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In questo topic sono pubblicate le fic dei 6 partecipanti alla Challenge di quest'anno. In cima ad ogni messaggio troverete una versione scaricabile (formato .pdf) che potrete leggere comodamente anche offline.
Per i commenti e la discussione dei racconti siete pregati di andare sul topic apposito.
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fc2011-alucardd.pdf
Luce Cupa
di AlucarDD
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Luce Cupa
di AlucarDD
Sedeva alla finestra osservando la sera invadere il viale. Per Daria stava iniziando un'altra serata pesante.
Aveva un figlio il cui nome era Giacomo. Chiamarlo figlio normale sarebbe stato esagerato. Egli era afflitto da una malattia particolare, diciamo più una fobia: la paura del buio. Ma non era un neonato, nè un bambino... bensì un ragazzo di 20 anni. Ogni volta che la madre spegneva qualche luce lui si metteva ad urlare, a muoversi come un demone da esorcizzare.
Daria era disperata: non aveva un lavoro, non era sposata (il precedente marito aveva abbandonato la famiglia qualche anno prima), non aveva amici cari e doveva sempre pagare ogni mese bollette salatissime di luce elettrica per illuminare la casa anche di notte, per evitare che il figlio potesse scoppiare in una crisi: ormai era sull'orlo di crollare dallo stress.
Giacomo comunque era un genio. Egli era l'unica fonte di denaro della famiglia poichè guadagnava impaginando siti web alla gente a poco prezzo. Lavorava di notte disturbando la madre che tentava sempre di riposare e di giorno facendo una pausa di quattro ore nelle quali dormiva come un sasso.
Varie volte la madre è andata dai dottori per capire quale fosse la causa della sua fobia, ma aveva ricevuto sempre una risposta del genere: "Vostro figlio è molto legato al computer e forse ha attribuito il buio ai Blackout che, durante il giorno, possono colpire la città e magari cancellargli i dati dei lavori." Per risolvere la questione aveva anche provato ad acquistargli un computer portatile, ma i risultati non erano cambiati: ogni volta che veniva un blackout lui continuava ad agitarsi, ad avere crisi ed a sfogarsi piangendo e rinchiudendosi in se stesso.
L'ultima volta che ce n'era stato uno aveva giurato che alla prossima mancanza di luce si sarebbe suicidato.
Al ragazzo non riconoscevano l'invalidità 100% e quindi la madre non aveva neanche i soldi aggiuntivi a fine mese. Arrancava facendo lavorare il figlio: non poteva continuare così.
Aveva un figlio il cui nome era Giacomo. Chiamarlo figlio normale sarebbe stato esagerato. Egli era afflitto da una malattia particolare, diciamo più una fobia: la paura del buio. Ma non era un neonato, nè un bambino... bensì un ragazzo di 20 anni. Ogni volta che la madre spegneva qualche luce lui si metteva ad urlare, a muoversi come un demone da esorcizzare.
Daria era disperata: non aveva un lavoro, non era sposata (il precedente marito aveva abbandonato la famiglia qualche anno prima), non aveva amici cari e doveva sempre pagare ogni mese bollette salatissime di luce elettrica per illuminare la casa anche di notte, per evitare che il figlio potesse scoppiare in una crisi: ormai era sull'orlo di crollare dallo stress.
Giacomo comunque era un genio. Egli era l'unica fonte di denaro della famiglia poichè guadagnava impaginando siti web alla gente a poco prezzo. Lavorava di notte disturbando la madre che tentava sempre di riposare e di giorno facendo una pausa di quattro ore nelle quali dormiva come un sasso.
Varie volte la madre è andata dai dottori per capire quale fosse la causa della sua fobia, ma aveva ricevuto sempre una risposta del genere: "Vostro figlio è molto legato al computer e forse ha attribuito il buio ai Blackout che, durante il giorno, possono colpire la città e magari cancellargli i dati dei lavori." Per risolvere la questione aveva anche provato ad acquistargli un computer portatile, ma i risultati non erano cambiati: ogni volta che veniva un blackout lui continuava ad agitarsi, ad avere crisi ed a sfogarsi piangendo e rinchiudendosi in se stesso.
L'ultima volta che ce n'era stato uno aveva giurato che alla prossima mancanza di luce si sarebbe suicidato.
Al ragazzo non riconoscevano l'invalidità 100% e quindi la madre non aveva neanche i soldi aggiuntivi a fine mese. Arrancava facendo lavorare il figlio: non poteva continuare così.
Un giorno comparve dal viale un uomo alto e moro dai caratteri spagnoli che si diresse verso la casa. Bussò. Stupita, Daria aprì la porta e accolse l'uomo che avrebbe cambiato la sua vita. Era un ragazzo che lavorava come rappresentante alla società di finanziamenti "Dreams for you and your Family", aperta da poco. La madre chiese subito un prestito per lei e suo figlio, magari per traslocare da qualche altra parte e fare nuove amicizie o trovare un lavoro. Roberto, il rappresentante, diede loro dei soldi.
Passarono i mesi e la famiglia si era stabilizzata. Lei aveva trovato un lavoro e il figlio continuava a fare siti web per la gente. Avevano anche traslocato ed ora la camera da letto dove dormiva la madre era attaccata a quella di Giacomo tramite una finestrella che serviva a comunicare. La fobia del buio rimaneva, comunque, in fondo al suo animo. Roberto tornò a trovarli per esigere la somma prestata, ma Daria non era in grado di ridarla nonostante avesse trovato un impiego temporaneo... quindi per tappare il buco aveva bisogno di inventarsi qualcosa.
La sera Roberto giunse nella casa che, secondo lui, era un po' strana poichè le luci erano tutte accese. Suonò il campanello e si ritrovò Daria sulla porta, pronta per fare sesso. Si diressero insieme nella camera da letto. La povera madre era costretta a farlo perchè altrimenti non avrebbe avuto vita facile. Si tolsero i vestiti, li buttarono sulla sedia e prepararono il letto. Ella si ripeteva fra sè: "Lo faccio per mio figlio, lo faccio solo per mio figlio!".
La sera Roberto giunse nella casa che, secondo lui, era un po' strana poichè le luci erano tutte accese. Suonò il campanello e si ritrovò Daria sulla porta, pronta per fare sesso. Si diressero insieme nella camera da letto. La povera madre era costretta a farlo perchè altrimenti non avrebbe avuto vita facile. Si tolsero i vestiti, li buttarono sulla sedia e prepararono il letto. Ella si ripeteva fra sè: "Lo faccio per mio figlio, lo faccio solo per mio figlio!".
Si iniziarono a corteggiare, si buttarono sotto le coperte e spensero la luce.
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