IL GIOCO DELLA MORTE
di Biaf
Era passato molto tempo dall'ultima volta che Jason vide quel volto. I lineamenti delicati e la pelle morbida contrastavano con i violacei lividi e quella ferita che le solcava la fronte. Nonostante la gravosa situazione, lei sembrava essersi abbandonata con grazia al sonno di cui era innocente preda.
Lui sospirò e la guardò per un altro centinaio di istanti, prima di proferire parola.
« Emma... » sospirò Jason. « Cosa ti è successo? »
Aspettò inutilmente una risposta. Sapeva benissimo che lei non avrebbe potuto rispondergli e non avrebbe nemmeno potuto vederlo.
L'uomo sospirò nuovamente e si ridestò dai suoi pensieri. Si avvicinò al letto della donna e prese la cartella clinica ai piedi di quello. Lesse attentamente la diagnosi, motivato da un rantolo di speranza, ma ciò che vi lesse spezzò totalmente la sua volontà.
Doveva farlo per forza.
Tirò fuori dalla lunga manica nera la sua mano pallida, pareva brillare di una strana lucentezza. La avvicinò lentamente al volto di lei, qualcosa lo frenava dal compiere quel gesto. Ripensò al suo sorriso e ritrasse la mano.
« È ancora presto per te » le disse come se potesse ascoltarlo. « Cercherò di tenerti qui ancora un po, non sarà un incidente d'auto a spezzarti ».
Fece qualche passo indietro senza staccarle gli occhi di dosso e infine scomparve nel nulla più assoluto, lasciando la sala d'ospedale al suo cupo silenzio notturno.
*****
Jason risaliva rapidamente i gradini del nero castello di pietra, svoltando ogni tanto in qualche corridoio stretto e buio per poi ritrovarsi a percorrere altre rampe di scale, illuminate vagamente da flebili candele appese alla parete. Arrivò al cuore della struttura e si fermò dinanzi ad uno spesso portone di quercia, adornato da eleganti decorazioni floreali, create con l'oro puro.
Qualche attimo di silenzio, poi qualcuno parlò.
« Chi siete e per quale motivo siete qui? ».
La voce roca e minacciosa proveniva dal portone, l'ultima guardia a difesa dei grandi signori padroni del castello.
« Il mio nome è Jason Beckerman e chiedo una cortese udienza con il Triumvirato ».
Ancora un momento di pesante quiete.
« Concesso » rispose la porta, aprendosi lentamente con un orribile scricchiolio. « Accomodatevi, Morte! »
Jason entrò nell'enorme sala, ricca di quadri e statue rappresentanti qualsiasi tipo di soggetto: dai mostri delle antiche leggende, agli epici eroi di guerra. In fondo alla stanza erano situati tre enormi troni d'oro. Ciascuno di quelli era occupato da un uomo con il volto coperto da una maschera argentata rappresentante un teschio. Ognugno di loro portava una grossa corona in testa. In alto, alle spalle dei troni, era appesa al muro una lunga falce, la cui lama emanava fiamme nere: la Mieti-Anime, la sacra arma che veniva data solo a chi meritava davvero il titolo di Morte.
« Buonasera, Jason » disse mestamente l'uomo sul trono di destra. « O per meglio dire, Morte. Sei venuto fin qui per darci rapporto riguardo al tuo ultimo compito? »
L'uomo rimase per un attimo senza fiato; quei tre sapevano iniettare una pressione asfissiante soltanto con lo sguardo. Oltretutto, non aveva la minima idea di come spiegare loro ciò che avrebbe voluto. Sapeva che non l'avrebbero presa di buon grado.
« Buonasera a voi, miei signori » si inginocchiò la Morte. « Sono venuto qui per riferirvi che non sono riuscito nella mia impresa ».
Gli uomini del Triumvirato si guardarono l'un l'altro, visibilmente scossi dalla cosa.
« Spiegati meglio, ragazzo » parlò l'uomo più a sinistra.
« Non ci sono riuscito » trovò coraggio Jason. « Non ho avuto il coraggio di eseguire il Tocco. Comprendetemi, vi prego. In vita era la mia donna ».
« Sciocchezze! » sbraitò con foga l'uomo al centro, stringendo le mani sui braccioli del suo trono. « Tu sei la Morte ed hai accettato il tuo ruolo volontariamente. Quando accettasti di essere il nostro esecutore, sapevi a cosa saresti andato incontro. È una tua responsabilità! Non ti aspetterai di certo che noi accettiamo questa tua mancanza, vero? »
« In vero, sono venuto a proporvi un'alternativa » disse Jason, cercando di non incrociare i loro occhi.
« E sarebbe? » chiese l'uomo sulla destra.
« Mi propongo come pedina di scambio »
« Non comprendo... » disse quello seduto a sinistra.
« Offro la mia anima in cambio della sua » alzò lo sguardo la Morte, sperando di vedere una reazione positiva. « Chiedo di relegare per sempre la mia anima al mondo dei morti, per consentire ad Emma Ackland di continuare a vivere».
L'uomo al centro sbuffò.
« Hai fatto tutta questa strada » sussurrò lentamente alzandosi dal trono. « Ci hai riportato indietro tutte quelle anime, per poi decidere di arrenderti proprio all'ultima? »
« Non mi sto arrendendo, mio signore » rispose la Morte. « Come recitava il contratto, al momento della recisione dell'ultima anima io avrei potuto scegliere il mio premio »
« Ma tu non hai reciso l'ultima anima » commentò il re sulla destra.
« Posso comunque scegliere di recidere la mia, non era scritto fra i divieti »
« Ci sembrava fosse abbastanza chiaro che le vittime le designassimo noi » spiegò quello a sinistra.
« Noi non possiamo dare il titolo di Morte a chiunque, dovresti saperlo » riprese quello di mezzo incamminandosi verso il ragazzo inginocchiato. « Noi passiamo molto tempo a scegliere, fra milioni di candidati, chi possa meritarsi l'onere. E abbiamo un criterio ben preciso, per deciderlo. Tu ci sembravi perfetto. Pensavamo che non vi fosse nessuno meglio di un poliziotto, che fu capace di dare la sua vita per riuscire ad uccidere un pazzo che ebbe la bell'idea di rinchiudersi in un asilo e togliere la vita ad una maestra e un bambino. Una morte eroica prendersi un proiettile al cuore da quell'uomo, mentre il tuo andava a forargli il cervello, no? Ora invece mi chiedo: perché ci deludi così? La tua razionalità dovrebbe farti capire che quello della Morte è un circolo incontrollabile, in continuo movimento, così come quello della Vita. Quello della Morte è un gioco, Jason Beckerman. Recidi un miliardo di anime e ottieni una ricompensa. Il titolo di Morte per l'eternità e quindi il diritto di possedere quella sacra falce appesa al muro, oppure abbandonare il regno dei morti e tornare in vita per prenderti una seconda possibilità, ricominciando tutto da dove hai lasciato, che è ancora più allettante; difatti non è un caso se ancor oggi stiamo cercando una Morte Eterna »
« Per tua informazione » disse l'uomo di destra. « Tutti quelli che hanno ottenuto il ruolo hanno dovuto recidere per ultimo lo spirito di una persona a loro cara. Da sempre questo è il nostro ultimo metodo di giudizio e tu sei uno dei pochi a non aver ottenuto una nostra conferma positiva. ».
Jason non voleva credere a ciò che udiva. Era tutto premeditato. Quando tre anni prima accettò il ruolo di Morte, i tre anziani sapevano già che alla fine avrebbe dovuto uccidere Emma. Tutto ciò lo fece sentire solo un burattino controllato dal Trimuvirato per non sporcarsi le mani.
« Signori! » urlò il membro che aveva abbandonato il trono centrale, rivolgendosi ai suoi compagni. « Pare sia arrivato il tempo di scegliere una nuova Morte, ricordiamoci che il suo primo compito sarà quello di recidere l'anima della signorina Ackland, come giusta punizione alla disubbidienza della Morte precedente! »
« No, non potete! » si alzò Jason disperato.
« Certo che possiamo » rispose crudele l'interlocutore più vicino, guardandolo dritto negli occhi, l'alito caldo che sapeva di vecchio. « E tu verrai mandato nel girone dei traditori, a subire un'ulteriore punizione, per questa tua presa di posizione »
« Pezzo di merda ».
E prima ancora che potesse ragionare su ciò che stava facendo, Jason diede un pugno in faccia al re che perse la corona e arretrò di qualche metro. Gli altri due membri del Triumvirato scattarono su dal trono, in preda all'ira. Quello colpito ansimò e in fretta riprese la corona da terra.
« Non ci sarà bisongno di troppe domande questa volta, permettetemi di invocare da solo la nuova Morte! » disse riportando sulla sua testa la corona d'oro. « IO TI INVOCO, ERICK RAMSEY! »
« Merda! » esclamò Jason vedendo al centro della sala un divampante fuoco nero.
Si guardò intorno in cerca di una soluzione rapida, sapeva che finché il nuovo designato non fosse arrivato sul posto, i poteri della Morte erano ancora in mano sua. Vide una finestra e corse più velocemente di quanto avesse mai potuto immaginare di essere capace. Si buttò sul vetro e rapidamente prese il volo, verso il posto più lontano che gli potesse venire in mente.
Dopo pochi secondi la veste nera si smaterializzò e il volo regolare di Jason si tramutò in una gravosa picchiata. Sicuramente fra i vantaggi di essere morti era compreso il poter cadere dall'Empire State Building senza farsi nulla, se non sporcarsi.
Jason si alzò e notò che al posto della veste nera, indossava gli stracci color panna che tutti i morti possedevano lì nell'Inferno. Ora era un'anima qualunque, ma sapeva di essere ricercato e che prima ancora di lui, la nuova Morte avrebbe cercato Emma. Maledisse il Triumvirato per aver dato il ruolo proprio al pazzo che si era preso la vita di lui, di una maestra e di un innocente bambino. Erick Ramsey, sicuramente una scelta dovuta più per vendicarsi dell'affronto subito che alla necessità di amministrare il ciclo mortale con giustizia.
Non aveva tempo per pensare, doveva portare in salvo Emma e sapeva dove andare: il Limbo, il posto nel quale risiedevano le anime ad un passo fra vita e morte.
Rapidamente, Jason percorse le distese di terra desolata che gli si pararono davanti, l'atmosfera spettrale del mondo dei morti non favoriva il suo umore, in quei luoghi il cielo era sempre nero e nebbioso, si era costretti a dimenticare cosa fosse la vita. In poco tempo si ritrovò a guardare dall'alto un'antica cittadina, recintata da alte mura di pietra che servivano a separare il Limbo dal resto dell' Inferno, poiché doveva essere l'unico posto in cui le anime avrebbero dovuto esistere in pace, giacché ancora vive in parte, in attesa di una sentenza definitiva. Serviva un permesso per entrare, a meno che non si fosse la Morte o un qualche altro amministratore di essa.
Si incamminò per la discesa, ma d'improvviso un urlo spezzò il silenzio.
« JASON! » chiamò una voce rauca e maligna. « Ti ricordi di me, vero? Sono io, Erick Ramsey! Lo sai, i tre vecchietti dicono che adesso io sono la Morte, non è fantastico? Mi hanno dato anche una falce, loro la chiamano Mieti-Anime. Hanno detto che ho anche un esercito a disposizione, solo per trovare te dato che l'hai combinata grossa! Comunque sia passerò prima dalla tua donna, poi verrò da te. Finito con voi due, mi prenderò la tua famiglia, per mio sfizio personale. A presto, Jason! ».
Jason discese furibondo verso la cittadella, non poteva credere che il Triumvirato abbia deciso di calpestare le antiche leggi e donare la falce sacra a quel folle. Ramsey andava fermato, altrimenti sarebbe stato capace di scuotere sia il mondo dei vivi che quello dei morti.
Si trovò dinanzi ad un enorme portone, ai piedi del quale due uomini con un armatura di bronzo facevano la guardia.
« Fermatevi, straniero! » disse uno dei due, la voce passava sommessa dall'elmo.
« Identificatevi! » impose l'altro.
« Sono Jason Beckerman, chiedo di poter entrare nel Limbo per risolvere alcune questioni ».
I due uomini sobbalzarono, sorpresi dal fatto di trovarsi di fronte l'uomo che fino a poco prima era la Morte e ora solo un ricercato.
« Voi non siete più la Morte, avete perso questo privilegio, lo sapete? »
« È importante, ve ne prego »
« Non è possibile, spiacente »
« Devo parlare con il sommo Virgilio » insisté Jason. « Mi deve un favore. Almeno fatelo venire qui per darmi la possibilità di parlargli. Non vi chiederò più di entrare! »
I due si guardarono accigliati per qualche secondo, alla fine presero una decisione.
« E sia! Chiameremo Virgilio! » disse la guardia di destra estraendo dalla cinta un fischietto nel quale andò poi a soffiare.
Un suono dolce e armonioso.
Una luce accecante si accese fra loro. Dal bagliore uscì un uomo magro e alto, il volto secco e uno sguardo solenne, la testa adornata da una corona di ulivo.
« Jason » disse flebilmente Virgilio. « Cos'è successo? Questo cambio di Morte improvviso... »
« Ti spiegherò tutto, ma devi farmi entrare nel Limbo, ti prego »
« Sai bene che non è possibile... »
« Mi dovevi un favore »
« Ti dovevo un favore » pensò vagamente il poeta. « È tempo di riscuoterlo, a quanto vedo. Entra con me. Guardie, vi ordino di tacere con chiunque riguardo alla questione! ».
*****
« Dunque mi stai dicendo che sei qui per salvare la tua amata? » chiese Virgilio camminando verso un'alta torre bianca. « Stai dicendo di volerti ribellare al corso naturale dell'esistenza? »
« Non è solo questo » rispose Jason. « Voglio fermare Ramsey! »
« Stai cercando di ribellarti a troppe decisioni divine, stanotte »
« Sarà l'ultima notte, probabilmente » disse il fuggiasco profondamente, guardando l'amico negli occhi.
« Sei un uomo buono, Jason » sentenziò Virgilio. « Ti aiuterò. Che cosa vuoi fare? »
« Un rituale » rispose cauto Jason. « Il Bacio Vitale ».
Il poeta rimase immobile, la bocca spalancata.
« Sei disposto a tanto? »
« Sì » rispose Jason deciso. « Legherò la mia anima al mondo dei morti per l'eternità e in cambio diverrò un amministratore della Vita. Se voglio sconfiggere la Morte, dovrò essere la Vita stessa »
« Non puoi sperare di vincere nemmeno in questo caso poiché, laddove vi siano dei morti, il padrone della Morte diventa sempre più potente in proporzione al numero delle anime decadute presenti nel suo raggio di percezione » gli rammentò Virgilio.
« Erick è inesperto, queste cose non le sa » spiegò Jason. « Sfrutteremo la situazione neutrale del Limbo. Ridarò la Vita a tutti quelli che vi alloggiano, così sarò più potente di lui. Avvisa tutti! Prometti loro che torneranno dai propri cari, in cambio della loro collaborazione. Schiera le guardie e dì a tutti gli uomini, fra gli innocenti, che dovranno combattere anche loro, prima di tornare al mondo reale... »
« Dovranno combattere? Stai chiedendo loro un sacrificio? Loro possono ancora morire e con la MietiAnime in circolazione potrebbero perdere per sempre la propria anima!»
« Erick andrà ad eseguire il Tocco Nero su Emma nel mondo reale, ma io nasconderò la sua anima da questo mondo nel Giardino dell' Eden rendendola irrintracciabile, così lui non potrà portare a termine il rito. Alla fine verrà qui a cercarla su ordine del Triumvirato con il suo esercito di morti, per spingerci ad uscire allo scoperto »
« Stai scatenando una guerra per un tuo capriccio? »
« Per un mondo più giusto » rispose Jason. « Se non ricordo male, tu stesso hai detto addio a quei tre vecchi per via dei loro modi disdicevoli. Se spodestiamo la Morte, spodestiamo il Triumvirato stesso! »
« In qualsiasi caso il clima è teso, dobbiamo farci trovare pronti; da dove iniziamo? » si rianimò Virgilio.
« Ce l'hai ancora uno di quei semi provenienti dal mondo dei vivi? »
« Ti avviso, stai per metterti tu in debito, questa volta » rispose il poeta porgendo un piccolo seme verde a Jason.
« Bene, vado a prendere Emma!»
*****
L'uomo correva velocemente fra le anime del Limbo, cercando quella ragazza bionda che per molti anni rimase al suo fianco. Non gli ci volle molto per trovarla; andò letteralmente a sbatterci contro. Caddero violentemente a terra e all'unisono si scusarono l'uno con l'altra. Furono le proprie voci a ridestarli. Si guardarono per qualche istante.
Lei spalancò i brillanti occhi azzurri alla vista di quell'uomo rasato, con una leggera barba non curata, gli zigomi alti e la mascella massiccia.
« Jason? » disse piano, la sua candida voce.
« Emma »
« Oh Dio, sei tu! » disse lei fra le lacrime. « Io... io ti stavo cercando! Ho sentito quel pazzo che ci sta dando la caccia e ho avuto tanta paura... cos'è successo? »
« Ora non c'è tempo, potrebbe ucciderti da un momento all'altro dal mondo dei vivi » si affrettò Jason, afferrandole una mano. « Vieni con me, parleremo in un posto più sicuro! »
Ricominciarono a correre, mano nella mano. Per un attimo Jason sentì un brivido vitale nel suo corpo. Stare anche solo un attimo con lei valeva una vita intera.
« Hai detto che può uccidermi dal mondo dei vivi, dunque questo sarebbe il mondo dei morti? » chiese lei urlando per farsi sentire.
« Proprio così, siamo nel Limbo: il posto in cui alloggiano quelle anime che non sono né vive né morte » rispose Jason noncurante. « Cioè quelle in fase di transizione, come te che nel mondo reale sei in coma »
« Il Limbo? » si stupì lei. « Non era un luogo fantastico dell'Inferno di Dante Alighieri? »
« Oh... lui » pensò l'uomo. « È stato davvero qui; diciamo che qualcuno più su lo scelse come profeta per descrivere cosa sarebbe successo a ciascuno di noi dopo la Morte »
« Dio? »
« Più o meno... è una storia complicata, ti spiegherò meglio quando saremo nell'Eden».
Abbandonarono la piazza e si intrufolarono per qualche piccolo vialetto. Scesero poi per una ripida scalinata che li portò in un luogo buio e isolato da tutto il resto. In fondo allo stanzino trovarono una piccola porta di legno. Jason estrasse un mazzo di chiavi dai pantaloni ed aprì la serratura. Fortunatamente per loro, fu abbastanza prudente da tenersi le chiavi del Regno dei Morti al di fuori della tunica da Morte.
All'apertura una luce fortissima li accecò e poi poterono vederlo: un cielo sereno e un prato solitario, calmo ed impassibile. Sembrava impossibile l'esistenza di un simile luogo, dopo essere stati immersi nella più pura delle oscurità.
« Benvenuta nell'Eden, Emma » disse Jason. « Il posto dove tutto è immortale e tutto è morto ».
Lui la prese per mano e la trascinò con se più avanti. Scelsero un posto e si sdraiarono insieme, nella perfetta solitudine. Parlarono per molto tempo, ricordarono insieme i bei momenti della loro vita insieme e se ne crearono di nuovi.
Jason fece di tutto per renderla felice un'ultima volta.
Quando lei stava per addormentarsi fra le sue braccia, lui la scostò leggermente, scavò una piccola buca nel terreno e sotterrò il seme che gli diede Virgilio poco tempo prima. A quel punto svegliò la ragazza delicatamente.
« Dobbiamo andare » le disse. « Fra poco ci sarà bisogno di me dall'altra parte »
« Ok... » rispose lei leggermente amareggiata.
*****
« Sei pronto per il rito? »
« Sì, Virgilio » rispose deciso Jason. « Cominciamo! »
« Accomodati pure lì in mezzo »
L'uomo andò a sedersi al centro di un grande sala circolare. Intorno a lui era stato disegnato un grande cerchio rosso contenente degli antichi simboli. Di fronte a lui, Virgilio stava rigidamente in piedi, puntando lo sguardo severo sulle iscrizioni di una antichissima pergamena ingiallita. Dietro al poeta, Emma guardava profondamente il suo uomo mentre si apprestava a compiere il cambiamento più grande della sua esistenza. Vicino a lei vi era una finestra aperta sulla cittadina; erano talmente tanto in alto che Jason poteva tenere d'occhio le mura durante il rito.
All'improvviso, Virgilio iniziò a pronunciare parole incomprensibili, una lingua sconosciuta a qualsiasi uomo. Dalla prima sillaba, Jason avvertì uno strano giramento allo stomaco e, andando avanti, diventava sempre peggio; se fosse stato ancora vivo, avrebbe vomitato sicuramente.
Dopo qualche istante, i simboli nel cerchio si proiettarono a mezz'aria luminosi e cominciarono a ruotare intorno a Jason. La voce di Virgilio cambiò, tramutandosi in qualcosa di aggressivo e solenne allo stesso tempo.
« Jason Beckerman » sibilò.
« Se siete Jason Beckerman, rispondete in modo affermativo! »
« Sono Jason Beckerman, mio signore »
« E siete consapevole del fatto che state intraprendendo il sacro Rituale del Bacio Vitale? »
« Sì, mio signore »
« Siete forse stato obbligato? »
« No, mio signore; sono qui di mia spontanea volontà ».
Il cerchio cominciò a stringersi intorno a Jason che fu presto circondato da una luce bianca e calda. Gli antichi simboli cominciarono ad unirsi l'un l'altro.
« Il Marchio Sacro dice che siete sincero e puro di cuore » riprese Virgilio.
« Procederò ora con il rito ».
Ma non appena quella frase fu completa, un boato assordante costrinse Jason a guardare le mura del Limbo. Un breccia era stata aperta su uno dei lati e una massa di figure indistinte stava penetrando all'interno del luogo di pace. Uno squadrone di Guardie Bianche andò a riversarsi sugli invasori per contenerli.
Non c'era più tempo, il rito andava portato a termine immediatamente. Fortunatamente, lo stato di trance consentì a Virgilio di non perdere la concentrazione e ricominciare a proferire antichi versetti. Il fascio luminoso si stava ormai unendo a Jason.
« Rinuniziate ai vostri diritti di vivente, se volete portare la Vita! » ordinò Virgilio.
« Io, Jason Beckerman, rinuncio a qualsiasi mio diritto alla Vita. Rinuncio a qualsiasi possibilità di tornare a vivere e di futura reincarnazione. Rinuncio al diritto di avere fissa dimora e accetto di essere un eterno caduto, ramingo nell'oscurità e portatore di insperata luce! »
Una fiamma bianca avvolse l'uomo, che si sentì bruciare da una forza vitale senza limiti. Dopo poco si ritrovò a guardarsi ad un vicino specchio: sopra gli stracci compariva ora un'armatura argentea e dai riflessi lucenti, sulle spalle un lungo mantello bianco che presentava giusto in mezzo il cerchio rosso del rito. In testa un elmo che lasciava liberi solo gli occhi; nella mano destra impugnava un lungo bastone di un legno tremendamente vecchio, ma irradiava di luce propria; la mano sinistra reggeva uno spesso scudo triangolare, fatto della stessa materia dell'armatura. Il rito era riuscito.
Virgilio collassò e cadde sul pavimento rumorosamente. Da fuori i rumori della battaglia si facevano sempre più intensi: l'esercito nero si era ormai diviso in vari quartieri e i civili erano entrati in battaglia.
« Virgilio si riprenderà presto. Vieni! » disse Jason prendendo Emma di forza e piombando giù dalla finestra.
Atterrarono nel bel mezzo di una battaglia. Ora potevano distinguere chiaramente gli esseri che combattevano per Ramsey e il Triumvirato. Gli scheletri portavano armature violacee con tanto di scudi, le loro scimitarre erano cosparse del fuoco nero della Mieti-Anime. Quelle fiamme potevano strappare l'anima anche alle persone già morte, portandosi via anche la loro coscienza. Solo il portatore di Vita avrebbe potuto ridare loro l'esistenza pura.
Quattro teschi stavano per dare il colpo di grazia a due innocenti. Jason allungò la leggendaria Verga d'Aronne e colpì uno degli esseri, che subito prese le sembianze di un umano. Gli altri teschi, spaventati dall'avvenimento arretrarono e il ragazzo ne approfittò per balzargli incontro e riportarli in vita con un largo fendente.
« Straordinario » commentò Emma.
« Già... ma non riuscirò a farlo con tutti » disse Jason. « Dobbiamo attirare Erick! »
I due ragazzi combatterono contro svariati morti, riportandoli in vita. Ma Jason percepiva che per quanti ne tornavano in vita, da un'altra parte ne cadevano tanti altri. Dall'alto, gli arcieri colpivano con precisione i nemici, ma gli scheletri parevano non sentire le frecce e continuavano imperterriti la loro battaglia.
Fu in quel momento che Jason ragionò un'alternativa. Se la Mieti-Anime poteva donare parte del suo potere alle lame dei morti, allora anche la Verga d'Aronne poteva dare le sue peculiarità alle armi dei vivi.
Puntò il bastone al cielo come se sapesse già cosa dovesse fare. Un'esplosione bianca avvolse tutto il Limbo e all'improvviso tutte le armi dei difensori brillavano di candida luce.
Da quel momento fu un susseguirsi di morti e resurrezioni senza fine. La battaglia stava prendendo una piega confusa, talmente confusa da costringere la Morte a sovrastare il frastuono imponendo la sua voce nella mente di tutti.
« Dove sei Beckerman? Dove nascondi quella sgualdrina? »
« Sono nella piazza e ho con me Emma! Affrontami da uomo, ora! »
Non ci volle molto prima che Jason vedesse arrivare di corsa un emergumeno alto e grosso dai capelli lunghi e la barba folta, la lunga falce colpiva chiunque incontrasse sul suo cammino.
Ramsey aveva abboccato all'esca. Vita e Morte finalmente si fronteggiavano.
« Cosa cazzo sei diventato? »
« Ci rivediamo, Ramsey! Se vuoi saperlo, io sono la Vita ora »
« Nessun convenevole stavolta! ».
Erick partì velocemente all'attacco allungando un fendente. Jason scansò il colpo ma provocò la morte di un alleato. Lo rivitalizzò all'istante e cominciò a correre per le strade del Limbo, con Emma al fianco.
« Codardo! » urlò la Morte inseguendolo.
Si allontanarono presto dalla battaglia, ma Erick non si desimeva dal colpire chiunque incontrasse. Ogni qualvolta lui uccideva qualcuno, Jason revitalizzava qualcun'altro; doveva riuscire a mantenere quell'equilibio di poteri.
Scesero per una scalinata e subito Emma andò a nascondersi favorita dal buio di quel luogo. Jason aprì la porta per l'Eden e quando vide arrivare Ramsey vi entrò.
« Pensi di scappare per l'eternità? » urlò il sadico entrando anche lui nel giardino.
« Oh no, la nostra corsa è finita! » rispose Jason. « Qui saremo solo io e te, l'uno contro l'altro! » enfatizzò infilzando il terreno con la verga.
« Che luogo è questo? » chiese Ramsey sospetto. « Non percepisco né morti né vivi »
« Il Giardino dell'Eden » rispose Jason tranquillo. « Devi sapere che in questo posto non esiste nulla di vivo e non esiste nulla di morto. Tutto è neutro. Un perfetto equilibrio si può ottenere soltanto quando non vi è nulla a minacciarlo. E lo stesso equilibrio ora lo raggiungerà il nostro scontro. Qui i nostri poteri si equivalgono. Tu non hai morti a darti forza, così come io non ho vivi che possano darla a me »
« Fanculo! » disse Erick girandosi verso l'uscita del giardino.
In quell'istante però, Emma diede un'ultima occhiata al suo amato e chiuse la porta fra i due mondi. « Sei in trappola Erick! » sorrise Jason. « Qui potrà vincere solo il più furbo, ma anche se tu vincessi, non potresti tornare nel Limbo, dato che solo io conosco il segnale! Possiamo comunque ingannare l'eternità combattendo un po! »
« Bastardo! Fammi uscire! » partì alla carica Ramsey, infuriato come non lo fu mai nel corso della sua esistenza.
Cominciarono a darsi battaglia a colpi di fendenti. Entrambi stavano bene attenti a non farsi nemmeno sfiorare, poiché sarebbe bastato il contatto con l'arma avversaria a causare la sconfitta.
Jason scansava i colpi della Morte con lo scudo e contrattaccava rapidamente con il bastone, ma Erick, nonostante la sua massa corpulenta, era agile e riusciva a leggere ed evitare i colpi. L'equilibrio dello scontro era perfetto.
Continuarono a cozzare fra di loro per interminabili minuti e Jason stava cominciando a perdere lucidità: non aveva ancora il pieno dominio sui suoi poteri. Cominciò a temporeggiare scappando qua e là evitando i numerosi fendenti della Mieti-Anime. Aspettava che arrivasse quel flebile segnale, ma poi inciampò sbadatamente. Si rigirò giusto in tempo per prendersi un calcio all'addome attutito dall'armatura e parare con lo scudo quello che sarebbe stato un colpo fatale della falce.
Erick teneva bloccata la mano destra di Jason col piede, rendendo la verga inutilizzabile; faceva pressione con tutta la sua forza sul solo braccio destro. Ogni tanto alzava la lama per tornare a colpire con foga sullo scudo che cominciava ad incrinarsi.
« Hai perso Beckerman! » urlò la Morte battendo ancora la Mieti-Anime sulla superfice triangolare.
Jason strinse i dentì e la sentì. Sentì quel rantolo di vita prendere forma dentro di lui. E come un fiore, una nuova forza germogliò nel suo spirito. L'armatura si illuminò e la Verga d'Aronne si rivestì di una fiamma sacra. Lo scudo tornò come nuovo e s'avvampò anch'esso.
Con una spinta, Jason allontanò la falce e con un'altra sbalzò Erick indietro di qualche metro.
« Ma come è possibile? » chiese scosso Ramsey.
« Non te ne sei accorto? » chiese il portatore di Vita. « Non riesci a percepire che ora qui c'è qualcosa di vivo? »
« È vero... ma dove? »
Jason non rispose e partì alla carica, pieno di energia.
« Ora posso sconfiggerti! »
Le due armi cozzarono un'ultima volta, ma stavolta la potenza dell'impatto fece cadere la falce dalle mani della Morte. Jason toccò con la Verga il petto di Erick Ramsey.
« Qualche ora fa, ho piantato un seme in questo giardino e appena siamo entrati qui gli ho dato vita! Ricordi quell'istante in cui ho infilato il mio bastone nel terreno? Sfortunatamente, con le piante ci vuole molto più tempo che con gli uomini, considerata poi l'influenza dell'Eden, i tempi triplicano. Tu ora sei vivo! »
A poco a poco la tenuta della Morte evaporò, lasciando Erick in ginocchio con i soliti stracci color panna.
« Ma non è finita! » disse Jason.
Raccolse la Mieti-Anime e recise l'anima del nemico, privandolo per sempre della sua coscienza.
Jason respirò e tornò alla porta, diede qualche colpetto e riferì « Diciannove novembre, la data del nostro primo caffé insieme ».
La porta si aprì ed Emma balzò al collo dell'amato.
« Sia ringraziato il cielo! » pianse lei. « Ce l'hai fatta! Sei tornato! Sei tornato! »
« Jason! » li interruppe la voce di Virgilio. « Il rito è andato a buon fine, vedo. Mi dispiace di non aver potuto aiutare in battaglia »
« Hai fatto anche troppo, non scusarti! » sorrise Jason. « Gli scheletri sono scomparsi, vero? »
« Sì, se non c'è Morte, non può esserci il suo esercito » rispose lui. « Il Triumvirato è furibondo, non possono nemmeno eleggere una nuova Morte, poiché la MietiAnime ha già trovato il suo padrone »
« Molto bene » sospirò il ragazzo. « Andiamo, ho promesso la vita a molte persone. Sono abbastanza impegnato ora ».
Tornarono nella parte alta del Limbo e non videro altro che devastazione e Non-Morti che cercavano di far riprendere coscienza ai senz'anima. Pian piano Jason riportò tutti in vita e li rispedì nel mondo reale.
Rimase solo Emma alla fine.
« Tienimi qui! Ti prego! » disse lei.
« Non posso, non è il tuo momento »
« Voglio stare qui con te! »
« Ho causato tutto questo solo per salvarti, non posso renderlo vano »
« Ma... »
« Hai una nuova possibilità di essere felice » interrupe lui. « Quando tornerai di là non ricorderai più nulla di tutto questo »
« Ma ricorderò te... »
« Ricordami! Continua a rendermi onore! »
« Non c'è proprio nulla che possa convincerti, vero? » chiese lei frustrata.
« Sappi solo che ti aspetterò qui » rispose Jason. « Per noi morti il tempo passa in fretta e, comunque avrò da fare. Devo andare a recidere le anime del Triumvirato e non sarà semplice, quindi mi divertirò abbastanza ora che sono sia Vita che Morte! »
« Ti amo »
« Ti amo anche io ».
Le toccò dolcemente la fronte e lei svanì lentamente nel nulla.
Jason guardò in alto verso il castello del Triumvirato e si incamminò lentamente per finire il suo lavoro.
*****
Emma si risvegliò di soprassalto, madida di sudore. Si guardò intorno e riconobbe una camera d'ospedale. Si sentiva abbastanza nauseata e stranita dal sogno che aveva fatto. Sapeva che non era possibile che il suo defunto fidanzato fosse una specie di dio, ma ogni dettaglio le era sembrato così reale.
Si allontanò dai suoi pensieri e chiamò un'infermiera. Desiderava solo un po d'acqua.