HAPPY MEAL

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L

Lucanik-san

Oggi al supermercato c'era una bambina di 7-8 anni circa, che giocherellava con Pinkie Pie: ho pensato a voi <3

Probabilmente non è consapevole di avere tra le mani uno dei più grandi meme della storia di Internet, per lei non varrà più di una Barbie...

:x
 

Steph

Great Teacher
Mod
beh oddio, i pokémon sono protagonisti massimi di meme storici da anni ormai (i'm dying squirtle, do u liek mudkipz...) e ci giocano anche i bimbi di 6 anni.

purtroppo è così e non possiamo farci niente :(
 

The_Biaf

Fight Biaf Fight
sì effettivamente non c'è un solo menù del mc che sazi pienamente.
Io riesco a saziarmici, qualsiasi menu io prenda! Forse è per via della coca cola (sempre grande per me!) che riempie a go-go! XD

Comunque un mio amico lavora al McDonalds, ci siamo incontrati qualche sera fa e mi ha raccontato svariati segreti della grande M: la carne è di ottima qualità, qui in italia è della Montana, all'estero non so; le bevande non arrivano in botti o robe simili, bensì in bustine; ogni 30 minuti buttano i panini pronti o comunque la confezione aperta, poiché la durata del panino non è di giorni bensì di ore (vedasi l'orologio presente sulla scatoletta che contiene il panino quando lo devi mangiare); se vai a mangiare di pomeriggio capiti nel momento migliore, poiché tengono più a norma la storia del "gettare i panini ogni 30 minuti", invece in chiusura sono più impegnati con le pulizie e la riorganizzazione del luogo, dunque i panini li buttano più di rado; l'igiene del luogo di lavoro (cucina e punto ristoro) è obbligatoria, come è obbligatorio usare solo il cibo in buone condizioni poiché l'ASL fa frequenti controlli (e lavorando in un supermercato vi garantisco che fanno controlli severissimi).

Dunque non si dovrebbe nemmeno dubitare dell'igiene ne del fatto che si possa trovare un topo nel panino, anche perché in cucina ci sono sempre i capi che controllano l'operato del personale e di certo se beccano uno che sputa nel panino lo licenziano in tronco.

L'unica cosa di cui ci si dovrebbe preoccupare è di quanto non sia sano ciò che mangiamo nel complesso, alla fine sono sempre "schifezze" dall'alto contenuto di grassi! XD
 

The_Biaf

Fight Biaf Fight
Nonché di quanti alimenti vengono prodotti e buttati solo per soddisfare i nostri desideri di rapidità.
Guarda ti dico che tutto ciò non accade solo al McDonalds: nei supermercati quando si carica la merce negli scaffali se si trova un, per esempio, pacco di brioches con un piccolo buco sulla confezione è considerato invendibile e viene buttato. Ho visto buttare carrelli interi di roba non scaduta mangiabilissima, anzi, a malincuore, ho dovuto buttarli anche io! :S
 
L

Larm

Guarda ti dico che tutto ciò non accade solo al McDonalds: nei supermercati quando si carica la merce negli scaffali se si trova un, per esempio, pacco di brioches con un piccolo buco sulla confezione è considerato invendibile e viene buttato. Ho visto buttare carrelli interi di roba non scaduta mangiabilissima, anzi, a malincuore, ho dovuto buttarli anche io! :S
Questo più che altro perché i clienti probabilmente non lo comprerebbero se vedessero il buco... Il che può portarsi a chiedersi quanto l'immagine e la confezione abbiano ormai preso il posto del prodotto stesso.
 

The_Biaf

Fight Biaf Fight
Questo più che altro perché i clienti probabilmente non lo comprerebbero se vedessero il buco... Il che può portarsi a chiedersi quanto l'immagine e la confezione abbiano ormai preso il posto del prodotto stesso.
Sì sì, il motivo è proprio quello. Però piuttosto che buttarli a sfregio si potrebbero mandare ad un'associazione per i bimbi poveri o comunque a beneficio di chi ne ha bisogno! (comunque a volte sono finite nel mio stomaco! :D )
 
L

Larm

Sì sì, il motivo è proprio quello. Però piuttosto che buttarli a sfregio si potrebbero mandare ad un'associazione per i bimbi poveri o comunque a beneficio di chi ne ha bisogno! (comunque a volte sono finite nel mio stomaco! :D )
Onestamente, non odio ancora abbastanza i bambini poveri per dar loro gli scarti del supermercato...
 

The_Biaf

Fight Biaf Fight
Onestamente, non odio ancora abbastanza i bambini poveri per dar loro gli scarti del supermercato...
Ripeto che quegli scarti sono buoni e mangiabili, poi beh è logico che se trovi bucata la confezione dei frollini che non sono protetti da nient'altro non puoi farci nulla, però le brioches all'interno del pacco sono quasi tutte confezionate, ad esempio trovo un pacco di Kinder Delice con un piccolo foro sulla confezione ma so che dentro le merendine sono protette dalle loro singole confezioni, dunque è uno "scarto buono" e qualcosa si potrebbe fare.
 
N

Namizou

Beh ma allora, quand'è che danno Irdg con l'Happy Meal?  
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Pariston

马 炎 凯
Admin
Io riesco a saziarmici, qualsiasi menu io prenda! Forse è per via della coca cola (sempre grande per me!) che riempie a go-go! XD

Comunque un mio amico lavora al McDonalds, ci siamo incontrati qualche sera fa e mi ha raccontato svariati segreti della grande M: la carne è di ottima qualità, qui in italia è della Montana, all'estero non so; le bevande non arrivano in botti o robe simili, bensì in bustine; ogni 30 minuti buttano i panini pronti o comunque la confezione aperta, poiché la durata del panino non è di giorni bensì di ore (vedasi l'orologio presente sulla scatoletta che contiene il panino quando lo devi mangiare); se vai a mangiare di pomeriggio capiti nel momento migliore, poiché tengono più a norma la storia del "gettare i panini ogni 30 minuti", invece in chiusura sono più impegnati con le pulizie e la riorganizzazione del luogo, dunque i panini li buttano più di rado; l'igiene del luogo di lavoro (cucina e punto ristoro) è obbligatoria, come è obbligatorio usare solo il cibo in buone condizioni poiché l'ASL fa frequenti controlli (e lavorando in un supermercato vi garantisco che fanno controlli severissimi).

Dunque non si dovrebbe nemmeno dubitare dell'igiene ne del fatto che si possa trovare un topo nel panino, anche perché in cucina ci sono sempre i capi che controllano l'operato del personale e di certo se beccano uno che sputa nel panino lo licenziano in tronco.

L'unica cosa di cui ci si dovrebbe preoccupare è di quanto non sia sano ciò che mangiamo nel complesso, alla fine sono sempre "schifezze" dall'alto contenuto di grassi! XD
Grazie, sono cose abbastanza ovvie ma bisognerebbe ripeterle più spesso.Visto che si è arrivati sull'argomento posto qui di seguito un articolo de Il Giornale che mi è passato per le mani poco tempo fa e che ho ritenuto davvero interessante.

articolo di domenica 15 gennaio 2012

Il prof antisprechi consuma

gli yogurt scaduti da 4 mesi

di Stefano Lorenzetto

Andrea Segrè: "Lo sperpero è diventato il valore aggiunto del mercato. Siamo in crisi perché non diamo più peso a nulla. Basta, abbiamo superato il limite"

Volendo prepararmi spiritualmente all’incontro con Andrea Segrè, qualche sera prima d’incontrarlo ho consumato 80 grammi di alici in salsa piccante Rizzoli, quelle con i tre gnomi sulla scatoletta, che erano scadute il 28 settembre 2011. Squisite. «Anch’io, da sei anni preside di Agraria all’Università di Bologna, sono scaduto. Per la precisione il 31 ottobre scorso», se la ride il professore a fine mandato. Con le scadenze Segrè ha un conto in sospeso da quando, come economista, ha capito che le diciture «Da consumarsi entro» e «Da consumarsi preferibilmente entro» sono una iattura per il mercato, espedienti commerciali inventati unicamente allo scopo di garantire la rotazione delle merci sugli scaffali, e, come agronomo, ha scoperto di poter mangiare tranquillamente vasetti di yogurt scaduti da 4 mesi e pacchi di spaghetti stagionati da 6. Ora si sta preparando a un’impresa che riteneva impossibile: l’invecchiamento del tonno in scatola. «Mi ha scritto un signore garantendomi che lui lo mangia passati cinque anni dal termine ultimo per il consumo e che è buonissimo perché così si frolla. Ho messo da parte anch’io un po’ di scatolette. Sono proprio curioso di assaggiarlo».

Non si tratta di spericolatezza fine a se stessa. Il docente bolognese si è servito del suo palato, nonché della sua capacità di analisi e di ricerca, per individuare le falle nella grande distribuzione. Dopodiché ha creato Last minute market, una società spin-off dell’Università di Bologna, allo scopo di recuperare i prodotti alimentari invenduti che i supermercati ritirano dal commercio. Li dirotta dall’inceneritore alle mense degli enti caritativi in tempo utile per il consumo, prima che scadano. Da Torino a Ferrara, da Verona a Cagliari, sono ormai 43 le città che hanno aderito al progetto. Applicandolo su scala nazionale, l’Italia risparmierebbe 12 miliardi di euro l’anno, l’equivalente dei tagli contenuti nella manovra Monti. Vale a dire che Segrè, senza far scorrere né lacrime né sangue, è diventato il profeta della sobrietà, quella vera, e un paladino della battaglia contro gli sperperi. è lui il promotore della campagna Un anno contro lo spreco patrocinata dalla Ue con un obiettivo ogni volta diverso: nel 2010 era il cibo, nel 2011 è stata l’acqua, nel 2012 sarà l’energia. E giovedì prossimo, 19 gennaio, il Parlamento europeo approverà una risoluzione, di cui è stato l’ispiratore, contro lo spreco alimentare.

Il professore ha avuto parecchie occasioni per allenarsi il palato. Prima della caduta del Muro di Berlino ha infatti studiato i sistemi economico-agricoli nei Paesi comunisti e compiuto numerose missioni sul campo - è il caso di dirlo - in Unione Sovietica, in Albania e in altre aree rurali dei Balcani, dove la fame non bada al calendario, trattandosi di un’esperienza che da quelle parti è di stretta attualità tutti gli anni. «Diciamo che ero diventato la mascotte d’un gruppo di agrosovietologi foraggiati dalla Cia, quasi tutti scienziati dissidenti scappati dall’Est, in particolare dalla Ddr, e rifugiatisi negli Stati Uniti». Al loro fianco, fresco di laurea, era il più giovane delegato italiano presso l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Parigi. Dopodiché ha lavorato per la Banca mondiale, per la Fao e per la Commissione europea.

Segrè, nato a Trieste nel 1961, sposato, tre figli di 15, 13 e 5 anni, scelse di frequentare Agraria a Bologna «perché questa facoltà nella mia città non c’era, e io volevo andarmene», confessa. è andato molto al di là dell’obiettivo iniziale: master in Francia e dottorato alla Cornell University negli Usa. Ha preso sia dal padre Guido, imprenditore, che dalla madre Marina, figlia dello statistico Pierpaolo Luzzatto Fegiz, fondatore della Doxa, e sorella di Mario, critico musicale del Corriere della Sera. Invece la curiosità per le condizioni di vita oltrecortina gli è venuta frequentando la nonna materna, Ivetta Tarabocchia Martinolich. Originaria di Lussinpiccolo, discendeva da un’antica famiglia di capitani de mar e armatori nata con la Serenissima, prosperata con l’impero austroungarico, passata sotto il Regno d’Italia e infine fuggita dai titini. Nella propria villa di Trieste ospitava lo scrittore James Joyce, allora sconosciuto e squattrinato, perché desse lezioni d’inglese a una cognata.

Che c’entrano gli sprechi con l’Est europeo, dov’è sempre mancato il necessario?

«Sono stato consigliere del ministro dell’Agricoltura albanese, quindi ho visto come funziona. La Banca mondiale dona 100 milioni di dollari per sviluppare l’irrigazione in Albania? Il 65 per cento di questa somma se ne va in consulenze. Mettiamo che i principali sostenitori del progetto siano Regno Unito e Olanda. Da dove vengono secondo lei i consulenti?».

Dal Regno Unito e dall’Olanda?

«Esatto. E dove spendono il rimanente 35 per cento del finanziamento? Non certo in Albania, dove non c’è nulla da acquistare. Compreranno pompe idrauliche, tubature e tecnologia varia nel Regno Unito e in Olanda. Se fossero italiani, in Italia. E dove impiegheranno i ricchi stipendi che guadagnano? Nei loro Paesi d’origine, ovvio. Risultato: il 100 per cento di ciò che i governi versano alla Banca mondiale ritorna indietro ai singoli Stati donatori nella misura del 103, 104, 105 per cento. Tutte queste cose le ho scritte in un libro, I signori della transizione, che prendeva di mira gli sperperi della cooperazione internazionale. Appena è uscito, nel 1999, l’Ocse e la Fao hanno smesso di chiamarmi».

E lei s’è messo a studiare gli sprechi di casa nostra.

«Sono andato in un ipermercato e ho chiesto al direttore del reparto ortofrutta, che aveva dato la tesi di laurea con me, di mostrarmi che cosa accadeva dietro le quinte. Yogurt ritirati dai banconi con tre giorni di anticipo sulla scadenza. Cachi scartati perché, sui quattro contenuti nel vassoio, uno era diventato marron. Confezioni di pasta ammaccate. Finiva tutto nel container del rusco, come diciamo a Bologna. Il tasso di ricambio delle merci è direttamente proporzionale alla produzione di spazzatura. Ma lo smaltimento dei rifiuti ha costi elevati, a cominciare dal trasporto, che il rivenditore mette in conto a noi. Incenerirli inquina. E badi bene che gli spreconi siamo io e lei, non i supermarket, per i quali l’invenduto rappresenta meno dell’1 per cento del fatturato».

Gli italiani sono così spreconi?

«Non più di altri. Il fenomeno è planetario. Dal 30 al 50 per cento di ciò che la catena agroalimentare produce sulla Terra va perso. Tradotto in calorie, darebbe di che vivere a 3 miliardi d’individui. Tenga conto che le persone malnutrite nel mondo sono 2 miliardi. In Italia vengono gettati via ogni anno 20 milioni di tonnellate di alimenti, che potrebbero sfamare 44 milioni di persone per 12 mesi. Non parliamo degli sprechi in agricoltura. Nel 2010 abbiamo lasciato marcire nei campi 14 milioni di tonnellate di ortofrutta, o perché non aveva il calibro adatto, o perché il mercato non la richiedeva, o perché avrebbe dato una remunerazione troppo bassa all’agricoltore, o perché frutta e ortaggi di provenienza estera erano più convenienti. Sa quanta acqua abbiamo sprecato per produrre questo bendidio che poi non abbiamo neppure raccolto? Il calcolo è virtuale, ovviamente: 12,6 miliardi di metri cubi. Un decimo del mare Adriatico».

Dal 1974 gli sprechi alimentari sono cresciuti nel mondo del 50 per cento e il trend negativo s’aggrava. Perché?

«Perché questa economia in crisi è costruita sul debito. Noi dobbiamo comperare, comperare, comperare, indebitandoci, altrimenti il sistema non cresce, si ferma. Quindi c’è un’accumulazione di merci. Lo spreco è diventato il valore aggiunto del mercato. è costruito sullo spreco, il mercato. Siamo in crisi perché non diamo più valore a niente. è venuto il momento di dire basta. Abbiamo superato il limite».

Adesso sembra Savonarola.

«Sto parlando da economista. Il mio obiettivo non è recuperare l’avanzo del ricco per donarlo al povero. Ridurre gli sprechi vuol dire riparare a un fallimento del mercato».

In pratica come si fa?

«Intanto funziona solo dove si crea lo spreco. Se ci sono di mezzo anche solo 15 chilometri, non è più vantaggioso. Gli alimenti devono offrire garanzie igienico-sanitarie, quindi prossimi alla scadenza però mai scaduti. è una catena all’inverso, un chilometro zero dello spreco».

La convenienza per il supermercato qual è, a parte il risparmio delle spese di smaltimento?

«Ha detto niente. Il primo a sperimentare il sistema fu il Leclerc-Conad, a tre chilometri da questo ateneo: 170 tonnellate di cibo che nel 2003 hanno sfamato ogni giorno circa 400 persone e un numero imprecisato di animali. Vale a dire 17 Tir che non sono finiti in discarica. L’anno scorso dallo stesso ipermercato abbiamo recuperato solo 80 tonnellate. Significa che la direzione è riuscita a ridurre lo spreco perché ha capito dove sbagliava. Tenga conto che può esserci un caporeparto che fa il furbo e butta via tanta roba per lucrare un premio di produzione più alto sul venduto: ogni scarto, infatti, esce dal budget. E poi il supermercato recupera l’Iva sulla merce regalata, che finisce nel bilancio sociale».

E quando avviene questo miracolo?

«Ogni giorno. è un sistema che si autogestisce a patto che funzioni come un orologio svizzero. Alle 10 il descafalatore, si chiama così, toglie dalle corsie del Leclerc-Conad gli yogurt che scadono fra tre giorni e li porta in un locale refrigerato. Alle 10.20 arriva Luigi, dipendente della cooperativa sociale La Rupe, ubicata a 750 metri di distanza, che se li porta via gratis: verranno consumati dagli ex tossicomani e alcolisti ospiti della comunità di recupero. Luigi va anche due volte al giorno negli ospedali Maggiore e Sant’Orsola. Ritira i pasti non consumati, dai 60 ai 90 al giorno sui 5.000 che vengono preparati, perché purtroppo ci sono anche pazienti che non hanno fame o, peggio, che non arrivano a consumarli. Alle 10.50 si presenta all’ipermercato don Giovanni Nicolini, parroco di Sant’Antonio da Padova alla Dozza, un discepolo di Giuseppe Dossetti che è stato direttore della Caritas diocesana e assiste le ex carcerate. Mi telefona un po’ contrariato: “Come mai non c’è più roba?”. E io non ho mai il coraggio di dirgli che quello è esattamente il mio obiettivo».

Affamare le ex carcerate?

«Lo spreco zero. La nostra frontiera. L’articolo 1 dello statuto punta all’autodistruzione di Last minute market: eliminare la sua ragion d’essere».

Da che anno esistono le scadenze sui cibi?

«Da quando è cominciata la dittatura dell’Haccp, il metodo di autocontrollo igienico inventato dalla Nasa americana per proteggere gli astronauti da contaminazioni di origine alimentare che avrebbero potuto mettere a repentaglio le missioni spaziali».

Prima d’allora come ci si regolava?

«Col buonsenso. Bastava osservare e annusare. Io mi regolo ancora così. Guardo il coperchio degli yogurt conservati in frigo: finché non si gonfia, sono commestibili. Ho fatto compiere analisi in proposito: a mano a mano che passano le settimane, c’è solo un lento decadimento del Lactobacillus bulgaricus e un aumento dell’acidità, che del resto è la caratteristica tipica dello yogurt. Niente comunque di pericoloso per la salute».

Che altro ha testato?

«Pane, biscotti, scatolette, formaggi. Sono rimasto al Decalogo dei lussignani, un manifesto ottocentesco contro lo spreco che mi è stato tramandato da mia madre: no’ sta’ viziar i fioi; nel vestir e nel magnar, l’utile ma non el superfluo; i fioi devi finir quel che se meti nei piati; in casa no’ se ga mai niente de butar via. Mi faccio la barba ogni due o tre giorni. Riposo la pelle e risparmio sulla bolletta idrica. Ma non sono un talebano. Anche se non dimentico che per produrre una bistecca da 300 grammi servono 4.000 litri d’acqua».

Così finirà come Fulco Pratesi, il fondatore del Wwf che non tira lo sciacquone e fa la doccia solo il sabato.

«Peggio per lui. Non vorrei stargli vicino».

Con quale spirito bisogna entrare in un supermercato?

«Vigile. Basta attenersi alla lista della spesa. E avere ben presente la legge fissata dall’economista tedesco Ernst Engel, il quale già nell’Ottocento aveva scoperto che l’incidenza della spesa per l’alimentazione tanto più diminuisce quanto più aumenta il reddito di una popolazione. Dovremmo ricordarci d’essere in Italia, dove su 100 euro ne destiniamo al mangiare dai 15 ai 18. Non siamo nel Burkina Faso, dove il 90 per cento delle entrate se ne va in cibo perché non hanno nient’altro».

C’è tanto spreco, eppure l’Italia fino a 15 anni fa era al primo posto in Europa per il risparmio. Com’è che da formiche siamo diventati cicale?

«Siamo passati dall’economia di guerra all’economia dell’accumulo. Altro che accumulazione primaria di Karl Marx: qui si è arrivati a quella secondaria e terziaria. Ci riempiamo di cose che non servono. Io accarezzo il frigo, quando torno a casa, dico sul serio. è una parte importante della mia vita. A patto di non riempirlo troppo».
 
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Lucanik-san

Onestamente, non odio ancora abbastanza i bambini poveri per dar loro gli scarti del supermercato...
Se l'alternativa è morire letteralmente di fame...

So che invece dovrebbe essere dar loro le prime scelte, ma finchè ciò si tradurrà in un danno economico, dubito avverrà. Ma gli scarti sarebbero comunque meglio di niente.

Beh ma allora, quand'è che danno Irdg con l'Happy Meal? Mi avete illusa
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E' stato già rilasciato, giovedì sera in un bar ho visto un bambino armeggiare con uno Steph giocattolo.
 
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gGiova

e-ehi.
Se l'alternativa è morire letteralmente di fame...

So che invece dovrebbe essere dar loro le prime scelte, ma finchè ciò si tradurrà in un danno economico, dubito avverrà. Ma gli scarti sarebbero comunque meglio di niente.
Mai pensato che i grandi simpaticoni ai vertici potrebbero volere che lì muoiano di fame? [connected at world elite]
 
L

Lucanik-san

Mai pensato che i grandi simpaticoni ai vertici potrebbero volere che lì muoiano di fame? [connected at world elite]
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D'altronde se non volessero lasciarli morire di fame, non li lascerebbero morire di fame. Conviene a qualcuno appunto, per ricollegarci al mio discorso.
 
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gGiova

e-ehi.
lO fTt PrM iO, nN vAlE!!11!!1!!!1!!!1!!!11!
Finalmente questo topic è tornato al giusto livello di vomitosità, potete continuare.

Tra parentesi, riguardo al mcdonald, vostro pasto preferito? Io corro a spendere soldi quando mettono il CBO, o meglio il CBO Smoky. in nessun fast food mai provai niente di simile. (a guardarlo fa davvero passare la voglia di mangiare, ma una volta in bocca piacerebbe pure fosse frullato di feci.)
 
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L

Larm

Finalmente questo topic è tornato al giusto livello di vomitosità, potete continuare.
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Se l'alternativa è morire letteralmente di fame...

So che invece dovrebbe essere dar loro le prime scelte, ma finchè ciò si tradurrà in un danno economico, dubito avverrà. Ma gli scarti sarebbero comunque meglio di niente.
Ero ironico, ma penso si dovrebbe prima di tutto rimettere in questione il modello di produzione prima di pensare a come riciclare gli sprechi dandoli ai bambini poveri. Le opere di carità sono positive, ma non hanno nessun potere di cambiare lo stato delle cose, anzi aiutano a dargli un'immagine virtuosa e positiva che finisce per nascondere la realtà dei fatti (motivo per cui tanti grossi CEO sono filantropi.)

Bisognerebbe in sostanza smetterla di produrre più di quanto verrà mai consumato solo perché le persone vogliono avere i loro hamburger pronti 24 ore su 24. Per quanto ciò sia indubbiamente comodo, il lato negativo è nel rischio di perdere ogni nozione della previdenza che ci fa mettere le cose da parte per costruirci il futuro.
 
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semhsp

nebbie
Finalmente questo topic è tornato al giusto livello di vomitosità, potete continuare.

Tra parentesi, riguardo al mcdonald, vostro pasto preferito? Io corro a spendere soldi quando mettono il CBO, o meglio il CBO Smoky. in nessun fast food mai provai niente di simile. (a guardarlo fa davvero passare la voglia di mangiare, ma una volta in bocca piacerebbe pure fosse frullato di feci.)
Big Tasty Bacon. Vengo solo a vedere il cartellone pubblicitario! Sennò il semplice Crispy McBacon
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