Allora ci sono criminali stranieri e onesti stranieri
Ma ci sono anche criminali italiani e onesti italiani.
Come mai non ti controlli il portafoglio quando passi accanto ad un italiano sconosciuto? Io lo faccio
Come mai stiamo discutendo della criminalità di gente che viene da altri paesi, e non della criminalità?
parlare a favore di una tesi che riguarda soltanto e solo una categoria fisica è in partenza discriminazione, non per fare l'anti-razzista
Il principio di tutto è il timore per l'ignoto, come forma di preservazione personale.
Non è necessariamente legato alle differenze etniche: penso che chiunque proverebbe un po' di inquietudine a incrociare delle "brutte facce" bianchissime che parlano italiano, soprattutto in un quartiere malfamato o in una città nota per la delinquenza. Provate a immaginarvi un uomo dallo sguardo torvo, i tratti facciali duri, la barba incolta e vestiti un po' sciatti chiedervi l'ora con un accento un po' dialettale, magari camminando verso di voi mentre lo fa. Molti di voi avrebbero un filo di inquietudine, eppure è a tutti gli effetti un pregiudizio.
Si tratta di un istinto innato che si rifà all'appartenenza ad un branco o tribù. L'esempio più comune è il candido fanciullo che, nella sua "innocenza", spesso non si pone problemi a fissare perplesso o indicare e commentare alla mamma qualcuno che gli sembra diverso e/o "strano" per qualche motivo (non solo della pelle).
Di fondo un estraneo, un
diverso rispetto ai canoni del proprio gruppo sociale, viene percepito come un elemento potenzialmente destabilizzante per l'integrità del gruppo, se non proprio un pericolo biologico.
Anche in natura non è che gli esemplari sconosciuti vengano accettati a braccia aperte in una comunità. Per dirla in termini più consapevoli per un umano, la base di tutto è che già non c'è da fidarsi degli estranei perché non sai chi sono e cosa possono fare, figuriamoci se non corrispondono alle caratteristiche a cui siamo abituati e che ci sono più familiari, cioè che un po' già conosciamo.
Ovviamente fra persone istruite e in ambienti più liberi, culturalmente ricchi e stemperati (per esempio un campus universitario) il trovarsi di fronte un cinese o un nero non dovrebbe suscitare niente di ciò.
Una cattiva informazione e propaganda possono a loro volta far sorgere pregiudizi e idee distorte, soprattutto nelle menti più ingenue e paurose. Nascono così associazioni che fanno di tutta l'erba un fascio e possono degenerare in aperta xenofobia, col rischio che ci possano andar di mezzo anche persone innocenti e che non si meritano cattiverie.
L'opposto a questa tendenza è il voler giustificare e proteggere a qualunque costo lo straniero, anche quando palesemente colpevole, spesso semplicemente per fare il bastian contrario verso la propria comunità (magari perché si è disadattati rispetto ad essa e la si deve rifiutare e contestare per affermarsi). Non è raro che chi pateggia per il difendere gli stranieri a oltranza, non ci abbia mai avuto a che fare così come queli che pensano che gli stranieri siano tutti delinquenti perché ha sentito di qualche rumeno o marocchino compiere stupri al telegiornale.
Teoricamente per giustizia ognuno dovrebbe essere giudicato a prescindere dalla nazionalità e unicamente in base al proprio comportamento.
A livello individuale è però secondo me lecito avere qualche concezione, purché le si controlli razionalmente e si tenga a mente che l'ambiente condiziona tutto: nella casa dello studente dove alloggio è pieno di nordafricani che studiano medicina, nella mia facoltà c'è un moldavo pirla che ha fatto lotta libera e ho stretto amicizia con dottorandi in ingegneria iraniani e africani così come alcuni Erasmus; quando giro per i corridoi non temo affatto che possano aggredirmi mentre sto con una ragazza e violentarla (ho più pregiudizio che gli italiani intorno a loro siano più viziati e fannulloni in realtà), ma se incrociassimo a tarda notte un rumeno in canottiera zozza in una stradina vuota dietro una discoteca o in un parco poco frequentato, terrei gli occhi bene aperti.