già le avevo fatto il piacere di accompagnarla in questo viaggio all’estero, la prima volta che toglievo i miei piedi dal benedetto suolo americano, adesso la sua presenza iniziava ad essermi pesante. Chissà quanto stava pregando per me quella mia povera madre nella nostra cappella di Fresno.

-Hey Lara non puoi pretendere che ti assecondi in qualsiasi iniziativa!

-Ma su Jimmy caro, la signora Yamato mi ha assicurato che possiamo anche fare solo qualche lezione di prova, poi vedremo... Sei stato tu a dirmi che ti sentivi spaesato, che avresti dato 5 dollari per farti spiegare cosa si dicevano quei tizi strani al bar l’altra settimana.. e poi ti aiuterà a cercare un lavoro mentre aspettiamo che Dan ci raggiunga dal nord.

Quegli occhi dolci avevano ancora il potere di farmi dire di sì a qualsiasi stupida richiesta.

Ancora due/tre settimane e ce ne saremmo andati, non appena Dan-Puzza-Di-Piedi ci avesse raggiunto con la notizia di un passaggio su un mercantile da Yokohama a San Francisco.

Ancora due/tre settimane di tagliolini e palline di riso che puzzano di pesce e credo che il mio stomaco se ne sarebbe tornato comunque da solo in America.

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

Lara mi fa ricordare di togliermi ancora le scarpe per entrare. Dan-Puzza-Di-Piedi si era guadagnato così il suo soprannome, dopo appena due giorni, quando eravamo ancora al porto. Fosse per me farei a meno di rimettermi le scarpe ogni volta per toglierle dopo mezz’ora e andremmo tutti a giro scalzi.

Mentre ci accovacciamo in terra entra la Mama-san, una delle tre persone al di fuori del nostro gruppo che abbia sentito parlare inglese in questo paese. Dopo il solito inchino si siede in terra di fronte a noi.

-Konnichiwa.

-Konnichiwa.

-Connie-chee-wha.

Lo so, è il massimo che riesco a fare.

Ancora due, massimo tre settimane...




Valutazione:

Carmageddon: Prima manche fulminea per Sailko che ci spiazza con questo raccontino-bonsai che si distingue per originalità, freschezza, immediatezza e anche umorismo. Un po' più lungo non avrebbe guastato, però!

Ipergorilla: tutto ok, solo che mi è parsa un po' troppo corta

Wolf: 1)In questa parte di fic si capisce poco sullo svolgimento futuro della storia

2)La fic è carina ma non ha trama molto coinvolgente

Dragoness: Breve, "leggera", storiella probabilmente poco avvincente ma più che carina da leggere.

Slayer





Negozio di magia. Notte fonda.

All’interno Buffy Summers fruga tra le sue armi discutendo con Giles.

Buffy: Signor Giles, le ho già detto che non ho alcuna intenzione di tirarmi indietro. Affronterò questo demone come ho già fatto con tanti altri: un paio di calci, qualche pugno…La Cacciatrice tornerà ancora una volta vittoriosa.

Giles: Forse non mi sono spiegato. Non è un demone qualunque. Anzi non è affatto un demone.

Buffy: Ma davvero lei crede a quella leggenda africana…

Giles: E’ indiana, Buffy.

Buffy: Beh… comunque sia, non posso credere di aver visto la Morte. Io ho visto semplicemente un demone che stava cercando di uccidere una ragazzina indifesa e che al solo vedermi è svanito nel nulla. Certo non aveva l’aspetto di un demone, devo ammetterlo, ma i suoi gesti erano inconfondibili.

Giles: Non vuoi proprio starmi a sentire. Le parole di quella leggenda sono chiare: “L’Inevitabile viene a prendere chi lo chiama e porta con sé un fiore reciso”. Non era un demone che cercava di uccidere quella ragazza era la Morte (l’Inevitabile), e non cercava affatto di ucciderla, era solo venuto a prenderla.

Buffy: Piangeva, era disperata. Quando l’ho soccorsa era in preda al panico. Le sue parole erano incomprensibili: “…E’ venuto per me…nella sua mano il fiore reciso…il mio tempo è trascorso…”. Ho cercato di calmarla, ma in un attimo anche lei è svanita e non sono più riuscita a trovarla.

Giles: Non sei riuscita trovarla perché lei era già morta. Guarda il giornale di oggi: “…ragazza muore suicida”. C’è la foto, e sotto il nome:Lucy Warren.

Buffy: E’ lei!

La Cacciatrice si accascia su una sedia.

Buffy: Io non capisco. Perché?

Giles: Qua dice che aveva problemi con i suoi, non voleva seguire la strada che loro le avevano preparato: il Liceo, l’Università, la carriera. Voleva ballare, diventare una ballerina.

Buffy: Povera Lucy! Tutto questo è molto triste. Vivere una vita già disegnata, costretta a seguire un destino che non vuole, desiderare disperatamente una vita diversa, più libera.

Giles: Stiamo parlando di lei o…di te.

Buffy guarda Giles per qualche istante, ma si riprende subito.

Buffy: Insomma lei mi sta dicendo che io ho visto la Morte nel pieno svolgimento dei suoi compiti e che non avrei potuto far nulla per evitare che quella poverina fosse portata via.

Giles: Esatto. Quello che non mi spiego è perché la Morte sia apparsa anche a te.

Cortile dell’Università. Pieno giorno.

Buffy, Willow e Tara parlano sedute sul prato.

Tara: E’ incredibile! Hai visto la Morte per la PRIMA volta!

Willow: E speriamo che tu non la veda più…….Deve essere stata un’esperienza orribile.

Buffy: Forse di più per la povera Lucy Warren.

Willow: Già.

Seguono alcuni istanti di silenzio

Willow: Il signor Giles mi ha chiesto di aiutarlo a trovare qualcosa che spieghi perché la Morte si sia manifestata proprio a Lucy.

Tara: In effetti non credo che la Grande Consolatrice conceda a tutti questo onore.

Buffy: E’ vero. Quando sono morta io non ricordo nessuno che fosse venuto a prendermi, tanto meno quel tizio col fiore reciso nella mano.

Willow: Forse lei aveva qualcosa di speciale.

Buffy: Ehi, dimentichi che in quel momento l’ho vista anch’io e io non ho niente di speciale.

Willow: Non è vero, tu sei la Cacciatrice.

Tara: Comunque deve trattarsi di qualcosa che tu e quella ragazza avete in comune. Ma cosa?

Appartamento di Riley. Pomeriggio.

Buffy e Riley discutono animatamente.

Buffy: Non posso crederci Riley, ancora con questa storia.

Riley: Devi stargli lontana più che puoi, non mi fido di Spike.

Buffy: Lo sai che non può nuocermi. Avete fatto un buon lavoro all’Organizzazione.

Riley: Non intendevo dire questo. La sua è una specie di ossessione nei tuoi confronti. L’ho sentito con le mie orecchie dire che prima o poi gli saresti caduta tra le braccia.

Buffy: Starai scherzando, spero. Spike mi fa solo ribrezzo e lui lo sa perfettamente.

Riley: Non tutti i vampiri ti fanno questo effetto però.

Buffy: Ma la vuoi smettere! La storia con Angel è finita da un pezzo.

Riley: Lo dici, ma sai che non è così.

Buffy: E’ così invece. Ho cercato di dimenticare Angel e ci sono riuscita. Perché continui a dubitare?

Riley: Quanto vorrei che fosse vero, Buffy! Vorrei entrare nel tuo cuore e cancellare ogni sua traccia, vorrei che la cicatrice che porti sul collo sparisse per sempre, vorrei essere sicuro che adesso ci sia solo io nei tuoi pensieri, nei tuoi sogni.

Buffy: I miei pensieri e i miei sogni sono tutti per te adesso.

Buffy abbraccia Riley.

Buffy: Sei l’unica cosa normale in una vita che di normale ha ben poco, sei il ragazzo che ho sempre desiderato. Quando sono con te dimentico di essere la Cacciatrice e mi sento semplicemente Buffy Summers, una ragazza come tante.

Riley: Angel potrebbe tornare ancora e…

Buffy: Angel non tornerà.

Los Angeles, un vicolo buio. Mezzanotte.

Angel e Cordelia sono in perlustrazione.

Cordelia: Non capisco come Doyle abbia fatto a pensare che proprio in questo sudicio vicolo stia per succedere qualcosa. Io non vedo altro che rifiuti, topi e questo odore disgustoso finirà con l’infestare anche i miei vestiti. Spero per lui che non si sia sbagliato.

Angel: Ho fiducia nelle premonizioni di Doyle, vedrai che siamo nel posto giusto, anche se non so a cosa dobbiamo assistere nè con chi abbiamo a che fare.

Cordelia: Ormai è quasi un’ora che giriamo qui intorno. Qualunque cosa sia, che faccia in fretta: quest’umidità non giova ai miei capelli.

Angel: Sssssst! Hai sentito?

Cordelia: I topi? Sì li ho sentiti bene!

Angel: Ma no, non senti anche tu queste voci?

Cordelia: Sarà il mio stomaco.

Angel si gira di colpo. Vede una figura nera che trattiene con la forza un uomo.

Angel: Ehi tu!

Cordelia: Ma si può sapere con chi stai parlando?

Angel: Quell’uomo è in pericolo.

Cordelia: Quale uomo?

Angel corre verso la figura nera, ma prima che riesca ad avvicinarsi è già svanita. L’uomo sembra in preda ad uno shock. Si agita, pronuncia frasi sconnesse. Angel cerca di sostenerlo.

Angel: Si calmi, è tutto finito.

Cordelia: Ma cosa fai? Parli da solo adesso? Ecco, ci mancava anche questa: un vampiro con l’anima, ma senza rotelle!

Angel non riesce più a trattenere l’uomo, che corre via e dopo pochi metri si dissolve.

Angel: Ma che sta succedendo?

Cordelia: E lo chiedi a me? Sei tu quello che ha visto l’uomo invisibile!

Angel: Cordelia, tu… tu non hai visto niente?!!

Cordelia: Tu lavori troppo. Dovresti prendere qualche giorno di vacanza…cioè qualche notte!

Ufficio di Angel. Qualche ora dopo.

Doyle: Sei riuscito a vedere bene la figura nera?

Angel: Beh, non proprio. Ho visto che teneva in mano qualcosa…un fiore.

Cordelia: Io ho visto solo topi.

Doyle: Un fiore reciso. E’ il segno dell’Inevitabile, il simbolo della Morte.

Cordelia: Che allegria!

Angel: La Morte?

Doyle: Era venuta a prendere quell’uomo, che probabilmente era un suicida o comunque qualcuno che non accettava la propria vita e desiderava disperatamente di morire.

Cordelia: Mi sono persa proprio un bello spettacolo allora.

Angel: Già, perchè Cordelia non ha visto nulla?

Doyle guarda Angel dritto negli occhi.

Doyle: La Morte appare solo a coloro che la cercano.

Negozio di magia. Il mattino seguente.

Willow e Giles sono alle prese con antichi manoscritti.

Giles: Finalmente!

Willow: La prego, mi dica che ha trovato quello che cercavamo, sono esausta!

Giles tiene in mano un libro che porta su di sé gli evidenti segni del tempo.

Giles: “La Morte dal fiore reciso”. E’ un antico testo indiano, in sanscrito probabilmente. Vediamo: “… accompagna le anime nell’aldilà… bla… bla…”. Ecco! “… Appare solo a coloro che l’hanno desiderata”.

Willow: E’ chiaro! La Morte è apparsa a Lucy Warren perché l’aveva desiderata.

Giles: Buffy! E’ terribile!

Si leva gli occhiali.

Willow: Mi fa paura quando fa così.

Xander e Anya entrano in quel momento nel negozio di magia.

Xander: Salve a tutti. Novità?

Osserva il viso di Giles.

Xander: Wow! Che brutte facce. Cosa c’è? La bocca dell’inferno ci sta per risucchiare?

Willow: Signor Giles non crederà che Buffy abbia visto la Morte perché…

Xander: La Morte? Buffy ha visto la Morte?

Giles: Nel profondo del suo cuore non si è mai rassegnata all’idea di un destino da Cacciatrice, ha sempre desiderato avere una vita normale, senza demoni o vampiri. Però non posso credere che per questo abbia desiderato la morte.

Xander: Un momento, solo un momento. Mi sono perso qualcosa ragazzi?

Willow: Neanche io ci credo. Buffy non è il tipo da suicidio.

Xander: Salve! Sono Xander. Potete spiegarmi cosa sta succedendo?

Giles: Presto, dobbiamo cercare Buffy.

Willow: Non la vedo da ieri.

Giles e Willow escono in fretta.

Xander: Grazie, e non disturbatevi a salutare!

Anya: Oh, poverino! Ma qui c’è la tua Anya che ti darà tutte le… “spiegazioni” che ti servono.

Los Angeles. Ufficio di Angel. Tarda mattinata.

Angel: Sono stanco. Il sole è alto. Dovrei essere a letto già da un pezzo.

Doyle: Ti lascerò andare quando mi avrai spiegato cosa ti sta succedendo.

Angel: Maledizione! Doyle, ti ho già detto che va tutto bene.

Doyle: Stai mentendo. Hai visto la Morte perché anche tu l’hai desiderata. Non mi sembra affatto che tutto vada bene.

Angel: Non mi va di parlarne.

Doyle: Si tratta della Cacciatrice, vero?

Angel tace.

Entra Cordelia.

Cordelia: Buongiorno a tutti! Il sole splende e i demoni sono a nanna…tranne uno a quanto vedo.

Angel: No, vado a dormire anch’io. Ci vediamo al tramonto.

Esce.

Cordelia: Allora, gli hai parlato?

Doyle: Ho provato, ma si ostina a dire che sta bene.

Cordelia: Non ci dirà mai cosa gli sta succedendo, soprattutto se c’è di mezzo Buffy. Tu che ne pensi?

Doyle: Rinunciare alla donna che ha amato non deve essere stato facile per lui. Avrebbe voluto starle accanto, come un uomo normale, invece è condannato a vivere la sua eternità.

Cordelia: Angel vuole mettervi fine, vuole interrompere la sua vita eterna?!

Doyle: Già, è quello che temo. Vuole essere un mortale, trascorrere il resto dei suoi anni con la donna che ama, invecchiare e morire come succederà alla sua Cacciatrice. Sono sicuro che preferirebbe vivere un solo giorno con lei piuttosto che piangere un’eternità sulla sua tomba. E questo mi spaventa…

Cimitero di Sunnydale. Il tramonto.

Buffy passeggia tra vecchie lapidi e antichi mausolei consumati dal sole. Spike la segue senza farsi notare…o quasi.

Buffy: Se stai pensando di colpirmi alle spalle, Spike, vorrei ricordarti che non ne sei più capace!

Spike appare da dietro un tronco d’albero e fa una smorfia di disappunto.

Spike: Allora, cosa ci fa la bella Cacciatrice da queste parti?

Buffy: La bella Cacciatrice sta facendo il suo dovere: va a caccia.

Spike: Andiamo! Lo sai benissimo che in questo posto non ci sono demoni. Non per niente l’ho scelto come mio rifugio.

Spike si avvicina a Buffy.

Spike: Avanti, che succede? Perché sei venuta a cercarmi? Di solito mi eviti come la peste!

Buffy guarda Spike per qualche istante e poi si appoggia ad una lapide.

Buffy: Avevo bisogno di parlare con qualcuno.

Spike: Bene, bene, bene. La Cacciatrice ha il bisogno di confidarsi. E dove sono finiti i tuoi amichetti? E soprattutto, da quando sono diventato il tuo confidente?

Buffy: Non sanno che sono qui. E tu non sei affatto il mio confidente! E’ solo che… Ecco… Beh, loro non potrebbero capire.

Spike: Allora Buffy, cos’è che un vampiro potrebbe capire e il tuo soldatino invece no? Parla, sono tutto orecchie.

Buffy: C’è una cosa che volevo chiederti. Cosa si prova ad avere l’eternità da vivere?

Spike: L’eternità?!

Buffy: Sì, l’eternità. Vivere per sempre. Restare intatti mentre intorno ogni cosa vivente e non vivente muta e si trasforma. Sapere di essere testimoni di ogni evento che accadrà sulla Terra. Trascorrere la vita senza paura della morte. Essere consapevoli che la vita non avrà mai un termine e che possiamo realizzare tutti i nostri sogni perché il tempo è nostro alleato.

Spike: Non sai quello che dici. E poi è un discorso che non dovrebbe interessarti, visto che sei semplicemente una mortale.

Spike fruga nella sua giacca di pelle nera, tira fuori una sigaretta e l’accende. Respira il fumo, mentre Buffy l’osserva senza dire una parola, attendendo che lui continui il suo discorso.

Spike: Avevi ragione. I tuoi amichetti non potrebbero capire. Nemmeno tu puoi.

Buffy: Sono qui per questo. Io voglio capire.

Spike: Mi piacerebbe sapere il motivo.

Buffy: Il motivo? Beh… non posso dirtelo.

Spike: Lascia perdere. E’ chiaro: Angel! Ma non era una storia chiusa?

Buffy emette un lungo sospiro e il suo sguardo diventa triste. Quando si riprende parla di nuovo a Spike.

Buffy: Posso ingannare il sig. Giles, posso ingannare i miei amici, ma non posso ingannare me stessa ... nè te, chissà perchè? Pensavo anch’io che fosse una storia chiusa, l’ho sperato con tutte le mie forze, ma la verità è che per tanto tempo mi sono raccontata un sacco di bugie. Angel non è mai stato una storia chiusa. Ci siamo divisi, è vero, ma non perché non ci amassimo. Sono state le nostre condizioni di mortale e di vampiro a separarci. Ormai non faccio che pensare a questo. Mi sono convinta che il nostro è stato sacrificio doloroso e inutile che poteva essere evitato, se solo…

Spike: Se solo tu fossi immortale come Angel.

Buffy: C’è un solo modo.

Spike: Diventare un vampiro!?

Spike è quasi incredulo e guarda negli occhi della Cacciatrice per cercarvi una conferma. Buffy è risoluta e sostiene il suo sguardo.

Spike: L’eternità ha un prezzo, ragazzina. Devi morire per vivere per sempre.

Buffy: Lo so. Ma io non sarò un vampiro come gli altri. Io avrò l’anima… Come Angel.

Spike: Sei pazza, non c’è altra spiegazione.

Fa per andarsene, ma Buffy lo afferra e lo scaraventa a terra.

Buffy: Tu non puoi capire. Non hai mai amato nessuno. Non sai quanto è doloroso essere costretti a separarsi dalla persona che ami e che ti ama. Se io diventassi uguale a lui potremo vivere tutta l’eternità insieme ed è di più di quanto avessi mai sognato. Tu devi aiutarmi!

Spike, calmo, si rialza e leva con un gesto la polvere attaccata ai suoi vestiti.

Spike: Non mi fraintendere Summers. In tempi migliori non avrei certo esitato a succhiare il tuo prezioso sangue. Vedi, tu dimentichi un piccolo particolare: ho un maledetto chip nella testa che mi impedisce persino di pensare di farti del male! Ne sarei ben lieto, ma non posso. E poi, visto che vuoi diventare un vampiro per amore di Angel, perché non chiedi a lui di aiutarti? Del resto il lavoro lo aveva già cominciato.

Buffy: Angel è andato via perché io potessi vivere lontana da lui una vita normale, magari con un ragazzo come Riley. Non mi permetterebbe mai di cambiare così la mia vita, anche se sapesse che lo faccio per amore suo e forse in cuor suo ne sarebbe contento.

Spike: Se non ti avessi qui davanti direi che non è la Cacciatrice a parlare. Da quanto mediti su queste cose?

Buffy: Da quando ho capito che nessuno può sostituire Angel nel mio cuore. E’ vero, vorrei essere come tutte le altre ragazze della mia età. Vorrei far sparire demoni e vampiri dalla mia vita. Vorrei svegliarmi al mattino e dovermi preoccupare solo di quale vestito metterò. Vorrei innamorarmi di un ragazzo normale… come Riley. Ma questo non potrà mai accadere. Io sono la Prescelta, la Cacciatrice. Non sarò mai come Cordelia, come Willow, come Tara. I demoni e i vampiri saranno sempre lì ad aspettarmi e al mattino saprò soltanto che da me dipende il bene dell’umanità. Non potrò mai innamorarmi di un ragazzo normale, perché la mia stessa vita non è normale. Io sono come i demoni, non faccio parte del mondo “normale”, sono diversa come loro, come Angel. Nel mio cuore so di amarlo da sempre e so anche che questo amore non potrà spegnersi perchè io e Angel ci apparteniamo. Se lui non potrà mai essere un ragazzo normale, allora sarò io a diventare come lui.

Spike: E come la mettiamo con il problema dell’anima? Se diventi un vampiro la perderai per sempre.

Buffy: Ho calcolato anche questo. Mi farò maledire da Willow. L’ha già fatto con Angel e quando saprà che sono diventata un demone farà la stessa cosa con me, impedendomi anche di fare del male a qualcuno. In questo modo potrò continuare la mia lotta contro i demoni.

Spike: Mmmm…I miei complimenti Cacciatrice! Questo è quello che si dice un piano perfetto! Solo una cosa: io che parte ho in tutto questo visto che non posso darti la vita eterna?

Buffy: Presto potrai farlo. Ti aiuterò a eliminare il chip.

Los Angeles. Ufficio di Angel. Notte fonda.

Spike rivela a Cordelia e a Doyle i piani di Buffy, mentre Angel è fuori per lavoro.

Spike: Beh, ora sapete quello che passa per la testa alla signorina Summers. Sembra incredibile? Lo so, neanch’io riuscivo a credere alle mie orecchie, ma vi assicuro che è proprio così: vuole diventare immortale, facendosi uccidere da me che sono un vampiro e facendosi poi maledire da Willow. Ho finto di accettare, perché se non lo avessi fatto probabilmente sarebbe andata da un altro vampiro che certamente non si sarebbe fatto scrupoli.

Cordelia: Accidenti! Sapevo che era matta, ma non fino a questo punto. Cosa spera di ottenere? A che scopo farsi uccidere per essere immortale? Proprio lei che ai tempi del Liceo non faceva altro che ripetere di voler essere una ragazza normale!

Doyle: Io lo so. Il ricordo di Angel e il dolore per la loro separazione stanno prendendo il sopravvento. Esperienze così non possono essere rimosse. A volte si crede di poterle dimenticare, ma prima o poi riemergono in tutta la loro disperazione e fanno più male di prima.

Spike: Saresti un ottimo strizzacervelli! E’ vero, Buffy stessa mi ha rivelato che farà tutto questo per poter riavere accanto Angel e vi assicuro che non l’ho mai vista così decisa.

Cordelia: Mi chiedo solo una cosa: perché hai fatto tutte queste ore di viaggio per venire a raccontarlo a noi? Sarebbe stato meglio avvertire il signor Giles, lui certamente l’avrebbe fatta ragionare.

Spike: Quell’Inglese!?

Spike ride sarcastico.

Spike: Non credo proprio che sia la persona adatta. E poi la mia intenzione era quella di raccontare tutto a Angel. A proposito, dove diavolo è? Quando c’è bisogno di lui sparisce sempre. Solo lui forse può farla desistere da questa idiozia. Beh, allora?

Doyle: Non credo sia una buona idea.

Spike: Che significa? Forse non mi avete capito. Angel non può starsene da parte, in fondo è lui la causa di tutto. Deve sapere quello che sta succedendo.

Doyle: E tu cosa ci guadagni? Sei un vampiro, la morte della Cacciatrice dovrebbe essere un sollievo per te e invece sembra che…

Cordelia: Cosa ci stai nascondendo? Non è da te preoccuparti per la salute di Buffy!

Spike: Calma ragazzi! Credetemi, sarei la persona più felice di questo mondo se potessi levarmi dai piedi quella guastafeste, ma preferisco una Cacciatrice mortale ad una Cacciatrice immortale. Ve lo immaginate? Sarebbe un incubo per noi poveri demoni!

Cordelia: Beh, devo dire che non vorrei essere nei vostri panni.

Spike: Già.

Doyle: Comunque, in questo momento Angel non sarebbe di grande aiuto per Buffy.

Spike: Insomma, si può sapere cosa diavolo intendi dire?

Cordelia: Diciamo che Angel, come Buffy, non sta attraversando un buon periodo…

Continua...




Valutazione:

Carmageddon: Per essere una prima parte, è decisamente lunga: va bene il dettaglio, ma nonostante le suddivisioni, si rischia un po' di perdere il filo... Racconto comunque passabile, ma dalla seconda manche mi aspetto un guizzo di fantasia in più.

Ipergorilla: un po' troppo lungo e poco originale.

Wolf: 1)Il trama della fic non è alla portata di tutti, infatti, a meno che non si sia appassionato di buffy e si conoscano i personaggi e le vicende, può essere mooolto noiosa.

2)Ci sono solo dialoghi, il che fa capire poco dove si è e cosa accade e la rende troppo simile ad una chat

3)Tralscia molte cose dando per scontato che tutti conoscano la serie buffy e i suoi particolari

Dragoness: Più che una fic, un log. Cattiverie apparte, non amo lo stile di scrittura in stile "copione cinematografico". Rischiosa la scelta di attenersi così strettamente ad una serie che in pochi - nel forum - seguono.


ThunderShock




-Arrivederci! Spero ci risentiremo presto! – Salutò Adam in direzione di tre figure che si allontanavano

-A presto Adam! – Rispose Ash, il ragazzo più alto del gruppetto, voltandosi leggermente

-E’ stato un piacere conoscerti – Strillò Vera, l’unica ragazza

- Ti scriveremo – disse Max, che non rinunciava mai ad aprire bocca

-Ci conto! – concluse Adam gioviale

Ash, Vera e Max sparirono dalla vista di Adam, che tirò un sospiro di sollievo. Si sentiva un grandissimo ipocrita: per lui non era stato affatto un piacere conoscerli, solo una grande seccatura. In fondo erano simpatici. Certo, Ash era un po’ sbruffone, Max faceva troppo il saputello e Vera troppo ingenua, ma non era questo il problema. In fondo a disturbarlo era che loro avessero dei pokémon per le sfide e lui no. Non che gli importasse granché (odiava le lotte), ma gli sarebbe piaciuto avere un pokémon di compagnia. Tornò a casa e decise di non pensarci più.

*************************************************************

Quella mattina lo svegliò il silenzio. Aprì gli occhi e si guardò introno. Un raggio di luce entrava dalla finestra, era una buona giornata che si annunciava noiosa come tutte le altre buone giornate. Anzi, sarebbe stata peggiore: era il suo compleanno, e fin da quando aveva compiuto 10 anni i suoi genitori non facevano altro che rinfacciargli il fatto che lui non aveva pokémon da far combattere. Erano passati 9 anni, ma sua madre e suo padre non avevano dimenticato il fatto. Adam cercò di pensare positivo, dicendosi che forse ormai si erano rassegnati. Scese le scale e si accomodò per la colazione.

-auguri, tesoro! – cinguettò allegramente sua madre

Adam la guardò perplesso. Forse nella notte è stata sostituita dagli alieni, non poteva esserci altra spiegazione. Arrivò anche suo padre, che gli rivolse un sorriso a 32 denti. Adam era disorientato: ma che stava succedendo?

-sai – buttò lì suo padre – il prof Birch ha ancora un pokémon. Perché non lo alleni per le lotte?

-NO! Assolutamente no, no, no e ancora no! Non lotterò mai con i pokémon, mettetevelo in testa!

Detto questo Adam scappò al piano superiore. Il telefono squillò; Adam rispose: era suo cugino Thomas, un famoso ricercatore che lavorava a porto Alghepoli.

-Auguri, cuginetto! Ti ho mandato un bel regalo, ti piacerà, vedrai! L’ho mandato tramite corriere, và e aspettalo fuori.

Adam obbedì. Thomas, anzi, Tommy, era il suo parente preferito perché non gli faceva pesare il fatto di non essere un allenatore, e anzi lo difendeva sempre con convinzione.

Uscì e intercettò il corriere, prese il pacchettino e la lettera e tornò di corsa in camera sua.

"Ciao, Adam! Non arrabbiarti, sono convinto che ti farà piacere. Tranquillo, non è adatto alla lotta (così hai una scusa, eh,eh!) ma spero ti terrà compagnia. Con affetto, Tommy"

-Oh, mio Dio!!! Beh, tanto vale darci un’occhiata...

Detto questo prese il pacchettino: conteneva una pokéball.

-Chiunque tu sia, vieni fuori! E speriamo bene...




Valutazione:

Carmageddon: Uh, una storia-poké! ma c'è da dire che, se è vero che io incoraggio la brevità, questo racconto è un po' troppo sintetico:

a volte è bello soffermarsi su particolari magari ininfluenti sulla trama, ma gradevoli o divertenti da leggere (per esempio, il riflesso del bernoccolo sul vetro, nel racconto di cerberus). Cosa salterà fuori da quella poké-ball?

Ipergorilla: bene, lodevole la scelta di fare la fic sui pokémon. Forma e contenuto discreti.

Wolf: Questo l'ho notato in un'altra fic di ThunderShock, spezza sempre sul più bello

Dragoness: Forse un po' scarna nella forma, ma non male nel contenuto. Mi aspettavo un po' di brillantezza in più, ma... niente male.





Seconda Manche


Cerberus




Passarono due anni e Frank ogni giorno quando non stava traducendo le scritte ascoltava per alcuni minuti la radio per sapere cosa stava combinando il drago che aveva involontariamente liberato, in due anni il mostro trasformò gran parte della terra in una desolata landa di ghiaccio e morte, e Frank ogni giorno non riusciva a perdonarsi il momento in cui posò il medaglione e diede inizio a tutto ciò.

2 mesi dopo Frank completò la traduzione e cominciò a leggere i numerosi blocchi di fogli su cui vi era l’intera traduzione delle scritte Maya e un punto lo colpì:

<<Se per disgrazia un giorno il dispensatore di morte dovesse tornare alla vita l’unica entità su questa terra in grado di fermarlo sarà quella che risorgerà dalle ceneri della bocca di fuoco grazie al talismano della vita.>>

a quel punto Frank si ricordò del piedistallo vicino a quello del mostro dove non c’era nulla e pensò che se il talismano si trovava sull’isola era da lì che doveva cominciare a cercare.Frank risalì le scale, e andò davanti al piedistallo, lo pulì con un pennellino e cominciò a spostarlo per vedere se sotto vi era qualcosa ma non trovò niente, quello era un semplice piedistallo in pietra, ad un tratto mentre stava tornando nella sala sottostante pensò al cratere, ma si ricordò benché non ci fosse più stato dal giorno della disgrazia che il vulcano aveva due bocche e quindi decise di andare ad esplorare il cratere di sinistra.

La decisione era stata presa e Frank si recò nella sala delle incisioni a prendere uno zaino con il necessario per calarsi e esplorare accuratamente il fondo del cratere, poi cominciò a camminare facendo quasi attenzione a non urtare i sassolini che si trovavano per terra con le sue scarpe ormai malandate, quasi non se ne accorse quando era arrivato in cima di fronte ai due crateri, a quel punto assicurò una seconda volta la corda alla roccia di due anni fa e cominciò a scendere il cratere di sinistra, questo cratere era molto più profondo rispetto all’altro, tant’è che Frank impiegò una mezz’ora abbondante per arrivare in fondo, lì non vi erano piedistalli che emanavano luci ma solo una caverna e visto che non vi era altro Frank ci entrò e con la torcia faceva luce un po’ dappertutto per non perdere il minimo segno che potesse aiutarlo a trovare il talismano finché non vide la classica luce alla fine del tunnel, una luce fioca sull’arancione e allora lasciò perdere la torcia e si diresse a corsa verso la luce, corse fino ad arrivare ad una anticamera piena di lava bollente al cui centro si ergeva nel mezzo della lava un piccolo piedistallo di pietra simile a quello che emanava la luce azzurra nell’altro cratere, Frank non poté arrivarci dato che fra lui e il piedistallo vi erano 15 metri di lava quindi decise di guardarsi attorno per capire cosa fosse realmente quella stanza e se poteva contenere quello che cercava, l’unica cosa che lasciava presagire l’intervento della specie umana in quella stanza era il piedistallo e Frank decise di tornare indietro dato che il talismano non poteva trovarsi lì, ma quando si girò gli prese quasi un colpo vedendo una statua uscire da sopra la caverna che dava accesso alla stanza, era la statua di un’uccello metà nella roccia e metà fuori visibile all’occhi umano, era una statua magnifica curata fin nei minimi dettagli e dopo averla osservata attentamente Frank notò una leggera somiglianza fra essa e la statuetta semidistrutta davanti all’entrata del tempio e poco dopo notò che la statua custodiva qualcosa nel becco, Frank prese il binocolo e vide che si trattava di una riproduzione in pietra di una medaglia, forse un talismano e non si sentì di escludere che quella fosse la forma del talismano della vita, così posò lo zaino e vi si sedette sopra a contemplare la statua.

Poco dopo Frank notò appena sotto la statua altre iscrizioni e le tradusse, se ne andò un’altra mezz’ora e la frase recitava:

<<Il salvatore secondario custodisce il potere di convocare l’entità in grado di fermare il dispensatore di morte, egli farà risorgere il salvatore dalla lava e ciò che è avvenuto si ripeterà nei millenni a seguire.State in guardia voi che liberate il salvatore, se egli reputerà che la sua resurrezione sia avvenuta inutilmente verrete puniti!>>

Frank capì che ora doveva cercare questo “salvatore secondario”, allora cominciò a tornare indietro verso il tempio a continuando a rileggersi in testa la frase che dovrebbe condurlo al talismano della vita, non se ne accorse neanche che Frank era già arrivato alla fine della grotta e quindi mise momentaneamente da parte i pensieri per la risalita, arrivato in cima Frank si accorse che era ormai calata la notte e decise visto che secondo lui la notte porta consiglio di andare a dormire e pensare domani alla soluzione dell’enigma.

Alla mattina Frank venne svegliato di soprassalto da una serie di rumori molto forti appena fuori dal tempio, incuriosito uscì e vide che vi era stata un’altra piccola frana che aveva investito nuovamente la statua che già era stata rovinata da eventi simili e a quel punto esclamò senza riflettere <<Chissà che salvatore è uno che non riesce neanche a salvare la propria stat….>> e a quel punto si fermò di colpo ed esclamò <<LA STATUA!>> Frank allora cominciò a scavare fra i sassi in cerca di qualche indizio, alla fine fra i sassi caduti della frana si vedeva un piccolo buco dal quale sbucava ciò che rimaneva della statua, Frank cominciò a guardarla molto da vicino cercando qualcosa che lo indirizzasse al talismano, poco dopo per via della polvere Frank starnutì di colpo e piazzò una craniata sulla statua da cui si staccò una piccola parte di roccia, vedendo il pezzetto di roccia staccarsi e cadere al suolo a Frank ripensò alla frase scritta sotto la statua nel cratere, <<Il salvatore secondario custodisce il potere di convocare l’entità…>> e ebbe l’idea di prendere i suoi attrezzi di scavo e di fare a pezzi la statua pensando che il talismano si trovasse al suo interno, dopo aver ridotto la statua ad un cumulo di macerie e non aver cavato un ragno da un buco Frank notò per terra dove prima c’era la statua una specie di buco, ci infilò la mano, sentì un freddo metallico, l’afferrò e tirò fuori la mano, aveva trovato un talismano e cominciò a fissarlo in cerca di prove che confermassero che quello che aveva fra le mani fosse proprio quello che cercava… .

Dopo aver osservato in lungo e in largo il talismano Frank giunse alla conclusione che se voleva sapere se quel talismano era quello giusto doveva posarlo sul piedistallo nel cratere di destra, allora ritornò al cratere, afferrò la corda che aveva lasciato lì in precedenza e scese, arrivato in fondo imboccò a corsa la caverna e in men che non si dica era già all’anticamere, ma un altro problema sorgeva all’orizzonte, il piedistallo era circondato dalla lava, problema che non durò molto grazie al talismano, iniziò a brillare di un’intensa luce bordeaux che costrinse Frank a chiudere gli occhi.Dopo circa trenta secondi Frank aprì con cautela l’occhio sinistro per assicurarsi che il talismano avesse finito di brillare, tutto era tornato normale, almeno questa era l’idea di Frank prima di guardare il piedistallo, il talismano in qualche modo lo aveva fatto venire fino “a riva” e quindi ora non bisognava far altro che mettere il talismano sul piedistallo e sperare in bene.

Frank si avvicinò prudentemente al piedistallo e con la mano tremolante posò il talismano nel buco a lui incavato nel piedistallo, la terra ricominciò a tremare, Frank capì che se non voleva restare sepolto era ora di togliere le tende e iniziò a correre fino alla fine della grotta e da lì si arrampicò fino in cima con l’ausilio della corda, mentre la terra continuava a tremare Frank si mise dietro alla roccia che aveva usato tre anni or sono per la stessa causa e vide il bordo del cratere da cui era appena uscito che cedeva e si allargava, ad un certo punto la terra smise di tremare e dal cratere uscì una vampata di fuoco, Frank si buttò a terra proteggendosi il viso e appena ebbe il coraggio di guardare se fosse successo qualcosa restò immobile appena vide una maestosa creatura grande quanto il drago sospesa sopra il cratere sinistro.

Vi era un silenzio di tomba e Frank non riusciva a fare a meno di pensare che se era stato un’errore terribile liberare il dispensatore di morte ne era valsa la pena per poter vedere anche se non se lo sarebbe mai aspettato quella magnifica creatura alata, non era mai stato avvistato un volatile simile in tutto il globo e notando le tre code longilinee; la frase decifrata che diceva <<….l’unica entità su questa terra in grado di fermarlo sarà quella che risorgerà dalle ceneri…….>>; dalle sue dimensioni e dalla sua affinità con il fuoco Frank dedusse che quella creatura poteva forse essere l’esemplare madre delle Arabe Fenici.A rompere quel momento di calma fù uno scoppio, Frank rivolse lo sguardo a est e notò il dispensatore di morte in rapido avvicinamento all’isola, evidentemente deve aver udito il baccano causato dal risveglio della Fenice, in quel preciso istante la Fenice spiccò il volo dirigendosi verso il drago, in poco tempo i due animali si scontrarono e in quel preciso istante si generò un’esplosione di luce bianca, l’onda d’urto investì Frank scagliandolo al suolo e anche se visibilmente stordito riuscì ad intravedere due sfere di luce, una azzurra e l’altra rossa che entravano nei rispettivi crateri, era tutto finito.

A quel punto dato che era ormai sera Frank si girò e si diresse nella stanza delle iscrizioni per passare la sua ultima notte sull’isola, arrivato nella sala vide la sagoma umana infuocata che si era destata dal suo riposo e che con fare scherzoso gli disse <<Era ora che rimettessi a dormire quell’idiota di un drago, cerca di non combinare più casini del genere geniaccio!>> e svanì nel nulla come sua abitudine, ma a quel punto Frank era troppo esausto per dargli filo e si limitò ad appoggiare la testa su una delle sue due borse e a chiudere gli occhi sapendo che non avrebbe più dovuto preoccuparsi di non arrivare alla mattina seguente.




Valutazione:

Carmageddon: Avete presente quando affondate il cucchiaino in un Sundae™ e lo tirate su? Vi resta attaccato tutto il contenuto del bicchiere. Io questa cosa la chiamo Il Bloccone. Ecco, anche questa storia ha la struttura del Bloccone e non rende affatto agevole la lettura: avevo raccomandato qualche spazio.... Non male la conclusione, ma anche in questo caso ci si poteva aspettare un po' più verve.

Ipergorilla: Forma, contenuto e soggetto buoni, ma il finale davvero scontato.

Wolf: 1)Nella fic il punto è poco presente (sostituito spesso dalla virgola) il che la rende poco "masticabile" e da far venire il "fiatone".

Dragoness: Apparte la forma un po' contorta, è abbastanza buona. Senza infamia e senza lode.




gigipuff




“Dieci secondi al decollo!” una voce, resa metallica dagli altoparlanti, si diffuse per tutto l’aereo, e stranamente dieci secondi dopo l’aereo partì sul serio. Dovevo già sospettarlo che quella giornata aveva qualcosa d’insolito! Pochi attimi dopo il rilassante ronzio dell’aereo persuase i miei occhi a chiudersi.

“Avaria motori! Avaria motori!” gridò quella stessa irritante voce, svegliandomi da un sogno che avrei avuto piacere di continuare. Caos ovunque! Persone che correvano nel disperato tentativo di salvarsi! Cercai di alzarmi ma la cintura di sicurezza mi teneva legato al sediolino. Dopo aver realizzato che per alzarmi dovevo slegarla, le mie mani tremanti si agitavano freneticamente nel tentativo di riuscirvi. Ma non ci riuscirono, era troppo tardi e non c’era speranza. Appoggiai rassegnato la testa al sediolino, cercando di addormentarmi e di continuare quel bellissimo sogno.

Mi svegliai di soprassalto: osservai l’ambiente intorno a me, anche se non c’era molto da osservare. La temperatura era bassa, tutto era scuro, nemmeno un piccolo bagliore di luce. Dopo aver passeggiato per un po’, scorsi un raggio di luce che si faceva sempre più intenso, man mano che mi avvicinavo. Quando fui prossimo alla sorgente luminosa, questa mi abbagliò circondandomi col suo tepore: era davvero il caso di dire “mi illumino di immenso!” Quando la luce si diradò, lasciò dentro di me una piacevole sensazione e uno spettacolo magnifico. Squarciata l’oscurità, un’ immensa cittadina si era presentata davanti ai miei occhi. Il cielo era limpido e sereno, nuvole bianche e candide circondavano la città, e quest’ultima, simile a quelle che ero abituato a vedere, si distingueva per i colori armonici e per una disposizione ordinata e studiata degli edifici che dava una sensazione di estrema pace e tranquillità. All’ingresso della città un cartello recitava a lettere cubitali: “Sky Pea”. Uno strano ragazzo, che doveva avere circa la mia età, mi si avvicinò e disse: “Uno nuovo! Benvenutissimo! Il mio nome è Cloud, e abito da queste parti. Sapevo che era arrivato uno nuovo, e quindi devo assolutamente accertarmi di una cosa...” estrasse con un rapido movimento una spada e con essa mi trapassò la pancia.

Stranamente non sentii dolore… “Bene! Hai brillantemente superato il test! Benvenuto a Sky Pea!” concluse. “Che test?” gridai infuriato “Sai che potevi uccidermi?” “Non preoccuparti, calmati e seguimi. Sarò la tua guida.” Si alzò in volo, intimandomi col dito di seguirlo. Io lo guardai spaesato, come per fargli capire che non ero in grado di volare. “Un po’ di immaginazione! Non hai mai visto Peter Pan?” rispose lui con aria seccata “Pensa di poter volare, e volerai! O hai bisogno anche della polverina magica?” Un po’ offeso, mi concentrai e pochi secondi dopo mi librai in aria al seguito di Cloud.

“Questo è chiamato il mare bianco” mi disse indicandomi la distesa di nuvole sotto di noi “non è facile nuotarvi, perché ha una densità minore di quella del mare blu. Anche i pesci che vi abitano si sono evoluti e hanno sviluppato la capacità di volare.”

Cloud mi mostrò così tutta la cittadina, quando un edificio particolare attirò la mia attenzione: era bianco, molto più grande degli altri e sulla facciata recava la scritta “Ufficio di Controllo per i Nuovi”. “Cos’è?” domandai. Mentre stava rispondendo una sirena riecheggiò per tutta la città: “Allarme rosso! Allarme rosso! Rilevata presenza di un vivo a Sky Pea!”

“Eh?” gridai “Vivo? Allora qui sono tutti morti?” Cloud annuì, con espressione seria. “E cosa fanno ai vivi, qui?” “Li uccidono!” rispose con calma. “Aiutami, sono in pericolo!” lo implorai con le lacrime agli occhi. “Non sei in pericolo!” “Come? Ma io non sono...” cercai di dire. “No… tu sei già morto!” concluse. Dunque partimmo insieme alla ricerca del vero intruso. Volare era bello, la città era carina…penso proprio che mi sarei abituato a quella vita!

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Intanto sulla Terra: “Benvenuti al TG delle 13.00. Aereo precipita, causa avaria ai motori. Un solo morto...”




Valutazione:

Carmageddon: Che è successo? Non vedo una vera conclusione della storia, piuttosto una seconda puntata. O erano da intendere come due fic indipendenti? In tal caso, comunque non trovo molta sostanza; questa ambientazione da "realtà virtuale" avrebbe potuto essere descritta con più particolarità, idem per i personaggi e le loro emozioni.

l'idea di base, sia pure non originale, avrebbe potuto fare piccoli miracoli.

Ipergorilla: Molto carina e originale

Wolf: 1)Ho notato che è difficile trovare imperfezioni, ma qui il finale era prevedibile

Dragoness: Carina, ma preferivo comunque la prima. Ho notato con piacere che l'autore manifesta un certo divertimento nello scrivere, che ci vuole sempre.




Pigkappa




Presi le mie armi per andare da Odisseo. Anche dentro il campo, era imprudente muoversi disarmati a poche miglia dalla città nemica. A metà strada, mi fermai. Non riuscii a capire cosa mi accadde: persi il controllo del mio corpo, pur mantenendo intatti i sensi. Fu Atena. Mi vidi aggirare la tenda di Odisseo, raggiungere il bestiame che ci eravamo portati dalle nostre terre, attaccare gli animali più feroci uccidendoli senza difficoltà per sterminare infine tutte le bestie. Nessuno mi vide, ma seppi di essere spacciato: Atena stessa, dopo avermi costretto a questa azione, avrebbe convinto qualcuno della mia colpevolezza. Corsi indietro, alla tenda, dove trovai i miei uomini già in fermento.

Sono soddisfatto. Adesso sono pronto a cadere su questa lama. Ho fatto ciò che potevo fare. La mia morte non basterà a cancellare la mia stirpe, e qualcuno mi ricorderà non come un mostro assassino. Spiegare tutto a Tecmessa è stato terribile. Ho amato Tecmessa. Canteranno di lei come della mia schiava, ma non lo era. La schiavitù è uno dei difetti del mondo intero. Non potevo combatterla, ma ho cercato almeno di non contribuire al fenomeno. Tecmessa era come una moglie. Le spiegai che cosa il mio corpo aveva fatto, come lei dovesse prendersi cura di nostro figlio Eurisace, di dire a Teucro – addio, fratello – di seppellire personalmente il mio corpo, ma non le dissi che avrei dovuto morire, subito. Lo intuì. Non mi fermò. Mi capì. La amo.

Corsi. Usai per l’ultima volta la forza e la velocità che il mio corpo mi garantivano. Seminai tutti i miei compagni, che cercarono di inseguirmi intuendo che stessi per commettere una sciocchezza. Non è una sciocchezza. Meglio morire così. Ecco che pianto la spada di Ettore per terra. Sono pronto. Ho fatto tutto. O quasi. Voglio tentare.

Aiace camminò, fino a raggiungere gli scogli non lontani dalla spada conficcata a terra. Parlò: “Dèi, mi sentite?” Zeus rispose. “Aiace. Sono un tuo avo, avrei voluto salvarti. Le Parche hanno voluto la tua morte: sei un uomo troppo diverso per questa epoca, e non puoi cambiare il destino del tuo popolo. Posso salvarti, se decidi di diventare un eroe come gli altri.”

”Zeus ascoltami, ti prego, sono stato anch'io un realista

ma ormai oggi me ne frego, e anche se ho una buona vista,

l'apparenza delle cose come vedi non m'inganna,

preferisco le sorprese di quest'anima tiranna

che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,

ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti.

Prima d'oggi mi annoiavo, e volevo anche morire,

ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire*”.

Aiace Telamonio non accettò di adattarsi al modello di comportamento propostogli. Si uccise.




*Liberamente tratto da "Don Chisciotte" - Francesco Guccini

Valutazione:

Carmageddon: Finale a sorpresa per questo racconto epico-sentimentale. Un po' rischioso l'inserimento di un frammento di canzone d'autore, ma in questo caso non è risultato inopportuno. Naturalmente avrei votato 10/10 se fosse riuscito ad inventare di sana pianta una strofa a doppi ottonari

Ipergorilla: Il soggetto mi è sembrato un po' scoveniente, ma per il resto è ok

Wolf: 1)Scritto bene e perciò non ho tanti commenti

Dragoness: Vedansi i commenti della prima manche. Noto che l'amore di Pig per i cantautori italiani non ha fine... pazienza. Non mi piace quello stralcio di testo, comunque.




Rocket




Lusan si avventò su Hilet, ma prima di raggiungerlo scomparve. Improvvisamente riapparve alle spalle del fratello, colpendolo con un raggio di mille colori.

Hilet venne scagliato lontano.

Si rialzò subito.

Dalla sua mano comparve una spada infuocata: una spada senza elsa le cui fiamme scaturivano direttamente dal palmo della sua mano.

Lusan fece lo stesso incantesimo ed una spada di ghiaccio gli comparve in mano.

I due si fronteggiavano, mentre il Libro era ancora sull'altare.

La spada di fuoco colpì quella di ghiaccio, segnando l'inizio di un duello magico senza precedenti.

Lusan parava ogni colpo inferto dal fratello rispondendo agli attacchi con estrema precisione e coordinazione, la lama fiammeggiante di Hilet non riusciva a colpire Lusan, che ad ogni attacco non cedeva e parava la spada infuocata.

Un'altra stoccata da parte di Hilet. Neanche questa andò a segno, parata con estrema rapidità da Lusan.

- Mi hanno stufato i tuoi giochini da maghetto. Non mi so divertendo, al contrario di quello che tu pensi. -

Esordì Hilet.

Lusan lo fissava in silenzio.

Hilet si scagliò con ferocia contro il fratello colpendolo con fendenti molto più veloci e potenti dei primi.

Le due spade si trovarono ferme, una contro l'altra.

- Finiamola qui! -

Gridò rabbioso Hilet, che ritrasse la sua lama per poi riattaccare con maggiore potenza mirando al ventre di Lusan.

Niente, colpì la pura aria.

Lusan era scomparso di nuovo.

Hilet si guardò intorno tentando di indovinare dove sarebbe potuto apparire l'abile fratello questa volta.

Lusan riapparve dietro l'altare, Hilet tentò di raggiungerlo ma Lusan scomparve di nuovo. Appariva e scompariva in ogni punto della grande stanza.

- Ti piace giocare a nascondino? A me no. -

Disse Hilet spazientito.

Ovunque c'era suo fratello, ma quando centrava lo sguardo in un punto, Lusan scompariva.

Finito l'incantesimo della spada, Hilet alzò le braccia e mormorò parole incomprensibili; subito una luce intensa riempì la tomba: fulmini incatenati tra loro circondarono il locale e rimbalzarono da una parete all'altra. Lusan venne centrato in pieno da un fulmine.

Cadde.

- Troppo facile…-

Commentò aspro Hilet raggiungendolo.

Lusan rimase immobile.

Una lama infuocata si accese di nuovo dal palmo di Hilet, il quale la puntò alla gola dell'altro mago steso a terra.

- Questo è quello che succede a chi prova ad ostacolarmi. -

Disse, avvicinando la spada incandescente alla pelle di Lusan.

- Ne sei davvero così sicuro? -

Ribatté Lusan con un sorriso a fior di labbra.

Una zampata travolse Hilet lanciandolo lontano.

Una zampata?

Un enorme Orso Celestiale era comparso dal nulla ed aveva attaccato il malvagio fratello di Lusan.

L'orso aveva un folto pelo nero ed inquietanti occhi rossi; ringhiava e batteva le zampe a terra, pronto a riattaccare:

- L'hai evocato tu? -

Chiese Hilet.

- Ovviamente. -

Rispose Lusan compiaciuto mentre si rialzava.

Hilet si avvicinò all'Orso Celestiale per colpirlo con un incantesimo più potente, ma quest'ultimo si impennò e gli si avventò addosso.

Ogni volta che Hilet tentava di rimettersi in piedi veniva scaraventato a terra dalle poderose zampe dell'orso.

L'orso colpiva ripetutamente il mago che ormai era a terra sfinito. Hilet tentò un ultimo incantesimo: un'enorme Vipera Immonda avvolse l'orso e cominciò a stritolarlo. La pelle squamosa del serpente si induriva sempre di più mentre cercava di imprigionare l'orso nella sua morsa fatale.

Le due bestie lottavano furiosamente, ma la vipera sembrava avere la meglio; intanto Hilet aveva ripreso a lanciare incantesimi su Lusan che quest'ultimo evitava chiudendosi in un globo di energia mistica.

Ad un tratto Hilet smise di lanciare incantesimi, mentre Lusan si preparava all'offensiva:

- Sai Lusan, ti ho fatto giocare un pochino, ma ora è giunto il momento di finirla. -

Senza aggiungere altro Hilet alzò le braccia, quando le riabbassò avvenne qualcosa di strano. Lusan si era bloccato, l'orso e la vipera erano immobili, il fuoco delle torce non bruciava più. Era come se il tempo si fosse fermato per tutti….. per tutti tranne Hilet.

- Adesso Lusan? Ho abbastanza tempo per prendere il Libro e andarmene, senza che tu te ne renda minimamente conto. - sorrise - Non puoi fare nulla per fermarmi ora. Il tempo è momentaneamente bloccato, e quando riprenderà a scorrere io sarò già sparito con il Libro. Non sono un genio? -

Raggiunse il piccolo altare e prese il Libro:

- Alla prossima Lusan, divertiti…..-

Disse mentre si avviava verso l'uscita.

Fece per arrampicarsi sulla malandata scala quando un ringhio lo intimò a fermarsi:

le due bestie avevano ripreso a lottare, questo significava che l'incantesimo era terminato; Hilet prese a salire, più determinato che mai a portarsi via il Libro il prima possibile. Lusan si materializzò poco sopra la posizione di Hilet:

- Avresti dovuto non perdere tempo in chiacchiere, povero stolto….. Mi spiace, ma ora devo riprendere quel Libro…-

Affermò Lusan con aria beffarda.

Senza neanche permettere a Hilet di reagire gli sferrò un calcio che lo fece precipitare, poi, dopo essere sceso, raccolse il Libro per riporlo di nuovo, ma solo momentaneamente, sull' altare.

Hilet ancora stordito dall'alta caduta si rialzò e corse verso il fratello.

Lusan stavolta non era impreparato, reagì lanciando un'enorme sfera di fuoco contro Hilet che, colpito un pieno, venne sbalzato in aria subendo anche i danni di una rovinosa caduta. Venne poi colpito da decine di piccoli Dardi Incantati lanciati da Lusan, per poi finire sul campo in cui si affrontavano la vipera e l'orso.

Travolto dalle due bestie, Hilet rimase a terra esausto.

L'orso scomparve, e poco dopo anche l'enorme serpente fece la stessa fine; l'incantesimo di evocazione era esaurito.

- Sei malridotto. -

Osservò Lusan.

- Solo per merito tuo. -

Rispose Hilet col fiato mozzato, il sarcasmo non gli mancava comunque.

- Vogliamo finirla qui? -

Propose Lusan.

- Prenditi quel dannato Libro. Ne ho abbastanza. -

Convenne Hilet.

Lusan arrivò all'altare e posò la mano sul Libro.

- Deve essere distrutto. Ora. -

Mormorò tra sé.

Prese una delle fiaccole appese al muro e si avvicinò all'altare, pronto per bruciare il Libro.

Un Dardo Incantato lo sbilanciò e finì a terra.

- Pensavi davvero che ti avrei lasciato distruggere il Libro? -

Hilet prese una fiaccola e zoppicò in direzione dell'altare; Lusan, di nuovo in piedi, commentò:

- Allora non ti arrendi proprio mai… -

- No. -

Rispose Hilet, scagliando la fiaccola contro il fratello.

Lusan, tentò di schivarla, ma venne colpito in pieno e prese fuoco.

Con un incantesimo una fresca e limpida acqua sgorgò dal nulla per spegnere le fiamme, che però divamparono ancora di più.

- Illuso. Quello è il Fuoco Accecante dell'Untore, può essere spento solo da chi lo ha acceso. Sei senza speranze ormai. -

Lo derise Hilet.

Il corpo di Lusan si contorceva avvolto dalle bollenti fiamme, il fuoco lo bruciò fino a che non divenne parte del fuoco stesso e non ne rimase che un misero mucchietto di cenere.

- Questo è davvero quello che accade a chi cerca di ostacolarmi, guarda come sei finito, fratello mio. -

Hilet lanciò una risata stridula e agghiacciante; prese il Libro dall'altare e lo aprì, cominciò a sfogliarlo e lesse: "Riti di preparazione alle unzioni delle salme", nella pagina dopo c'era scritto: "Come consacrare un olio", nella pagina dopo ancora lesse: "L'unzione degli altri Chierici". Non capiva. Continuò a sfogliarlo. Preso dal panico fece scorrere tutte le pagine del libro, ma di come evocare il Guardiano Glabrezu nessuna traccia.

Hilet si accasciò a terra disperato.

Era il Libro sbagliato.




Valutazione:

Carmageddon: Gestione dei dialoghi non perfetta (non si deve andare a capo sempre iniziando con una maiuscola) ma la storia è gradevole, anche se non ha voluto arrischiarsi tentando qualche exploit di originalità. Il finale però si rivela sorprendente e perfino demenziale.

Ipergorilla: Forma impeccabile, contenuto buono, storia molto buona

Wolf: 1)In questa fic i combattimenti sono raccontato veramente bene e mi hanno coinvolto molto

2)Questo finale invece non me lo aspettavo proprio

Dragoness: Migliore rispetto alla prima manche, comunque ancora un po' caotica e poco scorrevole... Storiella carina, comunque, da applaudire.




Slayer




Negozio di magia. Il mattino dopo.

Buffy entra. Giles, Willow e Xander la stavano aspettando.

Buffy: Buongiorno. Riley mi ha detto che mi cercavate per parlarmi. Ehi, che brutti musi! Che vi prende?

Willow: Niente!!

Sorride imbarazzata.

Willow: E’ solo che…Beh…Ecco…Volevamo chiederti…Come stai Buffy?

Fa sedere Buffy su una sedia al centro dell’attenzione.

Buffy: C’è qualcosa che non va ragazzi? Siete così strani.

Xander: Lo sai che noi siamo i tuoi amici? Che ti vogliamo bene? Che faremmo qualsiasi cosa per te? Lo sai questo, vero?

Buffy: Certo che lo so.

Giles: Abbiamo scoperto perché la Morte è apparsa a quella ragazza, Buffy.

Willow: Ha desiderato così disperatamente di morire che la Morte si è materializzata per accompagnarla nell’aldilà.

Buffy: E’ incredibile… E’ terribile!

Xander: Aspetta. Il bello deve ancora venire.

Giles: Vedi Buffy, ci siamo chiesti perché anche tu sei riuscita a vedere la Morte e… Beh… Ecco… Non so come dirlo… Insomma…

Xander: Da quando hai deciso che il suicidio sia una soluzione ai tuoi problemi?

Giles: Xander, per favore!

Buffy: Cosa?!!

Scatta in piedi.

Willow: Pensavamo che ormai avessi accettato l’idea che il tuo destino fosse quello di essere una Cacciatrice. Beh, non dico proprio “accettato”, ma almeno…

Buffy: Cosa?!!

Giles: Calmati. Adesso sappiamo tutto e ti aiuteremo a venirne fuori.

Buffy: Vi assicuro che siete proprio fuori strada!

Xander: Dai, Buffy! Ormai è chiaro. La Morte ti è apparsa perché anche tu, come Lucy, l’hai desiderata.

Willow: Perché non mi hai detto tutto, potevi confidarti con me, sai che sono la tua migliore amica.

Buffy: Adesso basta!! Siete sempre pronti a tirare le conclusioni. Vi ho già detto che vi state sbagliando. Non preoccupatevi per me, io sto benissimo.

Si avvia verso l’uscita.

Giles: Buffy! Non abbiamo ancora finito.

Buffy: Io credo di sì.

Prima di uscire si volta verso il gruppo.

Buffy: Non temete, il mondo avrà sempre la sua Cacciatrice di vampiri… Sempre.

Los Angeles. Ufficio di Angel. Il tramonto.

Doyle e Cordelia discutono su come aiutare Angel.

Cordelia: Pensi davvero che facendo incontrare Buffy e Angel i problemi di entrambi si risolveranno? Prima non mi sembravi tanto d’accordo, cos’è che ti ha fatto cambiare idea?

Doyle: Anche se non mi va di ammetterlo, Spike ha ragione. Angel e Buffy devono affrontare insieme questo momento. Noi dobbiamo restarne fuori. E questo vale anche per gli amici della Cacciatrice. Non possiamo fare nulla per aiutarli perché, per quanto bene possiamo conoscerli, non siamo in grado di comprendere il legame che li unisce. Devono incontrarsi e, comunque vada a finire, sarà la cosa giusta per entrambi.

Cordelia: Quel “comunque vada a finire” non mi piace, Doyle. E poi come faremo a farli incontrare? Angel non vorrà…

Entra Angel.

Angel: Angel non vorrà cosa?

Cordelia è in evidente imbarazzo.

Cordelia: Ciao Angel!! Chedevo a Doyle se… Beh… Sì… Ecco, se tu non vorresti… venire con me a fare shopping!!

Angel la osserva dubbioso.

Doyle: Cordelia, non importa. Credo che adesso debba sapere.

Angel: Sapere cosa?

Segue qualche attimo di silenzio.

Cordelia si fa seria.

Cordelia: Si tratta di Buffy.

Cimitero di Sunnydale. Notte fonda.

Buffy: Dove diavolo sei finito l’altra notte. Avevamo un accordo e tu non ti sei fatto vivo. Ero così in collera stamattina che sarei venuta a trascinarti sotto il sole!

Spike: Avevo degli affari da sbrigare, piccola. Ma come vedi ora sono tutto per te.

Fa per abbracciarla.

Buffy: Provaci soltanto…

Gli punta un paletto al cuore.

Spike: Calma tesoro! Non vorrai mica fare fuori… la tua ultima speranza?

Buffy: Quasi quasi ci stavo ripensando.

Spike fa una smorfia di disappunto.

Spike: E va bene, ma non sai cosa ti perdi.

Si allontana.

Spike: Sentiamo, come farai a farmi togliere il chip?

Buffy: Lascia fare a me. Conosco un medico che è in debito con la Cacciatrice da quando l’ha salvato da una vampira che voleva… invitarlo a cena. Andiamo adesso.

Angel: Buffy!

Buffy: Angel!

Sono a pochi metri di distanza si guardano negli occhi.

Spike: Guarda guarda. Ecco il nostro eroe che entra in scena! Ti sei deciso finalmente.

Buffy: Che… che ci fai a Sunnydale? Come hai fatto a trovarmi?

Angel: Anche se fossi cieco ti troverei.

Spike: Ehm… scusate se interrompo questo idillio. Cacciatrice, mi sbaglio o noi due avevamo qualcosa da fare insieme?

Angel: Sparisci Spike!

Spike: Bel ringraziamento! Dopo tutto quello che ho fatto per…

Angel: Hai sentito cosa ho detto? Lasciaci soli.

Buffy: Spike è qui perché…Beh, noi dovevamo…Ecco…

Angel si avvicina.

Angel: Shh, so tutto.

Buffy: Sai tutto!?! Come…

Buffy si volta verso Spike.

Spike: Non guardare me, non ne so nulla.. Adesso vi lascio, credo che abbiate tante cose da chiarire. E per quanto riguarda il nostro appuntamento, beh, sarà per un’altra volta, tesoro.

Spike lancia uno sguardo d’intesa a Angel e sparisce dietro le lapidi.

Buffy e Angel continuano a fissarsi.

Angel: Perché non sei venuta da me?

Buffy: Da tempo faccio a meno del tuo aiuto e poi non so di cosa stai parlando.

Buffy gli rivolge le spalle.

Angel: Lo sai invece. Ti ho detto che so tutto. Cosa credevi di fare? Davvero hai pensato che avrei accettato il tuo sacrificio?

Buffy: E’ stato Spike!? Dovevo immaginarlo. Non riesce a tenerla chiusa quella boccaccia!

Angel: Lascia perdere Spike. E’ stata una fortuna che sia venuto a Los Angeles per avvertirmi.

Buffy: E così tu sei corso qui a salvarmi, vero?

Angel: Buffy!?

Buffy: Dovevi rimanere a Los Angeles, perché non c’è niente che tu possa fare per farmi cambiare idea.

Buffy si volta verso Angel.

Buffy: Ti amo Angel, ti ho sempre amato tanto e questo non potrai cambiarlo. Ho cercato di allontanarti. Ti ho ucciso e questo non mi ha aiutato. Ed ho odiato farlo. Odio che sia tutto così difficile. E che possa ferirmi tanto. Oh Dio! Ho desiderato che fossi morto…

Angel: Anch’io.

Buffy: Cosa?!

Angel: Non sei l’unica a soffrire. Io dovrò trascorrere l’eternità a piangere su quello che ho perso. Prova a immaginare il tuo dolore esteso all’infinito… Non potrò assistere alla tua… Al giorno in cui non ci sarai più. Meglio farla finita e rinunciare ad una eternità di disperazione.

Buffy: Come puoi dire una cosa del genere?!

Angel: Tu puoi andare avanti senza di me, Buffy. Sei andata avanti. Io non posso. Vorrei stringerti fra le mie braccia, sentire ancora il tuo calore, il sapore delle tue labbra, fare l’amore con te, vivere un altro istante di felicità. Ma non mi è concesso, non mi è concesso neanche un istante.

Buffy: Ho vissuto fino ad ora solo nella speranza che un giorno potremo essere felici insieme. Non puoi togliermi questa illusione. Tu devi vivere, io farò il resto.

Angel: No, no, no. Io te lo impedirò.

Buffy: E’ l’unica soluzione. Angel, ascolta. Sarà facile, non abbiamo bisogno neanche di Spike. Puoi farlo tu.

Buffy si scopre il collo.

Angel non crede ai suoi occhi.

Angel: Non è possibile, sta succedendo di nuovo.

Arretra di qualche passo. Ma Buffy si avvicina ancora.

Buffy: Non sarà come l’ultima volta, vedrai, saremo felici insieme, per sempre. Io avrò l’anima come te.

Angel: Ti prego, Buffy, non ti avvicinare. Non dovevo tornare qui.

Buffy continua ad avvicinarsi.

Angel: Fermati, non potrei perdonarmi mai una cosa del genere, non continuare.

Buffy: Non capisci? E’ l’unica soluzione, Angel! L’unico modo che abbiamo per stare insieme. Se la vita ci separa, la morte ci unirà nell’eternità!

Buffy si aggrappa al corpo di Angel.

Angel: Allontanati, Buffy, te ne prego!

Buffy: Non senti il profumo del mio sangue?

Angel sente girare la testa.

Buffy: Lasciati andare.

Angel: No!!

Si stacca da Buffy con un violento strattone. Ma la Cacciatrice non gli dà tregua e gli si avvicina ancora.

Angel: Non costringermi a farti del male. Io ti amo.

Buffy si ferma. Guarda Angel.

Buffy: Ti amo anch’io e non posso accettare questo destino ingiusto.

Angel: Nessuno ci costringe ad accettarlo, ma la tua morte non è una soluzione.

Negozio di magia. Nello stesso momento.

All’interno Giles e Willow discutono con Riley dopo la rivelazione di Spike.

Giles: Adesso calmati Riley. Sono sicuro che Buffy sta bene.

Riley: Davvero?Prima mi dite che Buffy vuole morire e poi mi dite che devo stare calmo! Mi dispiace, ma io non riesco proprio a stare calmo. Se voi preferite restate pure qui, per quanto mi riguarda non lascerò che Buffy faccia sciocchezze, qualunque sia il motivo.

Willow: Ma non hai sentito cosa ha detto Spike? Lei è con Angel. Non permetterà che le accada nulla di male.

Riley: Avete la memoria corta o cosa? Angel ha già bevuto il sangue di Buffy. Lo ha fatto per salvarsi. Chi ci dice che non lo farà ancora per averla sempre con sé?

Nessuno risponde.

Riley: Bene, dopotutto non la pensiamo poi così diversamente. Io vado da lei.

Pochi minuti dopo. Strada che porta al cimitero di Sunnydale.

Riley corre verso l’ingresso del cimitero. Ad attenderlo c’è Spike.

Spike: Quanta fretta, soldatino!

Riley: Levati di mezzo, Spike!

Spike: Cosa c’è? Temi di vederti soffiare la fidanzata da un vampiro?

Riley: Non ho alcuna intenzione di starmene qui a discutere con te mentre Buffy potrebbe essere in pericolo.

Spike: Pericolo?

Ride sardonico.

Spike: Avanti. Ma chi credi di prendere in giro con questi discorsi? Hai solo una paura del diavolo che Buffy decida di tornare con Angel.

Riley: Non sai quello che dici.

Spike: Non lo so, eh? E invece ti dico che lo so benissimo, nessuno potrebbe saperlo meglio di me.

Riley: Fammi passare.

Spike: Non ci penso nemmeno.

Riley si avvicina minaccioso e afferra Spike per il collo della giacca.

Spike: Ma allora non capisci? Anch’io vorrei essere lì, prendere a pugni quel vampiro da strapazzo e portare Buffy lontano da lui. Ma non è così che risolverei la situazione.

Riley lascia andare Spike mentre riflette sulle sue ultime parole.

Spike: Buffy ama Angel… Maledizione!! Lo ha sempre amato. E non fingere che per te questa sia una novità. Tutti e due sappiamo che nel suo cuore non c’è posto per noi. Al massimo nei nostri confronti può nutrire affetto o… pena, ma l’amore, beh, quello…

Riley: Basta!! Non voglio sentire più una sola parola.

Spike: La verità fa male, eh? Purtroppo devi imparare a conviverci, io lo sto facendo già da tempo.

Riley: Accidenti!!

Colpisce con un pugno un tronco vicino.

Riley: Cosa posso fare?

Spike: Assolutamente nulla. Devi solo lasciare che le cose facciano il loro corso…

Cimitero di Sunnidale. Pochi minuti all’alba.

Buffy e Angel sono ancora insieme, abbracciati.

Angel bacia Buffy sulla fronte e poi sulle labbra. Buffy si abbandona a quei baci perché sa che sono gli ultimi prima di vedere Angel andar via di nuovo.

Buffy: Te ne andrai ancora, vero?

Angel: E’ meglio così, credimi.

Buffy piange dolcemente.

Buffy: Lo sai che non mi innamorerò mai di nessun altro.

Angel: Buffy…

La stringe più forte.

Buffy: Vai adesso. E’ l’alba.

Si separano. Buffy chiude gli occhi. Quando li aprirà Angel non sarà più lì con lei.

Buffy: Sarò sempre la tua ragazza!

Cimitero di Sunnydale. Qualche minuto dopo.

Buffy è appoggiata ad una lapide e guarda il sole sorgere. Giles le si avvicina.

Buffy: E’uno spettacolo meraviglioso, non crede?

Gliles: Già.

Rimangono un momento in silenzio.

Giles: Buffy… Io…

Buffy: Sto bene, non si preoccupi. Anche Angel. E’ tornato a Los Angeles.

Giles: Posso farti una domanda? Hai visto ancora la Morte?

Buffy: Sì. E’ apparsa questa notte, anche Angel l’ha vista. Era venuta a prenderci entrambi. C’è mancato poco. Non so cosa è successo. Ricordo che in quel momento nella mia testa è come se avessi sentito una voce. Diceva solo: “Spera, spera, spera...”. Ecco, è stato questo e un attimo dopo la Morte era svanita.

Giles: La Speranza!

Si alza in piedi.

Giles: Credevo non esistesse e invece…E’ incredibile: la Morte e la Speranza, il loro duello…

Buffy osserva Giles poi si volta ancora verso il sole. Giles se ne accorge e comprende che i discorsi sulla Morte e la Speranza possono essere rinviati ad altri momenti. Si ricompone.

Giles: Scusami.

Torna a sedersi accanto alla sua allieva.

Buffy. Non importa. Sono io che devo scusarmi. Vi ho messo tutti in agitazione e vi ho trattato male, mentre voi cercavate solo di aiutarmi.

Giles: Sciocchezze, l’importante è che tu adesso stia bene.

Buffy: Andiamo. Riley sarà in pensiero e io devo… dirgli la verità.

Giles: Sei sicura?

Buffy: Sì.

Negozio di magia. Poco dopo.

Giles racconta a Willow cosa è successo tra Buffy e Angel.

Willow: La leggenda allora è vera fino in fondo!? Buffy e Angel si sono salvati dalla Morte perché è intervenuta la Speranza!?

Giles: Mi piace credere che la loro salvezza non sia dipesa dall’intervento di un… entità soprannaturale. Forse è stata la speranza che nutrivano nel profondo dei loro cuori, la speranza che un giorno tutta questa storia abbia una fine, che Angel non sia più un vampiro e che Buffy non sia più la Cacciatrice e che possano essere finalmente felici insieme.

Willow: Crede che sia possibile? Voglio dire, un giorno diventeranno due persone normali?

Giles: Non lo so, Willow. Solo il tempo può dirlo. Ma per ora il mondo ha bisogno di una Cacciatrice.

Appartamento di Riley. Un’ora dopo.

Buffy tiene tra le mani la lettera che Riley le ha scritto prima di andarsene da Sunnydale.

“Cara Buffy,

se stai leggendo questa lettera vuol dire che mi sbagliavo sul conto di Angel. Ti ha lasciata andare e ne sono felice.

Cosa farai adesso? Hai tutta la vita davanti!

Avrei tanto voluto farne parte, ma, come ha detto un mio amico “Bisogna lasciare che le cose facciano il loro corso”. Non potrei mai stare accanto a te perché accanto a te non c’è più posto. Mi fa male dirlo e ci soffro da morire, ma devo imparare a convivere con la verità.

Spero solo che un giorno tu possa essere serena e se questo significa che tornerai da Angel, lo accetterò. Ti amo e non voglio che tu sia infelice. Mi dispiace solo che il destino non ti abbia lasciato essere una ragazza normale. Forse così sarebbe stato diverso, ti saresti innamorata di me e non avresti mai incontrato lui.

Andrò via, Buffy. Non so dove né se un giorno tornerò. Una sola cosa è certa: non smetterò mai di amarti e non smetterò mai di soffrire per quello che ho perso… per quello che non ho mai avuto. Riley”.




Valutazione:

Carmageddon: Seconda parte con un po' più di mordente rispetto alla prima, ma la sua lettura su un monitor

è faticosa, meglio su stampa, rende di più. Struttura accettabile, buon finale ma senza "scintille".

Ipergorilla: come per la prima manche: soggetto poco originale e metodo di narrazione cattivo.

Wolf: I commenti sono gli stessi dell'altra volta [vd: Prima manche]

Dragoness: Yawn. Il solito copione.

Mi vengono per altro seri dubbi sull'autenticità di questo lavoro, data la presenza di uno perfettamente identico e scritto da un'autrice (apparentemente femmina) su un sito di fanfiction. Lascio correre, comunque. Se l'autore volesse chiarirmi i dubbi, aspetto un MP.




ThunderShock




Una sagoma scura circondata di luce bianca si materializzò sul tappeto.

- Ui?

Il pokémon si guardò attorno dubbioso. Era un Eevee. Adam si avvicinò lentamente, la mano destra tesa davanti a se. Il piccolo Eevee indietreggiò intimidito, ma Adam riuscì a toccare il cucciolo. Eevee si tranquillizzò, e dopo nemmeno mezz’ora era comodamente accomodato in braccio ad A Adam.

La porta si aprì.

-E’ tuo questo bellissimo pokémon? – domandò speranzosa la madre

-Già, me l’ha mandato Thomas...

-Adam e Eevee. Suona bene, non credi?

Adam sorrise continuando ad accarezzare il suo cucciolo.

******************

eevee era entrato a far parte della vita di Adam da quasi un mese, cresceva benissimo ed era anche molto, molto bello. Fu così che, vedendo una pubblicità sui Pokémon Contest, Adam decise che il suo pokémon avrebbe fatto parte della banda dei concorrenti. Iniziò quindi un allenamento mirato, ed in poco tempo Eevee apprese le mosse giuste per far bella figura ad una gara

*******

Arrivò il giorno della partenza. Adam era un po’ preoccupato, e guardava la sua ciotola di latte come se volesse affogarci dentro senza indugi; considerando però che c’erano meno di due dita di latte decise pensò con un sorriso che anche volendo non ci sarebbe riuscito. Afferrò pokéball e zaino, aprì la porta ed uscì in strada. Girò intorno alla sua casa e raggiunse la strada principale. Si accomodò sulla panchina della fermata dell’autobus che lo avrebbe portato a Petalipoli. Da lì avrebbe preso un battello che andava a Porto Selcepoli, dopo una breve sosta a Bluruvia.

Durante il viaggio non fece altro che ripetersi mentalmente di essere un idiota: aveva sotto i piedi un mondo bellissimo come Hoenn e non l’aveva mai saputo.

Arrivò a Selcepoli. Da una casa vide uscire un allenatore dall’aria concentrata. Adam voleva raggiungere Mentania (sede della prima gara) a piedi, ma non gli andava di viaggiare da solo. Decise di chiedere all’allenatore appena uscito se voleva accompagnarlo. Incrociò le dita nelle tasche e si avvicinò.

-Ehm... ciao... io... ehm... io... Oh, insomma! Mi chiamo Adam, sto andando a Mentania e non amo viaggiare solo. Quindi mi chiedevo se ti va di viaggiare con me.

-Piacere! Io sono Alexandra, ma tutti mi chiamano Alex, quindi puoi chiamarmi anche tu così e si, mi va di venire a Mentania con te, sto andando anch’io lì.

Adam e Alex si misero in cammino in direzione nord. Uscirono rapidamente dalla città e si avviarono verso il percorso battuto dagli allenatori, fatto di campagne e boschi.

Arrivarono a Mentania durante la notte, quindi cercarono rifugio al centro Pokémon. Adam guardava il soffitto: chi l’avrebbe mai detto che lui, proprio lui che aveva sempre rifiutato un pokémon ora era in viaggio proprio con un rappresentante della specie? Si addormentò: in fondo aveva macinato chilometri su chilometri in pochissimo tempo, ed era veramente molto stanco.

Il giorno dopo si svegliò per primo; era troppo teso per pensare anche solo di mangiare, quindi ciondolò per la reception del centro. Anche Alex si alzò. Insieme si diressero verso l’edificio sede del Contest. Adam si registrò. L’addetta lo accompagnò verso una piccola porta, lo invitò ad entrare e tornò dietro al bancone per ricevere nuovi sfidanti. Adam oltrepassò la porta; si ritrovò all’interno di una grande stanza circondata da alte tribune, con al centro uno spazio per l’esibizione dei pokémon. Il presidente della giuria chiamò gli sfidanti sulla pedana.

-Benvenuti al nostro Pokémon Contest! Gli sfidanti di oggi sono: Nathan di Porto Selcepoli con il suo Beautyfly, Aidan di Solarosa con Torchic, July di Mentania con Lunatone e Adam di Albanova con Eevee. Ora la giuria darà una prima valutazione ai vostri amici. Bene, la valutazione è conclusa! Nathan, mostraci il tuo Beautyfly!

L’esibizione del ragazzo andò molto bene; Adam era nervoso, ma Eevee era molto calmo. Si esibirono anche gli altri, e finalmente toccò anche ad Adam salire in pedana con Eevee. Là al centro dell’attenzione si sentiva stranamente molto più tranquillo, e pensò che l’avventura nel mondo dei Pokémon era veramente cominciata.




Valutazione:

Carmageddon: Molto scorrevole e spensierata questa seconda puntata; a questo punto però ci piacerebbe leggere, anche se va fuori gara, il resto della storia. Spaziature corrette, separazione tra dialoghi diretti e indiretti giuste, il testo compie bene il suo lavoro, cattura l'interesse del lettore fino alla fine, anzi, in questo caso, oltre.

Ipergorilla: Niente da dire: sette e mezzo

Wolf: E' molto bello (o meglio a me piace) il finale-inizio

Dragoness: Oh! Scorrevole, "fresca", carina da leggere, poco impegnativa: i requisiti che TUTTE le fic in gara dovevano avere.




Classifica

1. ThunderShock
2.Pigkappa
3.gigipuff
4.Rocket
5.Cerberus
6.Slayer
7.Nemes
8.Sailko
 
Ultima modifica di un moderatore:

Sailko

Passante
grazie cerberus... se avessi il tempo di farlo anche x l'edizione 2005...
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Cerb

Parroco
Va bene. Prima pero' finisco di fare la FC 2003. Devo rivedere tutti i racconti perché ci sono delle inspiegabili lettere accentate che non dovrebbero esserci...

Edit:

La FC 2005 la faccio appena verranno pubblicati i risultati.
 
Ultima modifica di un moderatore:

Sailko

Passante
sì dipende dal passaggio al formato html... perchè sono state scritte in word e incollate senza prima salvare in html
 
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